
- 266 pagine
- Italian
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eBook - ePub
Avversario Segreto
Informazioni su questo libro
L'ex ufficiale Tommy e l'infermiera Tuppence – spiantati e bisognosi di un impiego – amano l'avventura e il rischio. Grazie a una conversazione ascoltata per caso, i due giovani avventurieri si ritrovano sulle tracce di un'americana, misteriosamente scomparsa dopo aver ricevuto alcuni documenti segreti. Ma dove si nasconde quella donna? (1890-1976) è la più famosa giallista al mondo e una delle più prolifiche autrici di ogni tempo: ha al suo attivo circa ottanta opere tradotte in più di cento lingue, e oltre due miliardi di copie vendute.
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Informazioni
Print ISBN
9788804649083eBook ISBN
9788852061622CAPITOLO UNDICESIMO
Il venerdì e il sabato trascorsero senza novità . In risposta al suo biglietto, Tuppence aveva ricevuto una lettera nella quale il signor Carter si dichiarava spiacente di non poter far nulla in quella circostanza. Li aveva avvertiti che avrebbero agito a loro rischio e pericolo.
Boris Stepanov non si era più fatto vivo nell’appartamento della signora Vandermeyer, e Julius, con la sua macchina, aspettava invano. La mente di Tuppence era un mulinello di riflessioni e, se da un lato ammetteva che l’americano non aveva torto a opporsi, l’idea di rivolgersi a Sir James Peel Edgerton non l’abbandonava. Aveva anche cercato il suo indirizzo nelÂl’elenco telefonico. Era stato un avviso di pericolo quello che le aveva dato? E per quale motivo? Dopo tutto, lei aveva diritto a una spiegazione, e forse avrebbe saputo qualcosa di più sulla signora Vandermeyer, qualcosa che avrebbe potuto metterla sulle tracce di Tommy.
Comunque, valeva la pena di tentare, concluse Tuppence. La domenica sarebbe stata libera alcune ore, avrebbe visto e persuaso Julius a seguire il suo progetto, poi, insieme, avrebbero affrontato l’orso nella sua tana. Così fecero.
Furono ricevuti da un impassibile maggiordomo. Tuppence era nervosa: ci voleva una bella faccia tosta per presentarsi così, senza invito e senza avvertire. Decise di non chiedere se poteva essere ricevuta da Sir James, ma di adottare una tattica più personale.
«Ho un importante messaggio per Sir James» disse. «Volete chiedergli se possiamo vederlo per qualche minuto?»
Poco dopo il maggiordomo rientrò.
«Il signore vi riceve. Se volete accomodarvi…»
Li introdusse in una biblioteca, sul retro della casa. La sala, magnifica, aveva un’intera parete coperta di libri legali e trattati di criminologia. Comode poltrone di cuoio erano disposte attorno all’ampio camino e davanti alla finestra troneggiava una grande scrivania alla quale stava seduto il padrone di casa, che si alzò per riceverli.
«Un messaggio per me? Ah! Siete voi!» esclamò riconoscendo Tuppence. «Immagino che siate stata mandata dalla signora Vandermeyer.»
«No. Il messaggio è stato un pretesto per farci ricevere, Sir James. Oh, scusatemi! Questo è il signor Hersheimmer, Sir James.»
«Accomodatevi, prego» disse l’avvocato, indicando due sedie.
«Sono sicura che voi mi riterrete una bella sfacciata» affermò Tuppence gettandosi allo sbaraglio. «Perché, vedete, quello che devo dirvi non ha niente a che fare con voi. Voi siete una persona così importante, mentre io e Tommy non lo siamo affatto.»
«Tommy?» chiese Sir James, accennando all’americano.
«No, questo è Julius» disse Tuppence. «Sono intimidita e non so spiegarmi. Veramente, io volevo solo chiedervi cosa volevate dire l’altro giorno… Volevate mettermi in guardia contro la signora Vandermeyer, vero?»
«Mia cara signorina, se ben ricordo, volevo soltanto alludere alla possibilità di trovare altrove una sistemazione altrettanto buona.»
«Sì, lo so, ma mi è parso che voi voleste insinuare qualcos’altro. Non è così?»
«Forse.»
«Allora desidererei che vi spiegaste meglio, Sir James. Potete dirmi cosa nascondeva il vostro suggerimento?»
Davanti a quella inusitata franchezza, l’interpellato sorrise bonario.
«E se la signora di cui si parla mi querelasse per diffamazione?»
«Gli avvocati sono sempre tremendamente cauti. Ma se parlassimo chiaro, col patto che quanto diremo resterà fra noi?»
«D’accordo. Allora vi dirò che se avessi una sorella costretta a lavorare per vivere, non le permetterei di restare al servizio della signora Vandermeyer. Non è il posto adatto per una ragazza giovane e inesperta.»
«Capisco. Grazie mille. Però devo avvertirvi che non sono inesperta come forse voi credete. Sapevo benissimo con chi avevo a che fare, anzi ho preso il posto proprio per questo…» Tuppence s’interruppe notando l’espressione dell’avvocato. «Sarà forse meglio che vi racconti la storia dal principio, Sir James. Ho l’impressione che voi sappiate leggere le bugie negli occhi delle persone, e così credo che dovrò dire tutta la verità . Cosa ne pensate, voi, Julius?»
