L'estate dell'amore perduto
eBook - ePub

L'estate dell'amore perduto

  1. 324 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

L'estate dell'amore perduto

Informazioni su questo libro

Nell'estate del 1963 Alice Kessler e sua sorella Natalie, entrambe adolescenti, passano con i genitori un mese di vacanza in un cottage immerso nella natura nei pressi di New York. Il loro vicino di casa, Thomas Bayber, è un affascinante pittore di ventotto anni ancora sconosciuto. La giovanissima Alice, appassionata di ornitologia e affetta da una grave forma di artrite reumatoide, si innamora di lui, ma deve fare i conti con la sorella maggiore, bella e spregiudicata che, di nascosto, cerca di sedurlo, segnando la fine dei loro giorni spensierati. New York, 2007. Thomas, ora artista famosissimo, vive recluso in un cupo e fatiscente appartamento e ha smesso di dipingere da vent'anni. Quando decide di convocare Dennis Finch, suo biografo ufficiale, e Stephen Jameson, eccentrico esperto d'arte, li lascia senza parole mostrando loro un suo quadro di cui nessuno è a conoscenza e che lui vuole assolutamente vendere. Il dipinto ritrae Thomas da giovane tra Alice e Natalie Kessler colte in un'atmosfera molto disturbante. Ma questo è solo l'elemento centrale di un trittico: Dennis e Stephen dovranno ritrovare i due pannelli mancanti, e Thomas sa bene che solo le due sorelle, di cui lui ha perso le tracce molti anni prima, potranno aiutarli. I due uomini partono così alla loro ricerca, impresa che non si rivela semplice e li ossessiona ogni giorno di più, fino a quando scopriranno una verità che cambierà per sempre la vita di tutti. In questo suo splendido esordio, Tracy Guzeman dimostra di possedere il raro dono di una scrittura di grande qualità, poetica e seducente. L'estate dell'amore perduto racconta tra passato e presente la storia indimenticabile di un amore travagliato, con una protagonista che lascia il segno. Un romanzo autentico, sorprendente come un thriller, che rimane a lungo nel cuore di chi lo legge.

Domande frequenti

Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
  • Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
  • Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Entrambi i piani sono disponibili con cicli di fatturazione mensili, ogni 4 mesi o annuali.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a L'estate dell'amore perduto di Tracy Guzeman in formato PDF e/o ePub. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2015
Print ISBN
9788804635109
eBook ISBN
9788852061226

