
- 208 pagine
- Italian
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eBook - ePub
La superficie di Eliane
Informazioni su questo libro
Un funzionario di una ditta di vernici è fatto oggetto di strane persecuzioni, pedinato da un'ombra, preso di mira da misteriosi nemici...Un inquietante romanzo, teso e affilato, tra il giallo e il metafisico, in cui superfici e colori costruiscono un intrigo quanto i sentimenti degli uomini, il conflitto delle ambizioni e le sfuggenti figure di donne che lo popolano.
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Informazioni
Print ISBN
9788804486299eBook ISBN
9788852061059Interrogatorio
Prima di uscire dall’ufficio fumai tre Gitanes tutte di seguito perché sapevo che Mr Ballou non sopportava il fumo. Con la mia carica di nicotina in corpo scesi in strada e mi avviai sulla Avenue de l’Opéra a passo lento e pensoso e arrivai al Caffè con qualche minuto di anticipo. Con stupore vidi che Mr Ballou-Findus era già seduto a un tavolo. Un cenno di saluto e andai a sedermi di fronte a lui. Cominciò subito a parlare senza nemmeno guardarmi negli occhi.
«Sa qual è il problema? Mi incuriosisce e preoccupa quella vecchia storia della sua relazione trafugata ad Amsterdam. Spero che non avrà niente in contrario se le farò qualche domanda.»
Ecco l’argomento dell’incontro dichiarato brutalmente in apertura, mi sono detto.
Mr Findus chiamò il cameriere con un gesto, poi si rivolse verso di me con l’aria del padrone di casa.
«Lei che cosa prende?»
«Un pomodoro» dissi al cameriere.
Mr Findus ordinò un vermouth Martini.
L’esordio aggressivo della conversazione mi aveva messo subito in allarme e sulla difensiva.
«Quella relazione trafugata» dissi «è una vecchia storia, proprio come ha detto lei. Una storia senza conseguenze, ormai dimenticata. Ne ho parlato a suo tempo al Consiglio di Amministrazione e ora non ho niente da aggiungere.»
«Ma la faccenda ha avuto un seguito di cui lei non ha parlato in Consiglio, dove l’informazione è arrivata per altra via.»
Certo, via Orthensius ho pensato. Sapevo bene a che cosa alludeva.
«Un plagio.»
«Mi dica qualcosa di Ubus Arconti.»
Mr Findus aveva preso subito un tono inquisitorio molto irritante. Mi dica qualcosa. Con quale diritto pretendeva che rispondessi alle sue domande? E poi, parlava in proprio o a nome del Consiglio di Amministrazione? Volevo evitare uno scontro e perciò mi sforzavo di dominare il mio malessere.
«Vorrei poterle dire qualcosa, ma non ne so niente, non conosco Ubus Arconti.»
«Mi scusi, non sa niente o ha scelto di non saperne niente? Qualche volta siamo proprio noi che cerchiamo di evitare, e dimenticare, le vicende imbarazzanti nelle quali ci troviamo coinvolti.»
«Ho pensato che la faccenda del plagio poteva danneggiare la mia persona, ma non la Loutrous Peintures, e perciò ho lasciato correre.»
«Così lei crede che sia irrilevante per la nostra Società che, in occasione di un Congresso internazionale, un alto dirigente si faccia derubare della sua relazione e che la stessa venga poi pubblicata sotto un altro nome? La mancanza di una sua denuncia o comunque di una sua reazione al furto e al successivo plagio, può far nascere dei sospetti. Per esempio si potrebbe pensare con malizia che è stato lei a rubare il saggio storico sulle vernici e che abbia voluto utilizzarlo come relazione in quel Congresso al quale partecipava ufficialmente a nome della nostra Società.»
Che cosa dovevo fare? Prenderlo a pugni? Mettergli le mani intorno al collo e stringere forte fino a fargli schizzare gli occhi fuori dalle orbite? Feci un respiro profondo come quando ci si immerge in apnea, poi gli risposi calmissimo.
«Capovolgere l’ordine dei fatti è uno sport al quale si dedicano anche persone insospettabili, purtroppo. Il saggio storico sulle vernici pubblicato a Chicago dopo il furto della relazione, e dopo il mio intervento a braccio sulla falsariga del testo che avevo memorizzato durante la stesura, l’ho scritto io, non Ubus Arconti.»
