L'orso Paddington
eBook - ePub

L'orso Paddington

  1. 160 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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L'orso Paddington

Informazioni su questo libro

Panini con marmellata d'arance e cioccolato. Questo piace all'orso di pezza che i signori Brown hanno incontrato alla stazione londinese di Paddington. Lo hanno trovato seduto vicino a una vecchia valigia di cuoio con un cappellaccio in testa e un cartello al collo con la scritta: «Per piacere, abbiate cura di quest'orso. Grazie.» Da allora la vita della famiglia Brown non è più la stessa. Infatti, per quanto "ben educato", Paddington è quel tipo d'orso che ha la spiccata capacità di combinare pasticci e ficcarsi sempre nei guai! L'orso Paddington fu pubblicato per la prima volta nel 1958 e da allora è il protagonista di decine di libri tradotti in 40 lingue nel mondo.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2014
Print ISBN
9788804644347
eBook ISBN
9788852058530
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Capitolo 1

PER PIACERE, ABBIATE CURA
DI QUESTO ORSO

I signori Brown videro Paddington per la prima volta in una stazione ferroviaria. È per questo motivo che gli è toccato un nome così insolito per un orso: perché si trattava della stazione di Paddington.
I Brown erano in attesa della figlia Judy, di ritorno a casa da scuola per le vacanze. Era una calda giornata estiva e la stazione era piena di gente diretta al mare. I treni borbottavano, gli altoparlanti strillavano e i facchini correvano gridando qua e là; c’era insomma un tale chiasso che il signor Brown, che lo aveva visto per primo, dovette ripeterlo alla moglie più d’una volta prima di riuscire a farle capire cosa le stesse dicendo.
«Un orso? Qui, nella stazione di Paddington?» La signora Brown guardò sbalordita il marito. «Che assurdità, Henry. È impossibile!»
Il signor Brown si aggiustò meglio gli occhiali. «Invece è proprio così» insisté. «L’ho visto bene. È laggiù, vicino alla rastrelliera delle biciclette. E ha in testa un buffo cappello.»
Senza aspettare risposta, prese la moglie per un braccio e la trascinò tra la folla, aggirando un carrello carico di cioccolato e tazze di tè, passando oltre un’edicola, sgusciando fra pile di valigie e fino all’Ufficio Oggetti Smarriti.
«Eccolo!» annunciò trionfante, indicando un angolo buio. «Che t’avevo detto?»
La signora Brown seguì la direzione del suo dito e fra le ombre distinse confusamente una creatura piccola e pelosa che sembrava seduta su una valigia e aveva al collo un cartellino con scritto sopra qualcosa. La valigia era vecchia e malconcia, e su un lato c’era scritto in lettere maiuscole: BAGAGLIO APPRESSO.
La signora Brown si strinse al marito. «Henry!» esclamò. «Avevi ragione. È proprio un orso!»
Lo guardò meglio. Sembrava un orso di una specie insolita. Era marrone, un marrone piuttosto sporco, e come aveva detto il signor Brown, aveva in testa uno strano cappello a tesa larga. Da sotto la tesa, due grandi occhi rotondi ricambiarono lo sguardo della signora Brown.
Intuendo che ci si aspettava qualcosa da lui, l’orso si alzò e sollevò educatamente il cappello, mettendo in mostra due orecchie nere. «Buon pomeriggio» disse con voce acuta, chiara.
«Oh… buon pomeriggio» replicò perplesso il signor Brown. Seguì un breve silenzio.
L’orso li fissò con aria interrogativa. «Posso esservi d’aiuto?»
«Be’… no» rispose imbarazzato il signor Brown. «A dire il vero, ci chiedevamo se potevamo esserti d’aiuto noi.»
La signora Brown si chinò su di lui. «Sei un orso molto piccolo» osservò.
L’orso gonfiò il petto. «Sono una specie rarissima di orso» la informò fiero. «Non siamo rimasti in molti, là da dove vengo.»
