Lembi di Paradiso
  1. 384 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Informazioni su questo libro

Un'antologia di racconti della celebre coppia, introdotti da una nota della figlia Scottie che scrive tra l'altro: "Questi racconti hanno una cosa in comune: un senso di stupore e di vivissima attesa, come se perfino i loro autori si sentissero mancare il fiato davanti alle meraviglie intraviste mentre, volando, passavano davanti al Paradiso".

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2014
Print ISBN
9788804423218
eBook ISBN
9788852054754
SCOTT

La ragazza popolare

I

Ogni sabato sera verso le dieci e mezzo Yanci Bowman sfuggiva al suo partner con qualche garbato pretesto e, lasciata la pista da ballo, andava a occupare una posizione di vantaggio dalla quale si potesse sorvegliare il bar del country-club. Poi, quando vedeva suo padre, o gli faceva un cenno, se per caso lui guardava dalla sua parte, o spediva un cameriere perché richiamasse la sua attenzione sull’incombente presenza della figlia. Se le dieci e mezzo non erano passate – se, cioè, non aveva avuto più di un’ora di sintetici gin rickey – suo padre si alzava dalla poltrona e si lasciava convincere a entrare nella sala da ballo.
“Sala da ballo”, in mancanza di una parola migliore. Era quel locale, pieno durante il giorno di mobili di vimini, che è sempre implicito nella frase: “Andiamo a ballare”. Lo si indicava con le parole “dentro” o “giù”. Era quel locale innominato dove si svolgono le più importanti transazioni di tutti i country-club d’America.
Yanci sapeva che se riusciva a tenervi suo padre per un’ora – a chiacchierare, a guardarla ballare o addirittura, in rare occasioni, a ballare lui stesso – alla fine di quell’intervallo poteva rimetterlo senza pericolo in libertà. Nel tempo che sarebbe passato prima che lo scoccare della mezzanotte avesse decretato la fine del ballo, ben difficilmente suo padre avrebbe potuto eccitarsi tanto da dare fastidio a qualcuno.
Tutto ciò comportava una notevole fatica da parte di Yanci, la quale vi si sobbarcava più per il proprio bene che per quello di suo padre. Diverse esperienze piuttosto spiacevoli avevano caratterizzato l’estate. Una sera che la ragazza era stata trattenuta dai discorsi appassionati di un giovanotto di Chicago, che pareva impossibile interrompere, suo padre era apparso ondeggiando lievemente sulla soglia della sala da ballo; nella sua bella faccia rubiconda gli sbiaditi occhi celesti erano strizzati nel tentativo di mettere a fuoco i ballerini, e lui stava ovviamente preparandosi a offrirsi alla prima vedova provvista di un consistente patrimonio che avesse richiamato la sua attenzione. Rimase molto offeso quando Yanci insistette perché battesse immediatamente in ritirata.
Dopo quella sera la ragazza eseguì con la massima puntualità la sua manovra temporeggiatrice.
Yanci e suo padre erano i due abitanti più attraenti della città del Middle West dove vivevano. Vent’anni passati al servizio del buon whisky e di un golf molto mediocre avevano dato a Tom Bowman un fisico sano e robusto. Bowman aveva un ufficio in centro, dove si pensava che sbrigasse qualche vago affare di natura immobiliare; ma in realtà il suo principale interesse nella vita consisteva nell’esibizione di un bel profilo e di un atteggiamento cortese e disinvolto al country-club, dove aveva passato la maggior parte dei dieci anni che erano trascorsi dopo la morte di sua moglie.
Yanci aveva vent’anni, e una vaga mollezza che era un po’ la causa della sua languida disposizione e un po’ l’effetto di una visita fatta ad alcuni parenti della costa orientale a un’età particolarmente impressionabile. Era intelligente, in modo discontinuo, romantica sotto la luna e incapace di decidere se sposarsi per amore o per comodità, la seconda di queste due astrazioni essendo abbastanza ben rappresentata da uno dei più ardenti tra i suoi ammiratori. Intanto, non senza efficienza, si occupava della casa di Tom Bowman, e con un ritmo placido e sereno cercava di attutire i continui capitomboli di suo padre dal lato sobrio dell’ubriachezza.
Lo ammirava. Lo ammirava per l’eleganza esteriore e l’amabilità dei modi. Bowman non aveva perso mai del tutto l’aria di essere stato, a Yale, un apprezzato membro delle Ossa.1 Questa sua amabilità era il metro col quale il suo temperamento suscettibile giudicava inconsciamente gli uomini che conosceva. Ciò nonostante, padre e figlia erano lontani da quel sentimentale rapporto familiare che nei romanzi è uno strumento base, mentre nella vita esiste di solito solo nella mente dell’individuo più anziano. Yanci Bowman aveva deciso di lasciare entro l’anno la sua casa con un matrimonio. Era cordialmente scocciata.
