Railing Ohmsford, da solo a prua della Quickening, scrutava l’oscurità rischiarata dalle stelle. Erano all’ancora per la notte e la nave volante, annidata in una macchia di abeti, dondolava in maniera appena percettibile per la lieve brezza. Mezzanotte era passata da un pezzo, e Railing avrebbe dovuto riposare con gli altri, ma in quei giorni aveva difficoltà a addormentarsi e, quando ci riusciva, aveva un sonno inquieto che lo lasciava in preda a un forte senso di disagio. Preferiva stare sveglio e cercare di controllare i suoi pensieri, per quanto lugubri. Era meglio affrontare i propri demoni, combatterli e tenerli a bada.
Non era in grado di cacciarli, naturalmente. Non poteva rimandarli negli spazi vuoti dove a volte si rintanavano; anche se sempre meno di frequente, a dire il vero, in quei giorni.
Ma non importava. Lui conosceva le loro facce. Conosceva i loro nomi.
Paura. Railing temeva che non sarebbe riuscito a trovare Grianne Ohmsford e a riportarla indietro perché si misurasse di nuovo con il Signore degli Straken. Poteva essere morta o, qualora fosse ancora in vita, non farsi convincere a lasciare il rifugio in cui si era ritirata per esporsi ai pericoli dell’impresa che lui le avrebbe prospettato. E in ogni caso Grianne e le sue reazioni erano imprevedibili.
Dubbio. Era giusto intraprendere quel viaggio in mezzo al nulla per rincorrere una speranza che aveva pochissime probabilità di realizzarsi? Non sarebbe invece stato meglio andare nel Divieto in cerca di Redden, per trarlo in salvo a dispetto delle difficoltà? Il tempo passava e suo fratello era solo: poteva contare unicamente su se stesso e non sapeva se qualcuno sarebbe arrivato per aiutarlo. Il suo gemello dipendeva da lui e di sicuro si sentiva abbandonato.
Vergogna. Railing aveva ingannato i suoi compagni tenendo per sé informazioni che forse li avrebbero dissuasi dall’affrontare quella spedizione. Il re del Fiume Argento l’aveva avvertito che nulla sarebbe andato come lui immaginava, che ci sarebbero stati dei risvolti imprevisti. La creatura di Faerie gli aveva detto di tornare indietro e di recarsi nel Divieto, ma la sola prospettiva di mettere piede in quel luogo lo terrorizzava.
Si sentiva un vigliacco e un imbroglione. Consumato dai dubbi e dal rimorso, faceva sempre più fatica a non darlo a vedere agli altri. Tentava di nascondere il proprio disagio con parole e azioni mendaci, ma il senso di colpa lo stava divorando. Lo stava distruggendo.
Lasciò la prua del vascello e tornò verso poppa, muovendosi in silenzio per non disturbare chi dormiva. Alcuni erano sul ponte, avvolti nelle coltri; altri sottocoperta, distesi sulle amache. Stavano riposando tutti, a parte due Corsari che montavano la guardia. Railing vide quello a poppa, deviò per non incrociarlo e si fermò accanto alla battagliola di dritta. Si udivano gli scricchiolii delle gomene e delle sartie che si tendevano e tornavano lasche; un russare si levava dalle ombre. Railing apprezzava quella tranquillità notturna. C’era una gran pace.
Se solo lui avesse potuto beneficiarne almeno un poco!
Dalla partenza dal lago Arcobaleno erano trascorsi solo due giorni, anche se parevano venti. Quel mattino, appena svegli, avevano discusso del percorso da seguire. Nessuno di loro conosceva il territorio dei monti Charnal, a parte Skint. Neppure Farshaun e i suoi Corsari erano mai stati da quelle parti. Railing e Mirai, pur avendo viaggiato lungo la Frontiera per portare ai clienti pezzi di ricambio e materiali di recupero, non si erano mai spinti più a nord.
Railing era favorevole all’idea di risalire dal lago Arcobaleno lungo il corridoio che serpeggiava fra le montagne del Wolfsktaag e i Denti del Drago fino all’Anar superiore, per poi proseguire verso il passo di Jannisson, a est del Regno del Teschio e dei suoi pericoli, costeggiando il versante occidentale dei monti Charnal fino alla città di Anatcherae, nelle Terre del Nord. Grossomodo quello era lo stesso percorso seguito da suo nonno Penderrin quando, tanti anni prima, cercava il Tanequil. Da Anatcherae, dopo essersi riforniti, sarebbero ripartiti per la loro destinazione.