1

Agosto 1963

Alice vagava nel bosco coperto di muschio, indugiando nelle zone d’ombra. Aspettava di sentire la sua Austin-Healey sbandare e rallentare lungo la strada di servizio che separava il parco statale dalla schiera di bungalow in riva al lago, ma c’era solo il chiacchiericcio degli uccelli che echeggiava tra gli alti rami. I maschi dal piumaggio blu acceso si dispersero nelle chiome degli alberi quando Alice rispose ai loro richiami. Mentre si apriva un varco nel sottobosco, i suoi pantaloni sfioravano i ramoscelli di pino, le cui cime verdi spiccavano sotto la volta frondosa. Si era vestita per confondersi con la foresta, raccogliendo i capelli sotto un berretto con la visiera lunga e indossando abiti di colori neutri per non dare nell’occhio. Quando finalmente sentì arrivare l’auto si accovacciò dietro una macchia di betulle e si fece piccola piccola, rannicchiandosi in un lieve avvallamento coperto di felci e foglie cadute. Si appoggiò in grembo il suo quaderno di ornitologia e un libro di poesie e stette a guardare, staccando sottili riccioli di corteccia dai tronchi, mentre lui si immetteva nel parcheggio ghiaioso all’ingresso della sua proprietà.
Spense il motore ma rimase sulla decappottabile e accese una sigaretta, fumandola lentamente e tenendo gli occhi chiusi per molto tempo, al punto che Alice lo credette addormentato o magari sprofondato in una delle sue malinconiche trance. Quando si decise a scendere dall’angusto sedile anteriore, era dritto e sottile quanto i tronchi dietro di lui, e la loro massa scura e uniforme ne inghiottiva l’ombra. Alice si dimenò, sentendo il piede sinistro pizzicare e formicolare. La boscaglia sotto di lei scricchiolò appena, come sotto il peso di un piccolo animale, ma lui si voltò immediatamente verso il suo nascondiglio e fissò un punto appena sopra la sua testa mentre lei tratteneva il fiato.
«Alice» sussurrò nell’aria calda. Lei udì a malapena il sibilo della sua voce, vide a stento le labbra muoversi. Eppure era sicura che avesse pronunciato il suo nome. Avevano in comune questa cosa, loro due: erano bravi osservatori, anche se in modi diversi.
Prese un sacchetto di carta dal sedile del passeggero e con delicatezza se lo strinse al petto in un gesto quasi amorevole. Bottiglie, decise Alice, pensando al padre che aveva fatto avanti e indietro tra la macchina e il bungalow trasportando con cura gli alcolici che aveva comprato, sufficienti a coprire un mese di brindisi, bicchierini della buonanotte e cicchetti del doposbronza. “Appena vedono due turisti aumentano i prezzi, questi maledetti” aveva commentato. “Perché dovrei pagare il doppio per qualcosa che berrò una volta sola?” Nessuno l’avrebbe fregato. E così c’erano state bottiglie di vino bianco e rosso, champagne, Galliano e succo d’arancia per i Wallbanger di sua madre, e poi vodka e gin, succhi di frutta assortiti, una bottiglia di whisky di prima qualità e diverse casse di birra, il tutto trasportato con la stessa cautela che stava usando Thomas Bayber in quel momento.
Alice lo lasciò salire i pochi gradini di pietra e aspettò che la porta a zanzariera sbattesse alle sue spalle prima di muoversi, scegliendo una soffice montagnola di terra imbottita di aghi di pino. Grattò una puntura di zanzara e aprì il libro di poesie per rileggerlo. Mrs Phelan, la bibliotecaria, glielo aveva tenuto da parte appena era arrivato.
“Mary Oliver. No Voyage and Other Poems. Me lo ha spedito mia sorella da Londra. Pensavo che ti avrebbe fatto piacere essere la prima a leggerlo, Alice.” La bibliotecaria aveva sventolato distrattamente le pagine del libro, strizzando l’occhio ad Alice come se fossero due cospiratrici. “Profuma ancora di nuovo.”
Alice aveva tenuto in serbo il libro per il lago, rifiutandosi di leggere anche solo una poesia finché non avesse trovato il contesto perfetto. Quella mattina aveva portato sul pontile un asciugamano ancora umidiccio che puzzava di alghe e si era sdraiata a pancia in giù, sollevandosi sui gomiti per sfogliare il libro. La luce riflessa sulle pagine fruscianti le aveva fatto venire mal di testa, ma era rimasta dov’era, lasciando che il sole le tingesse la pelle di un rosa pallido. Aveva continuato a leggere, trattenendo il fiato dopo ogni strofa, concentrandosi sulla lingua, sul significato esatto delle parole, e rimpiangendo di poter solo immaginare il senso originario del testo, dato che non lo conosceva con certezza. Ora la pagina con la poesia No Voyage era spiegazzata, punteggiata di granelli di sabbia, con l’impronta umida del suo pollice in un angolo. “Giaccio come terra sfibrata…” Quei versi racchiudevano segreti che non poteva indovinare.
