STARGIRL - Balla per me
eBook - ePub

STARGIRL - Balla per me

  1. 252 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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STARGIRL - Balla per me

Informazioni su questo libro

A differenza delle sue amiche, KAT non ha mai avuto un fidanzato, e alla vigilia delle vacanze combina un guaio: si nasconde nell'armadio insieme all'ex di sua sorella… e suo padre la scopre! Per punizione, la mandano a trascorrere l'estate in Svezia dalla stravagante zia Frida, su un'isola sperduta. Una noia mortale senza speranza, finché Kat non incontra l'affascinante LEO. Fra tramonti indimenticabili, feste e danze sfrenate, tutto può succedere…

E forse la vera sorpresa per Kat non è innamorarsi, ma capire che quando riesce a essere se stessa può brillare più di una stella nel cielo.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2015
Print ISBN
9788804652625
eBook ISBN
9788852069628

1

Sono nascosta nell’armadio di camera mia insieme all’ex ragazzo di mia sorella. Questa è probabilmente la peggior decisione che ho preso in tutta la vita.
Al piano di sotto, la mia famiglia sta facendo un gran baccano. Papà rumoreggia con pentole e coperchi urlando: «Spaghetti alla bolognese!» con un pessimo accento italiano. Britta si sta esercitando al pianoforte e la mamma gira per casa sbattendo le porte e gridando: «Kat! Kat!».
«Perché ci nascondiamo?» sussurra Joel.
«Shhh!» rispondo. Sento la mamma che sale le scale e mi viene a cercare. Sbircio attraverso una fessura e vedo che sta guardando in camera mia.
«Non la trovo da nessuna parte!»
«Spaghetti alla bolognese!» grida papà per tutta risposta. Sento i suoi passi pesanti sulle scale. Oh no! Ho un terribile presentimento.
Joel comincia ad agitarsi. «Stai fermo!» sibilo. «Papà diventa pericoloso quando si arrabbia!» Joel rimane immobile. In quel momento papà fa irruzione in camera mia, si ferma in mezzo alla stanza con le mani nelle tasche dei suoi orribili pantaloncini da corsa, quelli supersgambati che mettono in mostra le cosce pelose. È andato ai colloqui coi professori a scuola di Britta vestito così. Come ha potuto fare una cosa del genere?!
Trattengo il respiro e mi faccio piccola piccola. Papà gira su se stesso, ispezionando la stanza con lo sguardo. Strizza gli occhi e per un momento penso che mi abbia visto. Poi mi accorgo che è entrata Pinky, la mia gatta. Papà la osserva contrariato mentre gli si struscia sulle gambe. Non si china ad accarezzarla. Pinky è rimasta senza pelo in seguito a una zuffa con una volpe, e da allora a nessuno di noi piace toccarla. La gatta si allontana da papà con il suo passo felpato, si avvicina all’armadio e si mette ad annusare la porta. “Vattene Pinky!” Proprio quando penso che papà stia per aprire l’armadio, la mamma grida: «Guarda in giardino!» e papà se ne va.
Finalmente posso respirare. Sono proprio un’idiota! Perché non ho nascosto solo Joel nell’armadio? Non dovevo entrare anch’io. Sarei dovuta rimanere nella mia stanza. Sento Joel che si sposta leggermente. «Magari potremmo…»
«Shhhh!» gli faccio. «Potrebbe tornare!» Rimaniamo in silenzio per qualche secondo. «Ok, se n’è andato. Ora scendo di sotto e vengo a darti il via libera appena possibile. Dovrai aspettare fino a quando saranno tutti a letto.»
«Ma ho promesso alla mamma di portare fuori il cane!» Guardo Joel. Il suo viso è in penombra. Non mi pareva che avesse una voce così lamentosa quando usciva con Britta. Probabilmente non me ne ero accorta perché ero troppo affascinata dal suo aspetto. Il problema è che qui, al buio, non riesco a vedere i suoi bellissimi capelli, ma sento benissimo la sua voce.
«Non puoi portarlo fuori più tardi?»
«Soffre di sindrome del colon irritabile. Deve assolutamente essere portato fuori regolarmente.» Sento il respiro di Joel sulla guancia, è tiepido e sa di cupcake al cioccolato. Stasera, quando ha suonato alla porta chiedendo di Britta, con la camicia di jeans attillata che lo faceva assomigliare a un modello, l’ho invitato a entrare ad aspettarla. Gli ho offerto un cupcake e gli ho chiesto se voleva venire in camera mia ad ascoltare un po’ di musica, ed è così che siamo finiti nell’armadio. E ora Joel mi soffia sul viso con il suo alito profumato e a me manca il respiro.
