
- 336 pagine
- Italian
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eBook - ePub
Il Santo
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Torna Piero Maironi, il personaggio di Piccolo mondo moderno, allontanatosi dal mondo in un convento di Subiaco ed entrato in fama di santità.
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Informazioni
Print ISBN
9788804264897eBook ISBN
9788852062308VII
Nel turbine del mondo
Una carrozza signorile si fermò sull’imbrunire davanti a una casa di via della Vite, in Roma. Due signore ne discesero frettolosamente e sparirono dentro la porta oscura. La carrozza partì. Due minuti dopo ne arrivò un’altra, versò due altre signore nella stessa porta e partì. In un quarto d’ora ne capitarono cinque. La porta oscura non inghiottì meno di dodici signore. La piccola via ritornò silenziosa. Trascorsa una mezz’ora, cominciarono a venire al Corso gruppi di uomini. Si fermavano davanti a quella stessa porta, leggevano il numero al lume del fanale vicino, entravano. E la porta oscura inghiottì a questo modo un’altra quarantina di persone. Gli ultimi furono due preti. Quello che guardò il numero era miope, non riusciva a decifrarlo. L’altro gli disse ridendo:
«Entra, entra, io sento puzzo di Lutero, dev’essere qui.»
E il primo entrò nelle tenebre puzzolenti. Salirono per una scala nera, sucida, su su verso l’unico lumicino a olio che ardeva al quarto piano. Quando furono al terzo, accesero dei fiammiferi per leggere i nomi sulle placche degli usci. Una voce chiamò dall’alto:
«Qui signori, qui!»
Un giovine affabile signore in abito nero di mattina discese a incontrarli, li ossequiò molto, disse che si aspettava solamente loro, li fece entrare, per un’anticamera e un andito quasi tanto oscuri quanto la scala, in una stanza grande, piena di gente, illuminata alla meglio da quattro candele e da due vecchie lucerne a olio. Il giovine signore si scusò dell’oscurità. I suoi genitori non volevano in casa né luce elettrica né gaz né petrolio. Tutti gli uomini venuti a gruppi erano raccolti lì. Tre o quattro vestivano l’abito ecclesiastico. Gli altri, meno un vecchio dalla faccia rossa e dalla barba bianca, parevano studenti. Nessuna signora. Erano tutti in piedi, eccetto il vecchio, persona di riguardo, certamente. Conversavano sottovoce. La stanza sussurrava come una grotta tutta rivoletti e gocce cadenti. Entrati i due preti, il giovine padrone di casa disse:
«Allora!...»
Le persone strette nel gruppo maggiore si scostarono a cerchio e vi apparve nel mezzo Benedetto. Un tavolino con due candele e una sedia erano preparati per lui. Pregò che si togliessero le candele. Poi gli dispiacque anche il tavolino. Si disse stanco, chiese di parlare seduto sul canapè, vicino al vecchio signore dal viso acceso e dalla barba bianca. Vestiva di nero, era pallido e magro più ancora che a Jenne. La fronte gli si era scoperta di capelli, aveva preso qualche cosa della fronte solenne di don Giuseppe Flores. E gli occhi avevano un azzurro più lucente. Molte delle facce volte avidamente a lui parevano piuttosto affascinate da quegli occhi e da quella fronte che ansiose di udire la sua parola.
Egli prese a parlare così, senza un gesto, tenendosi le mani sulle ginocchia:
«Io devo dire subito a chi parlo perché non tutti qui hanno le stesse disposizioni di anima verso Cristo e la Chiesa. Non credo di parlare ai sacerdoti presenti, credo e spero ch’essi non abbiano bisogno della parola mia. Non parlo a questo signore seduto presso a me, perché egli pure, lo so, non ne ha bisogno. Non parlo ad alcuno che sia fermo nella fede cattolica. Io parlo unicamente a quei giovani che mi hanno scritto così.»
