Il giardiniere tenace
  1. 434 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Informazioni su questo libro

Kenya, presso le rive del lago Turkana. Tessa Quayle, la bellissima moglie di un diplomatico inglese appassionato di giardinaggio, viene trovata uccisa in modo selvaggio. Che cosa ci faceva lì la donna? Il suo omicidio ha forse a che fare con la sua ossessiva presenza in un ospedale di Nairobi, dove un'indigena aveva trovato la morte in circostanze mai chiarite? Davanti al cadavere della moglie, il marito Justin si rende conto di non avere mai conosciuto davvero Tessa: poco o nulla sapeva della sua militanza contro la violenza delle multinazionali in Africa, di un dossier scomparso improvvisamente, della sua amicizia con un medico di colore¿ Ma qualcosa può ancora fare: può portare a termine quel lavoro di denuncia con l'efficacia e la freddezza che solo un diplomatico, o una spia professionista, può avere. Per non doversi più vergognare, per alimentare una piccola, fragile speranza.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2015
Print ISBN
9788804575580
eBook ISBN
9788852046018

Il giardiniere tenace

A Yvette Pierpaoli
che visse e morì senza infischiarsene
«Ah, ma l’uomo dovrebbe andar oltre
ciò che può afferrare,
o a che cosa serve il paradiso?»
ROBERT BROWNING, Andrea del Sarto

