
- 280 pagine
- Italian
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eBook - ePub
Il mistero delle croci egizie
Informazioni su questo libro
Il cadavere di Andrew Van, eccentrico maestro di scuola, viene trovato decapitato e crocifisso a un palo: quasi una grande, macabra, sanguinante T stagliata contro il cielo. Il caso si complica ulteriormente quando, qualche mese dopo, il multimilionario Thomas Brad viene ritrovato ucciso in modo simile e appeso a un totem. Qual è il legame tra i due delitti? Quale misterioso fanatismo religioso ha scatenato questa inaudita violenza? Per fortuna a dirigere le indagini viene chiamato l'ispettore Richard Queen, accompagnato dal figlio Ellery.
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Informazioni
Print ISBN
9788804672593eBook ISBN
9788852061776Parte seconda
CROCEFISSIONE DI UN MILIONARIO
Quando un delitto viene commesso da qualcuno che non è un criminale abituale, l’investigatore deve stare particolarmente in guardia. Nessuna delle regole che ha imparato fino a quel momento sarà applicabile, e tutte le informazioni che avrà accumulato nel corso di anni dedicati allo studio del mondo della malavita risulteranno inutili.
DANILO RIEKA
3
Il professor Yardley
E tutto finì lì. Per straordinario e incredibile che possa sembrare, tutta la storia si esaurì a quel punto. L’enigmatico collegamento indicato da Ellery alla popolazione di Weirton servì solo a infittire il mistero. Ellery stesso, poi, non intravedeva alcuna soluzione possibile, e si consolò pensando che la logica non si attagliava ai gesti insensati di un pazzo.
E se il problema era eccessivo per lui, figuriamoci come poteva esserlo per il coroner Stapleton, il procuratore distrettuale Crumit, il colonnello Pickett, la giuria del coroner, i cittadini di Weirton e di Arroyo, nonché per la fiumana di giornalisti piombata nella cittadina il giorno dell’inchiesta. Sotto il controllo del coroner, che resistette validamente alla tentazione di balzare alla scontata ma non suffragata risoluzione, la giuria si grattò collettivamente la testa ed emise un verdetto di “morte per mano di una o più persone sconosciute”. I giornalisti si fermarono ancora un paio di giorni, il colonnello Pickett e il procuratore Crumit continuarono le loro indagini con sempre minore lena, e infine il caso si spense del tutto anche sulle pagine dei giornali… la condanna a morte definitiva.
Ellery tornò a New York con una filosofica scrollata di spalle. Più rifletteva sul problema, e più si convinceva che la spiegazione, in fondo, doveva essere semplice. Non c’era motivo di dubitare delle preponderanti indicazioni fornite dagli indizi noti. Tutte prove indiziarie indirette, certo, ma sufficienti nelle loro implicazioni. Un uomo di nome Velja Krosac, una specie di ciarlatano di origine straniera ma capace di parlare un ottimo inglese, aveva progettato e portato a termine per suoi oscuri motivi la morte di un maestro di campagna, a sua volta di origine straniera. Il metodo usato, sebbene interessante da un punto di vista criminologico, non era necessariamente importante. Era l’orribile ma comprensibile espressione di una mente malata. La vera causa – magari una sordida storia di torti immaginari, di fanatismo religioso o di ancestrale vendetta – con ogni probabilità non sarebbe mai stata scoperta. Krosac, compiuta la sua macabra missione, sarebbe naturalmente svanito, e forse in quello stesso momento era in alto mare diretto verso la terra d’origine. E Kling, il domestico? Indubbiamente una vittima innocente, colta fra due fuochi ed eliminata perché forse testimone del crimine. Con ogni probabilità Kling aveva rappresentato un ponte che l’assassino si era sentito in dovere di bruciarsi alle spalle. Dopotutto, un uomo che non arretrava dinanzi alla crudele decapitazione di un essere umano al solo scopo di illustrare il simbolo della propria vendetta non si sarebbe certo tirato indietro di fronte alla necessità di uccidere qualcuno che rappresentava un pericolo per la sua incolumità.
E così Ellery tornò a New York per sorbirsi le stilettate dell’ispettore.
«Non voglio affliggerti con il solito “te l’avevo detto”» ridacchiò il vecchio poliziotto a cena la sera del ritorno di Ellery «però vorrei ricordarti una morale.»
