
- 252 pagine
- Italian
- ePUB (disponibile sull'app)
- Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub
Il delitto alla rovescia
Informazioni su questo libro
Nella stanza ermeticamente chiusa dall'interno di un grande hotel viene trovato il cadavere di uno sconosciuto. L'uomo, morto con la testa fracassata da un pesante attizzatoio, non può certo essersi suicidato. E non è l'unico enigma da risolvere: sul corpo infatti gli abiti sono infilati alla rovescia, così come sono rovesciati tutti gli elementi dell'arredamento, dai quadri al mobilio… Perché?
Domande frequenti
Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
- Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
- Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a Il delitto alla rovescia di Ellery Queen, Gianni Montanari in formato PDF e/o ePub. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.
Informazioni
Print ISBN
9788804672609eBook ISBN
97888520617691
L’idillio della signorina Diversey
La signorina Diversey fuggì dallo studio del professor Kirk inseguita da una serie di ringhianti e roventi brontolii più adatti a un orco. Rimase immobile nel corridoio accanto alla porta del vecchio filologo, con le guance di un rosso bruciante e una mano premuta sul davanti inamidato della divisa. Udiva l’irascibile ultrasettantenne aggirarsi furente per lo studio sulla sua sedia a rotelle come una tartaruga delle Galápagos, invocando sul suo capo sormontato dalla bianca cuffietta anatemi borbottati in una fantastica mescolanza di aramaico, greco classico, francese e inglese.
“Quel vecchio fossile” pensò fieramente la signorina Diversey. “È… è come vivere con un’enciclopedia umana!”
Da dietro la porta il professore tuonò belluino: «E non torni più, capito?». Tuonò altre cose, sempre facendo uso di quel misto di strane lingue che riempivano il suo cervello di studioso, e se la signorina Diversey avesse posseduto i dubbi vantaggi di una cultura superiore si sarebbe sentita senz’altro oltremodo offesa. «Oh, e basta!» ribatté con tono deciso e aria di sfida, fissando con sguardo corrucciato la porta. Non vi fu risposta; o almeno, nessuna risposta soddisfacente. Non si poteva replicare nulla, pensò lei costernata, a una risatina spettrale e al tonfo di un libro polveroso scavato fuori da qualche tomba. Il professore era davvero il più esasperante vecchio… Arrivò quasi al punto di dirlo ad alta voce. Ma il suo buon senso ebbe la meglio e la indusse a richiudere con piglio severo le labbra. Che si vestisse pure da solo, se voleva. E poi, a lei non era mai piaciuto vestire le persone anziane… Per un attimo se ne restò là incerta: poi, sempre rossa in viso, scese lungo il corridoio con l’andatura decisa e misurata dell’infermiera professionista.
Il ventunesimo piano dell’Hotel Chancellor era invaso come sempre, in base a una regola inflessibile, dalla pace silenziosa di un chiostro conventuale. Quella tranquillità placò l’animo agitato della signorina Diversey. C’erano due soli lati positivi, pensò, nel fare da infermiera a un decrepito e maligno vecchiaccio afflitto – questa almeno era una dimostrazione della giustizia divina! – dalla gotta e da reumatismi cronici. Il primo era il cospicuo salario che il giovane Donald Kirk le pagava per le difficili cure da prestare al padre e il secondo era il fatto che l’intero ménage Kirk aveva come sede un rispettabile albergo nel cuore di New York. L’aspetto finanziario e quello geografico, rifletté lei con morbosa soddisfazione, compensavano molti svantaggi. Macy, Gimbel e gli altri grandi magazzini erano a soli pochi minuti di distanza, i cinema, i teatri e ogni altro genere di locali eccitanti erano in pratica sulla soglia di casa… Sì, lei avrebbe tenuto duro. Quella vita era difficile, ma aveva i suoi vantaggi.
