Nessuna ferita è per sempre
eBook - ePub

Nessuna ferita è per sempre

  1. 144 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Nessuna ferita è per sempre

Informazioni su questo libro

Crediamo di essere speciali per i traumi che ci sono capitati e così ne facciamo una ragione di vita, pronti a raccontarli al primo venuto. Una madre che ci ha abbandonato, un padre tiranno, un lavoro insoddisfacente, un matrimonio infelice finiscono per catturare il nostro sguardo e farci credere di essere condannati a un destino ingrato. Niente di più falso! Mentre pensiamo alle delusioni che hanno segnato la nostra vita, perdiamo di vista che un processo creativo continua instancabilmente a produrre la nostra unicità. Se penso di essere "quello che è stato ferito", la mia interiorità viene riempita dal passato e dal ricordo, che prendono così il sopravvento su tutte le risorse dell'inconscio che, invece, sarebbero capaci di veri prodigi terapeutici.

Questo libro è dedicato a tutti coloro che vogliono smettere di lamentarsi, di credere che è capitata loro una vita sbagliata. A coloro che non vogliono usare i loro insuccessi, le loro sfortune, le loro sconfitte come alibi per la rinuncia a vivere. È scritto per chi, come me, ritiene che siamo abitati da forze provvidenziali, capaci di farci guarire come per miracolo.

In questi anni, con l'équipe di psichiatri, psicoterapeuti e psicologi di Riza, ci siamo chiesti cosa bisogna fare per sfatare l'idea che le conseguenze di certi episodi della nostra vita dureranno per sempre. Trovare e mettere a punto risposte terapeutiche che aiutino a non trascinarci dietro i dolori del passato ha richiesto un lungo lavoro. Questo libro ne è il risultato.

Raffaele Morelli

Domande frequenti

Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
  • Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
  • Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Entrambi i piani sono disponibili con cicli di fatturazione mensili, ogni 4 mesi o annuali.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a Nessuna ferita è per sempre di Raffaele Morelli in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Persönliche Entwicklung e Psychische Verfassung & Wohlbefinden. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.
1

Le quattro leggi

Ho sempre pensato che in ognuno di noi esista una capacità cosmica, universale, di realizzare la propria unicità. I due termini sembrano essere in contraddizione: come può l’unico essere il tutto? La risposta è nella fioritura. Fiorisce la rosa o in lei sta fiorendo il mondo? E la rosa è solo un singolo individuo o un’intera cosmologia? Ci avevano avvisato i vecchi chassidici: “Se nell’universo c’è un altro come te, tanto vale che tu non ci sia”; eppure Hashem, il creatore, è anche il signore dei volti, del tuo volto e del volto dell’umanità intera.
Troviamo sul nostro cammino la frase di Silesius, mistico del XVI secolo:
Una rosa è senza perché, fiorisce senza perché, non bada a se stessa, non si cura di chi la guarda.1
Questa frase contiene le quattro leggi fondamentali per la realizzazione di ciascuno di noi.
La prima legge è: “Una rosa è senza perché”, vale a dire che nessun pensiero può spiegare la nostra natura, ciò che siamo.
La seconda legge è: “Fiorisce senza perché”, cioè, di nuovo, anche la fioritura è senza perché. È un atto, una funzione costituita dal nostro essere nel mondo. Fioriamo senza che lo sappiamo e nessuna spiegazione genera la creazione del nostro fiore.
La terza legge è: “Non bada a se stessa”, vale a dire che lo sguardo non deve essere centrato sul proprio Io, sui ricordi, sul passato, sulle proprie aspirazioni. Il farsi della rosa non è di pertinenza del nostro Io, non appartiene all’idea che ci siamo fatti di noi stessi. È un inno all’estraneità e alla presenza interiore così come al pensiero zen.
La quarta legge è: “Non si cura di chi la guarda”; è una legge che riguarda il mondo esterno, le opinioni dominanti, il giudizio degli altri: non sono loro i riferimenti della nostra evoluzione.
Nella legge del “fiorire dei fiori così come fioriscono”2 abita un altro modo di concepire e vivere la vita.
Mentre noi continuiamo a farci domande e adottiamo un atteggiamento valutativo e critico verso noi stessi, il nostro seme sta fiorendo... L’attenzione va spostata sul seme, invece di fissarsi sulle ferite inflitte all’albero. La soluzione, la cura, il benessere vengono solo dal seme, che lavora nella totale oscurità, immerso nella terra in cui pian piano si radica. La rosa non bada a se stessa, perché sa che la realtà è mutevole e sconosciuta, mentre le radici, ben riparate e nascoste alla vista, provvedono a nutrirla in vista della fioritura. Non badare a se stessi e non curarsi degli altri è la via delle radici che sanno sempre cosa fare e come prendersi cura della pianta. Fiorire non dipende da noi: è già scritto nella nostra semenza...

