
- 192 pagine
- Italian
- ePUB (disponibile sull'app)
- Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub
Le tre imprese
Informazioni su questo libro
Con questo romanzo si concludono le avventure del leggendario eroe Nigel Loring che, per amore della sua sposa ritrovata, compie tre fra le sue più mirabolanti imprese.
Domande frequenti
Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
- Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
- Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a Le tre imprese di Arthur Conan Doyle, Alfredo Pitta in formato PDF e/o ePub. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.
Informazioni
Print ISBN
9788804399759eBook ISBN
9788852059643Capitolo VII
Quando cadde l’oscurità i feriti furono tratti fuori dal fossato, mentre un gruppo di arcieri rimaneva di guardia davanti al cortile del castello per impedire che la porta distrutta fosse sostituita. Nigel, mortalmente triste per lo scacco subito, per la morte di Raoul e per il pericolo in cui ancora si trovava Samkin Aylward, ritornò silenziosamente all’accampamento.
Ma le sue tribolazioni non erano finite, perché all’accampamento lo aspettava sir Robert Knolles con una lingua che sferzava più di una frusta. Chi era lui, semplice scudiero, per mettersi alla testa di un gruppo di soldati e correre a compiere un assalto che il suo capitano non gli aveva ordinato? Colpa di quelle maledette idee da cavaliere errante, colpa di una ingiustificata presunzione giovanile, se venti uomini erano morti senza che si fosse fatto un solo passo avanti! Chandos lo avrebbe saputo come si comportava il suo scudiero! E appena caduto il castello, quel galletto che voleva cantare troppo forte sarebbe stato rimandato in Inghilterra. In Bretagna ci volevano soldati, non sciocchi visionari.
Nigel ascoltava quegli amari rimproveri in silenzio; doveva riconoscere che Knolles era nel giusto, e che anche Chandos avrebbe detto le stesse cose, sebbene forse con parole meno aspre. Infine, dopo aver salutato sir Robert senza ribattere una sola parola, si allontanò di qualche passo e, gettandosi sull’erba, pianse le lacrime più amare che avesse mai versato in vita sua, singhiozzando con la faccia tra le mani. Si era battuto coraggiosamente, ma tutto era andato male. Era contuso, esausto, ferito dal fuoco; ma il dolore fisico non era nulla paragonato alla vergogna e alla tristezza che gli straziavano il cuore.
Tuttavia, qualcosa, una piccola cosa, giunse a confortarlo e a riportare un po’ di pace nel suo cuore amareggiato. Si era tolto il guanto di acciaio, e nel farlo toccò il braccialetto di filigrana d’oro che Lady Mary gli aveva messo al polso davanti alla chiesa di santa Caterina, il giorno in cui era partito; sul braccialetto era inciso il motto: “Fais ce que dois, adviegne que pourra: ainsi c’est commandé au chevalier”. “Fai quello che devi, accada quel che deve accadere: così è comandato al cavaliere” si ripeteva pensosamente. E lui aveva compiuto quello che aveva creduto il suo dovere; aveva fallito, è vero, ma tutto quello che è umano è soggetto a fallire. Se avesse preso il castello, Knolles avrebbe dimenticato la sua insubordinazione e forse lo avrebbe lodato. Eppure, nessun uomo avrebbe potuto fare più di quello che lui aveva fatto. Mary, se fosse stata presente, certo lo avrebbe approvato…
Ormai più tranquillo, a furia di pensare si addormentò; e nel sonno gli parve di vedere il viso di Mary chino su di lui, con un’espressione di orgoglio e di pietà; poi la giovane donna tese la mano e lo toccò dolcemente sulla spalla. Allora lo scudiero balzò in piedi strofinandosi gli occhi, perché, come spesso accade, la realtà si era intrecciata al sogno, e qualcuno lo aveva davvero toccato sulla spalla, qualcuno di cui si vedeva accanto l’ombra. Ma la voce di Lady Mary, il suo tocco gentile si erano improvvisamente mutati nella voce aspra e nel ruvido contatto della mano di Simon, il soldato di Norwich.
«Siete lo scudiero Loring, non è vero?» diceva Simon chinandosi verso di lui nell’oscurità.
«Sono io. Che c’è?»
«Vi ho cercato in tutto il campo, e quando ho visto il vostro cavallo legato qui, ho capito che non sarei dovuto andare lontano per cercarvi. Vorrei dirvi una parola.»
«Ti ascolto.»
«Samkin Aylward, l’arciere, è mio amico, e io amo gli amici quanto odio i nemici: sono fatto così. È anche il vostro servo e mi è parso di capire che voi pure gli siete amico.»
