
- 296 pagine
- Italian
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eBook - ePub
L'Uomo illustrato
Informazioni su questo libro
È in una serata di settembre, nel Wisconsin, che appare l'Uomo illustrato. È ormai anziano, cerca un lavoro. Invano. Tutti fuggono da lui quando osservano gli strani, bellissimi disegni di cui è ricoperta la sua pelle. Non sono tatuaggi ma opere d'arte.
O forse di stregoneria... A guardarle a lungo, quelle figure si animano, raccontano storie. Non storie qualunque: svelano a ciascuno ciò che lo attende, la storia della sua vita e della sua morte. La sfrenata fantasia di Ray Bradbury trascina il lettore in un mondo futuribile e tanto più inquietante quanto più assomiglia a quello in cui viviamo.
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Informazioni
Print ISBN
9788804678816eBook ISBN
9788852082481La betoniera
Dalla finestra aperta ascoltava le voci di vecchie streghe che crepitavano come l’erba secca.
«Ettil il vigliacco, Ettil l’obiettore. Ettil che rifiuta di combattere la gloriosa guerra di Marte contro la Terra!»
«Continuate, streghe» gridò lui.
Le voci si ridussero a un mormorio, simili all’acqua nei lunghi canali sotto il cielo marziano.
«Ettil, padre di un figlio che dovrà crescere all’ombra di quest’orribile vergogna» dicevano le vecchie avvizzite. Poi avvicinarono le teste, dolcemente ma con fare sornione. «Vergogna, vergogna.»
In fondo alla stanza sua moglie piangeva lacrime simili a pioggia sui tetti, fredda e copiosa. «Oh Ettil, come puoi pensarla così?»
Ettil mise da parte il libro di metallo che, a un suo cenno, aveva cantato per tutta la mattina una storia tessuta tra i fili d’oro.
«Ho già cercato di spiegarlo» disse poi. «Marte che invade la Terra. È assurdo, saremo completamente annientati.»
Fuori si sentivano botti e fracasso, ottoni e tamburi, rumore di piedi in marcia, canti e fruscio di bandiere al vento. L’esercito marciava nelle strade di pietra con le armi in spalla. I bambini in coda, le donne anziane agitavano bandiere sporche.
«Io resterò su Marte a leggere» disse Ettil.
Un colpo secco alla porta. Tylla aprì e il suocero di Ettil si precipitò all’interno, furioso. «Cos’è questa storia di mio genero? È un traditore?»
«Sì, padre.»
«Non combatterai nell’Esercito marziano?»
«No, padre.»
«Dei!» Il vecchio signore si imporporò. «Malanno è il tuo nome, sarai fucilato.»
«Allora fatelo e basta.»
«Chi ha mai sentito di un marziano che non invade? Chi?»
«Nessuno. Lo ammetto, è quasi incredibile.»
«Incredibile» fecero eco le voci di strega sotto la finestra.
«Padre, non puoi ragionare con lui?» chiese Tylla.
«Ragionare con un sacco di letame?» gridò il padre, gli occhi in fiamme. Poi si avvicinò a Ettil. «Suona la banda, è un giorno bellissimo, le donne piangono e i bambini esultano, gli uomini marciano valorosi e tu stai qui seduto. Vergogna.»
«Vergogna» singhiozzarono le voci remote nella siepe.
«Se ne vada da casa mia, lei e il suo inutile sermone» esplose Ettil. «Prenda le medaglie, i tamburi e vada.»
Spinse il suocero dietro la moglie urlante, ma in quel momento la porta fu spalancata da un messo militare che si affacciò.
Una voce gridò: «Ettil Vrye?».
«Sì.»
«Lei è in arresto.»
«Addio, cara moglie. Sono costretto ad andare in guerra con quei pazzi» gridò Ettil, trascinato alla porta dagli uomini in maglia di bronzo.
«Addio, addio» dissero le streghe della città, svanendo alle sue spalle…
La cella era in ordine e pulita. Senza libri, Ettil era nervoso. Si aggrappò alle sbarre e vide i razzi che saettavano nell’aria notturna. Le stelle erano fredde e numerose: ogni volta che un razzo rombante invadeva il firmamento, sembrava che si scansassero.
«Pazzi» ripeteva Ettil. «Pazzi.»
La porta della cella si aprì. Entrò un uomo con un trabiccolo pieno di libri: ce n’erano dappertutto, in ogni rientranza. Dietro di lui incombeva l’ufficiale superiore.
«Ettil Vrye, vogliamo sapere perché tenevi in casa queste illecite pubblicazioni terrestri. Copie di “Wonder Stories”, “Scientific Tales”, “Fantastic Stories”. Spiegati.» L’uomo stringeva il polso di Ettil.
Lui si liberò. «Se dovete fucilarmi, fucilatemi. Quanto a quel genere di letteratura, è il preciso motivo per cui non voglio invadere la Terra. È la ragione per cui il vostro piano fallirà.»
«Cosa vuoi dire?» L’ufficiale si accigliò e guardò le riviste ingiallite.
«Prenda una copia qualsiasi» disse Ettil. «Una a caso. In nove racconti su dieci, negli anni tra il 1929-30 e il 1950 (calendario terrestre), i marziani invadono la Terra in grande stile.»
«Ah» sorrise il militare, annuendo.
«Ma ogni volta» disse Ettil «alla fine falliscono.»
«Conservare quel genere di letteratura è tradimento!»
