Sin dal principio tutti gli esseri sono dei Buddha.
È come l’acqua, e il ghiaccio:
senza acqua, non c’è ghiaccio,
al di fuori degli esseri viventi, non ci sono Buddha.
Non sapendo che è vicino, lo si cerca lontano.
Che peccato!
È come essere nell’acqua e lamentarsi per la sete;
è come il bambino di una casa ricca
che si è perso tra i poveri.
La causa del nostro vagabondare attraverso i sei mondi
è che viviamo nell’oscuro sentiero dell’ignoranza.
Di oscuro sentiero in oscuro sentiero,
quando sfuggiremo al binomio nascita-morte?
La meditazione Zen del Mahayana
va oltre ogni nostra lode.
Il dare, la moralità e le altre perfezioni,
ricevere l’iniziazione, il pentimento, la disciplina
e le molte altre azioni giuste,
tutto riporta alla pratica della meditazione.
Grazie a una sola seduta
si distruggono innumerevoli peccati in lui accumulati.
Come potrebbero esserci sentieri sbagliati per costui?
Miei diletti: vi amo. L’amore è il mio messaggio – lasciate che sia anche il vostro. L’amore è il mio colore e il mio ambiente. Per me, l’amore è la sola religione. Tutto il resto è solo spazzatura, tutto il resto sono solo elucubrazioni mentali. L’amore è l’unica cosa concreta della vita, tutto il resto è illusione. Lasciate che l’amore cresca dentro di voi e Dio crescerà spontaneamente. Se mancate l’amore, mancherete Dio e ogni altra cosa.
Senza amore non c’è alcuna strada verso Dio. Dio può essere dimenticato – ma se ci si ricorda dell’amore, allora Dio “accadrà” di conseguenza. Egli “accade” di conseguenza. Non è altro che la fragranza dell’amore. Infatti, non c’è alcun Dio, c’è solo un’essenza divina. Da nessuna parte esiste una persona che sia Dio. Abbandonate gli atteggiamenti infantili, non continuate a cercare un padre. Esiste il divino, non Dio. Quando dico che il divino esiste, intendo dire che qualunque cosa esista, è colma di Dio. Il verde degli alberi, il rosso, il giallo-oro – tutto è divino. Questo corvo che grida, un uccello nel vento, un bambino che ride, un cane che abbaia – tutto è divino. Nient’altro esiste.
Nel momento in cui chiedi: «Dov’è Dio?» fai la domanda sbagliata. Poiché non v’è luogo in cui Dio possa essere indicato. Egli non si trova in una direzione particolare, non è una cosa in particolare, un essere specifico. Dio è universalità. Chiedi dove non è Dio, solo così fai la domanda giusta! Ma per questa domanda giusta dovrai preparare il terreno del tuo cuore. Ecco quello che intendo per amore – preparare il terreno del cuore. Se ognuno è colmo d’amore, il mondo sarà colmo di Dio – le due cose vanno avanti parallelamente, sono parte di un’unica sinfonia.
Dio è l’eco dell’universo. Quando amate, l’eco è presente. Ma quando non amate, come ci può essere un’eco? Siete sempre e unicamente voi, continuamente riflessi, in milioni di modi; siete voi che venite continuamente ributtati a voi stessi. Se amate, Dio esiste. Se non amate, come si può parlare di Dio? – non ci siete nemmeno voi!
Pensavo a cosa avrei dovuto donarvi oggi. Perché è il mio compleanno, in questo giorno mi sono incarnato in questo corpo. Questo è il giorno in cui per la prima volta ho visto il verde degli alberi e il blu del cielo. Questo è il giorno in cui per la prima volta ho aperto gli occhi e ho visto Dio tutt’intorno a me. Naturalmente la parola “Dio” non esisteva in quel momento, ma ciò che ho visto era Dio. Pensavo a cosa avrei dovuto donarvi oggi. Poi mi sono ricordato una frase di Buddha: «Sabba danam dhamma danana jnati– “il dono della verità è superiore a ogni altro dono”». E la mia verità è l’amore.
La parola “verità” mi sembra un po’ troppo arida, simile a un deserto. Io non sono molto in sintonia con la parola “verità” – sembra troppo logica, troppo “mentale”. Ti dà la sensazione di filosofia, non di religione. Ti dà l’idea di aver concluso – di essere giunto a una conclusione, che esiste un sillogismo dietro di essa, un’argomentazione, un ragionamento logico. No, “verità” non è la mia parola, “amore” è la mia parola. L’amore appartiene al cuore. La verità è parziale, solo la testa è coinvolta. Nell’amore sei coinvolto come una totalità – corpo, mente, anima, tutto è coinvolto.