La semplicità del tramonto

Tutto si svolge e si sviluppa come il seme, con la stessa semplicità. Ma Jung dirà: “Come è difficile essere semplici”. Lui lo scopre quando la sua vita sta raggiungendo il suo punto più alto, il tramonto. Lo sguardo del tramonto sa cose che la giovinezza e la maturità non vedono. Ci vuole uno sguardo eccentrico, come avrebbe detto Hillman, lo sguardo dei vecchi che vedono da un’altra prospettiva, dove le cose sono sempre più percepite come sono, senza i pensieri che le fanno deviare dalla loro strada, dal loro essere radicate nel reale. Le cose sono come sono: come la rosa, che non è dotata di perché. Riposa in se stessa e fiorisce quando fiorisce.
“Senza perché” riassume, secondo Silesius, le prime due leggi di ciò che siamo: vuoi conoscere il tuo fiore? Niente domande, niente perché. Vuoi portare a compimento la tua fioritura? Niente perché. Silesius ci dice che le spiegazioni, le analisi, sono lontane dalla rosa e dalla sua “azione”: la fioritura. Occorre costruire una mente che non si interroga sulla vita, su noi stessi, sui nostri disagi, sulle nostre aspirazioni, sulle nostre intenzioni, come quella che i bambini possiedono spontaneamente.
Qui comincia il grande mistero: c’è un’azione nascosta nei semi, per cui una ghianda può diventare solo una quercia. La ghianda, come tutti i semi, chiama l’unicità: vive per fare la quercia, dotata com’è di un’azione innata che sa fare l’albero, il “suo” albero. Se la rosa è una rosa senza un perché, le domande sono bandite dal piano dell’essere.
Come psicoterapeuta e psichiatra, ho imparato a non cercare mai spiegazioni degli attacchi di panico, dell’ansia, della depressione. Non voglio saperne la causa, mi limito a constatarne la presenza: il seme è la causa della rosa, o meglio la rosa si autoestrae dal seme, da quel se stesso che è.
Il seme è la foglia, i rami, le spine, le radici, i germogli, i fiori: è tutta la pianta in uno spazio dove non ci sono perché, dove non c’è il tempo. Hillman cita il rabbino: “Dio ha inventato il tempo, perché le cose non accadano tutte insieme”.3
La ghianda è la quercia, in uno spazio nascosto, come il cervello nel cranio, in un tabernacolo dove, senza perché, le cose avvengono da sé. Le cose che avvengono da sé sono il perno del mio modo di concepire la psicoterapia.
Fa fatica la rosa a fiorire? E perché tu dovresti far fatica per stare bene, per guarire? Nessuna fatica per essere se stessi, ovviamente. Senza perché, la rosa fiorisce e non sbaglia: il suo seme fa, tra l’altro, il suo fiore.

