Rinascere dal passato
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Rinascere dal passato

Il potere segreto dei ricordi

  1. 238 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Rinascere dal passato

Il potere segreto dei ricordi

Informazioni su questo libro

Appare quasi un'operazione di magia ma è un evento del tutto naturale, si svolge come fosse una favola e tuttavia è un'esperienza percepita come reale: la life review, o visione panoramica, è un fenomeno di confine per cui, in determinati stati modificati di coscienza, una persona può rivedere se stessa agire nel proprio passato, rivisitandone sentimenti ed emozioni, come in un film. Un tempo oggetto di interesse soltanto per le discipline esoteriche, l'evenienza è oggi testimoniata in buona percentuale nell'ambito della casistica NDE (Near Death Experience, esperienza di premorte), che ha pertanto fornito materiale di studio a psichiatri, psicologi e appassionati del genere. In questo libro, il primo dedicato esclusivamente al tema, Fulvia Cariglia esegue un'accurata sintesi degli studi pubblicati e delle ricerche condotte sull'argomento ma, soprattutto, offre un ampio panorama di testimonianze in parte inedito. Sono storie di gente comune, la cui vita è stata rinnovata dall'eccezionale opportunità di guardare ai propri trascorsi con obiettiva facoltà di giudizio: coinvolta sentimentalmente ed emotivamente nei propri ricordi, da essi ha potuto rinascere.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2015
Print ISBN
9788804606178
eBook ISBN
9788852061950
V

Lumi dal crepuscolo

[In] un giorno è vissuto cent’anni
colui che ’n quello il tutto impara e muore.
MICHELANGELO
Quella buona norma, quasi sempre disattesa, per cui è necessario comprendere il punto di vista dell’interlocutore al fine di sostenere in maniera costruttiva un dibattito, o mettersi nelle sue vesti prima di stabilire quale sia il giusto contegno da adottare nei suoi confronti, è egregiamente simboleggiata nella parte della life review che potremmo definire “di completa partecipazione emozionale”, quando il soggetto/protagonista viene a trovarsi nel ruolo vivo di chi ancora gioisce e soffre con la medesima intensità ma, al contempo e senza potersene sottrarre, sente riversare su se stesso quel fiume di reazioni interiori che il proprio agire ha causato nell’animo di coloro in cui si è imbattuto.
Ci sono valide ragioni per credere che stia in questo il massimo del turbamento che si verifica durante lo svolgersi del fenomeno, una escalation di impreviste emozioni che comincia dall’incredibile novità di poter studiare i propri comportamenti da un punto di osservazione esterno, passa attraverso una miriade di sentimenti già provati e culmina con un crudele gioco di specchi in cui il soggetto viene colpito dalle stesse sensazioni che ha provocato negli altri.
Ammesso di riuscire a immaginare una situazione del genere, o anche solo afferrarne lontanamente le impressioni, non ci vuole molto per comprendere quanto sia coinvolgente, per la meraviglia o per lo sgomento, una simile inversione di ruoli.
Alcuni soggetti NDE hanno provato a descrivercela.