«E da dove vieni?» chiese la signora Brown.
Prima di rispondere, l’orso si guardò intorno con aria cauta. «Dal Misterioso Perù. In effetti non dovrei essere qui. Sono un clandestino!»
«Un clandestino?» Il signor Brown abbassò la voce e si guardò ansioso alle spalle, quasi si aspettasse di trovarci un poliziotto munito di taccuino e matita che annotava ogni parola.
«Sì» disse l’orso. «Sono emigrato, sa.» I suoi occhi presero un’espressione triste. «Prima stavo con zia Lucy in Perù, ma poi lei è dovuta andare in una casa di riposo per orsi.»
«E sei venuto dal Sud America tutto solo?» esclamò la signora Brown.
L’orso annuì. «Zia Lucy diceva sempre che da grande avrei fatto meglio a emigrare. Perciò mi ha insegnato le lingue.»
«Ma per mangiare come hai fatto?» chiese il signor Brown. «Sarai affamato!»
L’orso si chinò, aprì la valigia con una chiavetta che teneva appesa al collo e tirò fuori un barattolo di vetro quasi vuoto. «Ho mangiato marmellata d’arance» rispose fiero. «Noi orsi abbiamo un debole per la marmellata d’arance. E sono rimasto nascosto dentro una scialuppa di salvataggio.»
«E ora che cosa hai intenzione di fare?» chiese il signor Brown. «Non puoi restartene seduto qui alla stazione di Paddington ad aspettare chissà che.»
«Oh, me la caverò… credo.»
L’orso si chinò per chiudere di nuovo la valigia e, mentre lo faceva, la signora Brown riuscì a leggere la scritta sul cartellino che aveva appeso al collo. Diceva semplicemente: PER PIACERE, ABBIATE CURA DI QUESTO ORSO. GRAZIE.
«Oh, Henry!» La signora Brown si voltò supplichevole verso il marito. «Che facciamo? Non possiamo lasciarlo qui. Potrebbe succedergli di tutto. Londra è un posto così grande, quando non sai dove andare. Non potrebbe venire a stare da noi per un po’?»
Il signor Brown esitò. «Mary, mia cara, non possiamo prenderlo e portarlo via così… In fin dei conti…»
«In fin dei conti, cosa?» Nella voce della signora Brown risuonò una nota ferma. Guardò l’orso. «È così dolce. E farebbe compagnia a Jonathan e Judy. Anche solo per pochi giorni. Non ci perdonerebbero mai, se sapessero che hai voluto lasciarlo qui.»
«Sembra tutto molto irregolare» disse dubbioso il signor Brown. «Sono sicuro che c’è una qualche legge al riguardo.» Si chinò sul piccolo orso. «Ti piacerebbe venire a stare da noi?» gli chiese. «Cioè» si affrettò ad aggiungere, per non rischiare di offenderlo «sempre che tu non abbia altri programmi.»
L’orso fece un saltello eccitato e il cappello quasi gli cadde dalla testa. «Oooh, sì, grazie. Mi piacerebbe moltissimo. Non ho un posto dove andare e tutti sembrano avere tanta fretta.»
«Bene, in tal caso è deciso» disse la signora Brown, prima che il marito potesse cambiare idea. «Avrai marmellata d’arance a colazione tutte le mattine e…» Si sforzò di farsi venire in mente qualcos’altro che potesse piacere agli orsi.
«Tutte le mattine?» L’orso aveva l’aria di chi non riesce a credere alle proprie orecchie. «A casa la mangiavo solo nelle occasioni speciali. Nel Misterioso Perù la marmellata d’arance costa un sacco.»
«A partire da domani l’avrai tutte le mattine a colazione» ribadì la signora Brown. «E miele la domenica.»
L’orso assunse un’espressione preoccupata. «Costerà molto?» chiese. «Il fatto è che non ho molti soldi.»
«Certo che no. Non ci sogneremmo mai di farti pagare. Vogliamo farti sentire uno di famiglia, vero, Henry?» La signora Brown guardò il marito in cerca di conferma.
«Sicuro» disse il signor Brown. «A proposito» aggiunse «dal momento che verrai a casa con noi, sarà meglio che tu sappia come ci chiamiamo. Lei è la signora Brown e io sono il signor Brown.»
L’orso sollevò educatamente il cappello due volte. «Io non ce l’ho un nome» disse. «Cioè, ne ho soltanto uno peruviano che nessuno riesce a capire.»
