Un posto per l'amore
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Un posto per l'amore

  1. 193 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
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Un posto per l'amore

Informazioni su questo libro

Felicity Wren ha già avuto un matrimonio senza amore. Ora che è rimasta vedova è determinata a dare una svolta alla sua vita trovando qualcuno di eccezionale: un marito titolato che le faccia finalmente assaporare la vita. Per raggiungere lo scopo chiede aiuto all'amico Tom Russell. Ma se fosse invece lui, l'uomo che ha sempre sognato?

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2016
eBook ISBN
9788852068720

1

Per due intere settimane tutto ciò che accadde alla residenza Maynard ruotò attorno a un evento: il ritorno a casa di Felicity. Per l’occasione, le gemelle si fecero confezionare dalla sarta nuovi abiti di mussola. Sospettarono che non fossero all’ultima moda quando si accorsero che la copia della “Belle Assemblée” da dove avevano preso i modelli, era vecchia di più di un anno. Ciononostante, i vestiti erano graziosi, uno color primula, l’altro rosa, perché nessuno, nemmeno il padre sempre più distratto, poteva distinguerle se indossavano abiti identici. Felicity le avrebbe viste al meglio e questo l’avrebbe convinta che erano cresciute.
Durante quelle due settimane il signor Maynard trascorse meno tempo del solito nel suo studio a esaminare con attenzione i libri contabili della proprietà e più tempo fuori, nelle stalle, ad accertarsi che i cavalli fossero ben strigliati e a controllare che i campi fossero stati seminati, che le vacche e le pecore fossero al pascolo. Era importante che Felicity vedesse una proprietà fiorente, una volta tornata a casa, che si rendesse conto che il suo sacrificio era servito a qualcosa. Si sentiva ancora colpevole quando ci pensava, così cercava di evitarlo.
La signora Maynard si assicurò l’aiuto della governante e del giardiniere. La prima l’aiutò a fare l’inventario della biancheria della casa. Le lenzuola e le federe di seconda scelta non sarebbero state sicuramente adatte, nemmeno per le stanze che Felicity non avrebbe probabilmente visto. Tutti i letti dovevano essere rifatti con la biancheria migliore. A tavola avrebbero usato la tovaglia di pizzo, o quelle che lei stessa aveva ricamato con la propria madre, prima di sposarsi. Al giardiniere fu ordinato di provvedere affinché i prati fossero tagliati perfettamente, gli arbusti potati e che i narcisi e i tulipani fossero in fiore. L’uomo rimase sconcertato dall’ultima disposizione, giacché, per sua esperienza, tutti i fiori sbocciavano e sfiorivano al momento opportuno. Tuttavia, se la signorina Felicity stava tornando a casa, avrebbe fatto del suo meglio.
I ragazzi Maynard erano lontani da casa. Cedric era stato di recente nominato vicario della chiesa di St Jude, a trenta miglia di distanza, e si era sposato da poco con Bertha Mannering, figlia di un vicino proprietario terriero. Era improbabile che i ragazzi tornassero a casa semplicemente per vedere Felicity, ma Laura, la gemella più solerte, si era seduta a scrivere loro una lunga lettera, avvertendoli della visita della sorella. Scrisse anche a Adrian sebbene agli studenti di Eton non fosse permesso tornare a casa tutte le volte che lo desideravano. Se così fosse stato, Adrian non sarebbe stato un convittore, ma praticamente un esterno dalla frequenza saltuaria, rifletté Laura sorridendo, mentre firmava con uno svolazzo il foglio fittamente scritto.
Felicity stava tornando a casa dopo cinque lunghi anni. Il signor Maynard aveva appena iniziato a ristabilirsi dopo la sua partenza. A quel tempo, le stalle erano ancora praticamente vuote, il terreno mal coltivato, le recinzioni cadenti, le case degli affittuari allo sfacelo. Non rischiava più la rovina, ma i miglioramenti erano stati lenti. Infatti, solo negli ultimi due o tre anni la proprietà aveva iniziato di nuovo ad assomigliare a quella di un uomo abbiente.
Cinque anni prima, la signora Maynard aveva cercato di recuperare la naturale serenità di carattere che l’aveva sostenuta durante le difficoltà. Infatti aveva perso quella sua tranquillità, quando aveva temuto che tutti loro sarebbero finiti all’ospizio dei poveri. In quei giorni, la sua occupazione preferita era stata quella di fare l’inventario di tutti i mobili della casa, dei quadri, della biancheria, delle porcellane, delle suppellettili, di tutti i vestiti e dei gioielli che possedevano ed elencarli nell’ordine in cui sarebbero stati dati in pegno o venduti.
