Calendar Girl. Ottobre - Novembre - Dicembre
eBook - ePub

Calendar Girl. Ottobre - Novembre - Dicembre

  1. 396 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Calendar Girl. Ottobre - Novembre - Dicembre

Informazioni su questo libro

L'ANNO DI MIA STA PER FINIRE.
MA IL VIAGGIO DELLA SUA VITA È APPENA INIZIATO

"Non nuotavo più da sola in uno stagno. Avevo un oceano di possibilità, e tutti quelli intorno a me mi tendevano la mano, pronti a gettarmi un salvagente se la corrente della vita avesse rischiato di travolgermi." Mancano tre mesi alla fine del viaggio di Mia. Wes è tornato, ma è un'anima persa, ciò che ha visto gli ha lasciato ferite profonde, ricordi mostruosi che tormentano le sue notti. Solo Mia può aiutarlo a rimettere insieme i pezzi e trovare il modo di uscire da quella oscurità che l'ha inghiottito per poter finalmente affrontare insieme il futuro. Ma ora Mia non è più sola, ha una nuova famiglia, persone pronte a stringersi intorno a lei ogni volta che la vita le porrà davanti nuove difficoltà. E all'orizzonte di nuvole nere ce ne sono ancora tante: la madre, scomparsa quando era bambina, che improvvisamente sembra fare di nuovo capolino nella sua vita, e il padre che ancora giace in un letto d'ospedale.

Ma ci sono anche tante giornate di sole che Mia vuole poter vivere insieme al suo Wes. Con lui desidera arrivare alla fine di questo viaggio lungo un anno per iniziarne uno nuovo. Uno tutto loro...

Domande frequenti

Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
  • Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
  • Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Entrambi i piani sono disponibili con cicli di fatturazione mensili, ogni 4 mesi o annuali.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a Calendar Girl. Ottobre - Novembre - Dicembre di Audrey Carlan in formato PDF e/o ePub. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2016
Print ISBN
9788804665816
eBook ISBN
9788852076190