«In tal caso sarà meglio dartene uno inglese» disse la signora Brown. «Per rendere le cose più facili.» Si guardò attorno in cerca d’ispirazione. «Dev’essere un nome speciale» continuò pensierosa. Mentre parlava, una locomotiva lanciò un fischio assordante e un treno si mise in moto. «Ci sono!» esclamò. «Dato che ti abbiamo trovato nella stazione di Paddington, è così che ti chiameremo: Paddington!»
«Paddington.» Per essere sicuro di ricordarselo, l’orso ripeté il nome più volte. «È molto lungo.»
«Ha un suono decisamente distinto» disse il signor Brown. «Sì, mi piace. È un bel nome, Paddington. E Paddington sia.»
La signora Brown raddrizzò la schiena. «Bene. Ora, Paddington, devo andare ad aspettare il treno di nostra figlia Judy, che sta tornando a casa da scuola. Dopo un viaggio così lungo sarai di sicuro assetato, quindi sarà meglio che tu vada al bar della stazione insieme al signor Brown e lui ti offrirà una bella tazza di tè.»
Paddington si leccò le labbra. «In effetti ho sete» ammise. «L’acqua di mare fa venire sete.» Prese la valigia, si calcò il cappello sulla testa, e accennò educatamente con una zampa in direzione del bar. «Dopo di lei, signor Brown.»
«Oh… grazie, Paddington» disse il signor Brown.
«Da bravo, Henry, abbi cura di lui» gli raccomandò la signora Brown. «E per l’amor del cielo, appena hai un momento, staccagli quel cartellino dal collo. Lo fa sembrare un pacco. Poco ma sicuro, se lo vede un facchino, lo infila in un bagagliaio o roba del genere.»
Il bar era affollato, ma il signor Brown riuscì a trovare un tavolo per due in un angolo. Stando in piedi sulla sedia, Paddington era in grado di appoggiare comodamente le zampe sul ripiano di vetro. Mentre il signor Brown andava a ordinare il tè, l’orso si guardò attorno interessato. Vedere tanta gente che mangiava gli ricordò quanta fame avesse. Sul tavolo era rimasto un panino smangiucchiato, ma aveva appena teso una zampa per prenderlo, quando una cameriera si avvicinò e lo gettò su un vassoio.
«Non vorrai mangiare questo, carino» gli disse, dandogli una pacca amichevole. «Va’ a sapere dov’è stato.»
Paddington aveva la pancia così vuota che non gli importava dove fosse stato il panino, però era troppo educato per protestare.
«Allora, Paddington» disse il signor Brown, mentre posava sul tavolo due tazze fumanti di tè e un vassoio strapieno di dolci. «Che te ne pare?»
A Paddington brillarono gli occhi. «Ottimo, grazie» esclamò. Guardò dubbioso il tè. «Per me però è difficile bere dalla tazza. Di solito mi ci si incastra la testa, o mi casca dentro il cappello e gli dà un saporaccio.»
Il signor Brown esitò. «In tal caso sarà meglio che tu ti tolga il cappello. E ti verserò il tè in un piattino. Non andrebbe fatto negli ambienti più raffinati, ma sono sicuro che per una volta nessuno avrà da ridire.»
Paddington si tolse il cappello e lo posò con cura sul tavolo, mentre il signor Brown versava il tè. Poi lanciò un’occhiata avida alle paste, in particolare a quella con panna e marmellata che il signor Brown gli aveva messo nel piatto.
«Tieni, Paddington» gli disse il signor Brown. «Purtroppo non ne avevano alla marmellata d’arance. Questo è il meglio che sono riuscito a trovare.»
«Sono proprio contento d’essere emigrato» disse Paddington, allungando una zampa e avvi...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. 1. Per piacere, abbiate cura di questo orso
  4. 2. Un orso a mollo
  5. 3. Un’avventura in metropolitana
  6. 4. Andiamo a far spese
  7. 5. Paddington si dà all’arte
  8. 6. Una serata a teatro
  9. 7. Un’avventura al mare
  10. 8. Giochi di prestigio
  11. Post scriptum
  12. 1. Una foto di gruppo
  13. Copyright