
- 352 pagine
- Italian
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- Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub
Girl Online
Informazioni su questo libro
Con lo pseudonimo Girl Online ogni giorno scrive un blog. Nascosta dietro al suo nickname, Penny condivide i suoi pensieri e le sue emozioni più vere sull'amicizia, l'amore, la scuola, la sua famiglia un po' assurda e quei terribili attacchi di panico che condizionano drammaticamente la sua vita. Proprio quando le cose stanno davvero prendendo una brutta piega i genitori le organizzano un viaggio a New York. Qui incontra Noah, bello, anzi bellissimo, e per di più chitarrista eccezionale. Penny si innamora per la prima volta e racconta ogni minuto di questo sogno sul suo blog. Ma anche Noah ha un segreto: talmente grosso che rischia di far saltare la copertura di Penny e rovinare per sempre l'amicizia con il suo migliore amico.
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Informazioni
Print ISBN
9788804651154eBook ISBN
9788852059865Capitolo Tre
Il mattino dopo mi sveglio con il solito coro di grida dei gabbiani. La pallida luce dell’inverno infila le dita sottili attraverso l’apertura delle tende. È una cosa positiva. Ultimamente mi sveglio così presto che fuori è ancora buio. Elliot aveva ragione, scrivere quel post sul blog mi ha aiutata un sacco. L’ho scritto ieri sera dopo che lui è andato a casa. All’inizio mi sentivo imbarazzata e a disagio, ma dopo un po’ di frasi tutti i pensieri e le emozioni che mi ero tenuta dentro dal giorno dell’incidente sono usciti fuori. Quando scrivo un nuovo post, di solito resto un po’ online per vedere se viene commentato o condiviso. Ieri sera ero così stanca che, dopo averlo postato, ho chiuso il portatile e sono andata a dormire.
Mentre il mio corpo si abitua all’idea di alzarsi e affrontare una nuova giornata, mi strofino gli occhi e mi guardo intorno. I miei genitori scherzano sul fatto che non hanno mai dovuto mettere la carta da parati in camera mia perché ogni centimetro quadrato di muro è coperto di foto. Poco tempo fa, quando ho finito lo spazio, ho cominciato ad attaccare le foto a un filo con le mollette e ad appenderle sopra il letto come se fossero bandierine. La maggior parte di queste foto è di Elliot che fa lo stupido in spiaggia o che gioca ai travestimenti con i suoi vestiti vintage. C’è anche la mia foto preferita della mamma, di papà e di Tom, tutti seduti intorno all’albero la mattina di Natale dell’anno scorso, con delle tazzone di caffè fumante strette in mano. Adoro immortalare questi piccoli momenti speciali. Questa foto mi fa venire in mente anche quello che è successo subito dopo: la mamma si è accorta che mi ero appostata dietro l’angolo con la macchina fotografica al collo, mi ha detto di sedermi sul divano con loro e tutti insieme abbiamo cominciato a cantare una versione stupidissima di We Wish You a Merry Christmas. È una delle cose che adoro delle foto, il fatto che permettano di catturare i momenti felici e riviverli per sempre.
Prendo il cellulare dal comodino e lo accendo. Pochi attimi di silenzio e poi una raffica di notifiche di e-mail ricevute. Entro nella mia casella di posta e vedo che è piena di notifiche dal blog. Durante la notte ci sono stati un sacco di commenti. Tiro su il portatile da terra e lo apro, con il cuore a mille. Anche se ormai è un anno che ho aperto Girl Online e anche se le mie follower sono davvero simpatiche e mi scrivono sempre cose positive, ogni volta ho una paura pazzesca che tutto vada storto. E se avessero pensato che il mio post di ieri sera fosse troppo serio? Troppo mattone?
Ma è tutto a posto, anzi, molto più che a posto. Mentre scorro rapidamente i commenti, vedo spuntare di continuo parole come “grazie”, “coraggiosa”, “sincerità” e “amore”. Faccio un respiro profondo e comincio a leggere con ordine. E quello che leggo mi fa venire le lacrime agli occhi.
Grazie per aver condiviso questi pensieri...
Sembra che tu soffra di attacchi di panico. Non ti preoccupare, succede anche a me...
Pensavo di essere l’unica...
Ora so di non essere sola...
È normale essere scioccati dopo l’incidente...
Grazie per la tua sincerità...
Vedrai, andrà meglio...
Hai provato qualche tecnica di rilassamento?
Hai avuto un grande coraggio a condividere tutto questo...