«Se lo dice lei… Mi permetta però di trarre qualche conclusione. Invariabilmente, l’invasione è respinta da un giovanotto che di solito è magro, di origini irlandesi, celibe e si chiama Mick o Rick, Jick o Bannon, ed è in grado di annientare i marziani.»
«Non crederai a quella roba.»
«Non credo che un terrestre possa fare tutto quello che descrivono le riviste, no. Ma voglio sottolineare, signore, che hanno un serbatoio rappresentato da generazioni di ragazzi che leggono i racconti e li assorbono. Non conoscono altra letteratura che quella sulle invasioni sventate con successo. Può dire lo stesso della narrativa marziana?»
«Be’…»
«No?»
«Immagino di no.»
«Sa che è così. Su Marte la narrativa fantastica non è mai arrivata a tanto, eppure a un tratto ci ribelliamo al nostro costume, attacchiamo un altro pianeta e per questo saremo distrutti.»
«Non seguo il tuo ragionamento. Come si lega tutto questo con i racconti pubblicati dalle riviste?»
«Il morale è un elemento molto importante. I terrestri sanno di non poter soccombere, è una convinzione profonda come il sangue che scorre nelle loro vene. Non cadranno, respingeranno ogni invasione, per quanto ben organizzata. La gioventù che legge narrativa di questo tipo è nutrita di una fede con cui non possiamo competere. Noi marziani siamo insicuri, sappiamo che potremmo perdere. Abbiamo il morale basso, nonostante i tamburi e le fanfare.»
«Non voglio sentire queste storie di tradimento» gridò l’ufficiale. «Entro dieci minuti sarai bruciato insieme ai tuoi racconti, Ettil Vrye, ma hai una scelta. Arruolati nella Legione di guerra o muori.»
«È la scelta fra due morti. Preferisco bruciare.»
«Uomini!»
Fu portato in cortile, dove vide le letture che aveva scrupolosamente collezionato finire al rogo. Prepararono una fossa speciale, profonda un metro e mezzo e piena di petrolio. Appiccarono il fuoco con un gran fragore e lo avrebbero spinto tra le fiamme in un minuto.
Sul lato opposto del cortile in ombra, Ettil notò la solenne figura di suo figlio che guardava lo spettacolo da solo, i grandi occhi gialli illuminati dal dolore e dalla paura. Non mosse un dito e non parlò, ma guardò suo padre come un animale morente, incapace di parlare per trovare la salvezza.
Ettil guardò il pozzo fiammeggiante. Si sentì afferrare da mani rozze, spogliare e spingere verso il perimetro infuocato della morte. Solo allora deglutì e lanciò un grido: «Aspettate!».
L’ufficiale illuminato dal fuoco arancione avanzò nell’aria tremolante. «Cosa c’è?»
«Mi arruolerò nella Legione di guerra» rispose Ettil.
«Bene, lasciatelo.»
Le mani mollarono la presa.
Quando Ettil si voltò, vide il figlio in attesa in fondo al cortile. Non sorrideva, aspettava soltanto. Nel cielo un razzo di bronzo guizzò tra le stelle, infuocato…
«È il momento di salutare i nostri valorosi soldati» disse l’ufficiale. La banda impazzava e il vento soffiava una pioggia di lacrime gentili sugli uomini sudati. I bambini saltavano e in quel caos Ettil vide sua moglie piangere di orgoglio, con il figlio solenne e silenzioso al suo fianco.
Marciarono nell’astronave, allegri e spavaldi. Si allacciarono alle ragnatele, che in tutta la nave erano cariche di uomini in ozio. Masticavano bocconi di cibo e aspettavano, finché il grande portello fu richiuso. Un compartimento stagno sibilò.
«Contro la Terra, distruzione» mormorò Ettil.
«Cosa?» domandò qualcuno.
«Vittoria e onore» disse Ettil con una smorfia.
Il razzo decollò.
“Lo spazio” pensò Ettil. “Eccoci a solcare le distese di inchiostro e le luci rosate del firmamento dentro una caffettiera. Ecco il razzo celebrativo scagliato verso un altro mondo per riempire gli occhi terrestri di paura fiammante ogni volta che alzeranno gli occhi al cielo. Come sarà trovarsi lontano da casa, da mia moglie, da mio figlio, in un momento così critico?”
Cercò di analizzare il tremito che lo pervadeva. “Avevi abituato i tuoi organi interni, anche i più intimi, al mondo di Marte e ora sei catapultato a un milione di chilometri. Ma il tuo cuore è su Marte, è lì che pompa; il cervello è su Marte, a riflettere in ogni circonvoluzione come una torcia abbandonata. Il tuo stomaco è su Marte, sonnolento e indaffarato a digerire l’ultima cena. I tuoi polmoni sono immersi tuttora nell’aria fresca, azzurra e liquorosa di Marte, un mantice morbido e compresso che grida di essere liberato, una parte di te che ha bisogno di riposo.
“Ti avevano trasformato in un automa senza ruote e senza ingranaggi, un corpo su cui gli ufficiali avevano fatto l’autopsia, lasciando poi tutto quello che di te contav...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- L’Uomo illustrato
- Prologo. L’Uomo illustrato
- Il veldt
- Caleidoscopio
- La prossima mano
- L’autostrada
- L’uomo
- La grande pioggia
- Rocket Man
- Le sfere di fuoco
- L’ultima notte del mondo
- Gli esuli
- Nessuna notte, nessun mattino
- La volpe e la foresta
- Il nuovo venuto
- La betoniera
- Marionette S.p.A.
- La città
- Ora zero
- Il razzo
- Epilogo
- Copyright