Trasse una lettera e lesse:
«Noi siamo stati educati nella fede cattolica e, fatti uomini, abbiamo accettato con un nuovo atto di libera volontà i suoi più ardui misteri, abbiamo lavorato per essa nel campo amministrativo e sociale; ma ora un altro mistero sorge sul nostro cammino e la nostra fede tituba davanti ad esso. La Chiesa cattolica che si proclama fonte di verità, oggi contrasta la ricerca della verità quando si esercita sui fondamenti suoi, sui libri sacri, sulle formole dei dogmi, sull’asserita infallibilità sua. Questo per noi significa ch’essa non ha più fede in se stessa. La Chiesa cattolica che si proclama ministra della Vita, oggi incatena e soffoca tutto che dentro di lei vive giovanilmente, oggi puntella tutte le sue cadenti vecchiaie. Questo per noi significa morte; lontana, ma ineluttabile morte. La Chiesa cattolica che proclama di volere rinnovar tutto in Cristo, è ostile a noi che vogliamo contendere ai nemici di Cristo la direzione del progresso sociale. Questo per noi significa, insieme a molti altri fatti, avere Cristo sulle labbra e non nel cuore. La Chiesa cattolica oggi è tale e Dio vorrà che noi le obbediremo ancora? Ecco perché noi veniamo a Voi. Che dobbiamo fare? Voi che vi professate cattolico e predicate il cattolicismo e avete fama...»
Qui Benedetto troncò la lettura, dicendo:
«Seguono parole inutili.»
E riprese a parlare:
«Io rispondo a chi mi ha scritto così: — Ditemi; perché vi siete rivolti a me che mi professo cattolico? Mi credete voi forse, nella Chiesa, un superiore dei Superiori? È forse per questo che se la parola mia sarà diversa da quella che voi dite la parola della Chiesa, voi riposerete in pace sulla parola mia? Udite una figura. Pellegrini assetati si accostano a una fonte famosa. Trovano una vasca piena di acqua stagnante, ingrata al gusto. La scaturigine viva è sul fondo della vasca, non la trovano. Si volgono mesti a un cavatore di pietre che lavora in una cava vicina. Il cavatore offre loro acqua viva. Gli chiedono il nome della sorgente. «È la stessa vasca» dice. «È tutta, nel sottosuolo, una sola corrente. Chi scava, trova.» I pellegrini sitibondi siete voi, il cavatore oscuro sono io e la corrente occulta nel sottosuolo è la Verità cattolica. La vasca non è la Chiesa, la Chiesa è tutto il campo corso dalle acque vive. Voi vi siete rivolti a me per un vostro inconscio conoscere che la Chiesa non è la sola gerarchia, è la universale assemblea dei fedeli, gens sancta, che dal fondo di ogni cuore cristiano può zampillare acqua viva della sorgente stessa, della stessa Verità. Inconscio conoscere; perché se non fosse inconscio, voi non direste — la Chiesa contrasta questo — la Chiesa soffoca quello — la Chiesa invecchia — la Chiesa ha Cristo sulle labbra e non nel cuore.