Cinque anni prima, Cedric aveva appena iniziato a frequentare Oxford e la signora Maynard, durante la visita di commiato di Felicity, aveva pianto molto per il miracolo che aveva consentito al figlio di partire, invece di dover cercare un impiego. Adrian aveva solo dieci anni e della sua istruzione si occupava un precettore severo. Non che Adrian lo considerasse un privilegio, naturalmente. Era stato, e ancora era, completamente diverso dal fratello. Mentre Cedric era felice quando metteva il naso in un libro, Adrian considerava leggere e studiare come orripilanti invenzioni che ostacolavano l’esistenza. Se avesse potuto trascorrere la propria vita ad arrampicarsi sugli alberi, a pescare nel torrente, a cavalcare o a fare amicizia con i dipendenti del padre, offrendosi di lavorare con loro, si sarebbe sentito in paradiso.
Le gemelle avevano solo tredici anni; erano alte e magre, i capelli lunghi raccolti a coda arrivavano fino alla vita, gli abiti spesso logori in più punti, ed erano rumorose e indisciplinate. Seguivano le lezioni insieme a Adrian, si esercitavano al pianoforte per mezz’ora al giorno e tutti i pomeriggi si sedevano con la mamma a imparare a ricamare. Disegnavano e dipingevano con gli acquarelli ed erano abili quanto altre migliaia di ragazze in Inghilterra. Si arrampicavano ancora sugli alberi con Adrian e cavalcavano a cavalcioni quando non c’era nessuno a guardarle e a rimproverarle. Avevano già iniziato a darsi di gomito e a ridacchiare ogni volta che un ragazzo discretamente bello appariva nella loro visuale, di solito in chiesa la domenica. Succedeva spesso che la gemella che aveva la sfortuna di sedersi di fianco alla madre fosse punita con una potente gomitata alle costole.
Ora i quattro membri della famiglia che ancora vivevano a casa attendevano con impazienza di mostrare a Felicity come erano cambiate le cose. Il signor Maynard era indubbiamente agiato e benestante. Gli agricoltori per miglia attorno invidiavano la sua proprietà ordinata e fiorente. La signora Maynard, senza essere in alcun modo presuntuosa, si compiaceva della propria posizione sociale. La domenica, con la propria famiglia, occupava l’unico banco imbottito della chiesa e tutte le decisioni della comunità erano rimesse al suo giudizio. Il suo nome era sempre il primo nella lista degli invitati a qualsiasi ricevimento nel giro di miglia. Era tutto molto gratificante, soprattutto ora che una figlia ricca stava venendo in visita.
Le gemelle, naturalmente, erano eccitate per la possibilità di mostrare alla sorella quanto fossero cresciute, avevano ormai diciotto anni, e pensavano di avere una grande sicurezza e conoscenza delle cose del mondo fra tutte e due. Avevano elaborato un piano, del quale nessuno era a conoscenza. Ne parlavano fra loro frequentemente, ma si erano promesse che non ne avrebbero fatto parola a Felicity, o a nessun altro, finché non fossero state sicure che sarebbe stato accolto favorevolmente.
Nel pomeriggio del giorno in cui l’ospite era attesa, l’eccitazione era alle stelle. Il signor Maynard si era recato alle stalle tre volte, ad assicurarsi che gli stallieri avessero strigliato tutti i cavalli a dovere. La madre e le ragazze erano pronte, le gemelle indossavano i loro nuovi abiti di mussola e la signora Maynard il suo secondo miglior vestito, quello che indossava la domenica in chiesa. La cuoca era agitatissima, aveva preparato quattro differenti torte e allestito una cena che sarebbe stata appropriata per un vero e proprio banchetto.
Lady Felicity Wren stava cercando di rilassarsi nell’elegante carrozza nella quale viaggiava da sola. Se teneva il finestrino alzato, l’interno diventava subito caldo e senza aria. Se lo abbassava, la polvere della strada le bruciava gli occhi e le seccava la gola. Il sedile che occupava, sebbene fosse di elegante velluto e ben molleggiato, le sembrava scomodo dopo molte ore di viaggio, alleviate soltanto da una breve sosta per il pranzo. Si era da tempo liberata del cappello e si era tolta i guanti di capretto. Avrebbe desiderato ordinare al lacchè di farla scendere per camminare al lato della strada, sentire l’erba fresca sulle caviglie, ascoltare i fringuelli sugli alberi e raccogliere alcune primule fra le siepi. Naturalmente non poteva fare una cosa del genere, era lady Wren e non poteva comportarsi come faceva da ragazzina. Sospirò.
