Il principe nero
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Il principe nero

Junio Valerio Borghese e la X Mas

  1. 368 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Il principe nero

Junio Valerio Borghese e la X Mas

Informazioni su questo libro

Durante la Seconda guerra mondiale il principe Junio Valerio Borghese comandava la X flottiglia Mas, unità navale specializzata in missioni segrete presto trasformatasi in un piccolo esercito privato che, dopo l'8 settembre, condusse violenti raid antipartigiani nell'Italia del Nord e in Iugoslavia. Nel 1970 Borghese organizzò un tentativo di colpo di Stato, fallito il quale dovette fuggire in Spagna dove morì. In questa biografia due attenti storici ripercorrono la vita di questo personaggio, affrontando domande scomode - quale fu, ad esempio, il coinvolgimento dello Stato e dei servizi segreti? - e gettando una nuova luce su aspetti poco noti, e non di rado inquietanti, di un controverso protagonista di episodi cruciali della Seconda guerra mondiale e del travagliato dopoguerra.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2017
Print ISBN
9788804680284

Note

I. Fino alla vigilia della guerra

1. Franco Maugeri, From the Ashes of Disgrace, New York, Reynal and Hitchcock, 1948, p. 240.
2. R. O’ Neill, Suicide Squads, Londra, Landsdowne Press, 1981, passim.
3. Sull’ampio e decisivo uso di motoscafi siluranti in questa guerra, si veda Jack Greene e Alessandro Massignani, Ironclads at War, Conshohocken, Penn., Combined Books, 1997, pp. 349 e sgg.
4. Erminio Bagnasco, M.A.S. e mezzi d’assalto di superficie italiani, Roma, Ussmm, 19962.
5. Nella narrazione degli avvenimenti si è fatto riferimento a Paul Kemp, I guerrieri degli abissi, trad. it., Milano, Longanesi, 1998; e a classici sulla guerra navale nell’Adriatico quali Angelo Ginocchietti, La guerra sul mare, Roma, Libreria del Littorio, 1930; Guido Po, La guerra marittima, Milano, Corbaccio, 1934, pp. 290-302; Ettore Bravetta, La grande guerra sul mare, 2 voll., Milano, Mondadori, 1925.
6. Dati tecnici tratti da Erminio Bagnasco, M.A.S. e mezzi d’assalto di superficie italiani, cit., pp. 399-406.
7. Dal rapporto del capitano Raffaele Rossetti. I rapporti di Rossetti e di Paolucci sono pubblicati in Ezio Ferrante, La Grande Guerra in Adriatico nel LXX anniversario della vittoria, Roma, Ussmm, 1987.
8. Ibid.
9. Si vedano anche Jack Greene e Alessandro Massignani, The Naval War in the Mediterranean 1940-1943, Londra, Chatham, 2000, pp. 167-68, e René Greger, Austro-Hungarian Warships of World War I, Londra, Ian Allan, 1976, p. 25. La marina italiana affermò, forse in buona fede, di non sapere del cambio di proprietà.
10. Marco Spertini ed Erminio Bagnasco, I mezzi d’assalto della 10a flottiglia MAS: 1940-1945, Parma, Albertelli, 1991, p. 15. È un ottimo libro, specie per le numerose illustrazioni.