DICEMBRE

1

Tirarsi fuori da un letto sepolta da una montagna di coperte, cui andava aggiunto il peso del braccio del mio uomo stretto attorno alla vita come una morsa, era più difficile di quanto si sarebbe pensato. Avevamo preso il volo notturno per Aspen, in Colorado, ed eravamo arrivati prima dell’alba il giorno dopo. Wes mi aveva condotto nello chalet della sua famiglia, e uso questo termine come un eufemismo. Il poco che avevo visto era già più grande della nostra casa di Malibu. Arrivammo alla sua stanza e crollammo a letto in un groviglio di braccia e gambe. Giurerei che eravamo addormentati ancora prima di aver toccato il cuscino.
In quel momento, però, ero sveglissima e dalla luce che filtrava dalle tende avrei detto che fosse mezzogiorno. Mi spostai con cautela, centimetro dopo centimetro, sfilandomi dall’abbraccio di Wes più piano che potevo, nel tentativo di non svegliarlo. Scesi dal letto e mi congelai all’istante. Tipo che in top e mutandine non ce la potevo fare. La stanza era una ghiacciaia. Mi avvicinai in punta di piedi al termostato e alzai la temperatura a ventitré gradi. “Vediamo come se la cava la caldaia!”
Girovagai, trovai il bagno e feci le mie cose silenziosa come un topolino prima di localizzare la valigia. Trovai un paio di pantaloni da yoga, una delle felpe di Wes e le mie ciabatte superimbottite. Prima di partire Ms Croft mi aveva detto che ne avrei avuto bisogno, e aveva ragione. Dovevo ricordarmi di ringraziarla per la sua previdenza.
Riscaldata e vestita, uscii dalla camera e scesi le scale. Arrivata a metà, mi fermai. Dalla parte opposta rispetto a dove mi trovavo c’era una parete vetrata da cui si vedeva un mare sconfinato di montagne. Bianco invernale punteggiato di verde e nero dove alberi e rocce affioravano dallo spesso manto di neve che ricopriva i pendii. Mozzafiato. Non c’era un’altra parola per descriverlo. Come uno zombie, mi avvicinai alla portafinestra e la aprii, lasciandomi investire da una folata di aria gelida. Subito il fiato iniziò a condensarsi in nuvolette mentre io fissavo rapita quella che era certamente opera di Dio.
Quando guardavo la spiaggia e l’Oceano Pacifico dalla casa di Malibu, mi sentivo ancorata e in pace. Ammirare l’ampia catena montuosa trasmetteva tutto tranne che serenità. Era maestosa, irreale, come se stessi osservando una fotografia e non il panorama dal vero.
Bum!
Da capogiro.
Come spuntate dal nulla, due braccia mi circondarono da dietro, attirandomi verso il calore.
Wes mi sfregò il naso sul collo e sulla spalla. «Bello, vero?»
Espirai lentamente. «Molto più che bello.»
Mi diede un bacio sul collo, trasmettendomi il calore della sua pelle. «Sono contento che ti piaccia, dato che staremo qui per le prossime due settimane e mezza.» La sua voce si riverberò sulla mia schiena, risuonando in ogni cellula del mio corpo.
«Non ho intenzione di lamentarmi» risposi, ancora in preda allo stupore davanti alla bellezza di Madre Natura.
Fece una risatina. «Lo dici adesso. Ricordiamoci di quanto ti piaceva la neve tra qualche giorno, quando staremo cercando di ricordare dov’è sepolta l’auto.»
Sporsi in fuori le labbra e arricciai il naso. Wes adorava quando lo facevo. Anche in quel momento mi guardò, sorrise e mi baciò sulla guancia.
«Che ne dici di fare colazione?» chiese.
Alla parola “colazione”, sentii lo stomaco brontolare. «Non dirò di no» risposi.
Mi scoccò un sorriso e mi lasciò ad ammirare il panorama. «Non star fuori troppo. Ti gelerai le chiappe.»
«Solo la ciccia, spero!» Mi girai e gli diedi una pacca sul sedere proprio mentre stava rientrando in casa.
Wes aveva ragione: nel giro di qualche minuto mi ero quasi congelata, così rientrai per dargli una mano con la colazione.
In salotto vidi una stola di ciniglia sullo schienale di una delle sedie imbottite e me la avvolsi intorno alle spalle.
Wes era indaffarato al bancone, alle prese con le padelle per friggere il bacon. Disse che aveva avvisato il custode del nostro arrivo, chiedendogli di comprare le cose essenziali. Saremmo dovuti andare a fare la spesa, ma avevamo generi di prima necessità come uova, bacon, latte, burro e caffè, cosa – quest’ultima – per cui ero estremamente riconoscente.
Mi misi a preparare il caffè mentre Wes si occupava del bacon e faceva scaldare la padella per le uova.
«Allora, cosa vuoi fare oggi?» mi chiese inarcando un sopracciglio con aria allusiva.
Alzai gli occhi al cielo. «Non quello.»
Fece un’espressione stupita.
«Okay, sì, quello, ma non adesso. Sono impaziente di dare un’occhiata al posto. Visitare la città, comprare qualcosa da mangiare e scoprire dove i bifolchi locali espongono le loro opere. Mi servirà per capire come presentare la puntata. Inoltre la troupe arriverà tra un paio di giorni, perciò bisognerà essere preparati ad averli qui una settimana.»
Wes annuì e continuò a preparare la colazione. Dopo aver mangiato, facemmo una doccia, dove mi fu ricordato che voleva assolutamente un po’ di quello. Alla fine salimmo sulla macchina a noleggio e ci dirigemmo verso il centro.
Non ero preparata allo spettacolo meraviglioso che mi accolse quando arrivammo nel cuore di Aspen. Eccitata, scesi dall’auto e girai lentamente su me stessa. La grandiosità delle montagne mi tolse il fiato; era come se il centro della cittadina sorgesse all’interno di un bacino nascosto esattamente al centro della Terra. La gente entrava e usciva dai negozi vestita di colori brillanti che risaltavano sullo sfondo immacolato delle montagne in lontananza.
«Adesso ho capito» mormorai, fissando a occhi spalancati il magnifico panorama.
«Hai capito cosa?» chiese Wes, prendendomi la mano guantata. Nonostante gli strati di pelle e lana, percepii il suo calore penetrarmi nel palmo.
