Strano, stranissimo, anzi normale
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Strano, stranissimo, anzi normale

Storie di letto sul lettino del terapeuta

  1. 238 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Strano, stranissimo, anzi normale

Storie di letto sul lettino del terapeuta

Informazioni su questo libro

«Chi va dallo psicologo» scrive Gianna Schelotto nella sua prefazione al presente volume «è normale. O quasi. E normali, nel senso di diffuse e comuni, sono le storie raccolte in questo libro, tutte ascoltate nel corso di un lungo iter terapeutico e ridotte, per esigenze narrative, a brevi flash. È inutile cercare tra le storie del libro un indirizzo sistematico o un assunto teorico di base. Non ci sono. C'è però l'idea, o la speranza, che dal confluire di tante complesse esperienze, dall'aprirsi di tanti possibili mondi intimi, possa sprigionarsi un'idea più generosa dei rapporti umani che ci permetta di penetrare più agevolmente e serenamente nelle nostre verità remote.» I problemi, i dubbi, le insicurezze, gli sconforti della coppia. Casi clinici e casi umani raccontati sul lettino dello psicoterapeuta.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2014
Print ISBN
9788804398622
eBook ISBN
9788852052354
Argomento
Psicologia

Parte seconda

TRIANGOLI

Tre di coppia
Lui e lei si amano perdutamente. Stanno bene insieme, hanno gusti comuni, sessualmente si intendono a meraviglia. Sono regolarmente sposati da anni.
Ma non fra loro.
Lui ha moglie, lei ha marito. Spesso tutti e due hanno anche dei figli. Lo chiamano triangolo, ma i lati sono, di solito, ben più di tre.
La storia è esaltante, vivace, appassionata. Ma il più delle volte, anzi sempre, è anche estremamente dolorosa. Per tutti e per ciascuno.
Gli amori infelici non sono solo quelli in cui si ama senza essere riamati. Esistono anche, e sono numerosi, i rapporti in cui ci si ama e non si vorrebbe, anzi non si dovrebbe, perché il fatto non è regolare né legittimo.
I protagonisti di queste vicende raccontano a se stessi e agli altri che hanno lottato a lungo per non cedere, che hanno sofferto e pianto, ma che alla fine sono stati travolti da qualcosa di più forte di loro. Incoercibile come una forza della natura.
Razionalmente è difficile capire che cosa renda così laceranti e ineluttabili questi rapporti: se due si amano tanto, se il loro legame è tanto forte, potrebbero decidere di stare insieme e amen. Oggi è certo più facile di una volta: la battaglia per il divorzio è stata combattuta e vinta anche in nome dell’amore e della felicità individuali. Invece sembra proprio che del divorzio questo tipo di coppia non sappia che farsene.
Così, almeno in Italia, i divorzi sono relativamente pochi, mentre pullulano gli adulteri o, per dirla in termini meno burocratici, gli amori impossibili.
I protagonisti di queste impossibilità amatorie sono in genere persone incapaci di reggere psicologicamente il carico emotivo di un distacco. E poiché per rendere possibile un nuovo amore bisognerebbe separarsi da quello vecchio, si decide, più o meno lucidamente, di non separarsi da nessuno e di tirare a campare. Male, dolorosamente, nel tormento e nell’inganno. Pur di non cambiare.
Mettersi insieme è impensabile, lasciarsi è impossibile: allora si sta insieme tentando di lasciarsi.
Nella sua sconcertante semplicità, il compromesso è diabolico e di grande efficacia psicologica. Il tentativo di interrompere la relazione è costantemente coronato dall’insuccesso, ma si tratta di un insuccesso che viene accolto con grande sollievo e con rinnovata tenerezza.
Dopo lo straziante addio, c’è sempre uno dei due che telefona e chiede un ultimo, ultimissimo incontro. E si ricomincia. Con nuova intensità e con moltiplicata passione, perché aver provato a lasciarsi, sia pure per poco e senza convinzione, ha riacceso la fiamma.
La forza di questi legami sta proprio nel fatto che il desiderio è sempre vivo perché son sempre vive le carenze. Si desidera di solito ciò che non si ha e in queste storie i due amanti hanno poco o niente di sicuro e di acquisito. Nulla spetta, nulla è dovuto.
Per questo ogni cosa acquista il valore del «di più» che non delude mai, perché non è mai abbastanza.
Il tempo da trascorrere insieme è sempre limitato, segreto, rubato.
L’intensa colorazione emotiva che assumono queste privazioni le rende irrinunciabili e di qui nasce l’idea di vivere una storia senza fine, di percorrere una strada senza uscita.