II. La crisi in Etiopia e Spagna

1. Junio Valerio Borghese, Decima Flottiglia MAS. Dalle origini all’armistizio, Milano, Garzanti, 1950, p. 11.
2. Cavagnari, fino al 1940, fu il capo de facto della marina militare italiana. Ammiraglio di idee conservatrici, sarebbe stato uno dei principali responsabili dei modesti risultati ottenuti dalla marina italiana nella Seconda guerra mondiale.
3. Le ricerche svolte da Fortunato Minniti sulla questione sono state divulgate in una serie di articoli raccolti in Fino alla guerra: Strategia e conflitto nella politica di potenza di Mussolini (1923-1940), Napoli, ESI, 2000.
4. Governatore dell’Aoi (Africa orientale italiana), il duca Amedeo d’Aosta si arrese sull’Amba Alagi nel 1941 e più tardi morì in un campo di prigionia.
5. Questa procedura d’attacco riuscì contro l’incrociatore pesante britannico York nella baia di Suda, ma fallì successivamente a Malta.
6. MT fu un’abbreviazione successiva. Le sigle dei primi due prototipi erano Ma, per Motoscafo d’assalto, e Mta, per Motoscafi aviotrasportati. Si veda Erminio Bagnasco, M.A.S. e mezzi d’assalto di superficie italiani, cit., p. 412.
7. La tenuta in questione si trova nei pressi di Viareggio.
8. Junio Valerio Borghese, Decima Flottiglia MAS. Dalle origini all’armistizio, cit., pp. 11-17, e Robert Mallett, The Italian Navy and Fascist Expansionism, 1935-1940, Londra, Frank Cass, 1998, pp. 58-59.
9. Si veda Emilia Chiavarelli, L’opera della marina italiana nella guerra italo-etiopica, Milano, Giuffré, 1969. Per gli aspetti navali della crisi etiopica tra Italia e Gran Bretagna, si veda anche il primo capitolo di Robert Mallett, The Italian Navy and Fascist Expansionism, 1935-1940, cit.
10. Al Williams, Airpower, New York, Coward-McCann, 1940, pp. 19-20. Williams, maggiore statunitense, fu ingannato per bene; nel 1938 pensava che gli italiani avessero da 7000 a 10.000 aerei, mentre il totale in realtà era di 3000 e tra questi vi erano velivoli ormai obsoleti.
11. Jack Greene e Alessandro Massignani, The Naval War in the Mediterranean, 1940-1943, cit., p. 17 e le fonti che vi vengono citate.
12. Abbiamo usato i termini «repubblicani» e «lealisti» in modo intercambiabile. Identificano grossomodo la sinistra spagnola e il governo legittimo. Oggi in Spagna per indicare i nazionalisti si ricorre non tanto al termine «fascisti» (sebbene chiaramente una parte dei nazionalisti lo fosse; così come una parte dei lealisti era marxista e comunista) quanto piuttosto ad appellativi quali «nazionali», «insurrezionalisti», «franchisti» o «ribelli» (lettera agli autori di José Luis Arcon Dominguez).
13. Erminio Bagnasco, Submarines of World War Two, Annapolis, Md., Naval Institute Press, 1977, p. 153, e Paolo M. Pollina et al., I sommergibili italiani, 1895-1971, Roma, Ussmm, 1971, pp. VI-VII, 164-68. Un ringraziamento particolare ad Andrew Smith per le informazioni sull’incidente con l’Havock.
14. Giorgio Giorgerini, Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini a oggi, Milano, Mondadori, 1994, pp. 198-99, 626-28. Giorgerini cita come testimone il comandante Teucle Meneghini, all’epoca imbarcato con Borghese.
15. Il sonar può essere definito un dispositivo «attivo», in quanto localizza il bersaglio mediante l’emissione di un impulso sonoro e la ricezione e rielaborazione dell’eco di ritorno. Il tipo utilizzato era il 124 Asdic, rimasto sinonimo del sonar inglese fino al 1943. L’idrofono, introdotto durante la Prima guerra mondiale, è invece un dispositivo «passivo», perché è l’operatore ad ascoltare e rielaborare i suoni. All’epoca era lo strumento di cui si servivano quasi tutti gli Stati per intercettare i movimenti sottomarini. Il sonar era molto più efficace, ma ad alta velocità non forniva buone prestazioni nelle zone dove c’erano «strati» d’acqua di densità variabile, come in prossimità delle foci dei fiumi o in mari mossi. Inoltre, fino al 1943 non riconosceva la profondità dell’oggetto che intercettava. Per il suo sviluppo prebellico, si veda G.D. Franklin, A Breakdown Communication: Britain’s Overestimation of ASDIC’s Capabilities in the 1930s, in «The Mariner Mirror», 84, n. 2, pp. 204-14.
16. Altre forze britanniche giunsero il 1° e 2 settembre, ma nel frattempo l’Iride se n’era già andato.
17. Jack Greene e Alessandro Massignani, The Naval War in the Mediterranean, 1940-1943, cit., pp. 22-24; il rapporto degli inglesi è custodito in PRO, ADM 116/3534-123288, Report Admiral J.F. Somerville...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. IL PRINCIPE NERO
  4. Introduzione
  5. I. Fino alla vigilia della guerra
  6. II. Le crisi in Etiopia e Spagna
  7. III. Verso la guerra segreta
  8. IV. Mezzi d’assalto e siluri umani
  9. V. I primi attacchi avventati
  10. VI. I primi spargimenti di sangue
  11. VII. Il glorioso insuccesso
  12. VIII. Il trionfo di Alessandria
  13. IX. L’assedio di Gibilterra
  14. X. Ultimi attacchi prima dell’armistizio
  15. XI. La X mas sbarca a terra
  16. XII. Operazioni segrete, 1944-45
  17. XIII. Borghese tratto in salvo dagli Alleati
  18. XIV. La guerra fredda
  19. XV. Intrighi nell’estrema destra
  20. XVI. La notte dell’Immacolata: il golpe Borghese
  21. XVII. Il principe nelle tenebre
  22. Appendice
  23. Note
  24. Bibliografia scelta
  25. Ringraziamenti
  26. Inserto fotografico
  27. Copyright