Erano trascorsi cinque anni da quando era stata a casa l’ultima volta. Non riusciva davvero a spiegarsi come mai fosse passato tanto tempo. Era stata quasi sempre in Inghilterra, sebbene lei e Wilfred avessero viaggiato ampiamente per il Continente. Era vero che avevano vissuto al Nord, troppo lontani dal Sussex per una visita improvvisata, ma quella non era una scusa valida. Erano stati a Londra per la Stagione quasi ogni anno. Si era sempre ripromessa di ritagliarsi una settimana dagli impegni sociali della vita di città per tornare a casa. Ma, dopo i primi anni, non l’aveva più fatto. Era stata felice di vedere che i suoi genitori stavano riprendendosi, soddisfatta nel rendersi conto che erano contenti che la loro casa e la loro posizione sociale fossero sicure, gratificata nel vedere che il padre stava sforzandosi di migliorare la proprietà cosicché nel futuro sarebbe potuto essere ricco in modo indipendente. Era stata felicissima di vedere i bambini, di sapere che il loro stile di vita sarebbe stato mantenuto.
Tuttavia quelle prime visite erano state dolorose. La felicità e la sicurezza della sua famiglia erano state acquistate a caro prezzo. Aveva avuto una vita più ricca di fascino e di varietà di quanto non avesse mai sognato, ma, quando era a casa, ricordava troppo vivamente come era stata prima la sua vita: semplice, tranquilla, felice. E lei doveva mostrarsi sempre entusiasta durante quelle visite, doveva intrattenere i familiari con racconti sui ricevimenti mondani, sulla propria presentazione alla vecchia regina a St James, sui suoi soggiorni a Vienna, a Roma e a Parigi. Doveva vestire con gli abiti più eleganti. E tutto per convincerli che era felice, che, in effetti, non aveva fatto alcun sacrificio.
Avrebbe sopportato tutto questo. Se non avesse temuto di imbattersi in Tom. Questo non sarebbe riuscita a sopportarlo. E tuttavia, tutte le volte in cui non si era imbattuta in lui, era tornata a Londra delusa. Naturalmente, quando aveva programmato le prime due visite a casa aveva saputo che lui non sarebbe stato lì. Durante la prima visita, lui era ancora all’università e, alla seconda, era in Europa per il Grand Tour. Alla terza occasione, però, aveva saputo che Tom era a casa e si era data molto da fare per evitare i luoghi nei quali lui si sarebbe potuto trovare, aveva persino simulato un mal di testa, per non dover accompagnare la famiglia in chiesa la domenica.
Tutto questo, però, era ora alle sue spalle, ogni cosa. Per la prima volta dopo otto anni si sentiva libera, totalmente libera e ne avrebbe tratto il massimo vantaggio. Aveva tutte le intenzioni di iniziare una vita piena, di lasciarsi il passato alle spalle, di recuperare il tempo perduto. Aveva sposato Wilfred otto anni prima. Aveva fatto quel sacrificio, anche se prima della cerimonia era disperata. Ora poteva ricordare l’orrore che aveva provato quando quell’anziano uomo, che l’aveva tanto disgustata a una festa di compleanno a dieci miglia da casa, aveva fatto visita a suo padre il giorno seguente per chiederla in sposa. Aveva sempre saputo di essere una ragazza eccezionalmente bella, con una splendida figura, i capelli biondi e folti, una carnagione d’avorio. Quella notte si era vestita per fare colpo con un abito da sera di pizzo bianco di Bruxelles su una sottoveste rosa, idea geniale della sarta del paese. Ma il giorno dopo aveva maledetto la propria bellezza e il proprio abito. Sir Wilfred Wren desiderava sposarla.
L’idea sarebbe dovuta sembrare grottesca. La proposta di matrimonio sarebbe dovuta diventare motivo di risa in famiglia. Sir Wilfred aveva più di sessant’anni; non era mai stato sposato e non era mai stato un uomo attraente. Aveva un modo di fare insolente e arrogante che mascherava una profonda insicurezza. Ma lo capì solo in seguito. Sebbene fosse accettato in tutti i più alti ambienti mondani, non riusciva a inserirvisi con naturalezza. Era considerato un uomo di città, un uomo che aveva fatto i soldi con il commercio. Era accolto in società solo perché era estremamente ricco.