Le ragioni degli altri

Tutto ha un costo in termini umani nella vita e, se è vero che si paga un prezzo ogniqualvolta compiamo una scelta, sia essa materiale o di tipo morale, in qualche modo ne facciamo pagare uno anche a chi in questa nostra scelta è implicato; tale ovvietà, in un processo meticolosamente reversibile, non risparmia nessuno. E ci saranno sempre da parte nostra, nella valutazione dei peggiori gesti di cui ci saremo resi responsabili, costanti compromessi con le parole giustizia e obiettività, che valgono differentemente a seconda che ci si trovi martiri o aguzzini: architettando abilmente le giustificazioni più astruse per motivare un atto di cui ci dovremmo vergognare, demolendo le stesse se sono gli altri a usarle nei nostri confronti.
Quanto alle buone azioni, di cui talora siamo capaci, a ben guardare sono raramente connesse con l’elevato principio del bene fine a se stesso e, per quanto possano essere unanimemente graditi gli effetti del procurato beneficio, l’auto-gratificazione che le accompagna ne sminuisce di gran lunga il merito. Debolezza, anche questa, applicata reciprocamente e, che si sia altruisti o beneficiari della generosità del prossimo, in alternanza dall’una o dall’altra parte, a trionfare è sempre l’orgoglio nel fregiarsi della virtuosa condotta.
Non sembra appartenerci l’equilibrio del discernimento fra male e bene, l’onesta ammissione dell’uno e interesse per la vera sostanza dell’altro, ma se – come proverbialmente si suole dire – la giustizia non è di questo mondo, parrebbe che almeno ce ne sia ai limiti di esso: nel pieno della life review, infatti, c’è un momento in cui tutto ciò che è fatto è reso, senza sconti né gratuite indulgenze ma, ciò che più conta, tutto è compreso nelle sue giuste proporzioni.
Contemporaneamente vidi anche l’effetto della mia vita sulle persone che mi stavano attorno… Sentii tutto quello che loro provavano, e in tal modo compresi le conseguenze delle mie azioni, delle buone come delle cattive.1
Una moltitudine di azioni o pensieri originati dal mio egoismo, rabbia, meschinità, mancanza di bontà mi facevano sentire le conseguenti sofferenze delle altre persone.
Sentivo tutto questo, anche se al momento in cui avevo fatto del male a qualcuno avevo scelto di ignorare come ciò li avrebbe feriti. E sentivo il loro dolore per tutto il periodo di tempo in cui avevano sofferto a causa delle mie azioni.2
Ora sapevo quanto ero stata disonesta o avevo ingannato o fatto del male a qualcuno. Sentivo dentro di me il dolore degli altri per l’inganno e il loro rifiuto, ma sentivo anche quello che era stato fatto a me e tutte le volte che mi ero messa da parte.
Ma vedevo anche le cose buone e la gioia che avevo dato agli altri e ciò che avevo ricevuto da loro.3
Come si nota da questi resoconti tali sentimenti riflessi, determinati dall’effetto delle proprie azioni sugli altri, sono talora di natura positiva ma, adusi come siamo a fare più male che bene, vuoi per scelta vuoi per superficialità, è assai più frequente quel genere di testimonianza cui ben converrebbe l’esortazione cristiana non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te.
La circostanza risulta spesso sconvolgente, anzi, molti la dichiarano come un momento di sofferenza intollerabile: «Se esiste una cosa come l’inferno» scrive la Atwater «per quanto mi riguarda, quello era l’inferno».4 E non stupisce dunque se una testimonianza NDE registrata da Ring, che aveva avuto modo di frequentare a lungo il soggetto e la sua famiglia, sia stata riportata minuziosamente in un libro senza tuttavia alcun accenno ai citati “sentimenti riflessi”; non tanto inspiegabilmente il dettaglio gli era stato taciuto e soltanto anni dopo, alla fine di una conferenza del ricercatore presso l’università dove il testimone l’aveva raggiunto per salutarlo, ne era stato messo al corrente.
Fattosi coraggio, ma accortamente in privato, il protagonista aveva confessato che, quando era un giovane dal temperamento irascibile, aveva commesso un gran brutto gesto. Circolando in città a bordo di un camioncino col motore truccato, si era visto spuntare all’improvviso un pedone che era stato quasi sul punto di investire; ma, anziché tirare un sospiro di sollievo per lo scampato incidente, aveva inveito con furia contro di lui per i danni causati al suo camioncino nel tentativo di scansarlo. Alle male parole erano seguite le mani alzate e, infine, lo scapestrato ragazzo aveva colpito più volte con rabbia cieca la sua vittima, abbandonandola poi distesa a terra priva di conoscenza.