Skint però non era d’accordo.
Secondo lo gnomo avevano bisogno di una guida, qualcuno che conoscesse bene i monti Charnal e li aiutasse a raggiungere le rovine di Stridegate, dove correva voce che si trovasse il Tanequil. Pochi erano in grado di farlo, e lui non era fra questi. In realtà conosceva una sola persona all’altezza dell’impresa, un uomo sulla cui lealtà e competenza avrebbero potuto contare. Ma occorreva persuaderlo.
Si chiamava Challa Nand e risiedeva nel villaggio di Rampling Steep, nelle Terre dell’Est. Per andare da lui era necessario che la Quickening volasse a oriente dei monti Charnal e attraversasse l’Anar superiore, arrivando a Stridegate da est anziché da ovest. Se fossero riusciti a convincerlo a sposare la loro causa, Challa sarebbe stato in grado di guidarli.
Railing sapeva di poter contare sull’anello ricevuto dal re del Fiume Argento, che avrebbe indicato loro la via, ma per usarlo avrebbe dovuto parlare agli altri del suo incontro con la creatura di Faerie o mentire sul modo in cui ne era entrato in possesso. Forse per il momento era meglio tenere il segreto e riservarsi di ricorrere al talismano in caso di necessità.
Perciò aveva deciso di appoggiare la proposta di Skint, e gli altri si erano detti d’accordo, consapevoli di doversi inoltrare in un territorio poco conosciuto e dell’importanza di rischiare il meno possibile.
Adesso erano all’ancora all’estremità settentrionale della valle di Darklin Reach, non lontano dal punto in cui il fiume Rabb si biforcava a est nell’Anar superiore, ed erano diretti a Rampling Steep. Se tendeva l’orecchio, Railing poteva sentire il mormorio del fiume che scendeva dalle montagne nel suo viaggio a ovest verso le pianure, prima di confluire nel Mermidon. Era un tragitto di centinaia di miglia, e Railing si chiese se qualcuno avesse mai seguito il Rabb dalla sorgente alla foce. Immaginò che i cacciatori di pelli e i mercanti degli Gnomi o dei Nani l’avessero fatto, ma probabilmente non avevano lasciato testimonianze dei loro viaggi.
«Cosa stai facendo?»
Mirai Leah era comparsa accanto a lui. Railing non l’aveva udita arrivare, non si era reso conto della sua presenza. Si strinse nelle spalle. «Non riesco a dormire.»
«Stare qua fuori non ti aiuterà di certo. Devi concederti un po’ di riposo. Stai bene?»
Railing le lanciò un’occhiata e notò che era spettinata e che sbadigliava. «A me sembra che sia tu ad aver bisogno di riposare.»
«Lo farei se non fossi preoccupata per te. Cosa ti tormenta?»
Erano molte le possibili risposte a quella domanda, a cominciare da ciò che provava per lei e da come si sarebbe sentito se per causa sua le fosse successo qualcosa di brutto, ma Railing disse solo: «Niente. Non riuscivo a prendere sonno, tutto qua».
Mirai gli mise un braccio sulle spalle, provocandogli un brivido. «Da quanto tempo ci conosciamo?» domandò.
«Mi pare da sempre, ma in realtà da quando eravamo molto piccoli. Ricordo la prima volta in cui i tuoi genitori ti portarono da noi. Erano venuti a trovare mia madre. Non mi avevi fatto una buona impressione: eri piuttosto prepotente.»
«Non è cambiato molto, lo sono ancora. E se ti chiedo cosa ti tormenta è perché so che qualcosa c’è. Allora, di che si tratta?»
Railing si lisciò i capelli rossi e la guardò in faccia. «Il fatto di avere abbandonato Redden mi sta distruggendo. Non sopporto l’idea di non essere laggiù a cercarlo.»
«E allora perché non ci vai?»
«Perché penso che questa sia la scelta migliore.»
«Ti sei convinto che Grianne Ohmsford sia viva e che aiuterà tuo fratello?» La ragazza lo scrutò per un istante. «Ne abbiamo già discusso e non credo che sia questo a tormentarti. Sono convinta che il motivo sia un altro, qualcosa che tieni per te. Qui non hai Redden con cui confidarti, perciò forse potresti parlarne con me.»
Mirai aveva colto nel segno, e Railing pensò che quella sarebbe stata l’occasione giusta per sgravarsi del suo fardello, parlandole dell’incontro con il re del Fiume Argento. Avrebbe potuto confessarle ciò che stava combinando, ammettere che li stava manipolando. Ma non l’avrebbe mai fatto. Non voleva che Mirai lo giudicasse, voleva che lo amasse senza riserve. Come lui l’aveva sempre amata.