«Intendetemi bene. Io non giudico la gerarchia, io riconosco e onoro l’autorità della gerarchia, io dico unicamente che la Chiesa non è la gerarchia sola. Udite un’altra similitudine. Vi ha nei pensieri di ciascun uomo una specie di gerarchia. Prendete un uomo giusto. Certe idee, certi propositi sono in lui pensieri dominanti, governano la sua vita, e sono questi: compiere il dovere religioso, il dovere morale, il dovere civile. Egli ha dei vari doveri il concetto tradizionale che gliene fu appreso. Ma poi questa gerarchia d’idee ferme con impero non è tutto l’uomo. Sotto di essa vi è in lui una moltitudine di altre idee, una moltitudine di pensieri che continuamente si muovono e si modificano per le impressioni e l’esperienza della vita. E sotto questi pensieri vi ha un’altra regione dell’anima, vi ha l’Inconscio dove facoltà occulte lavorano un lavoro occulto, dove avvengono i contatti mistici con Dio. Le idee dominanti esercitano autorità sul volere dell’uomo giusto, ma tutto l’altro mondo del suo pensiero ha pure una importanza immensa perché attinge continuamente alla Verità con l’esperienza del reale nell’esterno, con l’esperienza del Divino nell’interno, e quindi tende a rettificare le idee superiori, le idee dominanti, in quanto il loro elemento tradizionale non è adeguato al Vero; è per esse una perenne fonte di fresca vita che le rinnova, una sorgente di autorità legittima fondata sulla natura delle cose, sul valore delle idee, più che sui decreti degli uomini. La Chiesa è tutto l’uomo, non un solo gruppo d’idee eminenti e dominanti; la Chiesa è la gerarchia con i suoi concetti tradizionali ed è il laicato con il suo continuo attingere alla realtà, con il suo continuo reagire sulla tradizione; la Chiesa è la teologia ufficiale ed è il tesoro inesausto della Verità divina che reagisce sulla teologia ufficiale; la Chiesa non muore, la Chiesa non invecchia, la Chiesa ha nel cuore il Cristo vivente meglio che sulle labbra, la Chiesa è un laboratorio di verità in azione continua e Iddio comanda che voi restiate nella Chiesa, che voi operiate nella Chiesa, che voi siate, nella Chiesa, sorgenti di acqua viva.»
Uno spirito di commozione e di ammirazione agitò l’uditorio con il rumore del vento. Benedetto, ch’era venuto alzando la voce, sorse in piedi.
«Ma qual fede è la vostra» esclamò acceso «se parlate di uscire dalla Chiesa perché vi offendono certe dottrine antiquate dei suoi capi, certi decreti delle Congregazioni romane, certi indirizzi del governo di un Pontefice? Quali figli siete voi che parlate di rinnegare la madre perché veste come a voi non aggrada? È forse cambiato, per una veste, il seno materno? Quando piegati sovr’esso voi dite piangendo a Cristo le vostre infermità e Cristo vi sana, pensate voi all’autenticità di un passo di S. Giovanni, al vero autore del quarto Vangelo o ai due Isaia? Quando raccolti sovr’esso vi unite a Cristo in sacramento, vi turbano i decreti dell’Indice o del Sant’Uffizio? Quando abbandonati sovr’esso entrate nelle tenebre della morte, vi è meno dolce la pace che a voi ne spira, perché un Papa è contrario alla democrazia cristiana?
«Amici miei, voi dite: noi abbiamo riposato all’ombra di questo albero, ma ora la sua corteccia si fende, la sua corteccia si dissecca, l’albero morrà, andiamo in cerca di un’altra ombra. L’albero non morrà. Se aveste orecchi udreste il moto della corteccia nuova che si forma, che avrà il suo periodo di vita, che si fenderà, che si disseccherà alla sua volta perché un’altra corteccia le succeda. L’albero non muore, l’albero cresce.»
Benedetto sedette spossato e tacque. L’uditorio ebbe un moto e un fremito di onda verso di lui. Egli lo arrestò alzando le mani.
«Amici» riprese con voce stanca e dolce, «ascoltatemi ancora. Scribi e Farisei, anziani e principi dei sacerdoti zelanti contro le novità sono in ogni tempo e anche in quest’ora. Non ho a parlar di loro a voi, Iddio li giudicherà. Noi preghiamo per tutti coloro che non sanno quello che fanno. Ma forse nell’altro campo cattolico militante non si è senza peccato. Nell’altro campo si è inebbriati della idea di modernità. La modernità è buona ma l’eterno è migliore. Io temo che colà non si tenga l’eterno nel debito conto. Vi si attende molta salute alla Chiesa di Cristo dall’azione cattolica collettiva nel campo amministrativo e politico, azione di battaglia per la quale il Padre riceverà ingiuria dagli uomini, e non se ne attende abbastanza dalla luce delle opere buone di ciascun cristiano per la quale il Padre è glorificato. Supremo fine delle creature umane è glorificare il Padre. Ora gli uomini glorificano il Padre di coloro che hanno lo spirito di carità, di pace, di sapienza, di povertà, di purità, di fortezza, che adoperano per i fratelli le energie della vita. Uno di questi giusti che professi e pratichi il Cattolicismo è profittevole alla gloria del Padre, di Cristo e della Chiesa più di molti Congressi, di molti Circoli, di molte vittorie elettorali cattoliche.