Scott Kimberly, che la vide per la prima volta quella sera di novembre al country-club, dovette convenire con la signora della quale era ospite che Yanci era una bellezza piccola e squisita. Con una specie di consapevole sensualità sorprendente in un uomo così giovane – Scott aveva solo venticinque anni – evitò di esserle presentato per poterla osservare indisturbato nell’arco di un’ora piena di fantasticherie, e per centellinare il piacere o il disinganno della sua conversazione alla fine sonnolenta della serata.
«Non si è mai ripresa dalla delusione di non aver conosciuto il Principe di Galles quando è stato in questo paese» osservò la signora Orrin Rogers, seguendo il suo sguardo. «Così ha detto, almeno; se faceva sul serio, non lo so. Dicono che abbia i muri semplicemente coperti di sue fotografie.»
«Di chi?» chiese Scott all’improvviso.
«Ma del Principe di Galles.»
«Chi ha i muri coperti di sue fotografie?»
«Ma Yanci Bowman, la ragazza che hai detto di trovare così bella.»
«Quando la bellezza supera un certo livello, le belle ragazze si somigliano tutte» disse polemicamente Scott.
«Già, dev’essere così.»
La voce della signora Rogers si spense su una nota indefinita. Mai in vita sua aveva compreso una generalizzazione finché non le era suonata familiare grazie alla continua ripetizione.
«Parliamo di lei» propose Scott.
Con un sorriso di finto rimprovero la signora Rogers si prestò amabilmente alla calunnia. Stava appena cominciando un bis. L’orchestra rovesciò un piccolo diluvio di musica nella bella sala graticciata di verde e le due dozzine di coppie che per quella sera rappresentavano lo younger set locale entrarono nella placida corrente del suo ritmo. Solo alcuni cavalieri non accompagnati si raccolsero a uno a uno nei vani delle porte, e all’attento osservatore doveva apparire evidente che la scena non toccava quei vertici di gaiezza che erano la sua aspirazione. Uomini e donne si conoscevano fin dall’infanzia; e anche se quella sera c’erano dei matrimoni incombenti sulla pista, erano matrimoni d’ambiente, di rassegnazione, o persino di noia.
I loro ornamenti non avevano il luccichio degli idilli tra adolescenti che nascevano durante le brevi e radiose vacanze. In occasioni come quella, pensava Scott mentre i suoi occhi cercavano ancora distrattamente Yanci, si realizzavano le unioni degli scarti, degli esemplari più brutti, più poveri, più noiosi della mondanità; unioni provocate forse dallo stesso impulso verso un destino più attraente ma, per tutto questo, meno belle e meno giovani. Persino Scott si sentiva vecchissimo.
Ma c’era un volto nella folla per il quale la sua generalizzazione non valeva. Quando tra i ballerini i suoi occhi trovavano Yanci Bowman, Scott si sentiva molto più giovane. La ragazza era l’incarnazione di tutto ciò che al ballo mancava: grazia e gioventù, una freschezza languida e arrogante, e una bellezza malinconica e deperibile come un ricordo in un sogno. Il suo cavaliere, un giovanotto con una di quelle carnagioni fresche e rosse, striate di bianche nervature, come se qualcuno lo avesse preso a schiaffi in una giornata fredda, non sembrava trattenere la sua attenzione, e lo sguardo della ragazza cadeva qua e là su di un gruppo, una faccia, un indumento, con una distratta e immemore malinconia.
«Occhi blu» disse Scott alla signora Rogers. «Questo non significa niente, se non che sono belli. Ma quel naso, il mento e il labbro superiore sono certamente aristocratici... Se una cosa simile esiste» aggiunse in tono di scusa.
«Oh, è molto aristocratica» convenne la signora Rogers. «Suo nonno era senatore o governatore o qualcosa del genere in uno degli stati del Sud. Anche suo padre ha un aspetto molto aristocratico. Oh, sì, sono molto aristocratici; sono gente aristocratica.»
«Ha un’aria indolente.»
Scott vide il vestito giallo andare alla deriva e sparire tra i ballerini.
«Muoversi non le piace. C’è da meravigliarsi che balli così bene. È fidanzata? Chi è l’uomo che continua a interromperla mentre balla, quello che piega con tanta impertinenza la cravatta sotto il colletto e affetta quelle notevoli tasche sghembe?»
Scott era seccato dall’insistenza del giovanotto, e il suo sarcasmo non aveva il timbro del distacco.
«Oh, quello,» – la signora Rogers si sporse in avanti, la punta della lingua appena visibile tra le labbra – «quello è il ragazzo degli O’Rourke. Non la lascia un momento, dicono.»
«Credo» disse Scott all’improvviso «che le chiederò di presentarmi, se non è troppo lontana quando la musica sarà finita.»
Si alzarono, cercandola con lo sguardo: la signora Rogers, piccola, grassottella, nervosa, e Scott Kimberly, il cugino di suo marito, bruno e di una statura appena sotto la media. Scott era un orfano con mezzo milione di dollari di suo, e si trovava in quella città per la semplice ragione che aveva perso il treno. La cercarono per parecchi minuti, ma invano. Yanci, nel suo abito giallo, non si muoveva più tra i ballerini con lenta leggiadria.
L’orologio segnava le dieci e mezzo.