Ma, come già avvertiva Confucio, «la via per uscire passa dalla porta, chissà perché nessuno la prende mai».
Si può uscire, dunque, anche se in genere si preferisce non farlo.
Si creano, intorno al tradimento, incredibili collusioni: i tre del gruppo, lui, lei e l’altro/a sono convinti, in assoluta buona fede, di meritare in esclusiva il titolo di vittima o della situazione o dell’egoismo del partner o di se stessi, e della propria infinita bontà, e si immergono con nevrotica voluttà nella propria sostenibile sofferenza.
... E a questi dilacerati personaggi viene spontaneo dire qualcosa. Ad esempio...
Cara moglie,
hai scoperto per caso, con infinita pena, che lui ti tradisce: non c’è ombra di dubbio. Le prove che ti sono finite in mano sono irrefutabili. In verità, da molto tempo percepivi segnali strani, comportamenti insoliti, oscure allusioni degli amici, contrattempi inspiegabili. Ma non volevi farci caso. E poi, soltanto oggi, alla luce dei fatti, quegli episodi ti sembrano significativi. Prima, mentre accadevano, non ci riflettevi più di tanto.
Ma perché eri così disattenta a queste piccole ma assolutamente insolite coincidenze? Se avessi osservato gli stessi episodi nel ménage di un’altra coppia, ti sarebbero sembrati segni chiarissimi di intrigo, di bugia, di clandestinità. Chissà perché, trattandosi di te, ti sembravano così insignificanti.
Certo, tu avevi fiducia illimitata in lui, non avresti mai saputo né voluto sospettare la menzogna o l’inganno.
Questo è il punto: che cosa ti autorizzava a pensarlo? Perché mai avresti dovuto essere al di fuori o al di sopra di un evento che prima o poi finisce col toccare, sia pure in modi diversi, tutte le coppie?
Attenzione, però, a non cadere nella trappola antica e infida secondo la quale essere traditi è l’esatto equivalente di essere vittime. Questo non è sempre vero, anzi non lo è quasi mai.
In genere i tradimenti nascono dalla staticità della coppia. Lui e lei vivono il quotidiano con le abitudini di sempre. I comportamenti che andavano bene nei primi anni di convivenza, continuano ad andar bene anche in seguito, giorno dopo giorno.
Eppure si modificano i gusti, le abitudini, persino le opinioni politiche e religiose; perché mai fra un uomo e una donna che vivono insieme non dovrebbero modificarsi anche i modi di rapportarsi e le comunicazioni affettive?
Mettersi in discussione è faticoso, a volte sgradevole, sempre rischioso. Ma non si può fingere che i problemi piccoli o grandi del vivere in due non esistano. Così facendo, si rischia di trovarsi di colpo con un conto da pagare accumulato per anni e con la sensazione di avere dilapidato un patrimonio... o un matrimonio.
Eppure, se possibile, fino all’ultimo si preferisce non affrontare direttamente i problemi. Più sono spinosi e carichi di sofferenze più si tende a negarli o a rimandarli.
Così, quando scopri che lui ti tradisce, decidi, ancora una volta, di non capire. E fai una scelta «classica» che sembra un attacco e invece è una fuga: vai a cercare lei, l’infame che sta tentando di portartelo via. Perché, tu pensi, è lei la perfida, lei la colpevole che per egoismo, per interesse o per sfida ha tramato alle tue spalle, ha circuito il tuo uomo rendendolo, per così dire, incapace d’intendere e di volere. Diciamocelo francamente: se le cose stanno davvero così, questo tuo uomo non è un granché. È una specie di mollusco che appena sfugge al tuo controllo affettuoso, protettivo, disinteressato, finisce nelle grinfie di una donna senza scrupoli, che ne dispone come vuole e lo convince di essere innamorato, mentre lui non è capace di pensieri autonomi.
Tuttavia, chissà poi perché, se vedi al cinema la storia di Anna Karenina o di altre donne che, come lei, hanno cercato amore fuori dal matrimonio proprio o altrui, ti commuovi fino alle lacrime e ti identifichi senza lasciarti neppure sfiorare dal dubbio che quello sia un amore grande e vero.
Se una donna si innamora, accade un fatto romantico, tenero, struggente. Ma se la stessa donna si innamora del tuo uomo, allora non c’è dubbio: è una poco di buono, una ladra di mariti senza sentimenti e senza pudori. Forse sarebbe più semplice e certo più utile affrontare il dramma del tradimento interrogando se stessi e il proprio compagno.
È inutile cercare il nemico altrove: se un nemico c’è è all’interno della coppia ed è lì che bisogna affrontarlo e combatterlo.