«Fai pure» mormorò Ellery, attaccando una costoletta.
«La morale è: un assassinio è un assassinio, e il novantanove per cento degli assassinii compiuti in ogni angolo del globo, mio giovane idiota, sono facilissimi da spiegare. Nulla di complicato o di astruso, capisci?» L’ispettore era raggiante. «Non so cosa diavolo ti aspettassi di poter combinare in quell’angolo di campagna sperduto chissà dove, ma qualunque agente di ronda per le strade di New York avrebbe saputo fornirti la risposta.»
Ellery posò la forchetta. «La logica, però…»
«Sciocchezze!» sbuffò l’ispettore. «Finisci di mangiare e fatti una bella dormita.»
Trascorsero sei mesi, e in quel periodo Ellery dimenticò completamente il bizzarro delitto di Arroyo. C’erano altre cose a tenerlo occupato. New York non era una città animata propriamente da uno spirito fraterno e gli omicidi abbondavano; l’ispettore correva intorno tutto soddisfatto dalle sue indagini ed Ellery lo seguiva, contribuendo con le sue peculiari qualità ai casi che maggiormente solleticavano il suo interesse.
Fu solo in giugno, sei mesi dopo la crocefissione di Andrew Van in Virginia occidentale, che il delitto di Arroyo gli ritornò alla mente.
La scintilla scoccò il ventidue del mese, un mercoledì. Ellery e l’ispettore stavano facendo colazione quando qualcuno suonò alla porta e Djuna, il ragazzo tuttofare di casa Queen, andando ad aprire si trovò dinanzi un fattorino con un telegramma per Ellery.
«Strano» borbottò quest’ultimo aprendo la busta gialla. «Chi diavolo può avermi spedito un telegramma a quest’ora di mattina?»
«Chi lo manda?» bofonchiò il vecchio ispettore masticando un pezzo di pane tostato.
«Viene da…» Ellery aprì il foglietto e guardò la firma. «Da Yardley!» esclamò, con sua grande sorpresa. Sogghignò al padre. «Ricordi il professor Yardley, papà? Uno dei miei docenti all’università.»
«Certo. Insegnava Storia antica, no? Si è fermato da noi per un fine settimana durante una sua visita a New York. Un tipo orribile con i basettoni fin sul mento, se ricordo bene.»
«Un insegnante splendido. Ormai non li fanno più così» disse Ellery. «Dio santo, erano anni che non avevo sue notizie. Cosa può averlo spinto…»
«Ti suggerirei» consigliò mitemente il padre «di leggere il telegramma. È così che di solito si scopre perché una persona ci scrive. In certi casi, figliolo, sei assai poco brillante.»
Il luccichio scherzoso nel suo sguardo scomparve notando il viso del figlio che, durante la lettura della missiva, si faceva estremamente serio.
«Cosa è successo?» domandò subito l’ispettore. «È morto qualcuno?» Conservava la superstizione da classe medio-borghese per cui i telegrammi annunciavano solo sciagure.
Ellery gli gettò il telegramma attraverso il tavolo, balzò in piedi, lanciò il tovagliolo a Djuna e schizzò in camera da letto cominciando a togliersi la vestaglia.
L’ispettore lesse il telegramma:
DOPO TANTI ANNI HO PENSATO AVRESTI GRADITO UNIRE UTILE ET DILETTEVOLE STOP VIENI A FARMI VISITA PER QUALCHE GIORNO STOP TROVERAI IN ATTESA DELITTO SUCCULENTO IN CASA DI FRONTE STOP ACCADUTO STAMATTINA ET GENDARMI LOCALI STANNO ANCORA ARRIVANDO STOP CASO MOLTO INTERESSANTE STOP VICINO TROVATO DECAPITATO ET CROCEFISSO A PALO TOTEM STOP TI ASPETTO OGGI STESSOYARDLEY
4
Bradwood
Che stesse succedendo qualcosa di straordinario apparve chiaro diversi chilometri prima che la vecchia Duesenberg raggiungesse la sua destinazione. La statale di Long Island che Ellery stava percorrendo come al solito a tutta velocità era piena di poliziotti della stradale che per una volta non sembravano molto interessati a un giovanotto che sfrecciava a più di ottanta all’ora. Ellery, con l’egotismo di chi sapeva di potersi permettere una velocità simile, sperava quasi che qualcuno lo fermasse per prendersi il gusto di urlare “Missione di polizia!” in faccia all’eventuale antagonista in motocicletta. Aveva infatti convinto il padre a telefonare sulla scena del delitto e a spiegare all’ispettore Vaughn della contea di Nassau che il suo “celebre” figlio era per strada: l’ispettore Vaughn poteva fare buona accoglienza al giovane eroe, soprattutto in considerazione del fatto che era in possesso di informazioni che potevano rivelarsi della massima importanza tanto per l’ispettore quanto per il procuratore distrettuale? Poi c’era stata un’altra telefonata, stavolta al procuratore Isham della contea di Nassau, per ripetere gli encomi e la promessa. Isham, che quella mattina era un uomo alquanto indaffarato e infelice, aveva bofonchiato: “Qualunque informazione sarà la benvenuta, ispettore; mandatelo pure”. Aveva anche promesso di non far rimuovere nulla dalla scena del delitto fino all’arrivo di Ellery.