L’amore ti rende un’unità – non un’unione, ricorda, ma un’unità. Poiché in un’unione coloro che si congiungono rimangono separati. In un’unità si dissolvono, diventano uno, si fondono l’uno nell’altro. E quello io lo chiamo il momento della verità: il momento in cui l’amore ti ha dato unità. All’inizio, l’amore ti dà unità nella tua essenza più intima. A quel punto tu non sei più un corpo, non sei più una mente, non sei più un’anima. Sei semplicemente “uno” – senza nome, indefinito, inclassificato. Non più determinato, non più definibile, non più comprensibile. Sei un mistero, una gioia, una sorpresa, un entusiamo, un’incredibile celebrazione.
All’inizio, l’amore ti dà un’unità interiore. E quando si è verificata l’unità interiore, la seconda unità “accade” spontaneamente – non devi fare nulla. A quel punto inizi a dissolverti in un’unità con il Tutto che esiste al di là di te. La goccia scompare nell’oceano e l’oceano scompare nella goccia. In quel momento, nel momento dell’orgasmo tra te e il Tutto, tu diventi un Buddha. Quello è il momento in cui l’essenza di Buddha ti viene trasmessa. O meglio, ti viene rivelata – lo sei sempre stato, inconsapevolmente.
La mia parola è “amore”. Quindi dico: miei diletti, vi amo, e mi piacerebbe che voi riempiste d’amore il mondo intero. Lasciate che questa sia la nostra religione. Non il cristianesimo, non l’induismo, non l’islam, il giainismo, il buddhismo, ma l’amore. Amore, senza alcun aggettivo. Non amore cristiano – come può l’amore essere cristiano? È una cosa tanto stupida! Come può l’amore essere indù? È ridicolo! Amore è semplicemente: amore. Nell’amore puoi essere un Cristo, nell’amore puoi essere un Buddha, ma non esiste l’amore buddhista, né l’amore cristiano.
Nell’amore tu scompari, la tua mente scompare. Nell’amore giungi a un completo rilassamento. Questo è il mio insegnamento, io insegno l’amore. E non c’è nulla di più elevato.
Dunque, avevo pensato che avrei dovuto darvi qualcosa di bello in questo giorno, e mi sono ricordato del Canto della Meditazione di Hakuin. È un piccolissimo canto, ma un grande dono. Hakuin è uno dei più importanti maestri Zen. Il suo canto contiene ogni cosa: ogni Vangelo, ogni Corano, ogni Veda. Un piccolo canto di poche righe, ma è simile a un seme – molto piccolo, ma se gli permetterete di raggiungere il vostro cuore, può diventare un grande albero. Può diventare un albero del bodhi – avrà una chioma maestosa e migliaia di persone potranno sedersi per riposare al riparo della sua ombra immensa. Avrà grossi rami su cui molti uccelli verranno a fare il nido.
Guardate: io sono diventato un albero, e voi siete le persone venute a fare il nido su di me. Anche voi potete diventare un albero. Tutti dovrebbero diventarlo – poiché, se non lo diventate, non sarete mai appagati. Se non diventate alberi maestosi, ricchi di foglie, fiori e frutti – questo è il vostro appagamento – vivrete nello scontento. I vostri cuori saranno sempre tormentati dall’angoscia e sarete circondati dall’infelicità. La beatitudine sarà solo una parola che non significa nulla. Dio sarà solo una parola senza senso.
Quando sei appagato, allora c’è grazia e c’è Dio. Nel tuo appagamento, arrivi a percepire la benedizione dell’esistenza.
Questo è un canto di meditazione. Hakuin l’ha chiamato “canto” – ed è proprio un canto. Se la meditazione è senza canto è spenta e morta – non vibra, non respira. La meditazione è un canto e una danza: cantala e danzala. Solo, non pensarci – perché allora ti sfuggirà il messaggio, te ne sfuggirà il contenuto. Troverai questo canto e il suo significato solo mentre danzi e canti. Quando la musica della vita ti travolge, ti possiede.
Il canto di Hakuin è così breve e al tempo stesso così grande, è incredibile. Come può un uomo condensare tanta verità, tanto amore e una tale intuizione in così poche parole? Ma Hakuin era un uomo di poche parole, un uomo di silenzio. Poteva non parlare per anni, e poi dire una o due parole.