Se glielo avesse chiesto, Thomas l’avrebbe aiutata a decifrare la poesia senza ricorrere al tono indulgente che gli adulti usavano spesso, scegliendo parole vaghe e fingendosi confusi. Avevano preso l’abitudine di scambiarsi informazioni ogni volta che Alice andava a trovarlo.
Mentre dipingeva, Thomas la educava al jazz, al bebop e al ritmo esotico della bossa nova, facendole ascoltare i suoi artisti preferiti – Slim Gaillard, Rita Reys, King Pleasure e Jimmy Giuffre – e fendendo l’aria con il pennello per sottolineare determinati passaggi. In cambio Alice gli mostrava le ultime novità del suo quaderno di ornitologia – gli schizzi del gufo di palude e del fischione americano, del beccofrusone dei cedri e degli usignoli tardivi. Gli aveva spiegato che l’averla stolida, nonostante l’aspetto innocuo, uccideva la propria preda afferrandola dietro il collo e recidendo la spina dorsale per poi impalarla su un fascio di rovi o su un filo spinato e squartarla.
“Santo cielo” aveva detto lui rabbrividendo. “Sono nelle grinfie di un Vincent Price appassionato di ornitologia.”
Alice sospettava che Thomas sfruttasse le loro conversazioni per procrastinare, eppure sapeva farlo ridere descrivendo la gente in città: Tamara Philson, che dopo avere letto di un furto nel paese vicino portava con sé la sua lunga collana di perle dappertutto, perfino in spiaggia; le gemelle Sidbey, che i genitori vestivano allo stesso modo, compresi i fermacapelli e i lacci delle scarpe da tennis, tanto che per distinguerle il padre aveva tracciato un puntino viola sul lobo di una delle due. “Tu, Alice” diceva Thomas “sei il mio antidoto più efficace contro la noia.”
Alice osservò il retro della casa fra i tronchi delle betulle. Se avesse atteso troppo prima di bussare, Thomas si sarebbe potuto mettere al lavoro e avrebbe rischiato di interromperlo. I suoi modi sarebbero stati sbrigativi, le frasi concise. In quei momenti somigliava a un animale inferocito, come i gatti di casa quando Alice cercava di tirarli fuori dalla catasta di legna con la forza. Non avrebbe mai osato presentarsi da lui senza un invito. In realtà Thomas ne aveva rivolto uno generale alla sua famiglia, ma ciononostante le era sembrato meglio avvicinarlo con cautela.
“Passate a trovarmi” aveva detto quel primo giorno sul pontile comune alle due proprietà, presentandosi dopo essere sbucato dal bosco per acciuffare il cane che gli girava attorno come un forsennato. Ma non servivano presentazioni, non per lui. Sapevano esattamente chi fosse.
Il padre di Alice lo chiamava “quell’artista” con lo stesso tono che avrebbe usato per dire “quel becchino” o “quel brutale assassino”. Alice iniziava a presidiare un posto d’ascolto in cima alle scale di casa molto prima che i suoi genitori partissero per il lago, origliando le loro conversazioni.
“Myrna dice che ha talento” aveva assicurato la madre.
“Oh, allora possiamo prenderla in parola perché è una vera esperta di… Cosa fa quel tizio?” Il tono di suo padre era spesso esasperato quando c’era di mezzo la competenza di Myrna Reston in una miriade di argomenti.
“Sai benissimo cosa fa. È un pittore. Myrna dice che ha avuto una borsa di studio per la Royal Academy.”
Il padre aveva sbuffato con aria indifferente. “Un pittore. In pratica le persone lo pagano per bere gratis e fare gli occhi dolci alle loro figlie e starsene seduto su una sedia a succhiare la punta di un pennello. Bel modo per guadagnarsi da vivere.” Alice aveva immaginato che il padre stesse roteando gli occhi.
“Risparmiati il sarcasmo, Niels.”
“Non sto facendo del sarcasmo, ma non accetto che un membro della mia famiglia si metta a adulare un artista. Di problemi ne abbiamo già avuti fin troppi con…” Era seguita una pausa, i sussurri si erano fatti inudibili, e Alice aveva capito che stavano parlando di Natalie. Poi la voce del padre era esplosa di nuovo, facendola trasalire sul gradino dov’era appollaiata. “La casa è rimasta inutilizzata per tante estati, perché proprio adesso? Avrei preferito che restasse vuota…”
La madre lo aveva interrotto. “Che usino o meno la casa non è affar nostro. Ti dà fastidio solo perché adesso che c’è lui non potrai ormeggiare una delle barche sul loro lato del pontile. Non puoi avercela con quel giovanotto per questo.”
Il padre aveva espirato rumorosamente, un sospiro di sconfitta. “Però posso provarci.”