Quest’ultima realtà aveva cambiato il destino di Felicity. Suo padre in quel momento si trovava sull’orlo del fallimento. Sembrava non ci fosse modo per tenere lontani i debitori ancora per molto. La sua famiglia, piuttosto numerosa, aveva di fronte un futuro davvero misero. Sir Wilfred Wren era sembrato un dono mandato dal cielo. Per qualche ragione aveva desiderato Felicity. Era disposto a sborsare una grossa cifra. I soldi, comunque, non erano niente per lui, ora che ne aveva così tanti. Il signor Maynard e la moglie avevano supplicato e pregato Felicity di accettare. Era vero che lei era molto giovane, era vero che Tom Russell una volta terminati gli studi molto probabilmente le avrebbe proposto il matrimonio, era vero che Wren era un uomo anziano. Ma lei poteva sopportare di vedere la propria famiglia rovinata, di condividere quella rovina, quando aveva la possibilità di salvarli tutti?
Felicity aveva pianto e si era angosciata per la decisione da prendere, aveva singhiozzato e sofferto per Tom, che era all’università, ma aveva capito che in realtà non c’era alcuna decisione da prendere. C’era solo da rassegnarsi all’inevitabile. Così aveva accettato: a diciotto anni aveva sposato un uomo di sessantadue anni ed era andata via con lui. Non poteva lamentarsi. Il marito chiaramente l’amava alla follia, l’aveva coperta di regali, l’aveva vestita con gli abiti più eleganti, l’aveva adornata con gioielli e le aveva fatto girare tutta l’Inghilterra e l’Europa, mostrandola all’alta società, dovunque andassero. Era stato gentile. Ma dovette ammettere nella solitudine della propria carrozza, che era bello sentirsi libera. Wilfred era morto l’anno prima per un attacco di cuore. Si trovavano a Roma. Una mattina il suo cameriere, portandogli l’acqua per la rasatura, l’aveva trovato morto accanto al letto. Felicity aveva riportato il corpo a casa per la sepoltura e aveva passato l’anno di lutto con sua cognata, Beatrice, una zitella cinquantenne che aveva dedicato buona parte della sua vita a occuparsi del fratello.
Ora Felicity era libera. Si era tolta per l’ultima volta uno degli abiti grigi due giorni prima coricandosi. La mattina precedente, quando era partita verso la casa del padre nel Sussex, aveva indossato un abito blu che Wilfred le aveva comprato in Italia. Quel giorno era vestita di verde. E si sentiva come se si fosse tolta un grosso peso dalle spalle. Aveva salutato Beatrice la mattina precedente ed era partita da sola. Sua cognata si era angosciata per il fatto che lei non portasse nemmeno una domestica, soprattutto perché era indispensabile che dormisse fuori una notte, ma Felicity aveva insistito per viaggiare da sola. Aveva ventisei anni ed era molto ricca. Se desiderava viaggiare e fermarsi in una locanda da sola, lo avrebbe fatto.
Iniziò a riconoscere il paesaggio. Cinque anni iniziarono a sembrarle di nuovo un lungo periodo. Ci sarebbero state delle novità? Dalle lettere di Laura e dalle occasionali lettere di Lucy e della madre aveva capito che la proprietà stava prosperando. Sarebbe stato bello rivedere le gemelle, che ora avevano la stessa età di quando lei aveva sposato Wilfred. Avevano perso l’aspetto spigoloso che avevano a tredici anni? Sicuramente non avrebbero più avuto la coda di cavallo. Avrebbero ridacchiato ancora? Sarebbe riuscita a distinguerle?
Per la prima volta dopo otto anni sarebbe stata in grado di godersi casa sua. Il fatto di vederli tutti felici l’avrebbe forse aiutata a ricordarsi che i precedenti otto anni non erano trascorsi invano. Ma a volte le sembrava orribile sapere che aveva già ventisei anni e non aveva mai avuto la possibilità di sentirsi veramente libera, ma aveva viaggiato, incontrato gente e fatto cose che molti cinquantenni non avevano avuto ancora la possibilità di sperimentare direttamente. Non doveva lamentarsi.
