Vincere il panico
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Vincere il panico

  1. 144 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Informazioni su questo libro

Com'è possibile "curare" il panico? Questa è la domanda che si pongono tutte le persone che ricorrono alla psicoterapia dopo il fallimento degli psicofarmaci o che si rifiutano di ricorrere agli psicofarmaci perché non credono alla loro validità. Vincere il panico significa modificare un atteggiamento mentale ed essere disposti a rimescolare le carte della nostra vita, a ridiscutere il personaggio che siamo diventati, a non farci più ingabbiare dalle consuetudini e dai codici di un vivere sociale che non ci corrisponde più. L'attacco di panico non è altro che la spinta travolgente di questa forza sotterranea che ci richiama alla realtà, spazzando via come un'onda impetuosa i nostri castelli di sabbia, quei bastioni artificiali con cui crediamo di arginare l'inconscio. Il panico non va considerato dunque come un nemico da combattere, ma come una manifestazione della nostra parte più vitale e sana, che ci chiede di prenderci cura di noi stessi e di vivere un'esistenza in armonia con la natura profonda di ognuno di noi. Questo libro si basa sull'esperienza maturata in anni di ricerche e di training clinico nell'ambito dell'Istituto Riza di Medicina Psicosomatica. Unisce un'analisi filosofica e neurofisiologica con le storie reali di chi ce l'ha fatta e gli esercizi pratici per superare gli attacchi di panico e vincere per sempre questo disagio.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2015
Print ISBN
9788804644231
eBook ISBN
9788852063626

CONOSCERE IL PANICO. L’ENERGIA CHE TI CAMBIA LA VITA

1

IL PANICO NEL CORSO DEI SECOLI

L’attacco di panico è sempre esistito. Ancora oggi però molti non lo codificano come un disturbo specifico e i suoi sintomi, psichici e somatici, sono spesso ricondotti a fenomeni d’ansia. Tuttavia, molti lo classificano come una sindrome acuta e cronica che costituisce, insieme all’ansia e alla depressione, una delle tre maggiori cause di invalidità individuale e sociale.
Nel corso dei secoli filosofi, psicanalisti e studiosi del cervello di scuole, culture e orientamenti diversi lo hanno descritto e ne hanno cercato le cause, interpretandolo in modi differenti.
A partire dagli anni Venti del Novecento l’attacco di panico viene trattato come un disturbo psichiatrico, ma solo negli anni Sessanta e Settanta si è iniziato a studiarlo in modo sistematico. Negli anni Ottanta è stato poi riconosciuto come una categoria clinica a sé.
Qui di seguito presentiamo in sintesi alcuni spunti di riflessione – filosofici e non solo – sul panico.

DALLA DISCORDIA NASCE L’ARMONIA

Secondo Eraclito, è l’opposizione che porta accordo. Dalla discordia trae origine “l’armonia più bella”.1 Diventare consapevoli di tutto ciò che siamo è l’unica soluzione: vivere solo in funzione delle regole, di “ciò che dice la gente”, delle consuetudini, porta all’imprigionamento dell’energia vitale. Al contrario, saper accettare i contrasti, le contraddizioni e gli opposti, azzera i disagi e permette di arrivare veramente all’armonia interiore.
Attraverso contraddizioni e opposizioni si arriva alla vera armonia interiore.
Simile la visione di Aristotele, che afferma come sia necessario uno sfondo nero per far risaltare il bianco, in quanto fra i due colori vi è contrasto, tensione: il bianco e il nero sono opposti, eppure fra di loro esiste un’armonia nascosta.2
Allo stesso modo, non c’è da credere all’equilibrio di una persona che si proclama “buona e virtuosa”: se amiamo soltanto e non siamo in grado di odiare o di peccare, il nostro amore sarà privo di valore, non avrà alcuna intensità.

GUARDA IN FACCIA IL BUIO CHE È DENTRO DI TE

Nella Fenomenologia dello Spirito, Hegel affronta il tema della coscienza che attraverso contrasti e scissioni, quindi infelicità, angosce e dolore, esce dalla sua individualità e raggiunge l’universalità.
Lo spirito è forza solo quando sa guardare in faccia il negativo in ognuno di noi.
La vita bella dello Spirito non è quella che si riempie d’orrore dinanzi alla morte e si preserva integra dal disfacimento e dalla devastazione, ma è quella vita che sopporta la morte e si mantiene in essa ... Lo Spirito è questa potenza solo quando guarda in faccia il negativo e soggiorna presso di esso. Tale soggiorno è il potere magico che converte il negativo nell’essere.3
Svolgendo questa linea di pensiero, la vera forza dello spirito umano starebbe quindi nell’accettare in toto la nostra natura, la mortalità e l’istintualità, anche e soprattutto nelle situazioni in cui ci spaventa, come accade nel caso del panico.

