La paura del saggio
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La paura del saggio

  1. 1,224 pagine
  2. Italian
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La paura del saggio

Informazioni su questo libro

Nei nomi e nelle imprese di un eroe si celano tante storie, vere e false, intessute di gloria e dolore. Ancor più se sei stato un potente arcanista, un viaggiatore-musicista, e persino un assassino di re. Agli occhi di molti Kvothe è solo un taverniere, che affetta il pane, pulisce il bancone, prepara pasticci e torte. Eppure, quelle stesse mani hanno compiuto gesta e prodigi. E i racconti e i nomi favolosi che circolano su di lui custodiscono il segreto di una vita leggendaria.

In questa seconda giornata in compagnia del Cronista e delle sue domande, Kvothe continua a raccontarsi, e possiamo addentrarci con lui nelle nebbie del passato. L'apprendistato all'Accademia, scandito da sospetti, scoperte, affetti e incomprensioni, il servizio alla corte di potenti mecenati, i viaggi al seguito di compagnie mercenarie, lo studio di arti guerresche raffinate, e di incantesimi capaci di colpire come nessuna spada potrebbe, incontri con bellezze fatate, il cui amore significa sempre pericolo e follia. Sempre e comunque a inseguire lo sfuggente enigma dei Chandrian, gli esseri soprannaturali che hanno massacrato la sua famiglia. Le storie si fanno leggende, e i miti spesso contengono più verità di quel che immaginiamo, o temiamo.

Il secondo capitolo di questo grande viaggio iniziatico e di formazione, che riecheggia Ursula Le Guin e J.K. Rowling, si conferma una delle saghe fantasy più complesse e intense degli ultimi anni, con una voce narrante impossibile da dimenticare, nella sua mistura di saggezza poetica, malinconia e umorismo. Non c'è magia più forte di quella che si sprigiona dalle labbra del misterioso narratore, alla locanda della Pietra Miliare, e dalla penna del suo creatore. Come ha detto un altro vecchio bardo, che ben conosce draghi e battaglie, "Questo Rothfuss è dannatamente bravo". Parola del George R.R. Martin di "Game of Thrones".

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2017
Print ISBN
9788804678809
eBook ISBN
9788852083464
1

Mela e sambuco

Bast ciondolava contro il lungo bancone di mogano, annoiato.
Guardandosi attorno per la stanza vuota, sospirò e frugò in giro finché non trovò un panno di lino pulito. Poi, con un’espressione rassegnata, iniziò a lucidare un pezzo del bancone.
Dopo un momento, Bast si sporse in avanti e rivolse un’occhiata di traverso a una macchiolina poco visibile. La grattò e si accigliò nel vedere l’impronta oleosa lasciata dal suo dito. Si sporse più vicino, alitò sul bancone e sfregò con più forza. Poi fece una pausa, espirò forte contro il legno, e scrisse una parola oscena in quell’alone appannato.
Gettando da una parte il panno, Bast si fece strada tra le sedie e i tavoli vuoti fino alle ampie finestre della locanda. Rimase lì per un lungo momento, guardando la strada sterrata che correva attraverso il centro della cittadina.
Bast sospirò di nuovo e iniziò a camminare avanti e indietro per la stanza. Si muoveva con la grazia disinvolta di un ballerino e la perfetta noncuranza di un gatto. Ma quando si ravviò i capelli scuri, quel gesto fu irrequieto. I suoi occhi azzurri vagarono incessanti per la stanza, come per cercare una via d’uscita. Come per cercare qualcosa che non aveva già visto altre cento volte.
Ma non c’era nulla di nuovo. Sedie e tavoli vuoti. Sgabelli vuoti al bancone. Due enormi barili incombevano sul ripiano lì dietro, uno per il whisky, uno per la birra. Tra i barili c’era un vasto assortimento di bottiglie, di ogni forma e colore. Sopra le bottiglie pendeva una spada.
Gli occhi di Bast tornarono alle bottiglie. Si concentrò su di esse per un lungo momento meditabondo, poi tornò dietro il bancone e tirò fuori un pesante boccale di terracotta.
