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- 288 pagine
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Informazioni su questo libro
Neville Wyatt, conte di Kilbourne, sta per sposarsi per la seconda volta quando la cerimonia viene interrotta da una mendicante. È Lily Doyle, la fanciulla che due anni prima egli aveva preso in moglie sui campi di battaglia in Portogallo. Ma se allora dopo un'unica e indimenticabile notte d'amore, Neville l'aveva persa credendola morta, ora non è più disposto a rinunciare a lei.
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Informazioni
eBook ISBN
9788852068751PARTE TERZA
Un sogno impossibile
4
Non fecero la strada che Lily si era immaginata. Appena passati i cancelli, presero una svolta e si ritrovarono su un sentiero alberato. Neville non la guardava e non le parlava. Le stringeva la mano fino a farle male. Lei doveva correre per tenere il suo passo.
Lui era sconvolto, confuso, e lei non voleva rompere quel silenzio. In verità anche Lily era sconvolta: Neville era stato sul punto di sposarsi. Il capitano Harris le aveva detto che l’aveva ritenuta morta, ma risposarsi… così… dopo soli due anni! Lei aveva visto di sfuggita la donna che doveva diventare sua moglie prima che fuggisse dalla chiesa in preda al panico. Era alta, elegante e splendida nel suo vestito di seta e pizzo bianco. Sua moglie. Una che apparteneva al suo mondo. Una che forse lui amava. Anche Neville sembrava diverso in quell’abito sfarzoso, azzurro, bianco e argento. Non l’aveva quasi riconosciuto. L’altezza, le spalle larghe, i muscoli forti erano gli stessi, ma quell’uomo era un conte, un distante aristocratico inglese. L’uomo che lei ricordava era il maggiore lord Newbury, un ruvido ufficiale del Novantacinquesimo fucilieri.
Suo marito.
L’uomo che ricordava… Neville, come aveva incominciato a chiamarlo l’ultimo giorno… non aveva mai curato l’aspetto, e la sua divisa era sempre stata impolverata e sgualcita. Quel giorno era di un’eleganza abbagliante.
Ed era stato sul punto di sposare una bella donna che apparteneva al suo stesso mondo.
Si era dimenticato di lei. Non aveva raccontato a nessuno del loro matrimonio. Forse se ne era vergognato. Aveva cancellato la loro frettolosa unione con un semplice gesto, come un incidente di cui non valesse la pena discutere.
— Lily. — Lui parlò improvvisamente, stringendole la mano ancora più forte. — Sei veramente tu. Sei veramente viva. — Continuava a guardare in avanti senza rallentare il passo.
— Sì. — Lily stava per scusarsi di nuovo, come aveva fatto in chiesa. Sarebbe stato molto meglio per lui se lei non fosse sopravvissuta.
— Eri morta — ripeté lui e lei si accorse che quel sentiero era una scorciatoia che portava alla spiaggia dove aveva passato la notte. Si lasciarono gli alberi alle spalle e scesero verso la costa. — Ti ho visto morire. Un proiettile ti ha trapassato il cuore. Me l’ha riferito Harris. Tu e altri undici.
— Non ha colpito proprio il cuore — gli disse lei. — Mi sono ripresa.
Lui si fermò quando raggiunsero la cascata, che precipitava con uno spettacolare nastro di schiuma scintillante su una scogliera rivestita di felci, finendo in un piccolo lago e poi in un torrente che sfociava nel mare. La villetta che Lily aveva notato la sera precedente dava sullo specchio d’acqua. Neville si diresse in direzione opposta, verso la spiaggia, portandola con sé. Lily era accaldata per l’emozione, la corsa, la lunga camminata. Lasciò cadere il cappello. Aveva già perso molte forcine durante la notte e le poche che rimanevano non bastavano a tenere ferma la massa dei capelli, che le si riversò sulle spalle e sulla schiena. Scosse la testa e lasciò che il vento le soffiasse sul volto.
— Lily — ripeté lui, guardandola per la prima volta.
Si fermarono sul limitare dell’acqua. “Oh, se ci fosse ancora l’oceano a dividerci!” pensò Lily. “Se fossi rimasta in Portogallo!” Sarebbe stato meglio per tutti e due. Lui avrebbe sposato quella donna. Lei non avrebbe saputo che l’aveva dimenticata così presto, che aveva significato così poco per lui.
— Sei viva — esclamò Neville, esitando prima di accarezzarle una guancia. — Oh, cara, sei viva!
— Sì. — Lei aveva raggiunto la fine del suo viaggio. O forse l’inizio di un altro. Lui stava lì, immobile, in tutto lo splendore del conte di Kilbourne.
Neville si rese improvvisamente conto di dove si trovava. Non sapeva perché l’aveva condotta lì. Forse perché la casa sarebbe stata piena di invitati e lui voleva rimanere solo. Per pensare.
