Cuore d'inchiostro
eBook - ePub

Cuore d'inchiostro

  1. 504 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Informazioni su questo libro

Quando alla porta di Meggie bussa uno straniero, il padre Mo la costringe a fuggire come già tante altre volte in passato. Mo possiede una dote magica e terribile: leggendo un libro a voce alta è in grado di evocarne i personaggi. Come Capricorno, il signore dal cuore nero uscito dalle pagine di Cuore d'inchiostro per dare la caccia a Mo e impadronirsi del suo dono. Le stesse pagine in cui è stata risucchiata la madre di Meggie. Un romanzo che cancella i confini tra finzione e realtà, tra personaggio e lettore. Una storia in cui è impossibile non perdersi.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2014
Print ISBN
9788804563549
eBook ISBN
9788852054983

PIPPO LINGUALUNGA

Ornamento di separazione
— Ci avevano detto che nelle vicinanze avremmo trovato un villaggio dove fare apprezzare la nostra arte.
— Siete stati male informati — rispose loro Buttercup. — Non ci sono villaggi, non per molte miglia.
— Allora nessuno ti sentirà gridare — esclamò il siciliano, e balzò su di lei con spaventosa agilità.
William Goldman, La storia fantastica
Ornamento di separazione
Il mattino dopo, intorno alle dieci, Elinor telefonò a Fenoglio. Meggie era in soffitta con Mo, che stava togliendo a un libro la copertina ammuffita con la stessa delicatezza con cui avrebbe liberato un animale ferito da una trappola.
— Mortimer! — lo chiamò Fenoglio dal basso. — C’è una femmina isterica al telefono che mi urla nelle orecchie delle cose incomprensibili. Dice di essere amica tua…
Mo posò il libro e scese. Fenoglio gli porse torvo la cornetta. E nella quiete dello studio si riversarono tutta la rabbia e la disperazione di Elinor. Mo faceva fatica a tirare fuori un senso da quel concitato farneticare.
— Ma come sapeva che… ah sí, naturalmente — lo sentí dire Meggie. — Bruciati? Tutti? — Si passò una mano sul volto e guardò la figlia, ma lei ebbe come la sensazione che non la vedesse, come se fosse diventata trasparente. — D’accordo — disse. — Sí, certo. Anche se temo che non crederanno neanche a una parola. E per ciò che è accaduto ai tuoi libri, non credo che sia di competenza della polizia locale. Sí, va bene. Naturalmente… Ti vengo a prendere.
Riattaccò.
Fenoglio non riusciva a dissimulare la curiosità. Fiutava una nuova storia. — Che cosa è successo ancora? — chiese impaziente a Mo, che era rimasto immobile a fissare il telefono. Era sabato. Rico stava appeso al collo del nonno come una scimmietta, gli altri due bambini invece non si erano ancora visti. — Mortimer, che c’è? Hai perso la parola? Guarda un po’ tuo padre, Meggie. Sembra imbalsamato.
— Era Elinor — riuscí ad articolare infine Mo. — La zia della mamma di Meggie. Ti ho parlato di lei. Gli uomini di Capricorno si sono introdotti in casa sua. Hanno buttato giú tutti i libri dagli scaffali e a quanto pare li hanno sfasciati a pedate. E quelli che stavano in biblioteca — indugiò un momento prima di proseguire — quelli piú preziosi, li hanno portati in giardino e bruciati. E come se non bastasse, ha trovato un gallo impiccato che pendeva dal soffitto.
Fenoglio fece scivolare giú il nipotino. — Rico, va’ a cercare i micini! Queste non sono cose per le tue orecchie! — Rico protestò, ma il nonno, irremovibile, lo spinse fuori dalla stanza e richiuse la porta. — Come fai a essere sicuro che dietro c’è Capricorno? — chiese rivolto a Mo.
— E chi altri? Inoltre, a quanto ricordo, il gallo rosso è il suo marchio. Hai dimenticato la tua stessa storia?