Inspirando a fondo, puntò un dito verso la prima bottiglia dell’ultima fila e iniziò a canticchiare mentre contava lungo la linea.
La cuccagna
io conduco.
Braci e cenere.
Sambuco.
Terminò la filastrocca indicando una tozza bottiglia verde. Tolse il tappo, fece un sorso di prova, poi una faccia schifata e rabbrividì. Si affrettò a rimettere al suo posto la bottiglia e ne prese invece una rossa ricurva. Assaggiò anche da questa, premette assieme le labbra con aria pensierosa, poi annuì e ne versò una generosa porzione nel suo boccale.
Indicò la bottiglia successiva e ricominciò a contare.
Lana. Donna.
Qui si gela.
Neve. Lume
di candela.
Stavolta fu il turno di una bottiglia trasparente con dentro un liquore giallo pallido. Bast tirò via il tappo con uno strattone e ne versò un bel po’ nel boccale senza curarsi di assaggiarlo prima. Mettendo da parte la bottiglia, prese il boccale e lo rigirò con un movimento esagerato prima di berne un sorso. Le sue labbra si incresparono in un sorriso vivace e Bast colpì la bottiglia con uno schiocco del dito, facendola tintinnare un poco prima di ricominciare la sua filastrocca.
Botte. Orzo.
Pietra piatta.
Vento e acqua…
Un’asse del pavimento scricchiolò e Bast alzò lo sguardo, esibendo un ampio sorriso. «Buongiorno, Reshi.»
Il locandiere dai capelli rossi si trovava in fondo alle scale. Si sfregò le mani dalle lunghe dita sul grembiule pulito e sulle maniche lunghe che indossava. «Il nostro ospite non si è ancora svegliato?»
Bast scosse il capo. «Non si è visto né sentito.»
«Ha avuto un paio di giorni duri» disse Kote. «Probabilmente sta recuperando.» Esitò, poi sollevò la testa e annusò. «Stavi bevendo?» La domanda era più curiosa che accusatoria.
«No» disse Bast.
Il locandiere inarcò un sopracciglio.
«Stavo assaggiando» disse Bast, enfatizzando la parola. «Assaggiando prima di bere.»
«Ah» disse il locandiere. «Dunque ti stavi apprestando a bere?»
«Dèi minuscoli, sì» disse Bast. «Fino all’eccesso. Cos’altro accidenti c’è da fare qui?» Bast tirò fuori il suo boccale da sotto il bancone e vi guardò dentro. «Stavo sperando in un po’ di sambuco, ma ho trovato solo un qualche genere di melone.» Agitò il boccale con aria interrogativa. «Più qualcosa di speziato.» Prese un altro sorso e strinse gli occhi pensieroso. «Cannella?» chiese, guardando le file di bottiglie. «Non abbiamo altro sambuco?»
«È lì da qualche parte» disse il locandiere, non curandosi di guardare le bottiglie. «Fermati un momento e ascolta, Bast. Dobbiamo parlare di quello che hai fatto la scorsa notte.»
Bast si immobilizzò completamente. «Cos’ho fatto, Reshi?»
«Hai fermato quella creatura del Mael» disse Kote.
«Oh.» Bast si rilassò, agitando la mano per scacciare la questione. «L’ho solo rallentata, Reshi. Tutto qua.»
Kote scosse il capo. «Ti sei reso conto che non era un semplice folle. Hai cercato di avvertirci. Se non ti fossi mosso così rapidamente…»
Bast si accigliò. «Non sono stato così rapido, Reshi. Ha preso Shep.» Abbassò lo sguardo verso le assi ben ripulite vicino al bancone. «Mi piaceva Shep.»
«Tutti gli altri penseranno che sia stato l’apprendista del fabbro a salvarci» disse Kote. «E probabilmente è meglio così. Ma io so la verità. Se non fosse stato per te, avrebbe massacrato chiunque qui.»
«Oh, Reshi, questo non è affatto vero» disse Bast. «Tu l’avresti ucciso come un pollo. È solo che io ho agito per primo.»