«E se uno non le crede? Lei sa che i tempi di pubblicazione delle riviste accademiche sono molto lunghi e perciò bisognerebbe controllare la data di consegna del testo alla rivista di Chicago. I pensieri corrono in molte direzioni in un caso controverso come questo» e Mr Findus fece un gesto con le mani in aria simulando il volo di un uccello.
Non capivo dove Mr Findus volesse arrivare con quelle brutali insinuazioni. E intanto continuava a leccarsi le labbra come un gatto davanti alla preda.
«La mia relazione sta nel computer del mio ufficio con la data nell’hard disk.»
«Immagino che avrà una data anche Ubus Arconti che quanto meno ha provveduto alla traduzione e alla pubblicazione. Non mi risulta che lei abbia fatto tradurre in inglese il suo testo e che lo abbia spedito alla rivista di Chicago.»
«E perché avrei dovuto pubblicarlo su una rivista americana, che peraltro mi era sconosciuta, quando sapevo che sarebbero usciti gli Atti del Congresso? Ho telefonato e mandato un fax alla rivista di Chicago che ha pubblicato la traduzione del mio testo, ma non hanno saputo o non hanno voluto dirmi niente sul conto di questo Ubus Arconti. Hanno ricevuto il materiale da Parigi già tradotto in inglese circa un mese dopo il mio intervento al Congresso di Amsterdam, lo hanno trovato interessante e lo hanno pubblicato. Molto pragmatici. Ho conservato il fax di risposta della “Chicago Scientific Society”, e questo è tutto.»
«Un tutto piuttosto scarso, per non dire insufficiente per chiarire questa vicenda veramente imbarazzante. Conosciamo la data di consegna alla rivista di Chicago, ma non la data, eventuale, della scrittura da parte di Ubus Arconti.»
Stavo veramente per perdere la pazienza.
«Ma si tratta di un plagio e perciò non ci può essere una data della scrittura da parte di questo mimetico Ubus Arconti. Ho lavorato più di tre mesi per mettere insieme la documentazione e scrivere il testo. Se occorre posso recuperare i cartellini della Bibliothèque Nationale dove ho fatto le ricerche.»
«Secondo Einstein le parallele a un certo punto si incontrano. Chi può dire che non ci sia stata quanto meno anche una ricerca parallela di Ubus Arconti alla Nationale o in un’altra biblioteca?»
«Se qualcuno vuole fare questo accertamento non ho niente in contrario. Io posso esibire i documenti della mia ricerca e vediamo se si trovano le tracce di quella eventuale di Ubus Arconti. Mettiamo pure che ci siano state delle ricerche parallele, ma come si spiega il risultato di due testi identici? Il testo pubblicato ripete parola per parola quello della mia relazione, perciò non ci sono dubbi, la ricerca è una sola, la scrittura è una sola e di conseguenza l’autore è uno solo. Le assicuro che l’autore sono io e non questo fantomatico Ubus Arconti.»
«È evidente che uno dei due mente, su questo non ci sono dubbi dal momento che uno dei due ha copiato il testo dell’altro. Insomma un plagio c’è stato, bisogna vedere da parte di chi.»
A questo punto ho lanciato uno sguardo terribile a Mr Findus, deciso a non farmi mettere i piedi in testa da quella crosta umana.
«Allora che cosa vogliamo fare?»
«Veramente tocca soltanto a me fare o non fare qualcosa, tocca a me ogni decisione. Portare in Consiglio tutta la faccenda e iniziare una indagine, o lasciar correre. Devo pensarci per capire se è lei che ha divorato Ubus o se è Ubus che ha divorato lei.»
Mr Findus mi guardava leccandosi ancora le labbra. Si trattava chiaramente di un ricatto, o meglio della premessa per un ricatto, perché non avevo capito che cosa Mr Findus volesse da me. Qual era insomma la posta del ricatto?
«Comunque» dissi «sia ben chiaro, io non sono un cannibale.»
«Lo spero bene» disse Mr Findus quasi sottovoce.
Un silenzio e poi arrivò una seconda stoccata.
«Poi c’è da chiarire la faccenda del piccione lungo il canale Heren davanti all’Hôtel Rembrandt.»
«Da chiarire? Ho cercato di liberare un piccione che si era impigliato con le zampe in un sacchetto nero della spazzatura. C’è qualcosa di male?»