Fenoglio ammutolí avvilito. — No, no, me la ricordo — mormorò poi.
— Che ne è di Elinor? — chiese Meggie con un groppo alla gola.
— Per fortuna non era ancora arrivata; ha fatto con calma, fra giri e soste ha allungato il viaggio di rientro. Sia ringraziato Dio. Ma puoi ben immaginare in che stato sia adesso. I suoi libri piú belli… Santo cielo!
Fenoglio prese a raccogliere dal tappeto dei soldatini con piccoli movimenti nervosi delle dita. — Sí, Capricorno ama il fuoco — osservò con voce velata. — Se è stato davvero lui, la vostra amica può ritenersi fortunata che non abbia bruciato anche lei con tutto il resto.
— Non mancherò di riferirglielo — dichiarò sarcastico Mo. Prese una scatola di fiammiferi dalla scrivania di Fenoglio, l’aprí e, lentamente, la richiuse.
— E i miei, di libri? — Meggie non osava quasi porre la domanda. — La mia cassa… l’avevo nascosta sotto il letto.
Mo rimise a posto i fiammiferi. — Questa è l’unica buona notizia — annunciò. — Nessuno l’ha toccata. È là dove l’hai lasciata. Elinor ha controllato.
Meggie tirò il fiato. E se fosse stato Basta ad appiccare il fuoco? No, ne aveva paura. Si ricordava anche troppo bene di come Dita di Polvere si era preso gioco di lui. Ma poi, che differenza faceva sapere chi era stato? I tesori di Elinor erano andati distrutti, e nemmeno suo padre poteva rimetterli in sesto.
— Elinor sta arrivando qui in aereo. Vado a prenderla — disse Mo. — Ha deciso di mettere la polizia alle calcagna di quel farabutto. Le ho già detto che per me è un’impresa disperata. Anche se riuscisse a provare che sono stati i suoi uomini a fare irruzione nella villa, come farà a dimostrare che l’ordine l’ha impartito lui? Ma tu sai com’è Elinor.
Meggie annuí. Certo che conosceva Elinor, e la capiva fin troppo bene.
Fenoglio, invece, scoppiò a ridere. — Ah, la polizia! Capricorno se ne infischia della polizia! Si fa le regole da solo, stabilisce le proprie leggi…
— Piantala! — lo interruppe brusco Mo. — Questo non è uno dei tuoi romanzi. Sarà anche divertente creare un furfante di quella risma, ma ti assicuro che incontrarlo non lo è affatto! Vado all’aeroporto. Ti affido Meggie, abbi cura di lei.
Prima che la ragazzina potesse protestare, Mo era già fuori. Lo rincorse ma, lungo la strada, le vennero incontro Paola e Pippo. La bloccarono e cercarono di trascinarla via con loro. Doveva giocare all’orco che mangia i bambini, alla strega, al mostro a sei braccia, tutti personaggi tratti dalle favole del nonno, con i quali popolavano i loro giochi e il mondo. Quando finalmente riuscí a liberarsi dalla presa di quelle manine tenaci, Mo ormai era sparito. La piazza dove aveva parcheggiato l’auto era vuota e lei restò sola, con i caduti in guerra e qualche vecchietto che scrutava il mare, le mani sprofondate nelle tasche.