«Perché questo posto è così ambito. È straordinario. Sono stata al lago Tahoe e avevo già visto montagne innevate, ho anche sciato, ma niente regge il confronto.» Espirai lentamente, cercando di assorbire tutto, consapevole che non ci sarei riuscita. C’erano troppe cose da guardare. Forse nei giorni successivi la maestosità di quel luogo si sarebbe impressa nella mia memoria profonda e io avrei potuto richiamarla quando morivo di caldo nella California meridionale.
Wes lanciò un’occhiata alle montagne altissime. «Ti capisco. Io sono stato qui molto spesso, ma sarà bellissimo vedere le cose con i tuoi occhi, dal punto di vista di qualcuno che viene qui per la prima volta.»
Gli sorrisi e gli diedi una stretta alla mano.
«Da dove cominciamo?» chiesi, sperando che mi facesse da guida.
Mi strinse a sé e mi mise un braccio sulle spalle. «Beviamo qualcosa di caldo lì» – indicò il Colorado Coffee – «poi cammineremo un po’. Ti va?»
Mi appoggiai a lui. «Mi va qualunque cosa con te. Grazie di essere venuto, a proposito.» Gli sfregai il mento sul collo.
Wes fece un sorriso così radioso che avrei giurato fosse illuminato dall’interno. I denti bianchi risplendevano e la gioia che lessi nei suoi occhi verdi mi fece sciogliere. Vederlo a proprio agio nella sua pelle e in pace con il mondo sarebbe bastato a rendermi felice per cento anni.
C’era qualcosa in lui che arrivava dritto al mio cuore, mettendo a nudo l’essenza di ciò che ero. Una cosa che mi rendeva immensamente felice e al tempo stesso mi terrorizzava, anche se la gioia superava la paura, e intuivo che sarebbe stato sempre più così a mano a mano che si avvicinava la data in cui ci saremmo scambiati le promesse.
Era difficile credere che di lì a tre settimane sarei diventata Mrs Channing. Non riuscivo ancora a rendermene conto davvero.
Mentre camminavamo Wes mi indicò diversi posti alla moda per cenare e locali dove bere qualche cocktail o un drink se te ne veniva la voglia. Passeggiammo fino a Main Street dove vidi un pittoresco edificio rosa che sorgeva proprio sull’angolo. Si chiamava semplicemente Main Street Bakery & Café.
Lo indicai a Wes. «Sei mai stato in quel posto graziosissimo laggiù?»
Mentre lui rispondeva, dal locale uscì una donna alta più o meno come me. Era snella e indossava uno strepitoso giaccone di pelle lungo fin sotto il ginocchio, stretto in vita da una cintura. Al collo portava un foulard rosa acceso che attirava lo sguardo. I capelli nerissimi le ricadevano in onde morbide sulle spalle. Strizzai gli occhi, cercando disperatamente di vederla in faccia, ma lei aveva la testa china e rovistava nella borsa.
«E fanno le migliori uova alla Benedict…» Le parole di Wes mi giungevano a tratti, ma tutta la mia attenzione era concentrata sulla donna dall’altra parte della strada. Fui assalita da una strana sensazione, che mi lasciò interdetta.
La figura, i capelli e la struttura ossea di quella donna mi ricordavano tantissimo una persona che conoscevo. Una potente sensazione di familiarità mi tormentava i recessi più nascosti della mente, così feci qualche passo in direzione della panetteria. La donna tirò fuori un paio di occhiali da sole e, un attimo prima di infilarseli, i nostri sguardi si incontrarono. Sussultai e feci un balzo all’indietro, finendo addosso a Wes, completamente scioccata da quello che avevo appena visto.
«Non può essere…» dissi con voce strozzata, incapace di dire altro per la violenza delle emozioni che mi avevano assalita.
Rabbia.
Frustrazione.
Disperazione.
Impotenza.
Desolazione… e tutta la gamma di sentimenti intermedi mi investirono come un treno merci lanciato a tutta velocità.
«Cosa c’è, Mia? Qual è il problema? Sei pallida come un cencio, dolcezza.»
Sbattei ripetutamente le palpebre e guardai Wes in piedi di fronte a me che mi teneva per le braccia. «Io, io… non può essere lei.» Scossi la testa e mi guardai intorno, ma la donna non c’era più. Svanita come se non ci fosse mai stata.
«M-m-ma era proprio lì!» Guardai gli altri negozi e lungo il marciapiede. Niente. Scomparsa.
«Chi? Chi pensi di aver visto?» mi chiese Wes in tono preoccupato.
Deglutii il nodo che avevo in gola e alzai gli occhi pieni di lacrime sull’uomo che voleva legare la propria vita alla mia. Lui non mi avrebbe mai abbandonata. Rassicurata da questa consapevolezza, inspirai una boccata di aria fredda e dissi il suo nome.
«Meryl Colgrove.»
Wes aggrottò la fronte. «Non ti seguo, piccola. Chi è Meryl Colgrove?»
«Mia madre.»
Wes e io guardammo dappertutto per dieci minuti buoni, passando al setaccio le vetrine dei negozi e sbirciando all’interno. Niente da fare. La donna non c’era più.
Tornammo all’auto a noleggio e rientrammo allo chalet dei suoi. Non spiccicai parola per tutto il viaggio, troppo sconvolta per dire qualunque cosa.
Non poteva essere lei. Era come se fosse comparsa dal nulla. Il destino non poteva essere tanto crudele. Le probabilità che Meryl Colgrove si trovasse nella cittadina in cui ero venuta per girare una puntata di Sani e belli e passare le vacanze di Natale era una su un miliardo.
“E se abitasse qui?”
Impossibile. Dovevo avere avuto le allucinazioni. E poi non vedevo mia madre da più di quindici anni. Le probabilità che la incontrassi ad Aspen, in Colorado, erano inesistenti. Era solo una donna che le assomigliava moltissimo, o che assomigliava a come me la ricordavo.
I pensieri si rincorrevano impazziti nella mia mente, spazzandola come un tornado, imprevedibili e devastanti.
Quando arrivammo allo chalet, mi ero convinta che non poteva trattarsi di mia madre. Avevo visto una persona che le assomigliava in modo incre...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Calendar Girl
  4. Dedicato a…
  5. OTTOBRE
  6. NOVEMBRE
  7. DICEMBRE
  8. EPILOGO
  9. Ringraziamenti
  10. Copyright