Il cacciatore di sogni. Lo scienziato che salvò il mondo
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Il cacciatore di sogni. Lo scienziato che salvò il mondo

  1. 176 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Il cacciatore di sogni. Lo scienziato che salvò il mondo

Informazioni su questo libro

«Posso raccontarti una storia?» «Quale?» «La storia di un ragazzino nato cieco da un occhio che ha salvato il mondo…» Albert Sabin è stato il mio eroe ed è per questo che ho voluto raccontare la sua vita nella veste che merita, quella di una storia per ragazzi, perché "il cacciatore di sogni" ha tanto da insegnarci, ancora oggi.

Sara Rattaro

Domande frequenti

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2017
Print ISBN
9788804683445
eBook ISBN
9788852083112

Un sogno a metà

Un sogno a metà
Mia madre è tornata con una borsa piena di roba. Aveva preso un pigiama, lo spazzolino da denti e poi, dimostrando di essere proprio la mia mamma, ha tirato fuori una raccolta di spartiti. Ecco, ora ci siamo!
Ne ho afferrato uno con la mano buona e mi sono aiutato con la bocca ad aprirlo, mentre lei mi toglieva i pantaloni e mi infilava il pigiama.
«Posso farcela da solo! Non sono più un bambino…»
«Lo so, amore. Ti aiuto solo perché non voglio che ti faccia altro male alla mano…»
«Señora, la doctora Martínez quiere hablar con Usted» ha detto un’infermiera entrando nella stanza come se non esistesse la porta.
«Arrivo…» ha mormorato mia madre.
Le ho dato il tempo di uscire dalla stanza e sono saltato giù dal letto. L’ho seguita nel corridoio cercando di non farmi vedere.
In fondo, ero solo curioso di sapere il responso. Non poteva essere una cosa fuorilegge.
Mamma è entrata nello studio della dottoressa e io mi sono appiccicato al muro come se fossi fatto di carta adesiva.
«Si accomodi, signora…»
Mamma non ha detto nulla. Credo abbia obbedito perché ho sentito il rumore di una sedia che si spostava.
«Sono un po’ preoccupata per la mano di suo figlio…»
Silenzio.
«Non tanto per le fratture ossee. Quelle andranno a posto. Quello che invece potrà creare dei problemi è la lesione del legamento collaterale ulnare del pollice.»
Ho guardato la mia mano ancora dentro alla fasciatura.
«Cosa vuol dire?» ha domandato la mamma.
«Che se suo figlio non avesse progetti di fare il pianista, sarebbe tutto normale. La funzionalità della mano sarà compatibile con la vita di tutti i giorni ma potrebbe risultare viziata per un’attività così specifica…»
Ha iniziato a girarmi la testa. Ricominciamo con tante parole difficili tutte nella stessa frase. Funzionalità, viziata, specifica.
«Ma potrà continuare a suonare?»
«Quello sì, riuscirà a fare tutto, ma non posso garantirle che sarà in grado di dedicare la sua vita al pianoforte…»
«Ascolti. Mio figlio è un ragazzino che ora ha questa passione. Chi può sapere se questo durerà o cosa farà da grande? Lei a dodici anni era certa che sarebbe diventato un chirurgo?»
«No, ma se mi avessero operato a una mano forse non lo sarei mai diventata…»
«Luca è un ragazzino intelligente, ma è anche un grande sognatore, chissà, magari da grande diventerà un avvocato come suo padre.»
Le orecchie hanno iniziato a fischiarmi in modo fastidioso.
Sono tornato in camera come un fulmine. Ho frugato dentro la borsa di mia madre in cerca di qualche moneta per telefonare. Dovevo riuscire a chiamare papà. Lui poteva aiutarmi.
Sono corso in fondo al corridoio, dove avevo visto un telefono, e ho seguito le istruzioni che mi avevano ripetuto mille volte.
«Papà devi aiutarmi! Devi spiegare alla mamma che io voglio davvero fare il pianista!»
«Cosa stai facendo?» mi ha chiesto la mamma, arrivandomi alle spalle.
«Con te non ci parlo! Vattene!»
«Con chi stai parlando, tesoro?»
«Con papà!»
Aveva un’espressione strana, ha allungato la mano sulla cornetta e me l’ha sfilata.
Io mi sono rimesso a correre lungo il corridoio e sono tornato dalla dottoressa Martínez.
«Io sono un pianista! Come glielo devo dire?»
Lei si è alzata dalla scrivania, ci è girata intorno e mi è venuta vicino.
«Perché non ci sediamo?»
«Luca!» è esplosa la mamma, facendo irruzione nella stanza come se fosse disperata.