Una volta l’imperatore del Giappone lo invitò a tenere un sermone a palazzo. La regina e il re, il primo ministro, gli altri ministri, gli alti ufficiali e i generali, tutti si riunirono con profondo rispetto per ascoltarlo. Hakuin si presentò, si fermò un minuto, si guardò attorno e lasciò la sala. Il re era sconcertato. Chiese al primo ministro: «Che cosa gli è preso? Eravamo venuti per ascoltarlo!». Il vecchio primo ministro rispose: «Questo è il più grande sermone che io abbia mai ascoltato. L’ha pronunciato! Tu gli avevi chiesto di venire e insegnarti il silenzio. E lui l’ha insegnato! È stato lì, in silenzio, era silenzio. Che cosa chiedi di più? Che cosa domandi ancora? In quei pochi secondi egli era puro silenzio. Era assoluto silenzio. Era silenzio vibrante, pulsante. Ma tu cercavi di sentire delle parole».
Ma sul silenzio nulla può essere detto, e tutto ciò che viene detto è sbagliato. Come puoi dire qualcosa sul silenzio? Qualunque cosa tu dica lo renderà falso. Ecco perché Lao Tzu dice: non si può dire nulla sul Tao – e se si dice qualcosa, nel momento stesso in cui viene detto diventa falso. Il Tao è silenzio, ma non il silenzio di un cimitero. È il silenzio di un giardino, dove gli alberi sono vivi e respirano, eppure c’è completo silenzio. Non è un silenzio morto, è un silenzio vivo. Ecco perché Hakuin ha chiamato questo canto: Canto della Meditazione.
Buddha dice: mi avvicino alla realtà non credendo, ma vedendo. La sua religione è stata definita “ihi passika”: “vieni e vedi”, non “vieni e credi”. Buddha dice: «vieni e vedi, ihi passika». È qui, presente – devi solo venire e vedere. Non ti chiede di credere. Egli è l’unico grande maestro al mondo che ha abbandonato la professione di fede – e lasciandola cadere ha trasformato la religione da una cosa molto infantile a una molto matura. Con Buddha la religione è diventata giovane. Prima era infantile. Era una sorta di credo – il credo è superstizione, è frutto della paura. Il credo è cieco. Buddha ha dato occhi alla religione. Egli dice: se vedi non c’è alcun bisogno di credere. Quando hai visto non c’è credo, c’è conoscenza.
In questo canto di Hakuin troverai la via per vedere – per aprire gli occhi. Perché la verità è sempre lì, è sempre stata presente. Non bisogna fabbricarla. Buddha dice: yatha bhutam: essa esiste! È già lì, è di fronte a te! Esiste in Oriente e in Occidente, esiste al Nord e al Sud. Ti circonda – è all’esterno e all’interno. Ma la devi vedere: ihi passika. I tuoi occhi sono chiusi, ti sei dimenticato come aprirli.
La meditazione non è altro che l’arte di aprire gli occhi. L’arte di pulire i tuoi occhi, l’arte di eliminare la polvere che si è accumulata sullo specchio della tua consapevolezza. È naturale che la polvere si accumuli. L’uomo ha continuato a viaggiare per migliaia di vite – e la polvere si è accumulata. Noi siamo tutti viaggiatori, molta polvere si è accumulata – così tanta che lo specchio è completamente scomparso. C’è solo polvere su polvere, strati e strati di polvere, e tu non riesci a vedere lo specchio. Ma lo specchio è ancora lì – non lo si può perdere, poiché è la tua vera natura. Se si potesse perdere non sarebbe la tua natura. Non è che tu hai uno specchio, tu sei lo specchio. Il viaggiatore è lo specchio – non può perderlo, può solo dimenticarlo. Al massimo, si tratta di una dimenticanza.
Tu non hai perso la tua essenza di Buddha. L’essenza di Buddha è lo specchio pulito dalla polvere. Lo specchio di nuovo brillante, che riflette e funziona di nuovo – ecco che cos’è l’essenza di Buddha: una consapevolezza risvegliata. Non c’è più sonno, non ci sono più sogni, e i desideri sono scomparsi. È naturale che la polvere si accumuli. Ma tu ti aggrappi a quella polvere – il tuo desiderio funziona come una colla.
E cos’è il tuo desiderio? Va compreso. Se hai compreso il tuo desiderio hai compreso tutto. Poiché con la comprensione svanisce. E quando il desiderio svanisce, all’improvviso tu hai una sensazione totalmente nuova del tuo essere; non sei più quello di prima. Cos’è il desiderio? Che cosa stai cercando? A cosa stai aspirando?
Felicità...