Destinazione ignota
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Destinazione ignota

  1. 168 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Destinazione ignota

Informazioni su questo libro

Destinazione ignota Hilary Craven ha perso tutto: il marito l'ha lasciata per un'altra donna e la figlia è morta improvvisamente per un attacco di meningite. La donna è sul punto di farla finita, quando le giunge un'insolita proposta. Sarebbe disposta a compiere una missione estremamente rischiosa per il suo Paese? Hilary non ha più niente da perdere, e accetta. Si trova così catapultata nel mondo dello spionaggio, sulle tracce di un'organizzazione che ha a che fare con la scomparsa di numerosi scienziati. Grazie alla sua somiglianza con la moglie dell'ultimo studioso rapito, Hilary ne prende il posto e parte per il cuore del Marocco: comincia così un'avventura che potrebbe dare un nuovo senso alla sua esistenza.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2015
Print ISBN
9788804521853
eBook ISBN
9788852063527

I

L’uomo seduto alla scrivania spostò sulla destra un pesante fermacarte. Il suo viso, più che assorto o preoccupato, si poteva dire privo di espressione. Era pallido come lo sono in genere coloro che vivono gran parte della giornata in un ambiente chiuso, sotto la luce artificiale, e il fatto che per raggiungere il suo ufficio bisognasse attraversare lunghi, tortuosi corridoi sotterranei sembrava stranamente appropriato a lui. Indovinarne l’età sarebbe stato difficile. Non sembrava né vecchio né giovane. Aveva il viso liscio, senza rughe, e dagli occhi traspariva una grande stanchezza.
L’altro uomo nella stanza era più anziano, bruno di carnagione, con baffetti militareschi. I suoi modi testimoniavano un’energia nervosa, vigilante. Incapace di restare seduto, camminava avanti e indietro, commentando di quando in quando eccitato.
«Rapporti!» disse in tono concitato. «Rapporti, rapporti e ancora rapporti. Nessuno della minima utilità!»
L’uomo alla scrivania gettò uno sguardo sulle carte che aveva davanti. Sopra il mucchio c’era un foglio intestato: Betterton, Thomas Charles. Il nome era seguito da un punto interrogativo. Annuendo pensoso, l’uomo chiese:
«Davvero non c’è niente di buono in questi rapporti?»
L’altro si strinse nelle spalle. «Come si fa a dirlo?»
L’uomo dietro la scrivania sospirò.
«Già, questo è il problema. Come si fa a dirlo?»
L’uomo più anziano riprese, rapido come una mitragliatrice:
«Rapporti da Roma, rapporti dalla Turenna. È stato riconosciuto in Riviera; segnalato ad Anversa; sicuramente identificato a Oslo; visto con certezza a Biarritz; individuato a Strasburgo mentre si comportava in modo sospetto; incontrato sulla spiaggia di Ostenda con una bionda appariscente; notato a passeggio con un levriero per le strade di Bruxelles! Ancora non è stato visto in uno zoo nell’atto di abbracciare una zebra, ma non oserei affermare che questo non accadrà!»
«Lei non si è fatto alcuna idea, Wharton? Io speravo nel rapporto da Anversa. Purtroppo è stato una delusione. Per ora, naturalmente…» L’uomo giovane smise di parlare e sembrò entrare in uno stato di trance. Di lì a poco ne uscì e disse in modo enigmatico: «Sì, è probabile… e tuttavia mi chiedo…».
Il colonnello Wharton si sedette di scatto sul bracciolo di una poltrona.
«Eppure dobbiamo trovare il modo» proruppe «di spezzare il cerchio di tutti questi come e dove e perché! Non possiamo perdere uno scienziato al mese e non avere idea di come, dove e perché spariscano. È dove pensiamo noi, o no? Abbiamo sempre considerato valida questa ipotesi, ma ora non ne sono più tanto sicuro. Ha letto le ultime relazioni dall’America sul conto di Betterton?»
L’uomo alla scrivania annuì.
«Sì, le solite tendenze sinistroidi in anni in cui tutti le dichiaravano. Nulla di duraturo, per quanto è stato possibile appurare. Prima della guerra fece parecchie cose, ma nulla di particolarmente rilevante. Divenne assistente di Mannheim dopo la fuga di quest’ultimo dalla Germania, e in seguito ne sposò la figlia. Dopo la morte dello studioso continuò gli studi di ricerca da solo e ottenne risultati brillanti. Con la scoperta della Fissione ZE divenne celebre all’improvviso. La scoperta era di grande importanza e assolutamente rivoluzionaria, e portò Betterton ai vertici della fama. Aveva una splendida carriera davanti a sé, ma la morte della moglie, avvenuta poco dopo il matrimonio, lo sconvolse. Venne in Inghilterra. Da un anno e mezzo si trovava a Harwell. Sei mesi fa si è risposato.»
«Niente di interessante a questo proposito?» chiese Wharton in tono aspro.
L’altro scosse la testa.