Ma se il tradito riesce solo a piangere su se stesso, finisce con l’essere tradito due volte: una volta dal proprio compagno, un’altra volta dal proprio sterile vittimismo.
Non serve molto avviare guerre «sante» contro «l’intruso/a» né cercare voci consolatorie o alleati disposti a dare sempre e comunque ragione.
Un tradimento procura a chi lo subisce una sorta di emorragia narcisistica, è come perdere se stessi goccia a goccia. Ne deriva una sofferenza troppo grande perché la si possa alleviare con scenate, pianti e giuramenti.
È senz’altro più utile confrontarsi con la realtà, per amara e difficile che sia. Non certo per cancellarla, ma per «digerirla» a poco a poco, per inquadrarla insomma nelle vicende della vita che, come si sa, non sempre sono come le avremmo desiderate. È grave subire l’infedeltà altrui, ma sarebbe ben più grave non restare fedeli a se stessi.
Anche lui, però, il traditore, merita qualche invito alla riflessione...
Caro marito,
da un mese, da un anno o forse più, tradisci tua moglie o, come dici tu, «hai una storia». Lo so, non avresti voluto, sembrava una cosa di scarsa importanza, quasi un gioco. Ma dura ormai da tempo e non accenna a finire. Tu non vuoi che finisca. Ma non vuoi neppure che cominci...
Mi spiego meglio: trovi che si tratta di un sentimento importante, ma non tanto, non al punto da affrontare un confronto diretto con tua moglie. Perché in fondo a lei vuoi bene, è una donna indifesa, morirebbe senza di te. Come potresti darle questo dolore? Non lo merita assolutamente. Meglio ingannarla, rassicurarla tutte le volte che puoi. E poi ci sono i figli: non si può distruggere una famiglia, con tutti i pericoli che corrono i giovani al giorno d’oggi. Un ragazzo di famiglia sbandata può persino drogarsi. È per questo che ti sacrifichi e porti avanti il tuo tormento silenzioso: diviso tra moglie e amante per il bene della famiglia, per altruismo e senso di responsabilità. Ma è una fatica!
La tua giovane amica, naturalmente, soffre di questa situazione: ti ama molto e vorrebbe una storia meno clandestina, meno precaria. Ma tu sei uno che difende i valori veri. La famiglia è un sacrario di affetti, di sicurezze reciproche, di continuità emotiva. Guai a intaccarla.
Così corri da una all’altra delle tue donne, entrambe, a loro modo, tenere, affettuose, comprensive e degne di essere amate. Tradimento è una parola grossa, con una connotazione pesantemente negativa: se ci pensi ti pare, in assoluta buonafede, che nel tuo caso non si possa, nonostante le apparenze, parlare di tradimento nel vero senso del termine. Di amore si tratta, di troppo amore.
Ami tua moglie e ami anche l’altra. Se fossi un egoista lasceresti una delle due. Ma entrambe vivono per te. Come potresti non tenerne conto?
È incredibile che ci si possano raccontare tante bugie.
Una moglie che si stima e che magari si ama davvero merita, secondo te, una «protezione» disinteressata. Così tu decidi in totale autonomia che è molto meglio che non sappia niente. Ma lo decidi tu, su basi che, se permetti, appaiono quanto meno sospette. Certo non è facile affrontare un argomento così complesso con colei che hai scelto come compagna della tua vita. Anche perché, per poterle dire: «Cara, temo di amare un’altra», dovresti essere certo che quell’altra l’ami davvero. Invece non lo sai, proprio non riesci a capire fino a che punto vorresti stare con lei. Dunque scegli il silenzio, per non far soffrire tua moglie, o così ti racconti perché è la strada più comoda, finché dura, per mantenere i privilegi dell’una e dell’altra alcova.
E poi sei un uomo geloso, cioè non proprio geloso, ma serio, esclusivo nei tuoi affetti. Dire a tua moglie che l’hai tradita potrebbe innescare automaticamente un’assurda rivendicazione di parità. Insomma lei potrebbe ritenersi autorizzata a tradirti a sua volta. E questo sarebbe davvero intollerabile perché mentre tu conosci benissimo te stesso e sai per certo che, pur avendo un’altra, continui ad amare tua moglie, nulla ti potrebbe garantire che, nel caso di un suo tradimento, le cose si svolgerebbero nello stesso modo. Le donne, si sa, sono esagerate, s’innamorano e si buttano anima e corpo nelle cose.
Lo sai bene, perché l’altra, la tua compagna extraconiugale, sarebbe disposta a fare qualsiasi cosa per te. Il suo amore ti fa sentire ricco, importante, gratificato come non ti accadeva da un pezzo. E da parte tua, cerchi di dare il massimo... diviso due. È la storia di ogni marito dimezzato; un continuo rincorrere l’improbabile pace della coscienza.