Avrebbero goduto di quella visita anche sotto un altro punto di vista. Dopo otto anni non aveva più paura di incontrare Tom. In effetti, non vedeva l’ora di farlo. Durante quegli anni si era finalmente spento l’amore per Tom. Non arrivava al punto di sostenere che era contenta che Wilfred fosse apparso e avesse impedito il matrimonio con Tom, ma era comunque lieta di non averlo sposato. Se la vita matrimoniale le aveva insegnato qualcosa, era che la vita aveva molto da offrire. Con Wilfred aveva visto molte cose ma era rimasta piena di aspirazioni. Aveva partecipato a tanti eventi eppure, in qualche modo, si era sentita esclusa. Era stata una donna sposata con un marito molto possessivo. Si era resa conto all’inizio del matrimonio che i membri dell’alta società, persino le signore, frequentemente si sposavano solo per convenienza e per raggiungere una posizione, ma che avevano delle relazioni assolutamente palesi con altri. Queste persone vivevano felici e spensierate. Eppure lei non era mai stata capace di comportarsi così. Si sarebbe anche potuta allontanare da Wilfred a volte, ma non sarebbe mai riuscita neppure a flirtare con altri uomini, tanto meno a essere infedele. Tuttavia, aveva desiderato un altro tipo di vita, che finalmente era a portata di mano. Ora possedeva una casa elegante a Pall Mall e aveva tanto denaro da non dover mai esitare sull’acquisto di un nuovo abito, di una carrozza o di un gioiello. Era ancora giovane abbastanza da essere desiderabile e sapeva di essere bella. Forse più di quanto lo fosse a diciotto anni. Aveva acquisito portamento e gusto. Sapeva che gli uomini la trovavano attraente. A ogni Stagione qualcuno cercava di convincerla a entrare nel proprio letto affascinandola e, ai balli, era sempre stata assediata dai gentiluomini quanto la debuttante più giovane e più carina. Dopo la visita a casa di due settimane, sarebbe partita per Londra dove aveva intenzione di trascorrere la più felice, più abbagliante Stagione che qualsiasi donna avesse mai avuto. Aveva intenzione di trovarsi un uomo giovane, bello, intelligente, ricco, affascinante, di rango e lo avrebbe sposato. Proprio la compita lady Wren, che gli uomini avevano desiderato come amante, mentre la compativano come moglie, avrebbe fatto il matrimonio più brillante della Stagione. Si sarebbe sposata nella chiesa di St George, nella piazza di Hanover e tutta l’alta società sarebbe stata invitata. Poi avrebbe vissuto il resto della propria esistenza alla ribalta della mondanità. Sarebbe stata ricompensata per quegli otto anni, trascorsi accanto a un marito anziano.
Sì, era molto contenta di non aver sposato Tom. Quando l’aveva visto l’ultima volta, lui aveva vent’anni, ma aveva già la maturità e la forza di carattere di un uomo. Sapeva esattamente che cosa voleva dalla vita e Felicity non credeva che lui avesse cambiato idea. Almeno gli occasionali accenni su di lui nelle lettere da casa suggerivano che stesse realizzando i suoi progetti.
Era andato all’università e aveva studiato coscienziosamente. Tom aveva sempre creduto che la conoscenza avesse un valore di per sé. Era solito dire che, anche se fosse stato sicuro di trascorrere la propria vita in campagna a dirigere la tenuta del padre, la sua mente poteva essere libera di vagabondare per il mondo. Aveva sempre letto molto. Il suo sogno era stato quello di tornare a casa, gestire la proprietà di famiglia, sposare Felicity, sistemarsi e avere parecchi figli.
Non aveva fatto molte di quelle cose. Non aveva immediatamente messo radici, ma aveva viaggiato per più di un anno in Europa. Non si era sposato, ma era subentrato al padre e, in effetti, era diventato il proprietario della terra, quando il padre era morto tre anni prima. Sua madre era morta da tempo. Felicity aveva dedotto dai frammenti di informazioni che aveva raccolto, che era un amministratore molto abile. Le terre di Tom stavano prosperando almeno quanto quelle di suo padre. E proprio questo dimostrava che lui non era cambiato, sarebbe sta...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. UN POSTO PER L’AMORE
  4. 1
  5. 2
  6. 3
  7. 4
  8. 5
  9. 6
  10. 7
  11. 8
  12. 9
  13. 10
  14. 11
  15. 12
  16. 13
  17. 14
  18. 15
  19. 16
  20. 17
  21. Copyright