NON “TRADIRE” LA TUA VERA NATURA

Nelle sue opere, Nietzsche fa perno su una visione organica dell’uomo, che vede cioè corpo, anima e intelletto in uno stretto rapporto di influenze e dipendenze reciproche. Compito primario di ogni individuo è la realizzazione creativa della propria indole, del proprio talento, e ogni volta che, in un qualunque modo, questo processo evolutivo e creativo si blocca, esplode l’attacco di panico, prepotente e incontenibile, come a ricordarci che stiamo “tradendo” la nostra natura, anche se fingiamo di non rendercene conto e distogliamo lo sguardo, rivolgendolo verso nuovi orizzonti a noi lontani.
L’individuo deve vivere realizzando il proprio talento creativo.
L’uomo tenta come può di sfuggire non solo al dolore, ma soprattutto al senso del dolore patito. Ponendosi sempre nuovi traguardi, cerca di dimenticare ... Si sottrae anche allo sguardo penetrante e interrogativo che lo osserva dalle profondità del suo dolore, come a voler chiedere: non ti è più facile adesso comprendere la tua esistenza?4
Ed è proprio a causa di questa fuga dal dolore che l’angoscia si trasforma in panico... Sì, l’errore più grave che l’uomo possa fare è quello di mirare a obiettivi esterni, senza accorgersi dei messaggi che l’anima gli invia attraverso i disagi. E se un disagio non viene accolto, accettato, interpretato e osservato come un messaggio, non può che arrecare cieca e inutile sofferenza. È allora che nella nostra vita fanno irruzione Pan e Dioniso, i signori del panico, portatori di quell’ebbrezza “che aleggia ovunque ci sia concepimento e nascita, e che è tanto sfrenata da potersi sempre trasformare in distruzione e morte”.5
Se il messaggio del disagio non viene capito, si produce inutile sofferenza.

SMETTI DI GIUDICARE E LA SOFFERENZA SE NE VA

Il fondatore della fenomenologia, Husserl, sostiene che sono proprio i nostri giudizi che ci ingabbiano, facendo esplodere il panico.
Invece, la sospensione del giudizio apre a un’esperienza intensa e sconcertante, nella quale le opposizioni e le scissioni vengono superate in un sentimento che è unione degli opposti.
Questa fase di sospensione del giudizio, che Husserl chiama “epoché”, è un metodo per affrontare il panico: solo quando si arriva a osservarlo e ad accoglierlo senza giudizi, senza chiedersi perché si manifesta o quale sia la sua origine, ci si mette nella condizione giusta per superarlo. Se si accetta la sofferenza, se le si va incontro, essa svanisce perché viene meno il suo nutrimento principale, che consiste proprio nel suo rifiuto.
Se accetti la sofferenza la privi di ciò che la alimenta, ed essa svanisce.

TROVA LA FORZA IN TE STESSO

Per Freud il pericolo che scatena quello che oggi definiamo “panico” è la separazione: il bambino staccato dalla madre si trova in una situazione di “impotenza”.
Si tratta in realtà di qualcosa di più radicale di una mancanza di sostegno, di non saper più da che parte girarsi per avere aiuto, dell’assenza di qualsiasi appiglio. Il bambino, senza l’appoggio della madre, non può sottrarsi alla pressione dei bisogni che lo travolgono e lo gettano in uno stato che non è improprio, per l’appunto, definire di panico. Quando, una volta adulti, percepiamo la vita come ingovernabile, incontrollabile... ecco allora che si verifica il crollo di ogni difesa e si viene investiti e travolti dal panico.
In questo senso l’attacco di panico può essere definito come lo stato d’animo di inadeguatezza che coglie l’individuo quando, venuti meno i legami affettivi con il gruppo famigliare o sociale primario, comincia a dover pensare da solo a se stesso; dovendo affrontare i “pericoli” della vita in maniera autonoma, il soggetto può essere portato a vederli più grandi di quanto non siano in realtà, e per questo viene travolto dal timore di non essere all’altezza.

