La cassa aperta
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La cassa aperta

  1. 324 pagine
  2. Italian
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  4. Disponibile su iOS e Android
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La cassa aperta

Informazioni su questo libro

Come nel miglior Cluedo, un'anziana scrittrice, aristocratica irlandese, invita alcuni amici e sconosciuti – tra cui Hercule Poirot e Edward Catchpool, ispettore di Scotland Yard – nell'austera dimora di Lillieoak. Ha deciso di cambiare il suo testamento in modo alquanto bizzarro e lo farà davanti ai suoi ospiti, volenti o nolenti. Ecco un perfetto incipit per il vero appassionato di libri gialli.

"Ciò che ho intenzione di dirvi risulterà scioccante", così la prima frase che pronuncia Lady Athelinda Playford, lei che ha l'abitudine di scrivere i propri libri come se "fossero trombe d'aria" e il vezzo di lasciarli in ogni angolo della casa, "pagine spiegazzate con i bordi arricciati e gli angoli puntati in ogni direzione". Insomma intrighi di carta che non hanno "niente di vagamente rettangolare". E tutto questo al cospetto di Hercule Poirot, proprio lui, "l'ometto preciso" – parole di Agatha Christie – "con la mania dell'ordine, della simmetria e una netta propensione per le forme quadrate".Figuriamoci la sua irritazione nei confronti dell'eccentrica scrittrice. Un acerrimo nemico del caos, Poirot, che intuisce subito che dalla lettura del testamento nascerà qualcosa di tragico. E in queste cose l'investigatore belga è infallibile, passano poche ore e il corpo senza vita di un ospite viene trovato.

Tutti sono sospettati. È un caso di omicidio che sfugge a ogni logica e in cui mille sfumature si intrecciano: la mezza frase detta da uno dei presenti, la sfrenata avidità dei cacciatori di eredità, un enigmatico verso del Re Giovanni di Shakespeare che racconta di un "gioiello di una vita", di una "vita rubata", di una "mano sacrilega".

Ancora una volta, l'ispettore più amato della storia della letteratura dovrà spremere tutte le sue "celluline grigie" e il lettore che pronuncerà incautamente il nome del colpevole sarà costretto a ricredersi, fino alla parola fine.

L'esecuzione di questo mystery alla maniera di Agatha Christie trova in Sophie Hannah un'interprete perfetta, per il controllo del meccanismo del giallo classico e per la sua capacità nell'aver risuscitato le atmosfere di Agatha Christie e dei suoi capolavori.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2016
Print ISBN
9788804665557
eBook ISBN
9788852075933