Tastò l’anello in fondo alla tasca delle brache. «Adesso torno a dormire. Mi spiace di averti svegliata.» Fece per allontanarsi, poi si bloccò e si girò. «Desidero che tu sappia che sto facendo del mio meglio, per quanto possibile. Se a Redden succedesse qualcosa a causa mia, non potrei sopportarlo. Ho bisogno che tu ne sia convinta. Ho bisogno che tu mi sostenga e che...» Lasciò la frase in sospeso. Non riusciva a pronunciare le parole: “Che tu mi ami”. «Buonanotte.»
«Ti sosterrò sempre, Railing» gli gridò dietro Mirai.
Senza voltarsi, Railing le rivolse un gesto di saluto e scomparve nel boccaporto della stiva.
Aveva pensato che, stanco e affranto com’era, forse sarebbe riuscito a dormire, ma dopo un breve sonno inquieto si ritrovò di nuovo con gli occhi spalancati, agitato. Per giunta era in preda a una strana sensazione che lo indusse a sgusciare fuori dalle coperte, salire la scaletta e tornare sul ponte, dove rimase a guardare dalla battagliola la campagna buia.
Là fuori c’era qualcosa. Qualcosa che lui doveva trovare.
Non era in grado di spiegare come lo sapesse né perse tempo a chiederselo. Doveva scoprire di cosa si trattava. Non poteva aspettare neanche un momento.
Raggiunse l’uomo di guardia a prua e gli disse che andava a fare due passi e che sarebbe stato prudente. Il corsaro si rese conto che non era una buona idea mettere in discussione le decisioni del capo della spedizione, però si offrì di accompagnarlo. Railing rifiutò.
Sceso dal vascello, s’incamminò da solo, nella notte, abbandonandosi a quello strano impulso, e seguì il suo istinto. Stranamente non si sentiva minacciato. Forse dopo essere sopravvissuto nelle Zanne, avere respinto gli attacchi dei Goblin con il Canto Magico e avere lottato strenuamente per non soccombere aveva dimostrato qualcosa a se stesso. In quei giorni terribili, mentre gli altri morivano intorno a lui, aveva trovato, tramite la magia, una riserva di energie e una capacità di recupero che ignorava di possedere. Aveva capito di essere più forte di quanto credesse. In precedenza il Canto Magico non era mai stato niente più di un mezzo per accrescere l’entusiasmo in ogni nuova avventura o per spingersi oltre i limiti che il buonsenso diceva di non superare. Ma dalle Zanne Railing aveva portato a casa qualcosa di diverso: la convinzione che la magia gli fornisse uno scudo e una spada da usare per proteggere se stesso e coloro che gli stavano vicino. E quella consapevolezza incrementava la sua autostima.
Perciò procedette senza paura nelle ombre della notte. Non esitò a rispondere al richiamo né pensò di tornare indietro. Ormai aveva deciso. La voce gli ricordava quella che aveva sentito due notti prima, quando aveva incontrato il re del Fiume Argento, e voleva capire a chi appartenesse. Sebbene non fosse la stessa, le somigliava, e quel fatto lo incuriosiva.
Railing.
Il suo nome, pronunciato chiaramente da una voce che a quel punto non poté non riconoscere perché l’aveva sentita tutta la vita.
Era la voce di Redden.
Railing, superato lo shock, allungò il passo e tese l’orecchio per cogliere altre parole. Era di nuovo tutto silenzioso: la voce era svanita all’improvviso, così come si era manifestata. Tuttavia lui continuava a percepire quella sorta di richiamo. S’inoltrò nei boschi e ben presto perse l’orientamento. Procedeva alla cieca, incurante della propria sicurezza; alla fine cominciò a domandarsi se si trovasse in pericolo senza rendersene conto.
Railing.
Di nuovo la voce di suo fratello.
Rallentò, preoccupato di avere passato il segno. Si era smarrito ai margini della foresta di Darklin Reach, un territorio non solo estraneo, ma anche insidioso. Sapeva di essersi allontanato dal Rabb perché non sentiva più il rumore dell’acqua. Il silenzio era profondo e pervasivo, interrotto solo dai richiami degli uccelli notturni.
Più avanti, appena visibile tra gli alberi, un luccichio argenteo attirò la sua attenzione.
Railing zigzagò nel bosco e ne uscì al limitare di un pi...