
- 294 pagine
- Italian
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eBook - ePub
Il Codice di Perelà
Informazioni su questo libro
La storia di un uomo di fumo che per trentatré anni ha vissuto nella cappa di un camino e che per la sua "purezza" viene incaricato di redigere un nuovo Codice che possa risolvere le ingiustizie dell'epoca. Uno dei racconti più singolari della letteratura italiana, il primo romanzo di Palazzeschi (1885-1974).
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Informazioni
Il Thè
– Noi tutte siamo tanto lusingate, non è vero mie care?
– Certo.
– Tanto.
– Tutte!
– Molto.
– Infinitamente.
– Già.
– Sì.
– Davvero.
– E come.
– Siamo tanto lusingate di conoscere, signor Perelà...
– Un uomo come voi.
– Il Re ci ha ordinato di ricevervi con tutto l’onore.
– Col massimo onore.
– E nella più stretta intimità.
– Come da tanto non s’era usato con alcuno alla Corte.
– Il Re.
– Sarete una gloria del suo Regno.
– La sola, probabilmente.
– E ci ha fatto dire che a ogni vostra richiesta, qualunque sia, non potremo rispondervi di no.
– Questa te la potevi anche tenere, è di carattere confidenziale.
– Hai fatto male a dirglielo, non si sa mai...
– Ma voi sarete discreto, non è vero?
– Abbiamo la vostra promessa.
– Discreto anche troppo, non v’allarmate.
– Sarà come gli parrà d’essere.
– Contiamo fino da ora sulla vostra delicatezza.
– E sul vostro onore.
– Come potremo attirare il suo interesse?
– Quando v’annoieremo ci direte: basta.
– E noi staremo zitte.
– Avrete ottenuto il massimo che si possa ottenere da una donna.
– Quello che nessuno riuscì mai ad ottenere.
– Siamo qui per obbedirvi, non è vero mie care?
– Sicuro.
– Certo.
– E come!
– Sì, già.
– Già, già.
– Sì, sì.
– Come provarvi la nostra devozione? il nostro affetto?
– Noi sappiamo tutto di voi, voi dovete sapere di noi qualche cosa, se questo non vi dispiace.
– Ma è vero, signor Perelà, che detterete il nuovo Codice per il nostro paese?
– Sicuro, non hai sentito ieri sera?
– Non dissero che lo dettava, dissero che avrebbe soccorso il ministro e Torlindao nella compilazione.
– Terzo membro.
– Nossignora, dissero che lo dettava, lo dettava, lo dettava.
– Terzo membro.
– Meglio, lo dettava lo dettava, e che cosa me ne importa?
– Dici che non lo dettava, lo dettava.
– Terzo membro.
– Mie care, è una questione inutile, se lo detterà vedremo e sapremo: tacete. Le nostre leggi attuali, signor Perelà, hanno bisogno di innovazioni radicalissime, con la faccenda di questo benedetto Codice che sempre si deve fare e non si fa mai, siamo arretrati di almeno un secolo. Poco si parla nel vecchio Codice della donna e sempre a suo danno o a sproposito, la donna deve entrare in assai più faccende, in tutte perché le cose procedano come si deve, i signori uomini non capiscono quasi niente.
– Niente affatto.
– E fingono di capire ogni cosa.
– Per comandar quanto vogliono.
– Qui sta il danno.
– E il vecchio Codice è fatto per ciò.
– Un rudero da gettare nel fuoco.
– Con quello hanno sempre ragione loro.
– Volete una tazza di thè?
– Il thè.
– Ecco il thè.
– Signor Perelà...
– Gradite.
– Volete?
– Prendete.
– Posso?
– Guardate come lo beve.
– Ne assaggia un sorsettino da ciascheduna.
– Due gocciole.
– No, appoggia appena il labbro all’orlo della tazza.
– Carino.
– Che animo gentile.
– Che amore.
– Ah!
– Anche da me, non è vero?
– E da me proprio niente? Volevo dire.
– Io beverò dopo alla sua tazza.
– E tu perché sei rimasta indietro?
– Signor Perelà non prendete il suo thè.
– Cosa ci ha fatto, si può sapere?
– Glie lo dava senza zucchero: amaro.
– Cattiva.
– Dispettosa.
– Tignosa e scompiacente.
– Dispettosadispettosadispettosa.
– Vi piace?
– Proprio davvero?
– Uh!
– Prende anche il thè.
– Tesoro.