«Io sono un pianista! Non voglio fare altro…»
«La dottoressa non voleva dire questo, tesoro…»
«Lo so, l’hai detto tu!» E sono scoppiato in lacrime.
La dottoressa si è avvicinata a mia madre e l’ha accompagnata all’uscita.
«Vorrei parlare da sola con il mio paziente» le ha detto.
«Ma io…» ha risposto lei, sgranando gli occhi e ritrovandosi dopo qualche secondo con la porta chiusa in faccia.
«Dottoressa…»
«Chiamami Angela. Mia mamma è italiana esattamente come la tua. Abbiamo almeno una cosa in comune, no?»
La capivo perfettamente, quando parlava, ma c’era qualcosa di strano nel suo modo di pronunciare le parole in italiano. Era una specie di cantilena, come una di quelle filastrocche che si ripetono all’infinito a scuola.
«Hai sentito quello che ho detto a tua madre, vero?»
«Ogni parola, ero nascosto lì dietro.»
Angela mi ha guardato esattamente come avrebbe fatto mio padre.
«Cosa ti piace suonare?»
«Tutto…»
Lei ha sorriso.
«Mi piacerebbe suonare tutto, anche se non so suonare tutto. Non ancora…»
«Sai perché sono diventata medico?»
«Per aiutare gli altri?»
«Sarebbe molto bello se fosse solo così… In realtà volevo somigliare a mio fratello, era lui quello davvero convinto. Quello che avrebbe lavorato in Africa o in qualche altro posto dove le persone muoiono ancora di influenza…»
«E ora dov’è suo fratello?».
«Purtroppo è morto.»
Sono rimasto a bocca aperta.
«Vedi, la vita può cambiare da un giorno all’altro, e non solo se sei la vittima di un brutto incidente, ma anche se sei la persona che da quell’incidente si è salvata senza farsi un graffio…»
«Eravate insieme?»
«Sì, purtroppo. Era una sera piovosa e lui non se la sentiva di guidare. Così mi sono messa al volante io… vuoi un po’ di aranciata?»
Ho annuito. Angela si è alzata dalla sedia e ha aperto uno sportello in basso. Dentro si nascondeva un minifrigorifero come quelli che trovi negli hotel. Ha versato un po’ di succo in due bicchieri ed è tornata da me.
«Quella sera, se i soccorsi fossero arrivati prima, forse lui si sarebbe salvato…»
«Mi dispiace» ho sussurrato.
«Sono diventata chirurgo per senso di colpa. Ho perso io il controllo dell’auto… così ho giurato che avrei dedicato l’esistenza a salvare la vita alle persone. Volevo diventare cardiochirurgo o traumatologo…»
«E poi cos’è successo?»
«Ho avuto paura. E non ci sono riuscita. L’idea di non essere all’altezza mi paralizzava…»
Ho appoggiato il bicchiere sulla scrivania, senza levarle gli occhi di dosso.
«La vita ha scelto per me. E oggi sono qui a fare quasi quello che sognavo… e sai a chi ho aggiustato la mano la prima volta che ho operato da primario?»
«A chi?»
«A un uomo che se l’era fratturata cercando di evadere di galera. Sono entrata in sala operatoria senza sapere nulla di lui. Durante la visita aveva le manette che lo bloccavano al letto e due poliziotti di guardia.»
«Cos’aveva fatto?»
«Aveva ucciso dodici persone facendo esplodere una bomba alla caffetteria Rolando a Madrid. Era il 13 settembre 1974. Con la stessa mano che poi, proprio io, gli ho aggiustato… Faceva parte di un’organizzazione terroristica…»
«E se l’avesse saputo?»
«Mi sono fatta questa domanda almeno un milione di volte, ma non ho mai voluto darmi una risposta.»
Poi, appoggiando il suo di bicchiere accanto al mio e guardandomi negli occhi, ha detto: «Ci vuole molto coraggio per restare fermi sulle proprie scelte…».
Ero stordito. Non ero certo di aver capito tutto quello...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Molto tempo dopo…
  4. 4 luglio 1984
  5. Posso raccontarti una storia?
  6. Si chiamava Albert…
  7. Tutta colpa di un libro
  8. Il microscopio elettronico
  9. Il destino, a volte…
  10. Una brutta notizia
  11. Quando si perde un amico
  12. Novità a scuola
  13. Un sogno a metà
  14. La Seconda guerra mondiale
  15. Silenzio e musica
  16. La bomba atomica
  17. Forza!
  18. Un’intuizione geniale
  19. Questione di magia
  20. La vittoria del bene
  21. 4 luglio 1984
  22. Molto tempo dopo…
  23. Nota dell’autrice
  24. Breve cronologia della scienza medica
  25. Ringraziamenti
  26. Copyright