Era mezzogiorno quando la Duesenberg imboccò una delle immacolate stradine private di Long Island e fu bloccata da un agente motociclista.
«Bradwood è da questa parte?» gridò Ellery.
«Sì, ma lei non ci andrà» rispose truce il poliziotto. «Faccia dietrofront e torni indietro.»
«L’ispettore Vaughn e il procuratore Isham mi stanno aspettando» ribatté Ellery con un sogghigno.
«Oh! Lei è il signor Queen? Scusi, signore. Prosegua pure.»
Vendicato e trionfante, Ellery ripartì in tromba e cinque minuti dopo si fermava su una strada che separava due proprietà; una, a giudicare dal numero di auto con contrassegni ufficiali ferme sul vialetto, doveva essere Bradwood, e quella sul lato opposto della strada, per esclusione, doveva essere la dimora del suo vecchio insegnante nonché amico, il professor Yardley.
Fu proprio quest’ultimo, un uomo alto e magro, non certo bello e somigliante in modo straordinario ad Abramo Lincoln, che si fece subito avanti per stringere la mano a Ellery non appena il giovane fu sceso dalla Duesenberg.
«Queen! Sono davvero lieto di rivederla.»
«Anch’io, professore. Dio santo, quanti anni! Che cosa ci fa lei a Long Island? Mi pareva che l’ultima volta che ho avuto sue notizie vivesse ancora al campus, intento a torturare matricole.»
Il professore sogghignò fra la sua barbetta nera. «Ho preso in affitto quella specie di Taj Mahal sull’altro lato della strada…» Ellery si voltò e vide strane guglie e una cupola bizantina spuntare dagli alberi nella direzione indicata da Yardley «… da un amico mezzo matto. Ha costruito personalmente quell’atrocità in un suo periodo di frenesia orientale. Ora è partito per delle ricerche in Asia Minore, e quest’estate io lavoro qui. Volevo un po’ di tranquillità per completare quel mio vecchio progetto sulle Fonti della Leggenda Atlantidea. Ricorda i riferimenti di Platone?»
«Ricordo» disse Ellery con un sorriso «la Nuova Atlantide di Bacone. Ma ora come allora, i miei interessi sono più letterari che scientifici.»
Yardley emise un grugnito. «Sempre lo stesso giovanotto sfacciato, vedo… Calmo! Be’, ora venga a vedere in cosa sono incappato.»
«Come mai ha pensato a me?»
Si avviarono verso una grande casa in stile coloniale dalle ampie colonne scintillanti nel sole di mezzogiorno.
«Il lungo braccio della coincidenza» rispose seccamente Yardley. «Ovviamente, ho seguito con interesse la sua carriera. E poiché sono affascinato dalle sue imprese, ho letto con avidità i resoconti di quello straordinario delitto avvenuto cinque o sei mesi fa in Virginia.»
Prima di replicare, Ellery osservò la scena che gli si parava davanti. Bradwood era una residenza ben curata e sontuosa, la proprietà di un uomo molto ricco. «Avrei dovu...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- Il mistero delle croci egizie
- Prefazione
- Parte prima. CROCEFISSIONE DI UN MAESTRO DI SCUOLA
- Parte seconda. CROCEFISSIONE DI UN MILIONARIO
- Parte terza. CROCEFISSIONE DI UN GENTILUOMO
- Parte quarta. CROCEFISSIONE DI UN UOMO MORTO
- Sfida al lettore
- Copyright