È L’ENERGIA CHE TI AIUTA A RINASCERE

Per Jung l’uomo, spinto da un’eccessiva razionalità o da una tendenza a sviluppare unilateralmente la propria personalità, è portato a negare o a minimizzare il suo lato più naturale e a reprimere la sua istintualità biologica, mentendo di fatto a se stesso. L’attacco di panico può quindi essere considerato come una vera e propria porta verso ciò che Jung chiama il “Sé”, cioè verso una comprensione e un’accettazione più ampia di se stessi.
La “follia” consapevole attiva importanti forze interiori che erano dimenticate o nascoste.
La risoluzione dei casi di panico segue spesso la via di questa “follia” consapevole, con l’attivazione di parti di personalità dimenticate o nascoste, ma sicuramente vicine a noi e potentemente creative.
Ecco cosa scrive Jung:
Un “sì” incondizionato a ciò che è, senza proteste soggettive; l’accettazione delle condizioni dell’esistenza così come le vedo e le intendo; l’accettazione della mia stessa essenza, proprio come essa è ... In tal modo forgiamo un io che non si spezza quando accadono cose incomprensibili; un io che regge, che sopporta la verità, e che è capace di far fronte al mondo e al destino.6
Jung sostiene che non è fuggendo dal sintomo o cercando di metterlo a tacere attraverso i farmaci, che possiamo riuscire a risolvere il disagio. Questo non significa che chi soffre di panico debba essere condannato a stare male per tutta la vita: di fatto, però, il superamento del panico apre un varco enorme verso una rivoluzione radicale del modo di essere e di vivere.
Non serve fuggire o zittire i sintomi con i farmaci: il disagio non è risolto.

LA SCUOLA COGNITIVO-COMPORTAMENTALE

Quando la percezione della realtà è distorta

La psicoterapia cognitivo-comportamentale (Cognitive-behavioural therapy, CBT) è attualmente considerata a livello internazionale uno dei modelli più affidabili ed efficaci per la comprensione e il trattamento dell’ansia e del panico, così come attestano recenti documenti dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e dell’Istituto superiore di sanità (ISS).
Tale approccio considera la complessa relazione tra emozioni, pensieri e comportamenti, evidenziando come i problemi emotivi siano in gran parte il prodotto della rappresentazione soggettiva della realtà. Ciò significa che non sarebbero gli eventi a creare e mantenere i problemi psicologici, emotivi e di comportamento, ma questi verrebbero piuttosto influenzati dalle strutture e costruzioni “cognitive” dell’individuo, mediante le quali egli interpreta e vive il mondo (concetto già noto ai tempi del filosofo stoico Epitteto).
I problemi emotivi in gran parte derivano dalla rappresentazione soggettiva della realtà.
Perciò la psicoterapia cognitivo-comportamentale si propone di aiutare i pazienti a individuare i pensieri ricorrenti e gli schemi distorti di ragionamento e d’interpretazione della realtà, al fine di sostituirli e/o integrarli con convinzioni più funzionali.
Il terapeuta cognitivo-comportamentale aiuta il soggetto a superare la paura legata al panico attraverso tecniche mirate, esercizi di respirazione e “ginnastiche” di rilassamento. In quest’ottica rientra anche l’attività dei gruppi di auto-aiuto, che permettono di condividere il problema del panico con altri che ne soffrono o ne hanno sofferto: in questo modo i pazienti diventano protagonisti del proprio percorso verso la guarigione.

IL BUDDHISMO

“Lascia cadere” gli schemi della mente

Secondo il pensiero buddhista, per superare ansia e panico occorre “lasciar cadere” la mente, con tutto il suo bagaglio di convinzioni, di ambizioni e di reazioni.
Per il buddhismo, occorre “lasciar cadere” la mente con le sue zavorre.
Ecco una storia zen.
Un ricco mercante si recò un giorno dal Buddha. “Dimmi che cosa devo fare per ottenere la liberazione dal dolore” gli domandò offrendogli un vaso d’argento.
Il Buddha gli rispose: “Lascialo cadere”.
L’uomo lasciò cadere a terra il vaso.
Poiché il Buddha si era fatto silenzioso, il visitatore gli ripeté la domanda e, questa volta, gli offrì un piatto d’oro. “Che cosa devo fare per raggiungere la salvezza?”
“Lascialo cadere” gli rispose l’Illuminato.
Il mercante lasciò cadere a terra il piatto.
Poi, visto che non gli veniva data altra indicazione, ripeté la richiesta, porgendo il dono più prezioso che aveva: un diamante.
Il Buddha gli rispose: “Lascialo cadere”. L’uomo pensò di essere stato preso in giro.
Indignato, si alzò di scatto per andarsene. Fatto qual...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Prefazione - Quando è l’istinto che ti chiede di vivere
  4. CONOSCERE IL PANICO. L’ENERGIA CHE TI CAMBIA LA VITA
  5. GLI ESERCIZI PER VINCERE IL PANICO
  6. LE STORIE DI CHI CE L’HA FATTA
  7. Letture consigliate
  8. Copyright