Ce ne sono così tanti che mi sento avvolta in una calda coperta d’amore. Da un lato è bello sapere che gli “attacchi di panico” esistono sul serio e che non è solo la mia mente che sta impazzendo. Ci sono cose che posso fare per imparare a controllare meglio la situazione. Mi ripropongo di cercare info più tardi.
Dal piano di sotto sento la porta della camera dei miei che si apre e il morbido rumore dei passi sul pianerottolo. Sorrido mentre penso a mio padre che va a preparare la “Colazione del Sabato”. Io ed Elliot ci riferiamo sempre alla “Colazione del Sabato” con le maiuscole e le virgolette perché è un evento importantissimo. Non credo che resti una sola padella inutilizzata quando papà frigge la pancetta, tre tipi di salsicce, frittelline di patate e uova a gogò, con pomodori grigliati alle erbe come contorno e una pila dei pancake più soffici del mondo. Al solo pensiero comincia a borbottarmi lo stomaco.
Busso sul muro cinque volte, il codice per: “Sei sveglio?”. Elliot risponde immediatamente con tre colpi: “Posso venire da te?”. Rispondo con due colpi per dirgli di sì. Ora mi sento come se tutto il mio corpo sorridesse. Ogni cosa tornerà a posto. Gli attacchi di panico spariranno quando mi sarò ripresa dallo shock dell’incidente. Presto mi sentirò di nuovo normale. E nel frattempo c’è la “Colazione del Sabato” che mi aspetta!
«Le uova le vuoi in camicia o strapazzate, Elliot?» Mio padre lo guarda con impazienza. Indossa la sua solita tenuta da chef del sabato mattina: felpa grigia, pantaloni della tuta e un grembiule a righe blu e bianche.
«Strapazzate in che modo?» chiede Elliot. In qualsiasi altro contesto, questa sarebbe una domanda piuttosto stupida, ma non quando si tratta di mio padre, che è noto per la sua capacità di strapazzare le uova in circa duecento modi diversi.
«Con scipolle tagliate a dadèn sottili sottili e una spolverata di erba scipollina» risponde papà imitando l’accento francese. Parla spesso con un finto accento francese quando cucina, pensa che gli dia un tono più da chef.
«Mi dia un cinque!» dice Elliot, alzando la mano. Mio padre gli dà il cinque con un cucchiaio di legno. «Strapazzate, per favore.»
Elliot è in pigiama e vestaglia di seta con un motivo cachemire verde e bordeaux scuro. Sembra appena uscito da un vecchio film in bianco e nero. Gli manca solo la pipa. Mi verso un bicchiere di succo mentre Tom si trascina nella stanza. Un’altra prova del fatto che la “Colazione del Sabato” di papà è fantastica è che tira giù dal letto Tom prima delle nove anche durante il weekend. Che poi sia sveglio o no è un’altra storia.
«’Giorno» dice Elliot alzando un po’ la voce, per Tom.
«Mmm» grugnisce Tom, abbandonandosi sulla sedia e lasciando cadere rumorosamente la testa sul tavolo.
«Caffeina per il Signor Tom» dice Elliot, versandogli una bella tazzona di caffè nero dalla caffettiera a stantuffo.
Tom alza la testa quel tanto che basta per bere un sorsino. «Mmm» grugnisce di nuovo, con gli occhi completamente chiusi.
Dal fornello arriva un incredibile profumo di pancetta che sfrigola. Mi metto a imburrare una fetta di pane per non pensare alla fame. Credo che fra poco comincerò a sbavare sul serio.
«Buongiorno! Buongiorno!» saluta la mamma, entrando nella stanza come se fosse portata dal vento.
È l’unica davvero vestita, dato che appena avrà finito di mangiare andrà ad aprire il negozio. Come sempre ha un aspetto meraviglioso. Ha un abito senza maniche di un verde smeraldo che s’intona perfettamente coi suoi boccoli ramati. Se io mi vesto di verde, ho sempre paura di sembrare una decorazione natalizia ambulante, ma la mamma riesce a farlo con stile. Circumnaviga il tavolo, dando a ciascuno un bacio sulla testa. «Come state, in questa splendida mattina di dicembre?»
«Di umore più che magnifico, carissima» risponde Elliot con un tono più affettato che mai.
«Eccellente!» ribatte la mamma con un tono ancora più snob. Poi va da mio padre e gli dà un bacio sulla nuca. «C’è un profumo delizioso, tesoro.»