L’identità è veleno per la tua unicità

Il grande problema, soprattutto nei nostri tempi in preda a un’ipertrofia dei ragionamenti, sono gli ostacoli che opponiamo allo svolgimento della nostra fioritura.
L’identità, vale a dire ciò che crediamo di essere, è il veleno che iniettiamo nel nostro albero. Non si tratta di nient’altro che opinioni comuni che abbiamo assimilato. Di unico, di veramente nostro, c’è solo la nostra rosa che, senza perché, fiorisce... E, qualsiasi cosa ci sia accaduta, continua a fiorire, con le sue caratteristiche e secondo i suoi tempi. Spesso passiamo la vita in attesa di cose che non avvengono, semplicemente perché le desideriamo nel momento sbagliato.
La nostra epoca cerebrale ha perso il contatto con la natura e crede che la mente dell’autunno sia identica a quella primaverile. Ma noi siamo diversi e cambiamo con le stagioni: l’albero d’inverno vive realtà che sono ben lontane da quelle primaverili, mentre le nostre credenze, le nostre opinioni rimangono sempre uguali.
L’unicità che vale per la rosa, vale ancor di più per l’uomo. Forse viviamo solo per riconoscerci, per trovare nel nostro volto l’essere unico che siamo.
Che sciocchezza pensare che vi sia un meccanismo terapeutico comune, che vale per tutti! È lo stesso errore che si commette nell’educazione, se non si fa differenza tra i bambini introversi, che amano il buio, e quelli estroversi, che vivono nella luce, e si stabiliscono per tutti le stesse regole e gli stessi esercizi.
Una pianta con le spine come il pungitopo detesta essere toccata, non come il giglio che ha petali che cercano il contatto, che vogliono essere accarezzati, o sentire il naso che si inebria quando li annusa. Sanno più cose i contadini delle loro piante che gli psichiatri dei loro pazienti: conoscono i semi e vedono l’albero che verrà. I disturbi dei nostri pazienti sono come semi che contengono il loro percorso...
Nessuna visione omologata del mondo può servire per riconoscersi e la rugiada che bagna il fiore al mattino piace alla rosa, ma è detestata dall’ibiscus.
A volte, i disagi servono a farci accorgere che stiamo “sbagliando fiore”, pretendendo di essere quello che non siamo.
“Che pianta è?” Questo mi domando per ciascuna persona che vedo nel mio studio. Ormai ho imparato a non chiedermi mai quale trauma ha avuto.
Spesso i pazienti mi dicono: “L’altra volta con lei è stata una seduta strana. Dagli altri psichiatri io invece parlo dei miei problemi: ‘Non va questo, non va quello...’”. Parlare dei problemi, del passato, cercare spiegazioni dei disagi è quanto di più distante esista dall’immagine della rosa di Silesius.
Per “fare” la rosa ci vuole un sapere innato, così per ciascuno di noi. Con “fiorisce senza perché” forse Silesius vuol dirci che i semi svolgono azioni invisibili, azioni che ci creano, che vengono dalla notte dei tempi. Forse di notte, quando non sappiamo di esistere, quando danzano le immagini dei sogni, siamo vicinissimi a “quella rosa che fiorisce senza perché”. Ecco la terza legge di Silesius: forse per questo la rosa non bada a se stessa, fiorire non dipende da te, ma da uno sguardo che si assenta dall’Io, dal protagonista che credi di essere. Così pensate a quanto terribili sono le parole che dicono coloro che sono stati a lungo in psicoterapia: “Ho lavorato su di me, per questo sto bene”. Lavorare su di sé significa domarsi, addomesticarsi sulla base di un modello estraneo alla nostra natura. Lavorare su di sé vuol dire perdere la spontaneità, l’autenticità che fa di una rosa quel fiore unico. Dopo aver “lavorato su di sé” abbiamo una maschera da esibire agli altri, che nasconde e soffoca la nostra fioritura. Questo è un vero disastro per l’anima.
La rosa fiorisce come ogni pianta, fiorisce perché fiorisce, ma fiorisce. Ognuno alla sua stagione fiorisce. Mi preoccupo per le persone che vengono da me e che non riescono a sbocciare, magari perché si impediscono di annaffiare la pianta che sono, o rinunciano senza saperlo alla luce: in queste condizioni, quale pianta riuscirebbe a fiorire? Così è anche per l’anima!
Lo psichiatra è come un contadino: ha il compito di riconoscere quale pianta ha di fronte, di non confondere il suo seme con quello di un’altra, di aiutare il paziente a realizzare la sua fioritura, a iniziare il percorso verso l’Immagine unica che ciascuno di noi è. I disagi vengono sempre per avvisarci che ci stiamo allontanando da questa Immagine.
Non “che cosa gli è successo”, ma “che cosa ha dimenticato di sé”: questo mi domando dei miei pazienti.
In questa chiave non si tratta mai di problemi esterni: separazioni da realizzare o meno, addii o abbandoni da cui difendersi, amori tormentati... Sono solo una fuga dalla propria Immagine innata. Il lavoro consiste nel lasciar fare al seme.

I disturbi ci parlano, ascoltali...

Ho sempre pensato che i disturbi fossero parole del proprio seme, non traumi da collegare alla propria storia. Qualsiasi famiglia, incontri, accidenti ci siano capitati, una rosa è una rosa. La vera malattia è dimenticarsene. Jung diceva che una tigre vegetariana è una pessima tigre. Difficile da capire, in un mondo che funziona per slogan.
E i disturbi? I disagi? Sono stati che annunciano la nascita della rosa? O si oppongono al suo fiorire? Non ho mai visto un attacco di panico che non fosse un autosoffocamento, il tentativo disperato di aderire alla mentalità comune soffocando la propria autenticità.
Elena mi dice che gli attacchi di panico se ne sono andati non in corrispondenza di scelte di vita, ma del ritrovamento del suo rapporto tattile con le stoffe. “Me ne ero dimenticata, ma da piccola passavo ore e ore a toccare il broccato delle tende di casa, del rivestimento del salotto. Mi piaceva, mi dava come un’estasi...” Aver riattivato quell’esperienza, se non ha determinato la guarigione, ha però aperto una via in direzione di quel modo unico di essere nel mondo che riguarda Elena come ciascuno di noi.
Il seme è quei rami, quelle foglie, quel tronco, quei fiori, quei frutti, è quel mondo. Ogni pianta ha il suo modo di stare nel mondo, come Elena ha il suo broccato.
La ricerca dei mondi affini al nostro, delle cose con cui ci sentiamo in sintonia, delle situazioni che ci riguardano nel profondo è ciò che dobbiamo guardare.
Guardare. Senza pensare. Senza perché. Nel suo mirabile lavoro sulla sincronicità, Jung ci ha segnalato che viviamo in un tempo e in uno spazio unico, dove le cose accadono simultaneamente, legate...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Nessuna ferita è per sempre
  4. Prefazione
  5. 1. Le quattro leggi
  6. 2. Così l’anima ci guarisce
  7. 3. La forza risanatrice
  8. 4. Nel ballo eterno della vita
  9. 5. L’infinito che è nell’uomo
  10. 6. A cosa non rinunceresti mai?
  11. 7. Serve uno sguardo allargato
  12. 8. Il mistero è la vera cura
  13. 9. Chi sbaglia... impara
  14. 10. L’insicurezza ti salverà
  15. Conclusioni
  16. Copyright