Indecisa sul da farsi, si diresse a passi lenti verso la gradinata del monumento e si sedette sul primo scalino. Non era nella disposizione d’animo di giocare a prendersi o a nascondino con i nipoti di Fenoglio. No, voleva starsene seduta lí ad aspettare suo padre. Il vento caldo che aveva soffiato durante la notte, lasciando una sabbiolina fine sui davanzali, si era spostato altrove. Faceva piú fresco rispetto ai giorni precedenti. Sul mare il cielo era ancora limpido, ma dalle colline avanzavano nuvoloni grigi che, di tanto in tanto, offuscavano il sole, gettando sui tetti del paese un’ombra che la faceva rabbrividire. Un gatto le scivolò vicino, le zampe rigide, la coda ritta. Era una bestiolina smunta, di colore grigio, a cui si potevano contare le costole a una a una, sotto il pelo rado e pulcioso. Meggie lo chiamò con voce dolce finché il micio le spinse il muso sotto il braccio, facendo le fusa, alla ricerca di qualche carezza. Non sembrava che appartenesse a qualcuno. Nessun collare, non un grammo di grasso che in qualche modo testimoniasse la presenza di un padrone premuroso. Tenendo lo sguardo fisso sulla strada, che spariva in fondo al paese con una piega repentina dietro le case, Meggie gli grattò le orecchie, la gola, il dorso. Quanto distava l’aeroporto piú vicino? Appoggiò i gomiti sulle ginocchia, con i pugni sotto il mento. Sopra di lei andavano addensandosi le nubi, sempre piú fitte e minacciose, nere di pioggia. Il gatto le si strusciò contro la gamba e, mentre Meggie passava le dita su quella collottola spelacchiata, le si affacciò alla mente una domanda. E se Dita di Polvere non avesse indicato a Capricorno solo dove abitava Elinor? E se gli avesse rivelato dove vivevano lei e Mo? Anche nel loro cortile ci sarebbe stato ad aspettarli un cumulo di cenere? No. Non voleva pensarci. — Non lo sa — mormorò fra sé. — Non sa niente di niente. Dita di Polvere non gliel’ha detto. — Continuò a ripeterselo ancora e ancora come uno scongiuro.
A un certo punto sentí una goccia, poi un’altra. Guardò su. Nel cielo non era rimasto neanche un angolino azzurro. Con il mare vicino, il tempo mutava in un attimo! “E va bene. Andrò a casa.” Forse era rimasto ancora un po’ di latte per il gatto randagio. Quando lo sollevò, temette di rompergli qualche ossicino.
L’appartamento era immerso nel buio: Mo aveva chiuso le persiane prima di uscire per tenere piú fresco. Quando Meggie entrò con i vestiti intrisi di quella pioggerella fine, rabbrividí. Adagiò il micio sul letto ancora sfatto, s’infilò il pullover di Mo – troppo grande per lei – e corse in cucina. Il cartone del latte era quasi vuoto, ma quel che rimaneva, diluito con un po’ di acqua calda, era forse sufficiente per una scodellina. L’animale si precipitò ruzzolando verso il magro pasto. Fuori pioveva sempre piú forte. Meggie udiva il fitto tamburellare delle gocce sul selciato. Andò alla finestra e spalancò le imposte. Il lembo di cielo fra i tetti delle case che davano sullo stretto vicolo era cosí scuro che pareva di essere già al tramonto. Tornò lentamente verso il letto di Mo e ci si sedette sopra. Il gattino era sempre occupato a leccare la ciotola, la piccola lingua ruvida passava e ripassava sullo smalto decorato a fiorellini nella speranza di trovare ancora un goccino di quella delizia. A un tratto Meggie sentí dei passi lungo la via. Poi qualcuno bussò alla porta. Chi poteva essere? Era impossibile che Mo fosse già di ritorno. O aveva dimenticato qualcosa? Il gatto era sparito, presumibilmente era andato a nascondersi sotto il letto. — Chi è? — chiese.
— Meggie! — chiamò una voce di bambino. Ah, sí. Paola o Pippo. Di sicuro era Pippo. Uscí sul minuscolo corridoio. — Non ho tempo per giocare, adesso! — gridò attraverso la porta chiusa.
— Per favore, Meggie! — la implorò Pippo.
Con un sospiro la ragazzina aprí e si trovò faccia a faccia… con Basta.
— Allora, chi abbiamo qui, eh? — chiese lui con voce minacciosamente bassa, le mani intorno al collo sottile di Pippo. — Che ne dici, Naso Piatto? Non ha tempo di giocare, lei! — disse spingendola indietro rudemente ed entrando con il bambino. Naso Piatto passava appena dalla porta, grande e grosso com’era.
