YSALL SI GUARDAVA INTORNO con occhi colmi di meraviglia.
Le vie erano affollate di gente dall’aria indaffarata, che camminava in fretta, carica di fagotti e bisacce.
La Via Maestra, lungo la quale stavano avanzando, era gremita di bancarelle di mercanti intenti a chiudere l’ultimo affare della giornata e di piccoli chioschi nei quali si cucinavano anguille, fegatini e altre pietanze dagli odori speziati e invitanti.
Ysall e i due Cercamaghi erano dovuti smontare di sella e conducevano i cavalli a mano. Poiché lei non era molto pratica,
Bavon l’aiutava a tenere il suo per le briglie. Così la ragazza poté guardarsi intorno liberamente.
«Stoffe! Stoffe pregiate di Duneidynn!» urlava un venditore. «Stoffe di pregio!»
Ysall fissava la seta azzurra con occhi sognanti. “Potrei cucirci un abito tanto bello da far cadere gli occhi per l’invidia a Doronea!” pensò.
«Bella signorina, volete provare la vostra fortuna?» le chiese a un tratto una voce, strappandola al suo rimuginare.
Ysall si voltò e vide un uomo dall’aria cordiale, con lunghi capelli grigi raccolti in una coda, che stava seduto dietro un tavolino di legno grezzo. Intorno a lui si ammassava una piccola folla di persone. L’uomo teneva in mano tre minuscole coppe di legno e le mostrò altrettante conchiglie posate sul tavolo. Due di colore grigio scuro e una bianca.
«Dite a me?» si stupì Ysall.
«Ma certo! Non vedo altre belle signorine, qui» rispose lui da dietro il tavolo, facendo un ampio sorriso.
Ysall arrossì.
«Questo potrebbe essere il vostro giorno fortunato» la incalzò. «Basta che puntiate un falcone di rame e potreste vincere cento volte tanto!»
«Davvero?» fece Ysall stupita.
«Oh, sì! È facilissimo!» rispose l’uomo, allargando ancora di più il suo sorriso. «Basta indovinare dove si trova quella bianca» spiegò. Quindi nascose le conchiglie sotto le coppe di legno e cominciò a muoverle sul tavolo con movimenti pigri.
Ysall sorrise. Le mani di quel tizio erano lente come lumaconi sotto il temporale, e lei era sicura di riuscire a non perdere di vista la coppa che nascondeva la conchiglia bianca. Certo, aveva con sé solo la moneta che le aveva dato suo padre prima della partenza, ma se era così facile far fortuna in città, perché non approfittarne?
«Bene, signore. Ecco il fal...» iniziò a dire.
«Amico, lei non gioca» si intromise a quel punto una voce alle sue spalle.
Era Gren, che si era fatto rapidamente largo tra la folla.
L’uomo delle conchiglie si fece improvvisamente serio.
«Amico, la signorina ha deciso di puntare!»
«Già. E io le ho appena fatto cambiare idea» ribatté Gren, trascinandola via. Il Cercamaghi aveva un’espressione alquanto seccata.
«Ma io...» protestò Ysall.
«Tu che cosa, signorina?» sbottò Gren. «Che diavolo credevi di fare là in mezzo?»
«Accidenti! Quel signore mi ha detto che potevo vincere cento volte quello che puntavo!» rispose Ysall a muso duro. «E da quello che ho visto non era affatto difficile.»
«Oh, per i calzini del re senza piedi!» imprecò Gren, alzando gli occhi al cielo. «Non ti sei accorta che quello ti stava imbrogliando?»
Ysall lo fissò stupita.
«Al gioco delle tre conchiglie non si vince mai!» spiegò Gren scuotendo il capo. «Quel tizio era un giocoliere, uno che da quando è nella culla usa le mani per truffare la gente.»
«Ma sembrava così...»
«Lento? Certo! Fa parte dell’imbroglio. E se tu non fossi stata del tutto convinta, si sarebbe fatto avanti quel ciccione con i baffi che ti stava accanto e avrebbe giocato lui, vincendo facilmente. Perché quello era il complice di messer capelli lunghi, capisci? A quel punto tu ti saresti persuasa che era un gioco da bambini e avresti puntato la tua moneta. Ma puoi star certa che di conchiglie bianche sotto quelle coppe non ce ne sarebbe stata neppure l’ombra.»
«Scusatemi...» fece Ysall avvilita. «Io... io non immaginavo...»
«Sì, sì, va bene» tagliò corto Gren. E senza dire altro scortò la ragazza in mezzo al fitto viavai che riempiva la strada.
Ritrovarono Bavon vicino a un grande edificio di pietra grigia. Stava consegnando i cavalli a uno stalliere.
«Dov’era finita?» chiese, indicando Ysall.
«La ragazzina ha il vizio del gioco!» scherzò Gren.