Il locandiere liquidò quel commento con una scrollata di spalle. «La scorsa notte mi ha fatto pensare» disse. «Mi ha indotto a domandarmi cosa potremmo fare per rendere le cose un po’ più sicure da queste parti. Hai mai sentito La Caccia dei Cavalieri Bianchi
Bast sorrise. «Era una nostra canzone prima di diventare vostra, Reshi.» Trasse un respiro e cantò in un dolce timbro tenorile:
Su destrieri bianco neve,
spada argento e arco di corno,
procedean con passo lieve,
rami freschi al capo attorno.
Il locandiere annuì. «Esattamente i versi a cui stavo pensando. Credi di potertene occupare mentre io sistemo le cose qui?»
Bast annuì con entusiasmo, avviandosi con un vero e proprio scatto e soffermandosi sulla porta della cucina. «Non comincerete senza di me?» chiese in tono ansioso.
«Inizieremo non appena il nostro ospite sarà rifocillato e pronto» disse Kote. Poi, vedendo l’espressione sul volto del suo studente, cedette un poco. «Tra tutto quanto, immagino che tu abbia un’ora o due.»
Bast lanciò un’occhiata attraverso la porta, poi di nuovo indietro.
Il volto del locandiere fu attraversato da un guizzo di divertimento. «E ti chiamerò prima che cominciamo.» Fece un gesto con la mano per cacciarlo via. «Ora vai.»
L’uomo che si faceva chiamare Kote si occupò di tutte le sue faccende abitudinarie alla Pietra Miliare. Si muoveva come un orologio, come un carro che procedeva lungo la strada in solchi ben tracciati.
Prima veniva il pane. Mischiò farina, zucchero e sale con le mani, non curandosi delle dosi. Aggiunse un pezzo di lievito dall’orcio di terracotta nella dispensa, impastò, poi arrotondò le pagnotte e le mise a lievitare. Spalò cenere dal forno nella cucina e accese un fuoco.
Poi si spostò nella sala comune e avviò un altro fuoco nel camino di pietra nera, spolverando via la cenere dell’imponente focolare lungo il muro che dava a nord. Pompò dell’acqua, si lavò le mani e andò a prendere un pezzo di montone dallo scantinato. Tagliò dei legnetti freschi per il fuoco, portò dentro legna da ardere, pressò il pane che stava lievitando e si avvicinò al forno ora caldo.
E poi, all’improvviso, non ci fu più nulla da fare. Tutto era pronto. Tutto era pulito e ordinato. L’uomo dai capelli rossi rimase dietro il bancone, i suoi occhi che ritornavano lentamente da un luogo lontano, concentrandosi sul presente, su questo luogo, sulla locanda stessa.
Andarono a posarsi sulla spada appesa al muro sopra le bottiglie. Non era una spada particolarmente bella, non era ornata, né catturava l’attenzione. Era minacciosa, in un certo senso. Allo stesso modo in cui è minaccioso un alto dirupo. Era grigia, senza difetti e fredda al tocco. Era tagliente come cocci di vetro. Incisa nel legno nero della tavola su cui era montata c’era un’unica parola: FOLLIA.
Il locandiere udì dei passi pesanti sul pianerottolo di legno al di fuori. Il chiavistello della porta sferragliò rumorosamente, seguito da un fragoroso saaalve e da alcuni colpi alla porta.
«Solo un momento!» gridò Kote. Precipitandosi verso l’ingresso principale, girò la pesante chiave nella serratura di ottone lucente della porta.
Lì fuori c’era Graham, con la manona sollevata sul punto di bussare. Il suo volto segnato dalle intemperie si trasformò in un sorriso quando vide il locandiere. «Stamattina Bast si è occupato ancora di aprire al posto tuo?» chiese.
Kote gli rivolse un sorriso tollerante.
«È un bravo ragazzo» disse Graham. «Solo un po’ troppo esuberante. Pensavo che potessi tener chiusa bottega oggi.» Si schiarì la gola e lanciò un’occhiata verso i propri piedi per un momento. «Non ne sarei sorpreso, tutto sommato.»