Certo che a volte era parecchio dura. Dio solo sapeva quanti capricci e quante lamentele di persone oltremodo sgradevoli lei aveva dovuto sorbirsi fino ad allora, e il vecchio professor Kirk era davvero incontentabile. Sia pure in qualche rara occasione, gli esseri umani sanno anche essere cortesi e dispensare un “grazie” o un “per favore”… ma non il vecchio Belzebù. Un autentico tiranno, se mai ne era esistito uno. Sapeva lanciare occhiate che mettevano i brividi, e i suoi capelli gli stavano ritti sulla testa come se cercassero di starne quanto più lontani possibile. Non voleva nemmeno mangiare quando gli si diceva di farlo. Rifiutava i massaggi e lanciava ovunque le sue scarpe. Quando il dottor Angini gli ordinava di non camminare, zampettava incerto per l’appartamento, e rifiutava perfino di piegare il busto quando il dottore gli raccomandava di fare un po’ di esercizio fisico. L’unica cosa buona che si poteva dire di lui era che, quando il suo vecchio naso paonazzo se ne stava sepolto tra le pagine di un libro, lui restava tranquillo.
E poi c’era Marcella. Marcella! Un bel tipo di donnina, senza dubbio; nel giro di cinquant’anni sarebbe diventata la controparte femminile del padre. Oh, certo anche lei doveva avere i suoi lati positivi, rifletté corrucciata la signorina Diversey. Ma anche i criminali li avevano, no? Tutto sommato, forse i lati positivi facevano fatica a emergere… ma la signorina Diversey, che possedeva uno spiccato senso della giustizia, era convinta che in lei dovesse pure esserci qualcosa di buono. Soprattutto poiché quel simpatico e alto signor Macgowan, con quelle sue guance rosee, sembrava pazzo di lei. Bella gente ci voleva per riempire il mondo! Tuttavia, era certa che se il signor Macgowan non fosse stato in partenza un intimo amico del giovane signor Kirk, non vi sarebbe stata nessuna possibilità di un fidanzamento fra lui e la sorella minore del signor Donald. Ecco cosa succedeva ad avere un fratello e una barca di soldi, pensò cupa. Bastava uscire a caccia e accalappiare la preda migliore – la signorina Diversey leggeva con occhio critico i pettegolezzi mondani – nel vortice della buona società. Be’, forse dopo il loro matrimonio lui se ne sarebbe accorto. Di solito succedeva così, pensò l’infermiera, che insieme ad altre ammirevoli qualità possedeva una buona dose di cinismo. Che cosa non avrebbe potuto raccontare su quella gente del bel mondo!… Quanto a Donald Kirk, a modo suo era una persona a posto; ma il suo modo di essere non coincideva con quello della signorina Diversey. Donald era uno snob. Ovvero, trattava le persone come lei con una certa tolleranza assente e divertita.
A quanto pareva, rifletté la signorina Diversey procedendo cupa lungo il corridoio, il modo migliore per seppellire la femminilità di una donna era quello di farla diventare un’infermiera qualificata. Eccola, lì, a trentadue anni… no, doveva essere onesta con se stessa e ammettere che era più vicina ai trentatré… e quali erano le sue prospettive? O meglio, le sue prospettive romantiche? Nulla, nient’altro che il nulla. Gli uomini che incontrava nello svolgimento della sua professione erano generalmente di due tipi, pensò amara: quelli che non le prestavano attenzione per nulla, e quelli che ne prestavano anche troppa. Nella prima categoria rientravano i medici e i parenti maschi dei suoi ricchi pazienti; nella seconda figuravano i giovani medici interni e i dipendenti maschi dei pazienti. La prima categoria non la riconosceva per nulla come una donna, ma come una semplice macchina; Donald Kirk apparteneva a quella categoria. Il secondo genere di persone avrebbe voluto… be’, farla a pezzi con le loro dita ansiose per vedere cos’era a farle battere il cuore. Come quel piccolo e strisciante Hubbell, pensò con un leggero arricciamento di labbra… il maggiordomo del signor Kirk, nonché suo cameriere personale e chissà che altro. Quando era nel pieno delle sue facoltà e del suo personaggio sapeva essere l’immagine stessa dell’umanità e della rettitudine, ma nonostante questo lei si era trovata costretta a schiaffeggiare su quel suo viso molliccio solo quella stessa mattina. I pazienti, naturalmente, non contavano. Non si potevano certo fare gli occhi dolci a una persona quando le si portava un orinale o cose del genere. Però, con il signor Osborne era diverso…