TERZA PARTE

24

SOPHIE MUOVE UN’ALTRA ACCUSA

Dopo l’inchiesta, Poirot e io raggiungemmo la stazione della Garda di Ballygurteen insieme a Sophie Bourlet, all’ispettore Conree e al sergente O’Dwyer. Conree ci aveva comunicato questo piano con la consueta piattezza, mentre lasciavamo il palazzo di giustizia di Clonakilty. Aveva anche precisato che questa volta avrebbe posto tutte le domande di persona, e nessuno di noi avrebbe avuto il permesso di parlare.
Il silenzio era l’approccio preferito da tutti, a quanto pareva. Sui gradini del palazzo di giustizia nessuno aveva scambiato una parola o anche solo uno sguardo. Nemmeno io avevo aperto bocca, sebbene i miei pensieri vociassero a tutto spiano:
“I reni di Joseph Scotcher erano sani prima che fosse assassinato. Rosa e perfetti. Nessun segno del morbo di Bright, né di altri disturbi fisici che avrebbero potuto ucciderlo. Eppure Scotcher mi è stato presentato come un uomo che sarebbe andato incontro alla morte nel prossimo futuro. Lui stesso aveva parlato della sua imminente dipartita…”
Com’era possibile? Per quale motivo un uomo sano avrebbe dovuto fingersi moribondo? Che qualcuno avesse sviato Scotcher di proposito, un medico irresponsabile o malevolo? Mi balenò alla mente il nome di Randall Kimpton. Lavorava nel campo medico, e mi sembrava capace di essere irresponsabile e malevolo. Ma no, non poteva essere lui il medico di Scotcher. Kimpton viveva a Oxford, Scotcher a Clonakilty.
Eppure c’era qualcosa di inquietante. Ci stavo girando intorno, lo sentivo, ma non riuscivo a individuarlo.
“Scotcher aveva detto a tutti che stava morendo di una malattia. Poi è morto davvero, per avvelenamento da stricnina. Infine la sua testa è stata massacrata per indicare una terza causa della morte.”
In quanti modi doveva morire Joseph Scotcher per soddisfare… chi? Questa domanda mi piaceva molto, e decisi che sarebbe stato utile porla sotto vari aspetti, anche se non sapevo quali. La presenza di Conree, O’Dwyer e Sophie Bourlet era alquanto seccante. Avrei voluto parlare con Poirot da solo. Avrei rinunciato a uno dei miei reni rosa per conoscere i suoi pensieri.
Alla stazione della Garda di Ballygurteen, Conree ci condusse in una stanza in fondo a un corridoio lungo e stretto, e appena vi entrai mi fece pensare a un’aula scolastica. C’erano le sedie e una lavagna appesa al muro; mancavano solo i banchi. Su una sedia, in un vaso di vetro impolverato, c’erano steli di fiori morti da tempo, legati stretti con un nastro verde chiaro. Non c’era acqua nel vaso, e gli steli avevano perso le corolle. Le infiltrazioni d’acqua avevano tinto il soffitto di marrone in un angolo.
«Ebbene?» sbottò Conree, rivolto a Sophie Bourlet. «Cosa avete da dichiarare a vostra discolpa? Eravate la sua infermiera: senz’altro sapevate che non aveva niente che non andasse.»
«Il vostro dottor Clouder è un uomo crudele» disse Sophie con astio. «È un perfido bugiardo! Se gli credessi, potrei pensare che avrei avuto una vita lunga e felice come moglie di Joseph, se solo non fosse stato assassinato. In che modo mi gioverebbe, questo pensiero?»
Dietro i baffi, le labbra di Poirot si stavano muovendo senza produrre alcun suono. Tra non molto sarebbe intervenuto, ne ero sicuro; non sarebbe riuscito a trattenersi.
«Il dottor Clouder non ha mentito» ribatté Conree. «Siete voi la bugiarda, Miss Bourlet.»
«Monsieur Poirot, Mr Catchpool, diteglielo! Joseph stava morendo del morbo di Bright. Nei suoi reni non restava che un briciolo di vita, ormai. Erano sicuramente marroni e raggrinziti. È impossibile che fossero rosa!»
«Avete visto con i vostri occhi questi reni marroni e raggrinziti?» domandò Conree.
«Sapete che la risposta è no. Come avrei potuto vederli? Non ero presente all’autopsia.»
«Allora non avete il diritto di accusare di falsità il medico che ha condotto l’esame.»
«Ne ho tutto il diritto! Joseph stava morendo. Era sufficiente guardarlo! E voi li avete visti, questi due reni rosa e sani? No che non li avete visti.»
«Si dà il caso di sì» rispose Conree. «Clouder mi ha convocato immediatamente. Sono stato al suo fianco mentre me li mostrava.»
Sophie aprì la bocca, poi la richiuse senza parlare.
«Il vostro futuro marito era un vergognoso bugiardo, Miss Bourlet, così come voi.»
«Non sono una bugiarda, ispettore» insistette l’infermiera. «E non sono neanche crudele come voi. Continuate pure a dire quello che pensate senza tenere conto dei miei sentimenti. È la migliore dimostrazione della differenza tra il vostro carattere e il mio.»
«Da quanto tempo eravate l’infermiera di Scotcher?» le chiese Conree.
«Due anni.»
«E per tutto quel tempo è stato sul punto di morire, giusto?»
«No. All’inizio era solo una possibilità, ma… abbiamo sperato e pregato. E poi, poco più di un anno fa…» Sophie si coprì la bocca con la mano.
«Poco più di un anno fa? Ditemi, vi siete mai informata sul morbo di Bright?»
«Certo. Ho letto tutto il possibile, pur di aiutare Joseph.»