«E ho ragione di esserlo.»
«Allora io e voi, sir Nigel, abbiamo ragione di combattere per lui più di tutti gli altri, qui, preoccupati di prendere il castello più che di liberare i prigionieri. Non vedete che un uomo come il castellano sarebbe capace, una volta perduto il castello, di tagliare la gola ai nostri compagni, sapendo che ormai per lui, in un modo o nell’altro, non ci sarebbe pietà?»
«Hai ragione! Sul mio onore, hai ragione; non me ne ero reso conto.»
«Ero accanto a voi davanti alla seconda porta, e tuttavia, quando sembrava che stessimo per entrare, mi dicevo: “Povero Samkin! non ti rivedrò mai più”. Quel maledetto barone ha il cuore incallito, come ce l’ho anch’io, del resto; e credete che io lascerei liberi i miei prigionieri, anche se fossi costretto a farlo? No, no. Credetemi, se oggi avessimo vinto, sarebbe stata la morte per quei disgraziati.»
«Forse hai ragione, amico, e questo pensiero può attenuare il rimpianto per la nostra sconfitta. Ma se non possiamo salvare Samkin e gli altri prendendo il castello, quei poveretti sono perduti senza speranza!»
«Forse, e forse no» rispose lentamente Simon. «Se il castello venisse preso all’improvviso, senza che il castellano possa prevederlo, credo che avremmo il tempo di liberare i prigionieri.»
Nigel si avvicinò vivamente al soldato e gli mise una mano sul braccio.
«Simon» sussurrò «tu devi avere un piano in mente. Dimmi di che cosa si tratta.»
«A dire la verità, avevo pensato di parlarne a sir Robert, ma sta preparando il piano per l’assalto di domani, e forse non vorrebbe cambiarlo. Sì, è vero, ho un piano, non so dire se buono o cattivo… Ma prima voglio raccontarvi come mi è venuto in mente.»
«Parla, parla pure.»
«Stamattina, quando ero nel fossato, laggiù, ho notato uno degli uomini che stavano sulle mura del castello. Era grosso, pallido, coi capelli rossi, e una macchia rossa sul viso, di quelle che noi chiamiamo “voglie”…»
«E che c’entra questo con Samkin?»
«State a sentire e capirete. Stasera, dopo l’assalto, quando il sole era appena tramontato, sono andato con alcuni compagni presso quel piccolo fortilizio che è lassù sull’altura, per vedere se ci fosse un punto debole dal quale assalirlo. Sul muro c’erano alcuni uomini, che hanno cominciato a imprecare e a lanciarci contro sassi. Ebbene uno di loro era grosso, pallido, con i capelli rossi e una voglia sul viso. Che ne dite?»
«Dico che quell’uomo deve essere passato dal castello al fortilizio.»
«Non può essere altrimenti: non è possibile che ci siano due uomini così uguali tra loro, soprattutto con la stessa voglia sulla guancia. Però, se è andato dal castello al fortilizio, da quale parte è passato, dal momento che in mezzo c’eravamo noi?»
«Capisco che cosa vuoi dire!» lo interruppe vivamente Nigel. «Pensi che debba esserci un passaggio sotterraneo tra il castello e il fortilizio.»
«Non può essere altrimenti.»
«Quindi, se prendessimo il fortilizio, passando per il sotterraneo, prenderemmo anche il castello.»
«È possibile» annuì pensosamente Simon. «Però, anche così, sarebbe pericoloso per i prigionieri, perché non potremmo prendere il fortilizio senza che quelli del castello se ne accorgano.»
«Ma allora quale sarebbe la tua idea?»
«Se trovassimo il punto in cui passa il sotterraneo, non vedo chi e che cosa ci potrebbe impedire di scavare fino a raggiungerlo e di entrarci; allora, tanto il fortilizio che il castello sarebbero nelle nostre mani prima ancora che si accorgano della cosa.»
Nigel batté le mani con entusiasmo.
«Sul mio onore, questo sì che è un magnifico piano! Però, Simon, non vedo come potremmo sapere dove passa il sotterraneo, e quindi in quale punto scavare.»
«Laggiù ci sono contadini pronti con le zappe e con le vanghe. Con loro ci sono due miei amici, Harding di Barnstable e John il Lungo. Se voleste mettervi alla nostra testa, noi correremmo volentieri il rischio di fare questo tentativo.»
«Sì, ma dove scavare?»
«Forse troveremo» rispose enigmaticamente Simon.