«Joel, lo capisci vero che se i miei ti trovano qui io sono finita?»
«Perché sono un ragazzo?»
«Perché sei un ragazzo… che usciva con mia sorella. Non solo, tu hai diciotto anni e io quindici. Per di più ultimamente ho fatto un paio di cose che non sono piaciute molto ai miei.»
«Per esempio?»
«Be’, ho bigiato un paio di volte per saltare l’ora di ginnastica. Non ho avuto problemi fino a quando il mio vicino di casa mi ha visto prendere il sole sul prato davanti al supermercato ed è andato a riferirlo alla mamma. Le ho detto che preferivo abbronzarmi invece che stare chiusa a scuola a giocare a ping pong, e devo ammettere che è stata abbastanza comprensiva. Poi però c’è stato l’incidente del furto al negozio.»
«Hai rubato in un negozio?!» la voce di Joel diventa ancora più stridula.
«Solo un frullato, e ho perso la borsa della mamma.»
«Uau! Britta lo diceva che tu…»
«Che io cosa?!»
«Be’, che fai un sacco di cose stupide.»
Mia sorella è proprio insopportabile. «Non è come sembra» dico togliendomi una scarpa con il tacco da sotto il sedere. «Il furto del frullato è stato un incidente. Sono scappata fuori dalla gelateria quando mi sono accorta che avevo lasciato la borsa di Prada della mamma nel camerino di un negozio e mi sono scordata di pagare.»
«Prada: doveva essere molto costosa.»
«Sì, davvero costosa, centinaia di sterline. Era il regalo che le aveva fatto papà per il suo quarantesimo compleanno.» Ricordo ancora molto bene l’espressione della mamma quando è venuta a prendermi alla gelateria, e come ha pianto in macchina mentre tornavamo a casa. Non piangeva per la borsa. Ha detto che era stato vedermi seduta nell’ufficio del proprietario della gelateria “come una criminale”. Quando le ho chiesto se potevamo fermarci al McDonald’s a prendere un frappè (non mi avevano permesso di mangiare il frullato) è andata fuori di testa.
Dopo un attimo di silenzio, Joel dice: «Be’, io non penso che tu sia stupida, Kat. Anzi, mi piaci molto».
«Cosa?» bisbiglio.
«Mi piaci. Mi piacevi già quando uscivo con tua sorella.»
Rimango allibita. Non so che rispondere. È una cosa completamente sbagliata. Adesso ho ancora più paura che mamma e papà lo trovino qui. Joel si sposta in modo da trovarsi con il viso a pochi centimetri dal mio. Cerco di allontanarmi, ma non c’è abbastanza spazio.
È tutta colpa di Britta! Prima di uscire per andare ai colloqui, la mamma ha detto: «Speriamo che vada meglio che ai colloqui di Kat!» e sono scoppiati tutti e tre a ridere, perché Britta è un genio, perciò era ovvio che i suoi colloqui sarebbero andati meglio dei miei. Io non sono affatto un genio. Sono solo la ladra di frullati. Così, quando mi sono ritrovata Joel alla porta gli ho chiesto di entrare solo per dare una lezione alla mia famiglia. Non so nemmeno io che lezione volevo dar loro, ma sapevo che trovare Joel nella mia camera avrebbe dato a tutti molto fastidio. È stato solo quando ho sentito Britta gridare: «Siamo tornati!» che mi sono resa conto di aver fatto un terribile errore. Ed ecco perché siamo finiti nell’armadio.
Joel trova la mia mano nel buio e me la stringe forte. «Mi piaci un sacco…»
«Oh…» faccio io deglutendo a fatica. Ma forse esce una specie di mugolio, perché Joel mi mette un braccio intorno alle spalle e comincia a sfregare il naso tra i miei capelli. Ok, devo uscire subito di qui. Rovisto tra gonne e maglioni in cerca della maniglia, ma appena mi sposto Joel inizia a baciarmi.
Per essere precisi, mi bacia l’orecchio.
Vale come bacio? Se vale, allora con questo sono tre i baci che ho ricevuto. La bocca di Joel è umida e calda, mi fa un po’ schifo. Una parte di me vorrebbe che smettesse immediatamente, ma l’altra, quella più forte, sa bene che questa sarà una storia fantastica da raccontare alle mie amiche, perché sono quasi certa che Joel creda di baciarmi sulla bocca.
Poi Joel sospira, e mi fa talmente il solletico che scoppio a ridere. All’improvviso sento qualcuno attraversare la stanza a grandi passi, la porta dell’armadio si apre di colpo e io rotolo fuori. Joel mi cade addosso, insieme a qualche scatola da scarpe.