Alice, i suoi genitori e sua sorella maggiore, Natalie, erano arrivati un sabato sera di tre settimane prima, sudati e spossati, sgualciti e stravolti dal lungo viaggio. La mattina dopo, aprendo gli occhi, Alice aveva visto le valigie spalancate sul pavimento della camera, straripanti di indumenti. Finita la colazione si era messa il costume da bagno che aveva steso sulla corda del bucato e tirava come gomma contro la pelle, ancora umido dopo la tradizionale nuotata serale del giorno prima. Mentre il padre rideva sguaiatamente schizzando Alice e la madre, e quest’ultima lanciava gridolini teatrali, Natalie era rimasta a riva da sola, guardandoli nella luce fioca del crepuscolo; aveva le braccia incrociate e una violenza glaciale sul viso, un’espressione che sembrava avere fatto propria nel periodo trascorso lontano da casa. Alice non sapeva perché all’improvviso la sorella li disprezzasse tutti e tre con una tale intensità. “Perché fai la piattola?” le aveva sussurrato sul sedile posteriore durante il tragitto, scegliendo volutamente un nomignolo che Natalie le affibbiava spesso, e non ricevendo risposta le aveva dato una gomitata. “Ci resteranno male. Rovinerai tutto.”
Quando Alice era più piccola, il padre aveva realizzato una maschera rudimentale incollando aghi di sempreverdi e giunchi su un pezzo di corteccia marcia che si era staccata dal tronco di un pino come fosse pelle. L’aveva assicurata all’estremità della canoa con un robusto spago giallo, poi aveva spiegato ad Alice che i loro antenati olandesi credevano che le fate dell’acqua albergassero nelle polene delle navi per proteggere i vascelli e l’equipaggio da ogni sorta di disgrazia: tempeste, canali stretti e insidiosi, febbri e colpi di sfortuna. Kaboutermannekes, le aveva chiamate così. Se la nave si fosse incagliata o, peggio, se fosse affondata, le Kaboutermannekes avrebbero guidato le anime dei marinai verso la Terra dei Morti. Senza una fata dell’acqua a guidarla, l’anima di un marinaio si sarebbe smarrita in mare per sempre. Natalie, abbarbicata su una roccia della scogliera, non sembrava intenzionata a proteggerli da alcunché.
Quel primo mattino Alice aveva bighellonato sul pontile ascoltando i genitori vagliare tutte le cose che avrebbero potuto fare quel giorno. Non si erano mai mossi dalle sedie a sdraio, spostandosi soltanto da un fianco all’altro, con qualche grumo bianco di crema solare sulla pelle, gli occhi invisibili dietro gli occhiali scuri, le dita sempre intrecciate tranne per scambiarsi qualche pagina di giornale o per sorseggiare un Bloody Mary. Quando il cane era apparso all’improvviso sul pontile, ringhiando dal fondo della gola, la madre di Alice aveva sollevato i piedi sulla sdraio per lo spavento. Una voce brusca aveva gridato dal fondo del bosco: “Neela. Neela, vieni subito qui!”.
“Non farebbe male a una mosca, soffre solo del complesso del cane di piccola taglia, tutto qui” era stato il commento di Thomas. Alice avrebbe voluto ribattere: “Sei diverso da come mi aspettavo” ma si era morsa la lingua.
Si fermò davanti alla porta di servizio del bungalow di Thomas tenendo ben stretti il quaderno e il libro e facendo un respiro profondo mentre si scrollava i residui di sottobosco dai piedi: una macchia di pece, la polvere farinosa delle foglie secche, una chiazza di muschio giallo verdastro. Non era la prima volta che andava da lui, ma di solito i genitori sapevano esattamente dov’era e la salutavano con la mano gridando: “Non disturbare e non fermarti troppo”. In quel momento, sapendo di fare qualcosa che non avrebbe dovuto, capì cosa si provasse a essere Natalie.
La porta era dipinta di un marrone sbiadito tendente al grigio, crepata e deformata come pelle di coccodrillo, e spesse scaglie di vernice caddero a terra non appena la sfiorò. Arrotolò la manica destra della camicia, nascondendo il polsino umido che aveva lasciato penzolare nel lago mentre leggeva. Il tessuto impregnato d’acqua raffreddò una striscia di pelle, ma il resto del corpo era come in fiamme, scosso da spasmi e fremiti. Si dondolò sui talloni premendosi i libri al petto. Il pomello della porta, riscaldato da una lama di sole che filtrava tra i pini, le diede una sensazione elettrica al tocco. Lo strinse, sentendolo scottare contro il palmo della mano.
Un venticello si levò dal lago, recando con sé l’eco dei gabbiani e l’odore pungente delle false aringhe che marcivano a riva dopo il temporale della notte passata. Alice alzò gli occhi verso il dedalo d...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. L’estate dell’amore perduto
  4. 1
  5. 2
  6. 3
  7. 4
  8. 5
  9. 6
  10. 7
  11. 8
  12. 9
  13. 10
  14. 11
  15. 12
  16. 13
  17. 14
  18. 15
  19. 16
  20. EPILOGO
  21. RINGRAZIAMENTI
  22. Copyright