Un’ombra di dolcezza attenuò il granito nei lineamenti della signorina Diversey, portando con sé quasi un sorriso sbarazzino. I pensieri sul signor Osborne erano invariabilmente – inutile negarlo – piacevoli. In primo luogo, quello era un autentico gentiluomo; niente scherzi da bassa forza come con Hubbell da parte sua. Ora che lei ci pensava, il signor Osborne apparteneva a una terza categoria, a una classe tutta a sé stante. Non era ricco, e tuttavia non era un domestico. In qualità di segretario privato del signor Kirk era una via di mezzo. Un po’ come una persona di famiglia e al tempo stesso non proprio… in quanto anche lui percepiva un salario, come la signorina Diversey. Questo lo rendeva già più accettabile agli occhi di lei… al punto da indurla a chiedersi se per caso lei non avesse già valicato un confine di proprietà privata diverse settimane prima, dopo aver appena conosciuto il signor Osborne. A quel ricordo arrossì. Come mai la conversazione si era spostata intorno al matrimonio? Oh, nulla di personale, certo; lei aveva semplicemente detto che non avrebbe mai sposato un uomo incapace di garantirle un buon tenore di vita. Questo proprio no. Aveva già visto anche troppi matrimoni rovinati a causa del denaro; o meglio, dalla mancanza di denaro. E il signor Osborne era sembrato infastidito, come se le sue parole lo avessero ferito; ora, cosa poteva significare questo? Certo lui non credeva che…
La signorina Diversey richiamò severamente all’ordine i propri pensieri. I suoi passi l’avevano portata dinanzi a un uscio sul lato opposto del corridoio. Era l’ultima porta lungo la parete, quella più vicina all’altro corridoio che conduceva dagli ascensori all’appartamento dei Kirk. Una porta ordinaria, senza nulla che la distinguesse dalle sue più umili consorelle, eppure la sua vista provocò un lieve rossore alla signorina Diversey, un rossore del tutto diverso da quello provocato poco prima dalle veementi imprecazioni del professor Kirk. Saggiò la maniglia e questa cedette.
Non sarebbe stato male dare una sbirciatina all’interno, pensò la signorina Diversey. Se nell’anticamera ci fosse stato qualcuno, questo avrebbe significato che lui… che il signor Osborne era probabilmente molto impegnato. Se invece l’anticamera fosse stata vuota, certo non ci sarebbe stato alcun male a… viste le circostanze… Quel vecchio fossile non poteva parlare in quel modo! In fondo lei era un essere umano, oppure no?
Socchiuse la porta. L’anticamera era deserta, felice circostanza. Di fronte a lei c’era la sola altra porta della stanzetta, ed era chiusa. Sull’altro lato c’era… La signorina Diversey sospirò e fece per richiudere l’uscio. Ma poi si illuminò in volto e decise di entrare. Un vassoio di frutta fresca sul tavolino da lettura tra le due finestre era un’immagine troppo attraente. Davvero gentile da parte del signor Osborne quella piccola attenzione per i visitatori, anche se estranei; Dio solo sapeva in quanti erano a venirlo a trovare, aspettando il loro turno in quella saletta dai graziosi mobili inglesi in legno di quercia, con lampade, libri, il tappeto, i fiori e tutto il resto.
Sbirciò tra i frutti, cercando di decidere. Forse una pera? Probabilmente provenivano da una serra, però. E poi no, mancava troppo poco alla cena. Una mela, magari?… Ah, i mandarini! Erano i suoi preferiti. Migliori delle arance, perché più facili da sbucciare, e poi gli spicchi si staccavano così facilmente!
Sbucciò un mandarino con la meticolosa rapidità di uno scoiattolo e masticò gli spicchi dolci e succosi, depositando i semi sul palmo di una mano.