Kote si mise la chiave in tasca. «Aperto come sempre. Cosa posso fare per te?»
Graham si spostò dalla soglia e fece un cenno con il capo verso la strada dove tre barili si trovavano su un carretto lì vicino. Erano nuovi, di legno pallido e levigato e con lucenti bande metalliche. «Sapevo che non sarei riuscito a dormire stanotte, perciò ho messo assieme l’ultimo per te. Inoltre, ho sentito che oggi i Benton verranno da queste parti con il primo carico delle ultime mele.»
«Lo apprezzo molto.»
«Belli impermeabili, in modo da mantenere il cibo per l’inverno.» Graham si diresse verso uno dei barili e diede dei colpetti con le nocche contro un lato. «Non c’è niente di meglio di una mela per sdoganarci dall’inverno.» Alzò lo sguardo con un bagliore negli occhi e diede un altro colpetto contro la botte. «Capito? Sdoganare? Doga?»
Kote mugugnò un poco, sfregandosi il volto.
Graham ridacchiò tra sé e fece scorrere una mano sulle lucenti bande metalliche del barile. «Non ho mai fatto un barile con l’ottone, prima d’ora, ma questi sono usciti meglio di quanto sperassi. Fammi sapere se non sono bene ermetici. Li metterò a posto.»
«Sono lieto che non sia stato troppo disturbo» disse il locandiere. «La cantina è umida. Temo che il ferro arrugginirebbe in un paio d’anni.»
Graham annuì. «Questo sì che è sensato» disse. «Non molta gente ha lungimiranza sulle cose.» Si sfregò le mani. «Ti spiacerebbe aiutarmi? Non vorrei lasciarne cadere uno e rovinarti il pavimento.»
Si misero al lavoro. Due dei barili con le bande in ottone andarono nello scantinato, mentre il terzo venne portato dietro il bancone, attraverso la cucina e infine nella dispensa.
Dopodiché, i due uomini tornarono nella sala comune, ciascuno dal proprio lato del bancone. Ci fu un momento di silenzio quando Graham si guardò attorno nella stanza vuota. C’erano due sgabelli in meno del solito al banco, e uno spazio vuoto dove mancava un tavolo. Nella sala ordinata, queste cose erano evidenti come un dente di meno in una chiostra perfetta.
Graham distolse lo sguardo da un pezzo di pavimento sfregato di fino accanto al bancone. Allungò una mano in tasca e tirò fuori un paio di shim di ferro grigio, la sua mano che non tremava quasi per niente. «Puoi darmi una birra piccola, per favore, Kote?» chiese con voce roca. «So che è presto, ma mi aspetta una lunga giornata. Devo aiutare i Murrion a portare il l...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. LA PAURA DEL SAGGIO
  4. Prologo. Un silenzio in tre parti
  5. 1. Mela e sambuco
  6. 2. Agrifoglio
  7. 3. Fortuna
  8. 4. Catrame e stagno
  9. 5. L’Eolian
  10. 6. Amore
  11. 7. Ammissioni
  12. 8. Domande
  13. 9. Un linguaggio civile
  14. 10. Come un tesoro
  15. 11. Ricovero
  16. 12. La mente dormiente
  17. 13. La caccia
  18. 14. La città nascosta
  19. 15. Fatto interessante
  20. 16. Paura non detta
  21. 17. Interludio – parti
  22. 18. Vino e sangue
  23. 19. Gentiluomini e ladri
  24. 20. Il vento volubile
  25. 21. Cottimo
  26. 22. Insinuazione
  27. 23. Princìpi
  28. 24. Tintinnii
  29. 25. Appropriazione indebita
  30. 26. Fiducia
  31. 27. Pressione
  32. 28. Scintilla
  33. 29. Rubato
  34. 30. Più del sale
  35. 31. Il Crogiolo
  36. 32. Sangue e cenere