«Vi è sfuggita la parte che spiega quanto tempo impiega a uccidere, una volta diventato terminale? Due mesi sarebbero già una fortuna!» Conree si rivolse a me e a Poirot. «Signori, ho letto le referenze che Miss Bourlet ha presentato a Lady Playford quando cercava lavoro. Non ho problemi a dirvi che sembravano un po’ troppo esemplari. Sospettavo fossero falsificate.»
«Siete ridicolo» disse Sophie. «È una calunnia.»
Conree fece il segno della pistola con il pollice e l’indice. «Ora so che mi sbagliavo» disse. «Ho mandato uno dei miei uomini di Dublino a parlare di persona con quanti vi hanno raccomandato per un impiego. Ecco come ho scoperto che siete una brava infermiera, tra le migliori sulla piazza.»
«Ed è così che mi ricompensate, insinuando…»
«Zitta!» urlò Conree.
O’Dwyer borbottò qualcosa tra i denti. Sembrava finire con la parola “cagnetto”.
«Avete qualcosa da dire?» gli chiese l’ispettore.
«Oh, no, assolutamente. Mi è solo venuto in mente… ma non è importante.»
«Sputate il rospo!» sbraitò Conree.
Con un’espressione che si potrebbe descrivere solo come di terrore, O’Dwyer disse: «Quando ero bambino, mio fratello e io litigavamo come topi in gabbia. Nostra madre ci guardava prenderci a calci e pugni senza dire una parola, ma se uno di noi osava dire all’altro di stare zitto… oh, dovevate vedere la sua faccia! Per lei non c’era differenza tra “zitto” e le peggiori ingiurie. Signore, ve lo assicuro, questo non ha niente a che vedere con…».
«Continuate» ordinò Conree.
«Ecco, di certo non volevamo farci lavare la bocca con il sapone, ma morivamo ancora dalla voglia di zittirci a vicenda, così trovammo il modo di aggirare l’ostacolo. Dicevamo: “Zitto cagnetto senza cagnetto”. Se nostra madre se ne accorgeva, fingevamo di aver sentito un cagnetto abbaiare. Ma sapevamo entrambi qual era il vero significato. Dicendo: “Zitto cagnetto senza cagnetto” in pratica stavamo dicendo solo: “Zitto”. Mi è tornato in mente quando avete detto questa parola, signore.»
Lasciai andare il respiro che stavo trattenendo da parecchi secondi.
Conree si comportò in tutto e per tutto come se O’Dwyer non avesse parlato. «Spingevate la sedia a rotelle di Scotcher sapendo che poteva benissimo camminare come chiunque altro» disse a Sophie. «Gli davate medicine che abbiamo scoperto non essere affatto medicine…»
«Io non ne ero al corrente! Le etichette sulle boccette le metteva il medico di Joseph a Oxford.»
«A Oxford?» ripeté Conree, come se avesse parlato del pianeta Marte.
«Era là che viveva Joseph prima di venire a Lillieoak» disse Sophie.
«E perché non si è trovato un medico a Clonakilty, una volta stabilitosi lì?»
«Era legato al suo dottore di Oxford, che conosceva bene.»
«Come si chiamava costui?» volle sapere Conree.
«Non… non lo so» rispose Sophie. «A Joseph non piaceva parlarne.»
«Ci scommetto! Quanto spesso andava a Oxford per incontrarlo?»
«Una o due volte all’anno.»
«Andavate con lui?»
«No, preferiva fare il viaggio da solo.»
«È naturale, perché era un furfante bugiardo fino all’osso.» Conree alzò il mento perché potesse prendere una bella rincorsa verso il petto, così da ottenere un maggiore impatto quando lo abbassò di colpo. «Un moribondo che ha bisogno di un’infermiera per spostarsi da una stanza all’altra di una casa, ma che corre a Oxford da solo senza alcun problema per incontrare un medico inesistente! Lo stesso medico invia boccette etichettate contenenti assurdità erboristiche, fingendo che siano medicine. Negate ancora di aver saputo la verità fin dal principio?»
Sophie lo guardò negli occhi. «Sapevo, e so, la verità. Joseph stava morendo del morbo di Bright. Non mi avrebbe mai mentito.»
«Lo avrebbe fatto, e lo ha fatto» ribatté Conree. «Questo è indubbio. E mentendomi, voi state aiutando il suo assassino a sottrarsi alla giustizia.»
«Al contrario.» Sophie si alzò in piedi. «Vi ho detto che ho visto Claudia Playford colpire la testa di Joseph con quella mazza fino a ridurla in un mucchio di sangue e schegge di ossa. Ve l’ho detto subito chi era l’assassina, eppure non l’avete arrestata. E vi chiedete perché non credo al vostro dottore? Alla vostra impeccabile inchiesta? Provo quasi pietà per voi.»
Sophie si avvicinò lentamente all’ispettore Conree. «Se vi interessa catturare l’assassina di Joseph, ascoltatemi mentre lo ripeto per l’ultima volta, poi non aggiungerò altro. Ho sentito Joseph parlare con Claudia Playford, quando avrebbe dovuto essere già morto da un’ora, avvelenato con la stricnina. Non lo era! Era vivo! Supplicava Claudia di non ucciderlo, e lei stava lì con la mazza sollevata sopra la testa. Non nego che potesse avere della stricnina in corpo, ma il referto del dottor Clouder che è stato letto durante l’inchiesta non può essere vero. Perché vi fidate di un uomo che non sa abbottonarsi la camicia come si deve? Che ha le stringhe delle scarpe slacciate, che perde oggetti dalle tasche mentre cammina?»
Conree si rivolse a O’Dwyer. «Portate via questa bugiarda» disse.
25