«Non si è scoperto nulla. Lei è figlia di un avvocato del luogo e prima di sposarsi lavorava come dattilografa in un’agenzia di assicurazioni.»
«Fissione ZE» disse cupo il colonnello Wharton. «Cosa vogliano dire tutti questi termini non sono mai riuscito a capirlo. Io sono all’antica. Del resto non sono mai riuscito neppure a raffigurarmi una molecola e ora c’è chi è addirittura sul punto di disintegrare l’universo. Bombe atomiche, Fissione nucleare, Fissione ZE. A Harwell cosa si dice di Betterton?»
«Un tipo simpatico. Quanto al lavoro, nulla di saliente o sensazionale. Variazioni sull’applicazione pratica della sua scoperta.»
I due uomini restarono per un attimo in silenzio. La loro conversazione era stata sconnessa, quasi meccanica. I rapporti riservati giacevano impilati sulla scrivania e non avevano raccontato niente di interessante.
«Naturalmente, al suo arrivo, sarà stato setacciato a dovere» disse Wharton.
«Certo. Tutto sembrava a posto.»
«Un anno e mezzo…» continuò Wharton pensieroso. «Misure di sicurezza. Impressione di essere continuamente sotto il microscopio, vita relegata. Diventano nervosi, stravaganti. Capita di frequente. Incominciano a sognare un mondo ideale. Libertà, fratellanza, lavoro per il bene dell’umanità. E a un certo punto qualcuno, che appartiene più o meno alla feccia, scorge l’occasione propizia, e l’afferra.» Si strofinò il naso. «Nessuno è più ingenuo di uno scienziato, si dice. Non so perché.»
L’altro sorrise stancamente e soggiunse:
«Deve essere proprio così. Loro pensano di sapere e questo è sempre pericoloso. Noi apparteniamo a una razza diversa. Conosciamo l’umiltà. Non ci illudiamo di poter salvare il mondo, ma pensiamo soltanto di raccoglierne qualche rottame.» Mentre parlava tamburellava sul tavolo. «Se solo sapessi qualcosa di più su Betterton… Non riguardo al suo passato, ma alle semplici cose di tutti i giorni. Che cosa, per esempio, lo faceva ridere o lo faceva imprecare. Chi ammirava e chi detestava.»
Wharton lo guardò incuriosito.
«Ha parlato con la moglie?»
«Diverse volte.»
«Non può essere d’aiuto?»
L’altro si strinse nelle spalle. «Finora non lo è stata.»
«Pensa che sappia qualcosa?»
«Naturalmente non lo ammette. Manifesta tutte le reazioni del caso: preoccupazione, dolore, disperata ansietà, nessun indizio o sospetto che facesse prevedere l’accaduto, la vita del marito perfettamente normale e così via. La sua ipotesi è che sia stato rapito.»
«Non le crede?»
«Sono in una posizione di svantaggio» ammise amaramente l’uomo alla scrivania. «Non credo mai a nessuno.»
«Bene,» disse Wharton lentamente «credo che si debba mantenere la mente sgombra. Com’è la donna?»
«Un tipo comune. Quel genere di donna che si incontra tutti i giorni a un tavolo di bridge.»
Wharton annuì comprensivo.«Questo rende la faccenda ancora più difficile.»
«È qui fuori: tra poco la riceverò. Dobbiamo continuare a battere lo stesso terreno.»
«È l’unica strada. Io non potrei farlo, comunque. Non sono abbastanza paziente.» Si alzò. «Tolgo il disturbo, allora. Non abbiamo fatto molti progressi, vero?»
«Purtroppo no. Dovrebbe controllare bene quel rapporto da Oslo. È una collocazione probabile.»
Wharton annuì e uscì. L’altro uomo sollevò il ricevitore del telefono e disse: «Faccia passare la signora Betterton».
Rimase seduto con gli occhi fissi nel vuoto fino a quando un colpetto alla porta annunciò la signora Betterton. Era una donna alta, di ventisette o ventotto anni. Di lei colpiva immediatamente la magnifica testa di capelli rossi ramati. Sotto lo splendore di quel casco il viso sembrava piuttosto insignificante. Aveva gli occhi grigiazzurri e le ciglia chiare tipiche delle persone dai capelli rossi. Non era truccata, notò. Valutò l’importanza di quel particolare mentre la salutava, invitandola ad accomodarsi su una sedia confortevole vicino alla scrivania. Quella considerazione lo faceva essere incline a credere che la signora Betterton sapesse più di quanto aveva detto di sapere. L’esperienza gli aveva insegnato che le donne con dispiaceri e gravi ansietà raramente trascurano il trucco, consapevoli dell’effetto devastante che ha il dolore sui tratti del volto. Ma forse la signora Betterton pensava che tale trascuratezza le fosse utile per sostenere la parte della moglie sconvolta.
«Oh, signor Jessop, mi dica, c’è qualche notizia?» domandò con voce angosciata.
Jessop scosse la testa e rispose in tono cortese: «Mi dispiace, signora Betterton, d...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Prefazione
  4. Destinazione ignota
  5. I
  6. II
  7. III
  8. IV
  9. V
  10. VI
  11. VII
  12. VIII
  13. IX
  14. X
  15. XI
  16. XII
  17. XIII
  18. XIV
  19. XV
  20. XVI
  21. XVII
  22. XVIII
  23. XIX
  24. XX
  25. XXI
  26. XXII
  27. Copyright