1

La notizia arrivò all’Alto Commissariato britannico di Nairobi alle nove e trenta di un lunedì mattina. Per Sandy Woodrow fu come una fucilata che lo colpì diritto nel suo cuore inglese diviso. Era in piedi, con i denti stretti e il petto in fuori, questo lo ricordava. Era in piedi e il telefono interno stava squillando. Aveva allungato il braccio per prendere qualcosa, ma lo squillo l’aveva interrotto inducendolo a chinarsi per sollevare la cornetta e rispondere: «Woodrow» o forse: «Pronto, Woodrow». Certamente era stato brusco, lo ricordava. La sua voce gli era parsa quella di qualcun altro, un po’ tagliente. «Pronto, Woodrow.» Solo il cognome, senza l’aggiunta del soprannome Sandy, buttato lì come se non gli piacesse, perché mezz’ora dopo aveva la riunione obbligata del lunedì mattina con l’alto commissario e, in qualità di cancelliere, avrebbe dovuto fare il moderatore con un gruppo di primedonne della cooperazione, il cui scopo principale era entrare nelle grazie dell’alto commissario.
Per farla breve, si preannunciava come l’ennesimo stramaledetto lunedì di fine gennaio, la stagione più calda a Nairobi, tempo di polvere e razionamenti idrici, erba secca, occhi che bruciano e marciapiedi che paiono sciogliersi nell’afa, con gli alberi di jacaranda che, come tutto il resto, aspettano le lunghe piogge.
Perché esattamente fosse in piedi non era ancora riuscito a ricostruirlo. In realtà sarebbe dovuto essere curvo dietro la scrivania, le dita sulla tastiera, a rivedere con ansia le istruzioni arrivategli da Londra e i messaggi provenienti dalle vicine missioni africane. Invece era davanti alla scrivania intento a fare qualcosa di indispensabile che non ricordava, forse raddrizzare la fotografia di sua moglie Gloria con i due bambini, quella che avevano scattato l’estate precedente durante le ferie in patria. L’Alto Commissariato era su una collina che non si era ancora assestata e bastava un weekend per ritrovarsi con tutti i quadri appesi storti.
O forse stava spruzzando insetticida contro qualche zanzara keniota cui neanche i diplomatici erano immuni. Alcuni mesi prima c’era stata un’invasione dei cosiddetti Nairobi eyes, moscerini che, se schiacciati e sfregati accidentalmente sulla pelle, potevano provocare bolle e irritazioni, quando non addirittura la cecità. Era possibile che stesse spruzzando l’insetticida quando il telefono era squillato e che avesse posato la bomboletta sulla scrivania e alzato il ricevitore, perché in un ricordo successivo c’era un’istantanea a colori di una bomboletta rossa di insetticida sul vassoio della posta in partenza. Ricordava di aver detto «Pronto, Woodrow» con il telefono premuto contro l’orecchio.
«Pronto, Sandy. Sono Mike Mildren. Buongiorno. Sei solo?»
Lucido, grasso, ventiquattrenne, Mildren, segretario personale dell’alto commissario, accento dell’Essex, arrivato fresco fresco dall’Inghilterra, al suo primo incarico all’estero, era stato poco fantasiosamente soprannominato “Mildred” dai colleghi più giovani.
Sì, rispose Woodrow, era solo. Perché?
«C’è un problema, temo, Sandy. Posso scendere un momento da te?»
«Non possiamo parlarne dopo la riunione?»
«Veramente sarebbe meglio di no. No, meglio di no» rispose Mildren convincendosene sempre di più a mano a mano che parlava. «Riguarda Tessa Quayle, Sandy.»
Un Woodrow diverso, nervi tesi, antenne ritte. Tessa. «Come?» chiese in tono volutamente indifferente, mentre i pensieri correvano in tutte le direzioni. Oh, Tessa. Oh, Cristo. Che cos’hai fatto stavolta?
«La polizia di Nairobi dice che è stata trovata morta» disse Mildren, come se fosse cosa di tutti i giorni.
«È assurdo» esclamò Woodrow senza neppure darsi il tempo di pensare. «Non essere ridicolo. Dove? Quando?»
«Sul lago Turkana. Sulla riva orientale. Il weekend scorso. Sui particolari sono molto diplomatici. Nella sua auto. Uno spiacevole incidente, dicono» aggiunse in tono di scusa. «Ho avuto la sensazione che cercassero di risparmiarci il peggio.»
«Nell’auto di chi?» chiese Woodrow sconvolto – lottando, rifiutando quell’ipotesi folle – respingendo il chi, il come, il dove e tutti gli altri pensieri e sensazioni e cancellando furiosamente tutti i ricordi segreti di lei per sostituirli con il paesaggio lunare di Turkana, come lo ricordava da una visita fatta sei mesi prima in compagnia dell’impeccabile attaché militare. «Resta dove sei, vengo su io. E non parlarne con nessun altro, capito?»
Come un automa, Woodrow posò la cornetta, andò dietro la scrivania, prese la giacca dalla spalliera della sedia e se la infilò, prima una manica poi l’altra. Normalmente non avrebbe messo la giacca per salire al piano di sopra. Non era obbligatoria nemmeno per la riunione del lunedì, figurarsi per scambiare quattro chiacchiere con quel ciccione di Mildren nel suo ufficio. Ma l’esperienza professionale gli diceva che il viaggio che stava per intraprendere sarebbe stato lungo. E comunque, salendo le scale si sforzò con tutta la propria volontà di applicare le regole che si era dato per le emergenze e assicurarsi, così come aveva fatto con Mildren, che non era successo niente. A sostegno di ciò rifletté sul caso di una giovane inglese fatta a pezzi nella foresta africana dieci anni prima, che aveva destato molto scalpore. Doveva essere una bufala, uno scherzo di cattivo gusto. Un replay nella mente malata di qualcuno. Un poliziotto africano furibondo relegato nel deserto, mezzo fatto di bangi, che cercava di arrotondare lo stipendio da fame che non gli pagavano da sei mesi.
