"Ti parlerò di te"
eBook - ePub

"Ti parlerò di te"

Incontro con l'uomo che vede dentro di noi

  1. 168 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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"Ti parlerò di te"

Incontro con l'uomo che vede dentro di noi

Informazioni su questo libro

Immaginate di incontrare un uomo che non avete mai visto prima; e quando quest'uomo inizia a parlare, vi racconta cose di voi che nessuno può sapere. È quello che è successo a Giovanni Benincasa quando ha conosciuto Mario Azzoni, veggente e bio-terapeuta, protagonista di questo libro sorprendente. Azzoni non è un mago: è solo un uomo capace di vedere dentro di noi, di fare una diagnosi esatta del nostro stato di salute fisico e psicologico, di descrivere impeccabilmente il nostro carattere, di leggere nel nostro passato. Come fa? "Non siamo soli, in questa stanza - vi risponderebbe lui, anche se in apparenza non c'è nessun altro - perché la morte non esiste, è solo il passaggio a un'altra dimensione". È dunque da quella dimensione che Azzoni riceve le informazioni su chi gli sta di fronte? Alla soluzione del mistero questo libro offre testimonianze, ipotesi, indizi e soprattutto le parole dello stesso Azzoni che finalmente accetta di parlare dei propri poteri rompendo un silenzio durato venticinque anni.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2015
Print ISBN
9788804510802
eBook ISBN
9788852062018