II

«Buonasera» le stava dicendo suo padre in quel momento con sillabe un po’ legate. «Si direbbe che stia diventando un’abitudine.»
Erano vicini a una scala laterale, e voltando leggermente la testa, attraverso una vetrata, Yanci poteva vedere un gruppo di una mezza dozzina di uomini seduti con familiare giovialità intorno a una tavola rotonda.
«Non vorresti venir fuori a guardare per un po’?» propose lei, sorridendo e affettando un’indifferenza che non provava.
«Stasera no, grazie.»
La dignità di suo padre era un po’ troppo accentuata per riuscire convincente.
«Vieni a dare solo un’occhiata» insisté lei. «Ci sono tutti, e volevo chiederti cosa te ne pare di qualcuno.»
Come scusa non era gran che, ma era la migliore che le fosse venuta in mente.
«Dubito fortemente di trovare qualcosa che m’interessi, là fuori» disse Tom Bowman con vigore. «Noto che per qualche folle ragione vengo sempre portato fuori e tenuto a invecchiare in fusto per mezz’ora quasi fossi un irresponsabile.»
«Ti chiedo solo di restare per un ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Introduzione di Scottie Fitzgerald Smith
  4. Prefazione di Matthew J. Bruccoli
  5. LEMBI DI PARADISO
  6. SCOTT. La ragazza popolare
  7. SCOTT. Amore nella notte
  8. SCOTT. & ZELDA. La nostra diva del cinema
  9. SCOTT. Lo spendaccione
  10. SCOTT. Il ballo
  11. SCOTT. La scala di Giacobbe
  12. SCOTT. I nuotatori
  13. ZELDA. La stravagante ragazza delle Follie
  14. ZELDA. La ragazza del Sud
  15. ZELDA. La ragazza che piacque al Principe
  16. ZELDA. La ragazza che aveva talento
  17. ZELDA. La ragazza di un milionario
  18. ZELDA. La ragazza povera che lavorava
  19. SCOTT. La bambina dell’albergo
  20. SCOTT. Una nuova pagina
  21. ZELDA. Miss Ella
  22. ZELDA. Il punto di vista continentale
  23. ZELDA. Due picchiatelli
  24. SCOTT. Che splendida coppia!
  25. SCOTT. Ultimo bacio
  26. SCOTT. Teneramente amato
  27. Copyright