La sede dell’Alto Commissariato era una costruzione recente, austera e ben progettata. A Woodrow piaceva lo stile, forse perché esternamente corrispondeva al suo. Con i suoi spazi ben definiti – giardino, mensa, negozio, pompa di benzina – e i suoi corridoi silenziosi e puliti, dava un’impressione di severa autarchia. Woodrow, a prima vista, aveva le stesse qualità. Quarantenne, era felicemente sposato con Gloria – e se non lo era, riteneva di essere l’unico a saperlo. Era cancelliere e aveva buone probabilità, se avesse giocato bene le sue carte, di vedersi affidare una modesta missione al prossimo incarico e di lì saltare di missione in missione, sempre meno modesta, fino a un cavalierato – prospettiva cui personalmente dava poca importanza, certo, ma che avrebbe fatto piacere a Gloria. Aveva un che di militare, ma del resto era figlio di un militare. In diciassette anni di Servizio, aveva rappresentato Sua Maestà in mezza dozzina di missioni britanniche all’estero. Ma era stato il pericoloso, decadente, saccheggiato e indebitato Kenya, ex colonia britannica, a suscitargli le emozioni più forti, sebbene non osasse chiedersi in che misura questo fosse dovuto a Tessa.
«Va bene» disse in tono aggressivo a Mildren, dopo aver chiuso la porta e tirato il chiavistello.
Mildren era perennemente imbronciato. Seduto alla sua scrivania, sembrava un bambino cicciottello e disubbidiente che si rifiuta di finire la minestra.
«Era all’Oasi» disse.
«Quale oasi? Sii più preciso, per favore.»
Ma Mildren non si lasciava intimidire come la sua età e il suo rango avrebbero potuto indurre Woodrow a credere. Aveva stenografato alcuni appunti che consultò prima di parlare. Ecco che cosa gli insegnano di questi tempi, pensò Woodrow con disprezzo: dove avrebbe trovato il tempo di imparare la stenografia, altrimenti, un arrivista come Mildren?
«C’è un albergo sulla sponda orientale del lago Turkana, verso sud» annunciò Mildren leggendo dal foglio. «Si chiama Oasi. Tessa ha passato lì la notte ed è ripartita la mattina successiva a bordo di una jeep messa a disposizione dal proprietario dell’albergo. Aveva dichiarato di voler visitare la culla della civiltà, trecento chilometri più a nord. Gli scavi di Leakey.» Si corresse. «Il sito archeologico di Richard Leakey. Nel parco nazionale Sibiloi.»
«Era sola?»
«Wolfgang le aveva procurato un autista, il cui corpo è stato ritrovato a bordo della jeep insieme con quello di Tessa.»
«Wolfgang?»
«Il proprietario dell’albergo. Cognome a seguire. Lo chiamano tutti Wolfgang. Pare sia tedesco. Un personaggio. Secondo la polizia, l’autista è stato trucidato.»
«Come?»
«Decapitato. Non è stato ritrovato.»
«Cosa? Se hai detto che era in macchina con lei.»
«Il capo mozzato.»
Non potevo arrivarci da solo? «Com’è morta Tessa?»
«Un incidente. Non hanno detto altro.»
«L’hanno rapinata?»
«La polizia dice di no.»
Il fatto che non l’avessero derubata e che avessero ucciso l’autista diede a Woodrow molto da pensare. «Riferiscimi esattamente quello che ti hanno detto» ordinò.
Mildren si posò le grosse guance sulle mani e consultò di nuovo gli appunti. «Ore nove e ventinove: la squadra di pronto intervento della polizia di Nairobi chiama e chiede dell’alto commissario» riferì. «Gli spiego che Sua Eccellenza è in giro per ministeri e che rientrerà al più tardi alle dieci. L’ufficiale di turno, un uomo piuttosto efficiente di cui ho le generalità, mi informa che hanno ricevuto comunicazione da Lodwar…»
«Lodwar? Ma è lontanissima da Turkana!»
«È la stazione di polizia più vicina» rispose Mildren. «Sulla sponda orientale del lago, nei pressi della baia di Allia, sulla strada che conduce al sito archeologico di Leakey era stata ritrovata una jeep di proprietà dell’hotel Oasi di Turkana, con due cadaveri dentro. Morti da trentasei ore. Una donna bianca, causa della morte imprecisata, e un africano senza testa, identificato come Noah, autista, sposato con quattro figli. Uno scarpone Mephisto, numero quaranta e mezzo. Una sahariana blu, taglia XL, sporca di sangue, sul fondo della jeep. La donna, apparentemente di età compresa fra i venticinque e i trent’anni, capelli scuri, anello d’oro al medio della sinistra. Una catena d’oro sul fondo del mezzo.»
“La collana che porti” ricordava di averle detto Woodrow, mentre ballavano, per provocarla.
“Mia nonna la regalò a mia madre il giorno del suo matrimonio” aveva risposto lei. “La porto sempre, anche se non si vede.”
“Anche a letto?”
“Dipende.”
«Chi li ha ritrovati?» domandò Woodrow.
«Wolfgang. Ha chiamato la polizia via radio e ha informato il suo ufficio qui a Nairobi. Sempre via radio. All’Oasi non c’è telefono.»
«Come hanno fatto a identificare l’autista, se era stato decapitato?»
«Aveva un braccio storpio. Si era messo a fare l’autista per questo. Wolfgang ha visto Tessa partire in automobile con Noah il sabato mattina alle cinque e mezzo in compagnia di Arnold Bluhm. È l’ultima volta che sono stati visti vivi.»
Leggeva, o fingeva di leggere dagli appunti e continuava ad appoggiare la testa tra le mani. Non sembrava intenzionato a cambiare posizione, perché aveva le spalle testardamente contratte.
«Ripeti» ordinò Woodrow dopo un istante di silenzio.
«Tessa era in compagnia di Arnold Bluhm. Erano arrivati all’hotel Oasi insieme venerdì sera, avevano dormito lì ed erano partiti il mattino dopo alle cinque e mezzo sulla jeep di Noah» ripeté pazientemente Mildren. «Il corpo di Bluhm non era sull’auto e non è stato ritrovato. Non ancora, comunque. La polizia di Lodwar e il pronto intervento sono sul posto, ma da Nairobi vogliono sapere se siamo disposti a pagare l’elicottero.»
«Dove sono i corpi adesso?» Woodrow era lucido e pratico, da bravo figlio di militare.
«Non si sa. La polizia voleva che li tenessero all’Oasi, ma Wolfgang si è rifiutato. Dice che farebbero scappare il personale e tutti i clienti.» Un attimo di esitazione. «Si era registrata come Tessa Abbott.»
«Abbott?»
«Il suo cognome da ragazza. Tessa Abbott, e il numero di una casella postale di Nairobi. La nostra. Siccome qui non c’è nessun Abbott, ho fatto una ricerca al computer e ho trovato Quayle, Tessa, nata Abbott. Immagino che usasse il cognome da ragazza per le sue attività umanitarie.» Scorse l’ultima pagina degli appunti. «Ho cercato di contattare l’alto commissario, ma è in giro per ministeri ed è l’ora di punta» spiegò. Intendeva: nella moderna Nairobi del presidente Moi, una chiamata locale può comportare mezz’ora di “...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Oscar bestsellers
  4. IL GIARDINIERE TENACE
  5. Dossier. Altri mondi, altri “giochi”. a cura di Paolo Bertinetti
  6. Copyright