«Però! Di solito gli Apprendisti ci mettono almeno un’oretta prima di farsi abbindolare... Tu bruci tutte le tappe, piccola!» ridacchiò Bavon.
Questa volta toccò a Ysall sbuffare. “Nei regolamenti di Stormwall ci sarà anche scritto che devono prendermi in giro per tutto il tempo?” si domandò, incrociando le braccia sul petto.
Bavon si accorse della sua aria imbronciata.
«Non te la prendere, ragazzina» la rincuorò. «Ci sono molte altre lezioni che devi imparare oltre a quelle di magia. E la prima è questa: quando sei in una città non fidarti di nessuno!»
«La seconda» gli fece eco Gren, beffardo, «è che qui le locande sono più raffinate delle topaie sperdute nella campagna, quindi cerca di comportarti come si deve.»
Ysall sgranò gli occhi.
Era quella la loro locanda per la notte?
Si trovavano davanti a un elegante edificio di tre piani, con una stalla ben nascosta sul retro, e almeno dieci comignoli sul tetto. Sopra la porta spiccava l’insegna di un cervo dalle corna dorate.
Il sorriso falso del giocoliere delle tre conchiglie e i rimproveri di Gren svanirono in un soffio dalla mente di Ysall: non vedeva l’ora di entrare al Cervo d’Oro!
Il salone principale della locanda non deluse le aspettative: era accogliente e vastissimo, con robuste colonne decorate, decine di tavoli, due camini e un lungo bancone sul fondo.
«Gren, Bavon!» fece un uomo vestito con un’elegante palandrana di velluto nero, venendo incontro ai due Cercamaghi. «Siete di nuovo da queste parti, vecchi pirati!»
«Così sembrerebbe... E comunque è inutile che ti agghindi a festa, Oth. Sappiamo che per guadagnarti i tuoi due spiccioli continui a servire per cena le salsicce di topo!» scherzò Bavon.
«Quelle le tengo solo per i vecchi clienti affezionati!» rispose l’oste, reggendogli il gioco. «E voi? Di nuovo... in missione?»
«Sai che non possiamo spifferare niente» fece Gren, allargando le braccia.
«Certo, certo!» convenne Oth. «A ogni modo... Avrò il privilegio di ospitarvi nella mia locanda?»
«Sì, per una notte» annuì Bavon. «E ci servirebbero due stanze.»
«Due?» ripeté l’uomo stupito.
«Una è per noi, l’altra per il... per la... Insomma, per lei» concluse Gren, indicando Ysall con un cenno del capo.
L’oste fissò la ragazza.
«Oh, lei è con voi?» domandò.
«Eh già, dobbiamo... scortarla...» accennò Bavon. «Ci è stata affidata.»
«Dunque niente magia stavolta!» commentò l’oste sottovoce. «Avete cambiato ramo?»
«Solo un lavoretto per arrotondare» tagliò corto Gren. In quel modo, il padrone della locanda del Cervo d’Oro smise di fare domande e li accompagnò alle loro stanze.
Quella di Ysall era pulita, con un bel letto, una specchiera e persino un piccolo tappeto di lana colorata. Era la camera più bella che avesse mai visto!
Eppure si sentiva inquieta. I suoi due accompagnatori erano tutto sommato gentili e stavano facendo il loro dovere, ma era chiaro che la consideravano una seccatura.
Ysall si guardò sconsolata nello specchio.
“Forse hanno ragione loro” si disse, sentendo un groppo che le si formava in gola, duro e ruvido come un sasso. “Forse è tutto un gran pasticcio e io non sono davvero una Maga...”
Cercò di allontanare quel pensiero, si lavò in una tinozza di acqua tiepida e indossò gli stessi abiti che aveva il giorno in cui aveva superato la prova.
Già, la prova. Il momento in cui tutto le era parso possibile e ogni dubbio era svanito.
“È stato solo pochi giorni fa” pensò Ysall. “E allora perché mi sembra più lontano delle storie della vecchia Wylgra?” si domandò.
Prima che potesse andare in cerca di una risposta, qualcuno bussò alla porta.
«Sei pronta?» le chiese Gren.
«Arrivo!» esclamò Ysall, e insieme al Cercamaghi scese per la cena.
Gren e Bavon vestivano con giubbe e calzoni di velluto. Color verde e nero Gren, azzurro e giallo sgargiante Bavon.
Si accomodarono tutti a un tavolo, e subito una cameriera portò due boccali di birra scura e una caraffa d’acqua.
«Per la signorina birra o vino?» chiese a Ysall.
«Per me... per me basterà l’acqua» fece lei, colta di sorpresa.
«Bene» rispose l’inserviente. «Allora possiamo passare alle pietanze per la cena?»
Bavon annuì.
«Stasera abbiamo: zuppa di porri e lenticchie, brodo di tinch...