Quando ebbe finito si guardò intorno, decise che la stanzetta e il tavolino erano troppo ordinati e puliti per essere sporcati con le bucce e i semi, e allegramente gettò quella manciata di resti da una delle finestre nel cortiletto formato dall’ala sporgente dell’edificio quattro piani più in basso. Ripassando accanto al tavolino, esitò. Un altro? C’erano ancora due succosi e attraenti mandarini nel vassoio… Ma scosse severamente la testa e uscì dall’anticamera, richiudendosi la porta alle spalle.
Sentendosi un po’ meglio, voltò a destra e imboccò il corridoio principale. Che fare, ora? Se fosse ritornata dal professore, quel vecchio bisbetico l’avrebbe risbattuta fuori, e lei non se la sentiva di rinchiudersi nella propria stanza… Il suo viso si illuminò di nuovo. In fondo al corridoio, di fronte alla porta dell’ascensore, c’era una robusta signora di mezz’età vestita di nero e con i capelli grigi, seduta a un tavolino. Era la signora Shane, l’impiegata dell’albergo di servizio al ventunesimo piano.
Superando una porta alla sua destra, la signorina Diversey chiuse gli occhi; quella porta dava – arrossì di nuovo – nell’ufficio di Donald Kirk, l’ufficio che comunicava con l’anticamera. Era in questo ufficio che quel simpatico signor Osborne… sospirò e passò oltre.
«Salve, signora Shane» disse allegramente al massiccio donnone. «Come va oggi la sua schiena?»
L’altra donna sogghignò. Dopo aver sbirciato prudentemente su e giù per il corridoio, e sempre tenendo sotto controllo con la coda dell’occhio l’ascensore, disse: «Oh, signorina Diversey! È un bel po’ che non la vedo in giro. Quel vecchio briccone le dà tanto da fare».
«Che il diavolo se lo porti» disse la signorina Diversey senza rancore. «È davvero un uomo impossibile, signora Shane. Proprio adesso mi ha cacciata dalla sua camera. Pensi un po’!» La signora Shane ridacchiò con una smorfia inorridita. «Il socio del signor Kirk è tornato dall’Europa o da chissà dove proprio oggi, sarebbe il signor Berne, e così il signor Kirk ha organizzato una cena di gala per lui. Naturalmente, anche il professore deve andarci. Però cosa crede che abbia fatto? Deve vestirsi per la cena, ma…»
«Vestirsi?» ripeté la signora Shane con uno sguardo vacuo. «È forse nudo?»
La signorina Diversey rise. «Sto parlando del frac e del resto. Insomma, lui non può vestirsi da solo. Riesce a malapena a reggersi in piedi, con le articolazioni tutte deformate dai reumatismi, e ormai ha settantacinque anni! E invece cosa crede che abbia fatto? Ha detto che non voleva essere vestito da me, e mi ha cacciata fuori!»
«Posso immaginarmelo» disse la signora Shane. «Gli uomini sono strani a questo proposito. Ricordo che una volta il mio Danny – riposi in pace – aveva avuto un brutto attacco di lombaggine e io ho dovuto…» Si interruppe di colpo e si irrigidì mentre l’ascensore scaricava un passeggero. La signora appena apparsa, comunque, non era interessata a scoprire possibili negligenze da parte del personale dell’albergo. Passando accanto al tavolo per risalire il corridoio verso l’altra porta del piano, lasciò dietro di sé un debole odore di alcol. «L’ha vista, quella?» sibilò la signora Sh...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- Il delitto alla rovescia
- Prefazione
- 1. L’idillio della signorina Diversey
- 2. Strano interludio
- 3. Il delitto alla rovescia
- 4. Il signor Nessun di Nonsodove
- 5. Arance e congetture
- 6. Cena per otto
- 7. Il mandarino
- 8. Il paese alla rovescia
- 9. L’errore di Foochow
- 10. Lo strano ladro
- 11. Le incognite
- 12. Un dono prezioso
- 13. Incontro in camera da letto
- 14. L’uomo di Parigi
- 15. La trappola
- Sfida al lettore
- 16. L’esperimento
- 17. Uno sguardo all’indietro
- Copyright