Guardo papà stringendo gli occhi per abituarmi alla luce. «Scusa, scusa» balbetta Joel cercando disperatamente di liberare il bottone della camicia che mi è rimasto impigliato tra i capelli. Entra Pinky, seguita da mamma e Britta. La gatta si mette a mordermi le dita dei piedi, Britta si copre la bocca con la mano in preda allo shock, la mamma invece non sembra nemmeno sorpresa. Scuote la testa e sospira: «Oh Kat, come hai potuto?». Le stesse parole che ha detto quel giorno alla gelateria.
In quel momento faccio il mio secondo, imperdonabile errore: scoppio a ridere… e non riesco più a smettere.
Un’ora dopo ho smesso di ridere. Joel è andato via, papà lo ha rincorso per la strada gridando come un pazzo. Non deve essere stata una bella esperienza. Sono seduta sul divano. La mamma è rannicchiata sul pouf di pelle e si mangia le unghie e papà cammina su e giù per il salotto. «Kat, io e tua madre ne abbiamo parlato e abbiamo preso una decisione.»
«Madre?» faccio io con un accento studiatamente snob. «Chi è mia “madre”?»
Papà mi fissa facendo dei respiri profondi. Smetto di ridacchiare. «Come hai appena dimostrato, non prendi mai sul serio quello che diciamo e non sembra che ti importi molto dei sentimenti di tua sorella…»
«Papà, questo non è giusto! Britta ha lasciato Joel più di due mesi fa. È libero. Single. Sono queste le regole.» La loro espressione mi induce a tacere.
«Sappiamo che vuoi fare la spiritosa, Kat» interviene la mamma. «Ma stasera hai davvero ferito tua sorella.»
“Ah ah ah” rido, ma in silenzio. È stata Britta a dire al suo ragazzo che sono stupida. La mamma mi fissa e penso a tutte le volte che Britta mi ha chiamato cretina, o scema, o, se avevo Pinky sulle ginocchia, scema e più scema. Insulta persino la mia gatta e mamma e papà non le dicono nulla, anzi, ridono con lei.
«Abbiamo preso una decisione per quanto riguarda l’America.» Papà smette di andare avanti e indietro e si ferma di fronte a me, a gambe larghe. Ha davvero un sacco di peli ricci che gli escono dai pantaloncini.
«Dovresti fare la ceretta, papà. Davvero, ci sono molti uomini che la fanno.»
«Abbiamo preso una decisione» ripete ignorandomi. «Non possiamo lasciarti qui con Britta, non per un mese intero. Non possiamo pretendere che si occupi di una teenager fuori controllo.»
«Allora cosa avete deciso di fare?» Durante le vacanze estive papà deve fare un viaggio di lavoro negli Stati Uniti e la mamma andrà con lui. Dicono che sarà la loro “seconda luna di miele”. Se non ho sbagliato i calcoli, sarà piuttosto la settima. Britta dovrebbe occuparsi di me, il che significa che in pratica posso fare quello che mi pare per un mese. Ma se non vogliono più lasciarmi a casa, allora… «Mi portate con voi?» chiedo. «Vacanze a Los Angeles! Fantastico!»
«Cosa?» dice papà confuso. «Assolutamente no, non vogliamo portarti con noi. Abbiamo deciso di mandarti dalla zia…» e qui fa una pausa per darmi il tempo di passare in rassegna tutte le opzioni possibili, una più terrificante dell’altra. Zia Christie a Porthsmouth, che indossa solo leggings e magliette che le lasciano scoperta la pancia, zia Joanna, sull’Isola di Wight, che è una strega (nel senso che lo fa di professione), o zia…
«Frida» conclude la mamma. Frida, la zia svedese che vive a Stoccolma ed è appassionata di nudismo.
«Ma…» dico cercando di capire le implicazioni di questa notizia. «Non vedrò le mie amiche per tutta l’estate!»
«Be’» ribatte papà, «avresti dovuto pensarci prima di decidere di avere una storia con il ragazzo di tua sorella.»
«È il suo ex ragazzo» borbotto, ma poi decido di non dire altro. È una punizione coi fiocchi e devo cercare in tutti i modi di scamparla, se quest’estate non voglio morire di noia, ABBA e aringhe affumicate.

2

«Guardate» esclama Bea, «un aeroplano!»
Betty si sporge oltre il mio sedile e lei e Bea guardano dal finestrino l’aeroplano che sorvola l’autostrada. «Betty, mi stai schiacciando» mi lamento.
«Scusa» risponde Betty raddrizzandosi. «Avete visto che stava uscendo il carrello? Non sono mai stata in aereo. È davvero emozionante!»
«Volete un’uvetta ricoperta allo yogur...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. 1
  4. 2
  5. 3
  6. 4
  7. 5
  8. 6
  9. 7
  10. 8
  11. 9
  12. 10
  13. 11
  14. 12
  15. 13
  16. 14
  17. 15
  18. 16
  19. 17
  20. 18
  21. 19
  22. 20
  23. 21
  24. 22
  25. Copyright