Per qualche tempo Nigel rimase incerto. Che cosa avrebbe detto sir Robert se non fossero riusciti? Ma subito si fece animo: questa volta doveva riuscire, sarebbe riuscito a ogni costo o sarebbe morto; e la morte cancella tutti gli errori. Se poi fosse riuscito nell’impresa, Knolles gli avrebbe perdonato non solo la nuova insubordinazione, ma anche la prima. Così, ormai deciso, Nigel si avviò nell’oscurità, preceduto da Simon.
Fuori dall’accampamento li aspettavano i due amici di Simon, e tutti e quattro continuarono a camminare fino a che non videro come un gruppo di ombre nell’oscurità. Era una notte nuvolosa, e cadeva una pioggia sottile, che impediva di scorgere tanto il castello che il fortilizio; ma Simon si era preoccupato, prima che facesse notte, di segnare con i sassi la linea retta tra i due edifici.
«C’è André qui?» chiese Simon quando furono accanto a quelle ombre. Una voce rispose:
«Sì, sono qui.»
«Quest’uomo» spiegò Simon «era una volta ricco e onorato; ma il signore del castello lo ha spogliato di tutto e lo ha accecato, così che da molti anni vive della carità altrui.»
«Se è cieco, di quale utilità può esserci in questa impresa?» osservò Nigel.
«Appunto perché è cieco, può esserci più utile di qualsiasi altro: accade spesso che quando un uomo è privato di un senso, Dio gli rafforza gli altri. André, vedete, ha un udito così fino che riesce a sentire una talpa quando scava sottoterra, ed è qui per aiutarci a trovare il sotterraneo.»
«L’ho già trovato!» esclamò il cieco trionfante. «Ed è proprio qui: due volte, stando con l’orecchio a terra, ho sentito un suono di passi.»
«Speriamo che non vi siate sbagliato» ribatté Nigel.
Per tutta risposta il cieco alzò il bastone che teneva in mano e percosse due volte il terreno, una volta a destra e una a sinistra. Il primo colpo diede un suono sordo, l’altro rimbombò cupamente.
«Ecco» disse allora André «non sentite? Qui sotto c’è il vuoto: come volete che mi sbagli?»
«Avete ragione, amico, e in verità vi dobbiamo molto!» esclamò Nigel con gioia. «Qua, Simon, fai scavare in questo punto e il più silenziosamente possibile. Voi, André, mettete l’orecchio a terra; così potrete avvertirci se passa qualcuno.»
Così, sotto la pioggia che a poco a poco si infittiva, il piccolo gruppo si mise a lavorare silenziosamente nelle tenebre. Il cieco si era steso a terra e ascoltava; due volte fischiò leggermente per avvertire gli altri di smettere: senza dubbio qualcuno passava nel sotterraneo. In capo a un’ora si era scavato fino a raggiungere la parte esterna di quella che sembrava una grande volta di pietra. Era la prova che non si erano sbagliati, ma era anche un grave ostacolo: ci sarebbe voluto troppo tempo per praticare un’apertura togliendo una pietra, e l’impresa doveva essere finita prima dell’alba, o non sarebbe mai stata portata a compimento. Tuttavia Simon si affannò a togliere il cemento con la punta del suo coltello, e infine riuscì a staccare una pietra piccola; passando con le mani nel foro lasciato dalla pietra, divenne più facile toglierne anche altre. Quando l’apertura fu tanto ampia che una persona poteva passarci agevolmente, Nigel vi affondò la spada: non incontrò nessuna resistenza. Il passaggio segreto era aperto.
«Vorrei entrare io per primo» disse subito Nigel. «Aiutatemi a scendere.»
Simon e i suoi due amici ubbidirono e lo sostennero tendendo le braccia nella buca quanto più possibile; quando poi lo lasciarono cadere e sentirono un lieve tonfo, compresero che lo scudiero doveva essere saltato da una altezza di poche braccia. Simon stava per chiedergli se tutto fosse andato bene, quando il cieco si alzò con una esclamazione soffocata di allarme.
«Attenti!» disse. «Sento qualcuno. I passi sono ancora lontani ma si avvicinano sempre più.»
Simon si distese bocconi e tese la testa verso l’apertura per sussurrare a Nigel:
«Mi sentite, sir Nigel?»
«Ti sento, Simon. Che vuoi?»
«André dice che viene qualcuno.»
«Allora ric...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- Capitolo I
- Capitolo II
- Capitolo III
- Capitolo IV
- Capitolo V
- Capitolo VI
- Capitolo VII
- Capitolo VIII
- Capitolo IX
- Capitolo X
- Capitolo XI
- Capitolo XII
- Capitolo XIII
- Copyright