SHRIMP SEDDON E LA FIGLIA GELOSA

Il viaggio di ritorno a Lillieoak non fu piacevole. In automobile sedevo accanto a Poirot e di fronte a Sophie Bourlet. Era cominciato a piovere e il cielo era grigio ardesia. Stava calando il buio. Le notti londinesi non mi dispiacciono; quasi non le noto. Si ha sempre la sensazione che un nuovo giorno si stia apprestando a sorgere, e con una certa urgenza. Clonakilty mi dà l’impressione contraria: anche in pieno giorno perdura il sospetto che la notte incombente sia pronta a calare ricoprendo ogni cosa, quando arriverà il momento.
Accanto a me Poirot si agitava, sistemandosi in continuazione i vestiti e i baffi. Ogni volta che l’automobile sobbalzava su una cunetta lungo la strada, si affannava a rimettere nella posizione corretta peli che non si erano mossi di una virgola. Infine disse: «Mademoiselle… posso farvi una domanda?».
Sophie impiegò qualche secondo a rompere il bozzolo di silenzio in cui si era avvolta. «Di cosa si tratta, Monsieur Poirot?»
«Non è mia intenzione aggravare la vostra tristezza, ma c’è una cosa che vorrei sapere. Come descrivereste il vostro rapporto con Mademoiselle Claudia?»
«Si è deteriorato da quando l’ho accusata di omicidio.»
«E prima, l’avevate in simpatia? Lei vi aveva in simpatia?»
«Avreste dovuto cominciare dalla seconda domanda. Prima ancora che avessi l’occasione di decidere cosa provavo per lei, era chiaro che Claudia mi detestava sotto ogni aspetto. Perciò… a quel punto mi è stato difficile avere stima di lei e trattarla con gentilezza.»
«Sembrate sottintendere che ci avete provato.»
«È così. Claudia ha alcune ottime qualità. Ed era spiacevole vivere in una casa con qualcuno che mi odiava. Ho sempre avuto la ferma convinzione che il rimedio migliore, quando non piacciamo a qualcuno, sia mostrarci instancabilmente amichevoli e generosi nei suoi confronti. Funziona quasi sempre.»
«Non con Claudia, però?»
«Decisamente no. Era determinata a disprezzarmi per principio.»
«Quale principio?» chiese Poirot.
«Lady Playford aveva una buona opinione di me, e ben presto mi si affezionò. Volevamo bene entrambe a Joseph e parlavamo molto dei metodi migliori per occuparci di lui. Questo ha rafforzato il nostro legame.»
«E Claudia era gelosa?»
«Credo mi vedesse come la brava figlia di Lady Playford che lei non era mai stata.»
«A Claudia piaceva Scotcher?» domandai.
«Gli piaceva averlo intorno, questo è sicuro» rispose Sophie. «Lui e Randall Kimpton, di cui è infatuata, erano le uniche due persone per le quali mostrasse un minimo interesse.»
«Secondo voi perché Mademoiselle Claudia avrebbe ucciso Mr Scotcher se, come dite, le piaceva averlo intorno?» chiese Poirot.
Sophie chiuse gli occhi. «Mi sono posta anch’io questa domanda… oh, non sapete quante volte! Non riesco a darmi una risposta. Non sembra esserci un motivo, tranne forse qualcosa riguardo a questa Iris alla quale ha accennato. Avete scoperto qualcosa sul suo conto, chi è e in che rapporti fosse con Joseph? Lui non me ne ha mai parlato.»
«Ritenete che la proposta di matrimonio che vi ha fatto Mr Scotcher possa c’entrare qualcosa?» proseguì Poirot. «Sto pensando di nuovo alla gelosia. È un’emozione più che mai pericolosa.»
«No. Claudia non era neanche lontanamente interessata a Joseph da un punto di vista romantico. Randall Kimpton per lei è il sole, la luna e le stelle. Non è attratta da nessun altro.» Sophie si morse il labbro. Poi aggiunse: «Sembrerà che mi stia contraddicendo ma… non credo fossi io la persona che Claudia invidiava. Credo facesse tutto il possibile per convincersi che ero io, ma sospetto fosse gelosa di una rivale ben più potente di quanto io potrei ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. LA CASSA APERTA
  4. RINGRAZIAMENTI
  5. PRIMA PARTE
  6. SECONDA PARTE
  7. TERZA PARTE
  8. EPILOGO
  9. Copyright