  37. 33. Fuoco
  38. 34. Gingilli
  39. 35. Segreti
  40. 36. Pur sapendo tutto questo
  41. 37. Un pezzo di fuoco
  42. 38. Nocciolo di verità
  43. 39. Contraddizioni
  44. 40. Burattino
  45. 41. Il bene superiore
  46. 42. Penitenza
  47. 43. Senza alcun preavviso
  48. 44. La dimostrazione
  49. 45. Collusione
  50. 46. Interludio – Un po’ di violino
  51. 47. Interludio – I versi di canapa
  52. 48. Un’assenza significativa
  53. 49. L’Edema ignorante
  54. 50. Inseguire il vento
  55. 51. I timori di tutti i saggi
  56. 52. Un breve viaggio
  57. 53. Lo Strapiombo
  58. 54. Il messaggero
  59. 55. Cortesia
  60. 56. Potere
  61. 57. Una manciata di ferro
  62. 58. Corteggiare
  63. 59. Proposito
  64. 60. Strumento di saggezza
  65. 61. Lamio
  66. 62. Crisi
  67. 63. La gabbia dorata
  68. 64. Fuga
  69. 65. Una bella partita
  70. 66. A portata di mano
  71. 67. Volti rivelatori
  72. 68. Il prezzo di una pagnotta
  73. 69. Una tale follia
  74. 70. Aggrapparsi
  75. 71. Interludio – Lo scrigno a triplice chiusura
  76. 72. Cavalli
  77. 73. Sangue e inchiostro
  78. 74. Dicerie
  79. 75. I partecipanti
  80. 76. Esca
  81. 77. La Locanda da Penny
  82. 78. Un’altra strada, un’altra foresta
  83. 79. Segnali
  84. 80. Tono
  85. 81. La luna gelosa
  86. 82. Barbari
  87. 83. Cecità
  88. 84. Il bordo della mappa
  89. 85. Interludio – Steccati
  90. 86. La strada rotta
  91. 87. Il Lethani
  92. 88. Ascoltare
  93. 89. Perdere la luce
  94. 90. Degno di una canzone
  95. 91. Fiamma, tuono, albero spezzato
  96. 92. Taborlin il Grande
  97. 93. Tutti mercenari
  98. 94. Su rocce e radici
  99. 95. Inseguimento
  100. 96. Il fuoco stesso
  101. 97. Sangue e amaro pentimento
  102. 98. La ballata di Felurian
  103. 99. Magia di diverso tipo
  104. 100. Shaed
  105. 101. Così vicino
  106. 102. La luna sempre in moto
  107. 103. Lezioni
  108. 104. Lo Cthaeh
  109. 105. Interludio – Una certa dolcezza
  110. 106. Tornare
  111. 107. Fuoco
  112. 108. Rapido
  113. 109. Barbari e folli
  114. 110. Bellezza e ramo
  115. 111. Un ladro e un bugiardo
  116. 112. Il Martello
  117. 113. Lingua barbara
  118. 114. La sua unica freccia affilata
  119. 115. Temporale e pietra
  120. 116. Altezza
  121. 117. Intuito barbarico
  122. 118. Scopo
  123. 119. Mani
  124. 120. Gentilezza
  125. 121. Quando mancano le parole
  126. 122. Partire
  127. 123. La Foglia Fluttuante
  128. 124. Segreti e misteri
  129. 125. Cesura
  130. 126. La prima pietra
  131. 127. Rabbia
  132. 128. Nomi
  133. 129. Interludio – Frastuono di sussurri
  134. 130. Vino e acqua
  135. 131. Nero al chiaro di luna
  136. 132. Il cerchio spezzato
  137. 133. Sogni
  138. 134. La strada per Levinshir
  139. 135. Ritorno a casa
  140. 136. Interludio – Prossimo a dimenticare
  141. 137. Domande
  142. 138. Messaggi
  143. 139. Senza serratura
  144. 140. Solo ricompense
  145. 141. Viaggio di ritorno
  146. 142. Casa
  147. 143. Senzasangue
  148. 144. Spada e shaed
  149. 145. Storie
  150. 146. Fallimenti
  151. 147. Debiti
  152. 148. Le storie delle pietre
  153. 149. Groviglio
  154. 150. Follia
  155. 151. Serrature
  156. 152. Sambuco
  157. Epilogo. Un silenzio in tre parti
  158. Copyright