— Lascialo! — protestò Meggie con voce tremante. — Gli fai male.
— Oh, davvero? — esclamò Basta sbirciando dall’alto il viso pallido di Pippo. — Non è gentile da parte mia, considerato che ci ha detto dove ti nascondevi — aggiunse serrando la presa. — Sai quanto siamo rimasti in quel tugurio? — sibilò.
Meggie fece un passo indietro.
— Mooolto a lungo! — tuonò Basta. Avvicinò cosí tanto la sua faccia da volpe al volto di Meggie che questa si vide riflessa nei suoi occhi. — Non è vero, Naso Piatto?
— C’è mancato poco che i ratti mi rosicchiassero via le dita dei piedi — brontolò il gigante. — In cambio storcerei volentieri il naso a quella piccola strega fino a girarglielo al contrario.
— Magari dopo — disse Basta spintonandola verso la camera buia. — Dov’è tuo padre? — chiese. — Questo moccioso — continuò lasciando andare il bambino, ma assestandogli un colpo brutale nella schiena che lo fece ruzzolare contro Meggie — sostiene che si è allontanato in macchina. Dov’è andato?
— A fare compere — rispose svelta Meggie che, dalla paura, quasi non riusciva a respirare. — Come ci hai trovato? — chiese con un filo di voce. E poi si diede subito la risposta: Dita di Polvere, naturalmente. Chi altri? Ma per ottenere che cosa li aveva traditi, questa volta?
— Dita di Polvere — disse Basta come se le avesse letto nel pensiero. — Non ci sono tanti mentecatti in questo mondo che vagabondano da un posto all’altro, sputano fuoco e possiedono una martora addomesticata, per di piú con le corna. È stato sufficiente chiedere un po’ in giro. Scoperte le sue tracce, abbiamo trovato anche quelle di tuo padre. Siamo arrivati giusto in tempo per vedervi partire in macchina e vi avremmo fatto una visitina anche molto prima se questo scemo nell’inseguirvi — inveí contro Naso Piatto dandogli una gomitata nello stomaco che gli fece emettere un sordo grugnito di dolore — non vi avesse perso di vista. E cosí abbiamo dov...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Uno straniero nella notte
  4. Segreti
  5. In viaggio verso sud
  6. Una casa piena di libri
  7. Solo una figura
  8. Stelle e scintille
  9. Il velo scuro della notte
  10. Sola
  11. Uno scambio pericoloso
  12. La tana del lupo
  13. Codardo!
  14. Verso il mare
  15. Il villaggio di Capricorno
  16. Missione compiuta
  17. Fortuna nella sfortuna
  18. C’era una volta…
  19. Il traditore tradito
  20. Lingua di Fata
  21. Sventura all’orizzonte
  22. Spine e serpenti
  23. Basta
  24. In salvo
  25. Una notte piena di parole
  26. Fenoglio
  27. Un finale sbagliato
  28. Un brivido, un presentimento
  29. Solo un’idea
  30. A casa
  31. Un buon posto dove stare
  32. Pippo Lingualunga
  33. Nel folto della macchia
  34. Di nuovo prigionieri
  35. La favorita
  36. Il segreto di Capricorno
  37. Intenti diversi
  38. Nella casa di Capricorno
  39. Imprudenza
  40. A fior di labbra
  41. A morte i traditori
  42. Il nero destriero della notte
  43. Farid
  44. Un musetto peloso
  45. La cripta
  46. Rientro alla base
  47. La trappola
  48. Nel cuore della notte
  49. Un ritorno insperato
  50. La Gazza
  51. Orgoglio e astuzia
  52. Brutte sorprese
  53. Appena in tempo
  54. Una fragile creatura
  55. Le parole giuste
  56. Al fuoco!
  57. Tradimento, chiacchiere e stupidità
  58. L’Ombra
  59. Solo un borgo abbandonato
  60. Nostalgia di casa
  61. In famiglia
  62. ELENCO CITAZIONI
  63. Copyright