La moglie ha notato un bellissimo mobile antico dall’antiquario più esclusivo della città. Costa un patrimonio. A prima vista sembrerebbe una follia acquistarlo. Ma poi, a pensarci bene, perché non farlo? È un modo per renderla felice, per darle sicurezza. Di fronte a gesti così generosi e «cari», lei non potrà certo dubitare del tuo amore.
L’altra, in verità, chiede conferme diverse, economicamente irrilevanti ma piuttosto rischiose. Vuole ad esempio la telefonata della buona notte. E così, il marito dimezzato, mentre la moglie gli porge una tisana, la chiama: «Pronto, avvocato Rossi? Mi scusi se la disturbo a quest’ora: volevo solo dirle che quella pratica mi sta molto, molto a cuore. E augurarle la buona notte». Lei dall’altro capo del filo si sentirà felice e appagata.
E così il tradimento sfiora la perfezione. La verità o la menzogna, la presenza o l’assenza, il darsi o il sottrarsi sono aspetti del rapporto a due (o a tre) che uno solo per tutti decide arbitrariamente di gestire in proprio. Finché dura.
E infine a lei, all’«altra», c’è da dire...
Cara amante,
ti ritieni una donna sfortunata. L’uomo della tua vita è sposato con un’altra. Lo sapevi dal principio: lui non ti ha imbrogliata, ma lo amavi molto. E comunque ti ritenevi più forte: pensavi di poter reggere un amore, per così dire, «a mezzadria».
È cominciata così: da una parte non volevi rinunciare a lui, dall’altra ti sentivi così in gamba che dentro di te eri certa di vincere, prima o poi, la competizione con sua moglie. E lui, bisogna dirlo, direttamente o indirettamente ha sempre alimentato questa tua speranza. Ti diceva e ti dice che ama solo te, che se non ci fossero i figli o altri impedimenti familiari non ci penserebbe due volte a mollar tutto per costruire una nuova vita felice, voi due, insieme. Ma te lo dice ormai da anni e non succede mai nulla.
Questo tipo di uomo non solo non lascia la moglie, ma vive nella sua orbita, la teme, la difende, la protegge. Racconta che la poverina è fragile e dipende in tutto da lui, che non merita di essere ferita. E così ferisce te. Forse senza accorgersene, ma certo con grande insensibilità.
Tu, che ritenevi di poter dominare la situazione, a questo punto ne sei totalmente dominata. Vorresti interrompere questo legame che ormai è diventato solo fonte di sofferenza e di umiliazione ma non ce la fai. Ma chissà se tanta infelicità nasce solo da questo sfortunato amore.
Nei mesi o negli anni di sofferenza, di delusioni, ci si carica sempre più di risentimento nei confronti dell’uomo sfuggente, si capiscono tutte le sue debolezze, il suo egoismo, la sua monumentale indifferenza. Alla fine si vedono in lui più difetti che pregi, il che mal s’accorda con quella strana cosa che si chiama amore. Perché insistere tanto per catturare un uomo simile? Bisognerebbe interrogarsi sulla vera natura di questi dolorosi legami. Forse in certi casi non ci si batte per un uomo ma per una donna. Anzi contro una donna: sua moglie.
È un’ipotesi che ti sembrerà forse azzardata e ingenerosa. Ma mentre ti maceri nel dolore e nella solitudine, potrebbe essere un motivo di riflessione e – chissà? – persino uno spunto nuovo per uscire dal disordine amoroso di queste storie.
Se una situazione è davvero insostenibile si cerca di uscirne in ogni modo: in ogni modo, quindi anche soffrendo, rinunciando, fuggendo. Per cambiare, si sceglie. Invece tu aspetti che a scegliere sia lui. Il quale però non ha nessun interesse a farlo, perché evidentemente l’amore, vissuto in due versioni diverse e contrapposte, gli assicura tutta una serie di gratificazioni. È vero che riceve pressioni a non finire, è vero che viene accusato di insincerità, di debolezza, di ipocrisia. Ma è altrettanto vero che sia l’amante sia la moglie lo vogliono a ogni costo e che entrambe gli giurano amore, dedizione e fedeltà assolute.
Ognuna delle due, evidentemente, al di là delle tensioni, delle scenate, ha dei lati buoni che lui può godersi nei momenti di relax. Tu lo accogli e perdoni sempre, sua moglie anche.
Perché dovrebbe essere così eroico da rinunciare a tutto questo? Certo è difficile concludere che lui, l’oggetto di tanto entusiastico trasporto, non ne è degno. Che è la persona sbagliata, l’ingannevole sembianza di un amore che, forse, va cercato altrove.