«Poi gli ha sparato.»
«Io ho cercato soltanto di salvarlo.»
«E poi gli ha sparato.»
«Non io.»
«È stato trovato morto lungo il canale Heren, vicino all’Hôtel Rembrandt. Lo sa che in Olanda ci sono pene molto severe per chi spara ai piccioni? Lei va in giro armato, ma perché una rivoltella con il silenziatore?»
«Detesto il rumore. Comunque vado in giro armato per legittima difesa. Non per sparare ai piccioni.»
«Allora per sparare agli uomini?»
«Solo in caso di legittima difesa. I miei viaggi mi portano spesso in luoghi pericolosi, soprattutto in Oriente.»
«Non credevo che trattasse i nostri affari nei bassifondi di Hong Kong o di Pechino. In ogni caso Amsterdam non è in Oriente.»
«Infatti non ho sparato a nessuno. Per la verità non ho mai sparato a nessuno nemmeno in Oriente.»
Errore. Avrei dovuto spaventarlo, dirgli che ho la pistola facile, ma non ero in vena di provocazioni.
«Vede, io non voglio sindacare i suoi comportamenti privati, ma mi preoccupo della nostra Società che deve apparire corretta, anzi irreprensibile nei suoi rappresentanti. Siamo sotto gli occhi della concorrenza, lei lo sa meglio di me. Pensi se i nostri concorrenti venissero a sapere che lei va ai congressi con una pistola con il silenziatore in tasca e che ad Amsterdam ha preso alloggio contemporaneamente in due alberghi.»
Questa non me la aspettavo. Da chi aveva avuto queste informazioni?
«Avevo ricevuto una telefonata anonima che mi metteva in guardia da un tentativo di spionaggio industriale e speravo di incontrare all’Hôtel Rembrandt, segnalato dalla telefonata anonima, questo Ubus Arconti che poi ha rubato la mia relazione.»
«Per sparargli?»
Credo a questo punto di avere assunto un sorriso sarcastico. Si dice iena ridens? Ecco, proprio il sorriso della iena.
«Ma certo. Se incontravo Ubus a tu per tu in albergo lo avrei fatto secco. Lei avrà capito che sono assetato di sangue, una belva umana, un killer.»
Mr Findus fece una smorfia senza rispondere alla mia provocazione, poi pagò il conto e uscimmo in silenzio. Stavamo già su Place de l’Opéra sul punto di salutarci, quando Mr Findus mi gelò con una richiesta.
«Perché non cerca di rintracciare questo Ubus Arconti? Si potrebbero chiarire molte cose.»
Lo guardai incredu...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- Preambolo per mettere le mani avanti
- Sotto il cielo di Amsterdam
- Una voce amica
- La Loutrous Peintures
- Ideologia delle vernici
- Ancora lungo il canale Heren
- Spionaggio industriale
- La relazione trafugata
- Applausi
- Hôtel Rembrandt
- Da Amsterdam a Parigi
- Un soprabito rosso scuro
- La Cafeteria di Lille
- Una domanda senza risposta
- Il primo incontro
- Batman a Parigi
- Un artificio letterario
- Forniture militari
- Firmato Ubus
- Prigioniero della pioggia
- I formaggi come risorsa spirituale
- Questa faccia l’ho già vista
- Desideri sotto la pioggia
- Ballou Findus
- Interrogatorio
- I prolungamenti sensibili dell’anima
- La fuga dell’Angelo
- La sagoma di un tiro a segno
- Quante volte ho desiderato la morte di Ubus?
- Pittura terapeutica
- Cromoterapia
- I colori di Newton
- Una bugia smascherata
- Una copertina color turchese
- Ancora Mr Findus
- La politica degli involucri
- Antiruggine a colori
- Inchiodato a Roma
- Un segreto imbarazzante
- Il sospetto
- Via delle Carrozze quarto piano
- Milano o Roma?
- Il contratto
- La barba di Ubus
- Veleno mortale
- Sull’orlo dell’abisso
- Allora Eliane è italiana
- Le confidenze di Ubus
- Sempre più vicino all’abisso
- La signora di Place des Victoires
- Tradito dal cuore
- La concorrenza
- Come Kennedy
- Tutto falso
- Una casa a Roma
- Allergia
- Il delitto di rue Solferino
- Copyright