Ma non era solo. C’era Lily con lui. Lui la stava toccando. Era calda e viva. Piccola, sottile, adorabile, tutta in disordine, con i capelli che volavano nell’aria salata.
Era… oh, Dio!… era Lily.
— Lily — le chiese, guardando il mare, senza sapere se stava fissando l’acqua o l’infinito al di là di essa. — Cosa è successo?
In ospedale, Harris gli aveva detto che Lily e altri undici persone, incluso il cappellano, erano morti. I superstiti erano stati costretti a fuggire portando solo i bagagli personali e i feriti. Avevano dovuto lasciare i morti e le loro cose là dov’erano caduti. Un terribile senso di colpa aveva dilaniato Neville nell’anno e mezzo che era passato da allora: non era riuscito a proteggere i suoi uomini… non aveva protetto il sergente Doyle… non aveva salvato Lily… sua moglie.
— I francesi mi hanno portato a Ciudad Rodrigo — incominciò a raccontare lei — e un sergente che parlava inglese mi ha estratto il proiettile. Ha mancato di un soffio il mio cuore… queste sono le parole che ha usato. È stato gentile con me. Lo sono stati tutti.
— Davvero? — esclamò lui. — Hanno letto i documenti, Lily? Ti hanno trattato con rispetto?
— Oh, sì — rispose lei guardandolo negli occhi. Lui ricordava quei grandi occhi innocenti, blu come il cielo d’estate. Non erano cambiati. — Sono stati davvero cortesi. Mi chiamavano “milady”. — Lily sorrise debolmente.
Per il sollievo le ginocchia gli presero a tremare. Si rese conto che si stava riprendendo dallo choc. — E quando ti hanno liberato? Perché non sono stato informato? O sei fuggita?
Lei abbassò lo sguardo. — Sono stati attaccati dai partigiani spagnoli e io sono stata nuovamente catturata.
Neville provò una nuova ondata di sollievo. Sorrise. — Allora eri salva — disse. — I partigiani sono nostri alleati. Ti hanno scortata al reggimento? Ma questo deve essere successo mesi e mesi fa, Lily. Perché nessuno mi ha comunicato nulla?
Lei voltò il viso per guardare verso la valle. I capelli le nascondevano gli occhi. — Sapevano che ero inglese — rispose. — Ma non hanno creduto che fossi una prigioniera. Non ero tenuta in catene. E non hanno neppure creduto che fossi la moglie di un ufficiale. Non ero vestita adeguatamente. Hanno pensato che fossi una… concubina dei francesi.
Neville sentì il cuore sprofondargli nel petto. Aprì la bocca per parlare, ma le parole uscirono strozzate. — Ma i tuoi documenti… Lily…
— Li avevano i francesi e non me li hanno restituiti.
Lui chiuse gli occhi. I partigiani spagnoli erano famigerati per la crudeltà con cui trattavano i prigionieri francesi. Come potevano avere trattato una concubina francese, anche se di origine inglese? E lei… come aveva fatto a sfuggire alle torture e all’esecuzione?
Sapeva come.
Gli mancò l’aria. — Sei rimasta con loro molto tempo? — le chiese, ma non aspettò risposta. — Lily, ti hanno…
Le peggiori paure di Doyle si erano realizzate? Non aveva bisogno di udire la risposta. Era evidente. Non c’era altra risposta possibile.
— Sì — disse lei piano.
Il silenzio si dilatò attorno a lei, mentre continuava a raccontare. Da qualche parte gridava un gabbiano e il suo gemito era cupo e luttuoso.
— Dopo sette mesi, è arrivato un agente inglese che li ha convinti a liberarmi. Sono tornata a Lisbona a piedi. Nessuno avrebbe creduto alla mia storia, ma per fortuna il capitano Harris è giunto a Lisbona insieme a sua moglie. Quando sono ritornati in Inghilterra mi hanno offerto un passaggio. Il capitano voleva scriverti, ma io non riuscivo ad aspettare. Volevo vederti immediatamente. Volevo dirti che ero viva. Sono arrivata qui ieri notte, ma c’era un ricevimento. Il tuo maggiordomo ha pensato che fossi una mendicante e mi ha mandato via. Stava per darmi sei pence! Mi dispiace di essere arrivata proprio stamattina. Io… non rimarrò, ora che ti ho detto tutto. Se avrai la cortesia di… pagarmi un biglietto, me ne andrò da qualche parte. Credo che tu possa annullare il matrimonio, dopo quello che mi è successo. Hai denaro e potere… Annullalo e porta avanti i tuoi progetti.
Lily stava alludendo al divorzio. Per adulterio. Perché aveva permesso che la violentassero come alternativa alla tortura e alla morte, se davvero le avevano concesso di scegliere. Perché aveva resistito ed era sopravvissuta.
Lily violentata.
Lily un’adultera.