Lui si volta e l’avvolge in un abbraccio. Tutti noi giriamo lo sguardo da un’altra parte. Immagino che sia una bella cosa che i miei vadano ancora così d’accordo e che non passino ore e ore arrabbiati e senza parlarsi, come fanno i genitori di Elliot, ma a volte le loro dimostrazioni d’affetto sono un po’ imbarazzanti.
«Allora, riusciresti a dare una mano ad Andrea in negozio oggi pomeriggio?» mi domanda la mamma, sedendosi di fianco a me.
«Certo.» Mi volto verso Elliot. «Che ne dici di un giro alle Lanes stamattina?»
Gemito istantaneo di Tom. Lui odia tutto quello che ha a che fare coi vestiti e lo shopping, il che probabilmente è il motivo per cui ha addosso un’orribile maglia da calcio arancione e i pantaloni del pigiama rossi.
«Certo» risponde Elliot. Spiritualmente è di sicuro mio fratello.
«E una tappa alle macchinette da due penny al molo?» aggiungo speranzosa.
«Certo che no» risponde Elliot alzando le sopracciglia. Gli tiro il tovagliolo. Quando la mamma si alza per prendere lo sciroppo d’acero dalla credenza, Elliot mi si avvicina e sussurra: «Oddio, il tuo post di ieri sera era spettacolare. Hai visto quanti commenti?».
Annuisco e sorrido, sentendomi stupidamente orgogliosa.
«Te l’avevo detto che avrebbe fatto furore» dice Elliot compiaciuto.
«Cos’è che ha fatto furore?» chiede la mamma tornando al tavolo.
«Niente» rispondo.
«Titanic» dice Elliot.
Due ore dopo io ed Elliot siamo alla fine del molo a giocare alle macchinette in cui bisogna far cadere le monete da due penny.
«Scusa» dice Elliot alzando la voce per farsi sentire nonostante il rumore delle slot machine «ma secondo me questo stupidissimo gioco non ha senso. Proprio. Per. Niente.»
Inserisco un’altra monetina e stringo le mani l’una contro l’altra mentre osservo il cumulo di penny che si sposta in avanti. Quelli sul bordo del vassoio tremano, ma non cadono.
«Insomma, è un po’ come Myspace, no? O il porridge. Semplicemente non ha senso!»
Inserisco altri due penny e canticchio mentalmente la la la per non ascoltare Elliot che si lamenta. La verità è che adora odiare le macchinette da due penny tanto quanto io adoro giocarci. I vassoi si spostano in avanti e all’inizio sembra che abbia perso di nuovo. Poi una delle monete in bilico sul bordo cade, scatenando una valanga. Batto le mani per la gioia nel veder uscire una montagna di monetine.
«Sììì!» grido, abbracciando Elliot per dargli ancora più fastidio.
Mi guarda male, ma dal luccichio dei suoi occhi dietro gli occhi...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- Girl Online
- Un anno fa...
- Capitolo Uno. Oggi...
- Capitolo Due
- 15 dicembre. Aiuto!!
- Capitolo Tre
- Capitolo Quattro
- Capitolo Cinque
- Capitolo Sei
- Capitolo Sette
- Capitolo Otto
- 17 dicembre. Ci si può stufare della propria migliore amica?
- Capitolo Nove
- Capitolo Dieci
- Capitolo Undici
- 20 dicembre. Affrontare le proprie paure
- Capitolo Dodici
- Capitolo Tredici
- Capitolo Quattordici
- Capitolo Quindici
- Capitolo Sedici
- Capitolo Diciassette
- Capitolo Diciotto
- Capitolo Diciannove
- Capitolo Venti
- Capitolo Ventuno
- Capitolo Ventidue
- 22 dicembre. Dalla paura alla fiaba
- Capitolo Ventitré
- Capitolo Ventiquattro
- Capitolo Venticinque
- Capitolo Ventisei
- Capitolo Ventisette
- Capitolo Ventotto
- Capitolo Ventinove
- Capitolo Trenta
- 25 dicembre. Credete nell’anima gemella?
- Capitolo Trentuno
- Capitolo Trentadue
- 31 dicembre. È la gente, non il posto
- Capitolo Trentatre
- Capitolo Trentaquattro
- Capitolo Trentacinque
- 2 gennaio. FELICE ANNO NUOVO!
- Capitolo Trentasei
- Capitolo Trentasette
- Capitolo Trentotto
- Capitolo Trentanove
- Capitolo Quaranta
- Capitolo Quarantuno
- Capitolo Quarantadue
- Capitolo Quarantatré
- 4 gennaio. Da fiaba a film dell’orrore
- Capitolo Quarantaquattro
- Ringraziamenti
- Copyright