Doppio segreto

Mi sono innamorato della più cara amica di mia moglie. Si chiama Malù, che sta per Maria Luisa. Solo da pochi giorni ho trovato il coraggio di confessarlo almeno a me stesso. Ma la cosa dura da mesi. Per questo amore mi sono letteralmente rimbambito. Sono tornato bambino. O meglio adolescente. Mi commuovo sulle canzonette, sogno a occhi aperti, tengo un diario.
Così ho pensato che per dimostrarmi adulto dovrei trovare il coraggio di dirlo anche a lei, a Malù, assumendo tutte le responsabilità della mia confessione. E mi sembra la cosa più difficile del mondo. “Non puoi” dico a me stesso. “Lei è felicemente sposata.” Ma subito mi rispondo: “E allora? Anche tu sei felicemente sposato”.
Insomma, ho capito che non riesco a parlarle e mi ero persino rassegnato ad andare avanti così pieno di struggimento. Qualche giorno fa, invece, mentre prendevamo il caffè, mia moglie ha detto con aria assorta: «Non capisco cosa stia succedendo a Malù, sono preoccupata per lei perché...». Il motivo della sua proccupazione non sono riuscito a saperlo, perché nel frattempo, con un gesto inconsulto, avevo versato, parte su di me e parte sulla poltrona, tutto il caffè. Mia moglie non ha potuto continuare ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Strano, stranissimo, anzi normale
  3. Prefazione Strano, stranissimo, anzi normale
  4. Parte prima - I RACCONTI DELL’EROS
  5. Parte seconda - TRIANGOLI
  6. Parte terza - NELLA VITA QUOTIDIANA
  7. Copyright