Non siamo soli in questa stanza

Congetture

A lui basta osservare la fotografia di una persona.
Ho cercato più volte, nelle sale d’attesa degli studi di Milano e di Como, di ascoltare i pazienti di Azzoni, le due assistenti, gli scettici, i semplici accompagnatori.
Durante le terapie, per esempio, anche se confuso tra duecento persone, Mario individua subito chi è «fuori dalla cura»: sa, con certezza matematica, tra migliaia di pazienti, chi non ha mai fatto la «prima visita». Soprattutto individua coloro che tentano l’impossibile.
Io mi accorgo se nel corridoio c’è una persona che accompagna soltanto, nello stesso modo io so se un mio paziente è venuto la settimana prima, quante volte è venuto o da quanto tempo manca…
Oppure, mi dice l’assistente Marisa Gallo, «alcuni fanno i furbi, ci provano e si mettono nella fila lungo il corridoio: “Lei non è un mio paziente” alza la voce Azzoni, “esca dalla fila”. Ma come fa con tutta quella gente?». E aggiunge: «Più volte poi mi è capitato di assistere a una cosa incredibile; Azzoni senza vedere comunica al paziente che l’amico che lo sta aspettando fuori è malato: “Guardi che la persona che l’accompagna non sta bene”.»
Sono molte le ipotesi che ho ascoltato, non soltanto in sala d’attesa, sul «caso Mario Azzoni». E altre volte tornerò su questo argomento. Io stesso, dopo la prima visita, confesso che fui assalito da alcuni dubbi circa la possibilità di fare una diagnosi così precisa. Nicola Piovan, un ristoratore di 70 anni, mi parla della sua esperienza: «Io pensavo fosse un mostro del computer, che di notte entrasse nei centri elettronici, che so, che avesse una rete di informatori con tutte le cartelle cliniche del mondo».
Fa sorridere, è vero, ma anch’io in un primo momento avevo pensato a una cosa simile.
È sbagliato affermare che bisogna venire da me solo se si crede. La gente lo dice, e io lo so: «È inutile andare da Azzoni se non ci credi». Io invece mi diverto molto proprio con gli scettici. Poi non è vero che non si ottengono risultati se sei diffidente. Spesso succede il contrario.
Racconta Piovan:
Io non sono un credulone. Io non mi fido, sono scettico di natura e devo toccare con mano. Ero già stato da pranoterapeuti, in passato, ma dopo la prima visita da Azzoni tornai poco tempo dopo per farne un’altra. Volevo una seconda verifica. Lui mi rispose: «Ma no, che la conosco come le mie tasche. Non butti i soldi. Lei sta bene». Sa, dopo quei dubbi che avevo, sono rimasto allibito da un fatto che non sanno nemmeno i miei figli: Azzoni vide con estrema chiarezza un pezzo di ferro che avevo alla gamba. Me lo misero nel 1951, nello stesso periodo di Fausto Coppi, e questo non ci può stare nei computer. Se c’è, forse è scritto a mano nei libroni di un vecchio ospedale. Ma la cosa più bella è che io quando vengo da lui c’ho vent’anni, fumo due pacchetti di sigarette al giorno, faccio le tre di notte…
Ho capito, ho capito.
La congettura del centro meccanografico non regge, e nemmeno quella degli informatori. Ho sentito di persone che hanno pregato in ginocchio Mario Azzoni di ricevere, per «motivi eccezionali», un amico, o un parente, nella stessa giornata. Un tempo che non gli avrebbe consentito di ottenere quelle informazioni, quei dati e quei fatti che ti elencherà tre ore dopo, con dovizia di particolari, dopo aver impegnato quei centottanta minuti a visitare gli altri pazienti.
Un’altra supposizione è quella del «sistema di rilevazione»: qualcosa come una radiografia costante, che opera con macchinari nascosti nel suo studio: microchip, telecamere e nuovissime tecnologie in grado di fornire, in tempo reale, tutte le informazioni necessarie relative al corpo del paziente seduto in sala d’attesa. Ma, più che una supposizione, sembrerebbe una fantasia.
Alcuni anni fa, durante un viaggio in Tunisia, ero stato molto male: una notte intera a reggermi alle pareti di una stanza d’albergo con la sensazione di stare dentro una nave in burrasca. Mi girava tutto, il pavimento era diventato acqua, barcollavo, cadevo, non sapevo più come uscirne. Stati di allucinazione. Mia moglie disperata, e altre complicazioni. Mi diagnosticarono una «sindrome di Ménière», dovuta forse a un po’ d’acqua entrata nell’orecchio.
Quando andai da Mario Azzoni, un mese dopo, appena entrato nella sua stanza mi disse testualmente: «Le hanno diagnosticato una sindrome di Ménière, ma non è niente di più del suo solito problema alla cervicale… Deve fare della fisioterapia…».
Le hanno diagnosticato? Un sistema di tecnologie avanzatissime non potrebbe informarlo su ciò che hanno detto altre persone. Di più, non potrebbe aver diagnosticato la prima gravidanza a mia moglie, anticipando che i figli in futuro sarebbero stati tre. Proprio durante l’ultima estate, infatti, all’esterno di un bar in Sardegna, dove non credo possa essere posizionato nessun sistema tecnologico, Azzoni ci osservava ridendo e diceva: «È arrivato il terzo, speriamo che sia femmina…».
Noi lo guardavamo sbigottiti, non potevamo crederci. Eravamo convinti che ci stesse prendendo in giro.
«Vai in quella farmacia a comprare il test di gravidanza» consigliò a mia moglie «e mi dirai.»
Aspettiamo il terzo figlio.
Anna Maria Granata, l’altra assistente dello studio, mi racconta che un giorno suo figlio stava male. Lo portò da Azzoni convinta che fosse un’appendicite. «Lo guardò al volo in corridoio, distrattamente, e disse: “Macché appendicite, è uno stiramento muscolare”.»
In corridoio, così, distrattamente.
La Granata mi fornisce un altro episodio: venne una signora disperata che aveva il marito in coma. Portò una sua fotografia, ormai dovevano staccare i fili.
«Per me suo marito è vivo» disse Azzoni. «Gli stringa la mano.» Uscì dal coma.
Anna Maria, che si occupa essenzialmente della parte amministrativa dello studio, sta chiusa in una stanza, ma ogni tanto dà il cambio a Marisa durante il traffico delle terapie, e riferita ad Azzoni si lamenta con simpatia: «Non lo vedo mai, passano giorni interi che non lo vedo».
Congetture, supposizioni? Marisa e Anna Maria ne hanno sentite tante, a volte hanno addirittura assistito a scene con pazienti che volevano sfidare Azzoni:
Anni fa una signora entrò con un paio di occhiali neri perché pensava che lui guardasse negli occhi. Era convinta di star bene, voleva solo lanciare una sfida. Solo che Azzoni con gli scettici va a nozze. Dopo una «normale» diagnosi, la donna si alzò per uscire, aveva già la mano sulla maniglia della porta, ma lui la fermò: «Lei ha un tumore all’utero e deve operarsi immediatamente».
All’inizio la signora non gli credette, si irritò anche molto, ma per scrupolo si fece accompagnare all’Istituto dei tumori, dove la operarono d’urgenza. Viene qui in studio da dodici anni.
… Ma io un malato lo guardo talmente poco quando si siede davanti a me.