«Ho inteso testé uno di voi mormorare: “e l’azione sociale?” L’azione sociale, amici miei, è sicuramente buona come opera di giustizia e di fraternità, ma, simili ai socialisti, certi cattolici la marchiano con il marchio delle loro opinioni religiose e politiche, rifiutano di accomunarvi gli uomini di buona volontà se non accettano quel marchio, respingono da sé il buon Samaritano e questo è abbominevole agli occhi di Dio. Improntano col marchio cattolico anche opere che sono strumenti di lucro e questo pure è abbominevole agli occhi di Dio. Predicano la giusta distribuzione della ricchezza ed è bene, ma troppo dimenticano di predicare insieme la povertà del cuore; e se lo omettono deliberatamente per ragioni di opportunità, questo è abbominevole agli occhi di Dio. Purgate l’azione vostra di questi abbominii. Chiamate alle opere particolari di giustizia e di amore tutti gli uomini di buona volontà, contenti di esserne voi gl’iniziatori. Predicate a ricchi e poveri, con la parola e con l’esempio, la povertà del cuore.»
L’uditorio ondeggiò confusamente, sospinto in parti diverse. Benedetto si raccolse un momento celando il viso fra le mani.
«Voi mi avete domandato: che fare?» diss’egli, scoprendo il viso.
Pensò ancora un poco e riprese:
«Io vedo nell’avvenire cattolici laici, zelatori di Cristo e della Verità, trovar modo di costituire unioni diverse dalle presenti. Si armeranno un giorno cavalieri dello Spirito Santo per l’associata difesa di Dio e della morale cristiana nel campo scientifico, artistico, civile, sociale, per l’associata difesa delle legittime libertà nel campo religioso, con certi particolari obblighi, non però di convivenza né di celibato, integrando l’ufficio del clero cattolico dal quale non avranno a dipendere come Ordine, ma solo come persone nella pratica individuale del Cattolicismo. Pregate che la volontà di Dio si manifesti circa quest’Opera nelle anime che la pensano; pregate ch’esse anime si spoglino lietamente della compiacenza di averla immaginata e della speranza di vederla compiuta, se Dio si rivela contrario ad essa. Se Dio si rivela favorevole, pregate che gli uomini la sappiano bene ordinare in ogni parte a gloria di Lui e a gloria della Chiesa. Amen.»
Egli aveva finito e nessuno si mosse. Tutti gli occhi lo fissavano, ansiosi, avidi di altre parole dopo le inattese ultime di tôno scuro e grande. Molti avrebbero voluto e non osarono rompere quel silenzio. Ma quando Benedetto si alzò e tutti gli si scostarono d’intorno a cerchio riverenti, si alzò pure il vecchio signore dal viso rosso e dai capelli bianchi, e disse con voce rotta dalla emozione:
«Ella riceverà oltraggi e battiture, sarà incoronato di spine e abbeverato di fiele, sarà deriso dai farisei e dai pagani, non vedrà l’avvenire che desidera, ma l’avvenire è per Lei, i discepoli dei discepoli suoi lo vedranno.»
Abbracciò Benedetto e lo baciò in fronte. Due o tre vicini batterono le mani timidamente, uno scroscio di applausi suonò nella sala. Benedetto, turbatissimo, accennò a un giovinetto biondo che lo aveva accompagnato, e questi corse a lui, proprio lucente in...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- Introduzione
- Cronologia
- Antologia critica
- Bibliografia
- Il Santo
- I. Lac d’amour
- II. Don Clemente
- III. Notte di tempeste
- IV. A fronte
- V. Il Santo
- VI. Tre lettere
- VII. Nel turbine del mondo
- VIII. Jeanne
- IX. Nel turbine di Dio
- Copyright