Molto tempo dopo, durante la sua NDE, il non più giovane e non più irriflessivo interprete di quell’increscioso episodio fu costretto a rivivere la scena, coinvolto nel mezzo dell’azione dal duplice punto di vista che ormai sappiamo. Da un lato egli si trovò ad assistere all’episodio come un semplice spettatore mentre, dall’altro, era di nuovo pienamente implicato nella “zuffa”; ma questa volta sentiva su se stesso tutti i colpi inflitti allo sconosciuto – che seppe allora essere trentadue – per poi cadere privo di sensi sul marciapiede. Ecco, era questo il frammento che mancava alla storia per essere completa e, come è comprensibile, ce n’era voluto perché il soggetto in un certo senso se ne liberasse, raccontandolo.
Ed è proprio di liberazione che parla un’altra protagonista di life review, attribuendo al fenomeno stesso la riconquista di una sorta di autonomia spirituale quando, una volta accettati comportamenti che non si vorrebbero come propri, ci si avvia verso il superamento dei conseguenti sensi di colpa. È ciò che, in ultima analisi, dà senso al “forzato spettacolo”.
Ricordo in particolare un episodio che ho rivisto in questo esame della vita: da bambina strappai via dalle mani della mia sorellina il cestino pasquale, perché conteneva un giocattolo che volevo. Durante l’esame ho provato il suo sentimento di dispiacere, di perdita, di ripulsa.
[…] Tutto ciò che hai fatto è lì perché tu possa valutarlo e, per quanto sgradevoli siano alcune parti, è bellissimo rivedere il tutto. Nella vita si può agire con leggerezza e poi crearsi delle scuse o addirittura mascherare le cose; e, se si vuole, si può continuare a soffrire a furia di mascherarle.
Mentre ero lì, invece, durante l’esame della mia vita non v’era nulla da mascherare: io stessa ero coloro che avevo ferito, così come sempre io ero coloro ai quali avevo fatto del bene.
Vorrei trovare il modo di trasmettere agli altri come è bello sapere di essere responsabili e vivere un’esperienza come questa, nella quale è impossibile non affrontare il problema!
È la sensazione più liberatoria del mondo!5
Critica eppur positiva, questa testimone ben comprende l’utilità di percorrere vie impervie per raggiungere la strada maestra della consapevolezza; mentre rimane bloccata sul proprio rifiuto quest’altra intervistata: «Dopo aver visto i dispetti infantili e aver pensato a mia madre e a mio padre, mi augurai di non avere fatto quelle cose e di poter tornare indietro a disfarle».6 L’obiettività è spesso un talento naturale e che nessuno torna indietro è un dato incontrovertibile; ma, se è pur vero che ognuno conosce i propri affanni e non può quantificare quelli degli altri, né il travaglio occorso per il loro superamento, c’è motivo di ritenere che non per tutti sia facile trasformare il replay rivelatore in una sensazione liberatoria e soprattutto che il «tornare indietro a disfare» ciò che si è fatto, all’apparenza un puerile vaneggiamento, per qualcuno sia maggiormente giustificabile.
Non ci sono infatti cestini pasquali né dispetti infantili nelle riflessioni che seguono, espresse da un detenuto che, nel bel mezzo della sua NDE, vede una specie di pergamena svolgersi davanti a sé:
Le sole immagini che riuscivo a vedere erano quelle delle persone che avevo colpito. Sembrava che non finissero mai.
Avevo visto e conoscevo un gran numero di questi individui. Poi c’erano centinaia di persone che non avevo mai visto; si trattava di coloro che erano stati indirettamente colpiti da me.
La storia minuziosa della mia lunga carriera criminale era dunque rivissuta da me, con tutti i danni inflitti inconsapevolmente, con le mie parole avventate.
Sembrava che non mancasse niente in questo incubo di bassezze, ma la cosa più terrificante era che ogni tormento o sofferenza che avevo causato agli altri erano ora sentiti da me, mentre la pergamena continuava a svo...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Prefazione di Raymond A. Moody
  4. RINASCERE DAL PASSATO
  5. Introduzione
  6. I. Il grande spettacolo delle nostre memorie
  7. II. La favola che accadde davvero
  8. III. Dall’alba di un’improba ricerca
  9. IV. Rivivere il vissuto
  10. V. Lumi dal crepuscolo
  11. VI. Vedersi e ravvedersi
  12. Bibliografia essenziale
  13. Copyright