La sua amata, dolce bambina innocente.
— Lily. — Non era la sua immaginazione che la vedeva così dimagrita: le sue dolci curve avevano lasciato il posto a un aspetto emaciato e sofferente. — Quando hai mangiato l’ultima volta?
Lei impiegò un poco a rispondere. — Ieri — rispose. — A mezzogiorno. Ma ho qualche moneta, mi posso comprare un pezzo di pane alla taverna.
— Vieni. — La prese per la mano. Era fredda e inerte. — Hai bisogno di un bagno caldo, di vestiti puliti, di un buon pasto e una lunga dormita. Avevi bagagli con te?
— La mia borsa — rispose lei. — Ma devo averla lasciata cadere da qualche parte.
— La troveremo — la rassicurò lui. — Non preoccuparti. Ti porto a casa.
Dentro a complicazioni che la sua mente non poteva neppure prevedere.
— Non è che ti ritenga una serva, Lily — spiegò Neville, pronunciando le sue prime parole da quando avevano lasciato la spiaggia — ma, se entriamo da qui, eviteremo la folla.
Entrarono per la porta posteriore. E i nudi gradini per i quali stavano salendo erano senz’altro la scala di servizio. Non c’era anima viva. Certo, quella era rimasta l’unica zona deserta della casa, a giudicare dalle carrozze che si trovavano davanti alle stalle e sul patio. Neville aprì una porta che dava su un ampio corridoio tappezzato di quadri, sculture e porte istoriate. Erano arrivati nella zona padronale. Incontrarono tre persone intente in una conversazione, che, non appena li notarono, si bloccarono, sorrisero imbarazzati e salutarono Neville con un cenno. Lui annuì con il capo, ma non disse una parola. E neppure Lily, che lui continuava a tenere saldamente per mano.
La portò in un’enorme stanza, con i soffitti affrescati, ricchi tappeti, mobili sontuosi e un grande letto a baldacchino. La tappezzeria e gli arredi alternavano elegantemente il rosa antico e il verde oliva. Lily non aveva mai visto nulla di così impressionante nella sua vita.
— Ti farò portare immediatamente del cibo — disse Neville tirando un cordone di raso accanto al letto — acqua calda e una camicia da notte pulita. Poi devi dormire, Lily. Hai l’aria molto stanca.
Sì, era stanca. Ma la stanchezza era diventata la condizione permanente della sua vita e ormai non ci faceva più caso. Sapeva anche di essere affamata, ma non era sicura di riuscire a mangiare. Il tono di Neville era diventato brusco e formale. Non era certo l’appassionato benvenuto che lei aveva sognato… e neppure l’orribile rifiuto che aveva temuto nei suoi incubi peggiori. Lui sapeva cosa le era successo e l’aveva portata nella sua casa, nella sua reggia.
— È la tua camera? — chiese lei. Non sapeva più come chiamarlo. Ora Neville le sembrava troppo intimo. Si sarebbe sentita a suo agio chiamandolo “signore”, ma non era più una sottoposta: era sua moglie. Così evitò accuratamente di chiamarlo.
— È la camera della contessa — rispose lui. — Al di là di quella porta c’è lo spogliatoio.
La contessa? Sua madre o sua moglie? Ma era lei sua moglie. Un tempo, quando i francesi che l’avevano catturata avevano incominciato a chiamarla “milady”, si era sentita la viscontessa di Newbury. Ma era stato tanto, tanto tempo fa.
— Questa sarà la mia camera? — chiese lei. — Ma allora… rimango? — Non aveva mai pensato davvero a cosa sarebbe successo dopo la fine del suo lungo viaggio.
— Lily. — Il conte si avvicinò e Lily si accorse che era confuso e sconvolto quanto lei. Forse ancora di più. Non aveva avuto alcun preavviso di quanto gli sarebbe accaduto quella mattina. — Non pensiamo al futuro. Sei viva. Sei qui. E sei nella camera della contessa. Per dormire e riposare. Devi fare entrambe le cose, prima che possiamo parlare.
— Va bene. — Sì, desiderava l’oblio più di ogni altra cosa al mondo. Non poteva più reggersi in piedi e non riusciva a concentrarsi su nulla.
La porta si aprì dietro di lei ed entrò una giovane con una linda divisa bianca e nera, che si inchinò alla coppia. Ascoltò le istruzioni del conte, poi si inchinò di nuovo e uscì. — Rimarrò con te fino a quando non arriverà il tuo pranzo — le disse lui. — Poi ti lascerò da sola. Nello spogliatoio troverai acqua calda e una c...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- INDIMENTICABILE
- PARTE PRIMA. Il ritorno
- PARTE SECONDA. Ricordo: una notte d’amore
- PARTE TERZA. Un sogno impossibile
- PARTE QUARTA. Educazione di una signora
- PARTE QUINTA. Il matrimonio
- Copyright