Uno scienziato, un ingegnere,
uno psicanalista

Se solo ti guarda.
Scrive Oliver Sacks nell’Isola dei senza colore:
Il comune daltonismo, che deriva da un difetto delle cellule retiniche, è quasi sempre parziale, e alcune sue forme hanno un’incidenza elevata: la cecità per il rosso e il verde, ad esempio, si manifesta in un uomo su venti (è molto meno frequente nelle donne). Ma la cecità cromatica completa (detta anche acromatopsia) è di gran lunga più rara, visto che colpisce solo una persona su trenta o quarantamila. Come dev’essere il mondo, mi chiedevo, per chi nasce completamente cieco ai colori? Essendo inconsapevoli della loro privazione, forse costoro lo percepiscono non meno denso e vibrante del nostro. Potrebbero addirittura aver potenziato la propria percezione della tonalità, della tessitura, del movimento e della profondità visiva; ma allora dobbiamo pensare che essi vivano in un mondo per certi versi più intenso del nostro…
E se Mario Azzoni non vedesse i colori? Se il suo non fosse daltonismo, ma acromatopsia? Se avesse potenziato la propria percezione della tessitura… Se vivesse quindi in un mondo più «intenso» del nostro?
«Io l’ho visitato» mi risponde Cristina Airoldi, medico oculista. «Dal punto di vista medico è normale.»
Oggi la Airoldi è diventata amica di Mario, tempo fa lo ha addirittura convinto a seguirla in teatro, ad assistere a un «incontro» con Rosemary Altea, ma di questo parleremo più avanti.
«Lui vede tutto, mi creda» continua il medico. «Gli ho sottoposto vari pazienti: è di una precisione millimetrica. Lui vede il tuo mondo, chi ti sta intorno, e sta zitto.»
«Lui non ha conoscenze mediche, e questo lo sappiamo. E per quanto riguarda le sue facoltà, i suoi poteri, mi ha sempre detto: “Il buon Dio me li ha dati e me li può togliere da un momento all’altro”. Io penso che si dovrà fare come per il Quoziente di intelligenza» conclude la Airoldi. «Prima o poi bisognerà provare un Quoziente di paranormale.»
Cristina Airoldi non è il primo medico che ho incontrato. Sulle scale che portano all’Istituto di Biopsicotronica, ho visto salire persone di tutti i tipi: da religiosi a industriali, da gente dello spettacolo a politici, a magistrati, a medici, a scienziati. Una lista interminabile che continua a incrementarsi con un passaparola incessante.
Marisa e Anna Maria mi raccontano che di recente è venuto un pediatra. Non è il primo, certo, ma quel dottore ha voluto verificare il fenomeno di viale Monte Nero per un motivo che non gli dava pace: «Vengono da me molti bambini con diagnosi perfette: voglio conoscere quest’uomo, voglio fare anch’io una diagnosi». Hanno visto di tutto le due assistenti di Azzoni: «Non fa favoritismi, sono tutti uguali per lui. Quando qualcuno non ha i mezzi, e lui lo sa, non vuole una lira. E poi con i bambini è dolcissimo…».
Il dottor Giacomo Santini, psicanalista, frequenta Azzoni da parecchi anni. Sul suo caso, sul fenomeno in genere, mi ha mandato queste righe:
In questo secolo si è sviluppato un interesse sempre crescente, sia nell’ambito della psicologia e della psicoterapia che nell’ambito della neurofisiologia, per ciò che possiamo definire «l’espansione della coscienza».
Per quanto riguarda la psicoterapia osserviamo che, a partire dalla scoperta dell’inconscio e dai primi sviluppi delle tecniche ipnotiche fino allo studio di fenomeni quali il training autogeno o lo yoga, si sono grandemente ampliate le conoscenze e le competenze relative all’esplorazione degli stati di coscienza cosiddetti «modificati».
Espandere la coscienza significa, in una accezione più comune, abbattere le barriere e valicare i limiti che possono impedirci di vedere dentro il nostro mondo interiore, dentro i conflitti primari della nostra af...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. «TI PARLERÒ DI TE»
  4. Se solo ti guarda
  5. Una lunga prima visita
  6. Un bambino di nome Mario
  7. Una vampata di calore
  8. Indimenticabile Agnese
  9. Un ragazzo di nome Antonio
  10. I primi pazienti
  11. Il paese mormora
  12. Chi sei, chi sono?
  13. «Sono storie»
  14. Raffaele
  15. Il segreto
  16. Il Lombroso
  17. L’aura
  18. Una breve diagnosi vissuta con Azzoni
  19. Non siamo soli in questa stanza
  20. Postfazione. Un uomo
  21. Copyright