«Se siete disposta a farlo, signorina Tuppence, fuori tutto.»
«Sì, parlate» la incoraggiò l’avvocato. «Voglio sapere chi è Tommy.»
Tuppence gli raccontò le cose come stavano, dall’inizio.
«Molto interessante» affermò Sir James dopo aver ascoltato attentamente. «Gran parte di questa storia la conoscevo già , figliola, e avevo già sentito parlare di Jane Finn. Voi avete agito con molta abilità , ma non trovo giusto che questo signor Carter abbia impegolato due giovani inesperti come voi in un affare di questo genere. A proposito, cosa c’entra il signor Hersheimmer? È un punto che non mi è chiaro.»
«Io sono primo cugino di Jane» spiegò Julius.
«Ah!»
«Sir James, che cosa ne pensate della scomparsa di Tommy?» chiese Tuppence.
«Uhm!» L’avvocato si alzò e misurò il tappeto a lunghi passi. «Quando siete arrivati qui, stavo preparandomi a partire col treno della notte per la Scozia, dove mi fermerò qualche giorno a pescare. Ma ci sono vari tipi di pesca. Penso che mi fermerò più a lungo, e vedrò di prendere all’amo quel giovanotto!»
Tuppence lo guardò estatica.
«Nonostante questo, ripeto che Carter ha sbagliato dando a voi due, giovani come siete, un incarico tanto importante. Non offendetevi, signorina…»
«Cowley, Prudence Cowley. Ma gli amici mi chiamano Tuppence.»
«Ebbene, signorina Tuppence, poiché io mi considero un amico, non ve la prendete se vi giudico troppo giovane. E a proposito di Tommy, direi che la cosa si è messa male, per lui. È andato senz’altro a cacciarsi nella bocca del leone. Ma non disperate.»
«E voi ci aiuterete, Sir James? Vedete, Julius, l’avevo detto, io!» Poi si rivolse di nuovo a Sir James. «Lui non voleva che venissimo.»
«Uhm» borbottò l’avvocato. «E perché?»
«Non ritenevo opportuno disturbarvi per un affaruccio come questo» spiegò il giovanotto.
«Capisco. Ma questo affaruccio, come voi lo avete chiamato, diventerà più grosso di quanto voi e la signorina possiate immaginare. Se il vostro amico è ancora vivo, potrà darci delle informazioni importantissime. Quindi bisogna trovarlo.»
«Sì, ma come?» chiese Tuppence, angosciata.
Sir James sorrise.
«Eppure c’è una persona che voi conoscete e che con tutta probabilità conosce il luogo dove Tommy si trova, o almeno lo immagina.»
«Chi è?»
«La signora Vandermeyer.»
«La signora… Può darsi, ma non ce lo dirà mai.»
«Qui entro in scena io. Credo di essere in grado di far parlare la signora.»
«In che modo?» chiese Tuppence, gli occhi sbarrati.
«Con una semplice domanda.»
«E se non volesse parlare?»
«Credo che vorrà . Ho un sistema che non sbaglia mai. E, nel caso peggiore, si può tentare di corromperla.»
«Certo! E qui entro in scena io!» intervenne Julius. «Se necessario, potete contare su di me anche per un milione di dollari.»
Sir James si sedette e lo guardò.
«Signor Hersheimmer, è una cifra tonda, non c’è che dire!»
«Credo che servirà tutta. Quella signora non è tipo che si possa comprare con pochi soldi.»
«Per Julius sono una sciocchezza» disse Tuppence. «È pieno di soldi!»
«Capisco. In ogni modo non c’è tempo da perdere» affermò l’avvocato. «Prima ci mettiamo in moto e meglio è. La signora Vandermeyer cena fuori casa, stasera?»
«Sì, ma non farà tardi, se no avrebbe preso le chiavi» rispose Tuppence.
«Benissimo. Andrò a trovarla verso le dieci. E voi, signorina, a che ora dovete riprendere servizio?»
«Fra le nove e mezzo e le dieci, ma potrei rientrare prima.»
«Assolutamente no. Sarebbe sospetto. Rincasate dopo le nove. Io verrò alle dieci, e il signor Hersheimmer avrà la cortesia di attendere fuori, in taxi.»
«Ho comprato oggi una splendida Rolls-Royce!» esclamò il giovane con orgoglio.
«Meglio ancora. Se potrò ottenere l’indirizzo, ci andrem...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- Prologo
- Capitolo primo
- Capitolo secondo
- Capitolo terzo
- Capitolo quarto
- Capitolo quinto
- Capitolo sesto
- Capitolo settimo
- Capitolo ottavo
- Capitolo nono
- Capitolo decimo
- Capitolo undicesimo
- Capitolo dodicesimo
- Capitolo tredicesimo
- Capitolo quattordicesimo
- Capitolo quindicesimo
- Capitolo sedicesimo
- Capitolo diciassettesimo
- Capitolo diciottesimo
- Capitolo diciannovesimo
- Capitolo ventesimo
- Capitolo ventunesimo
- Capitolo ventiduesimo
- Capitolo ventitreesimo
- Capitolo ventiquattresimo
- Capitolo venticinquesimo
- Capitolo ventiseiesimo
- Capitolo ventisettesimo
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