– Ma allora siete un uomo come tutti gli altri.
– Molto, molto migliore degli altri.
– Non avrei mai creduto di conoscere un uomo di fumo.
– E di offrirgli il thè.
– E che lui lo bevesse.
– Mi pare un sogno.
– E quando ieri v’annunziarono in città non volli crederci: una delle solite panzane, pensavo, ne inventano tutti i giorni.
– Io fui delle ultime a crederci, ma ora... eccovi qui.
– Io ho sempre amato il fumo, e ciò non mi ha stupito né poco né punto.
– Anch’io sono sempre andata in estasi davanti al fumo. Sapete, dalla finestra della villa quando sono ospite di mia suocera nel mese di Luglio, si vede la grande ciminiera di un’officina, ho passato ore intere a seguire l’esodo del fumo. Alle volte il fumo esce alitato dalle labbra della ciminiera, quasi essa parli con una persona lontana lontana e faccia uno sforzo per farsi intendere: ha!... pha!... lha!... lha lha!... altre invece, tutto diritto e nero, o basso basso, per rincorrere qualcuno e fargli chi sa che, sembra abbia in mano un bastone. Un’altra volta vidi uscire una lunga fila di fanciulle che si tenevano per la mano, ricordate le donne che si fanno col giornale quando siamo bambine?
– Le spose di Perelà.
– E non appena mi dissero ch’era venuto nella nostra città un uomo di fumo non stupii affatto, e dissi subito: «Eh! ma ne ho visti centomila volte dalla finestra di mia suocera, nel mese di Luglio». Permettete signor Perelà ch’io v’accarezzi un pochettino qui, sopra il braccio? Sentite, sentite mie care, è morbido da svenire, sentite.
– Uh!
– Incredibile.
– Inverosimile.
– Sensazionale.
– Mio Dio!
– Uh!
– Che morbidezza.
– Che dolcezza.
– Ma sentite, sentite.
– Sentitelo qui.
– Siete tutto a questo modo?
– Un gatto.
– Molto di più.
– Un cigno.
– Molto di più.
– Un marabù.
– Cento volte meglio.
– Una nube mansueta.
– Ecco.
– O uno di quei pennacchioni che saltano fuori dalle locomotive.
– Che bellezza.
– Sentitelo qui.
– Dove?
– In questo punto.
– Ehi, sfacciata.
– Prima di bruciare, signor Perelà, il vostro abito doveva essere di un magnifico velluto.
– Rosso rubino! Ardente.
– Taci sciocchina.
– E ora così, tutto grigio...
– Una piuma sinistra.
– Perché sinistra, mia cara, ha un aspetto tanto leale.
– E buono.
– E gentile, non vedi come si lascia accarezzare?
– Misteriosa, volevo dire.
– Io questa notte, pensando a voi, non mi potrò addormentare. Ditemi, signor Perelà, ditemi che voi pure non dormirete questa notte.
– Fate il favore di non risponderle. Vedete, la nostra cara amica, Marchesa di Bellonda, è una dolce e mite creatura, ma ha un carattere così fantastico e impressionabile che se voi le darete spago rimarrete vittima delle sue fantasticherie.
– Piuttosto incominciamo un racconto.
– Ma un racconto leggero...
– Leggerissimo...
– Di quelli che piacciono a lui.
– Riusciremo a interessarvi?
– A mantenervi lieto?
– Se vi annoiamo ditelo subito e non parleremo più.
– Avete bisogno di qualche cosa?
– Volete ancora del thè?
– Un sandwich?
– Un fondant.
– Un confetto.
– Un biscottino.
– Ieri i signori uomini v’avranno divertito coi loro svariati argomenti ma noi... povere donne, ne abbiamo a disposizione così pochi...
– Per un uomo come lui.
– Che intendi dire?
– Io m’intendo da me.
– Taci, sciocchina, che ne sai?
– Ognuna di noi cercherà nel fondo del cuore la cosa più leggera...
– Una cosa che vada bene per voi.
– E se da tutte saprete la stessa cosa vogliate perdonarci, siamo delle escluse. I signori uomini possono appostarsi sopra un piedistallo col loro millantato ingegno...
– Che non hanno.
– Con la loro scaltrezza e soverchieria.
– Piuttosto.
– Col loro sapere e col denaro...
– Quando ne hanno molto.
– A noi soltanto la bellezza può dare un privilegio. La politica non ammette una sola pennellata del nostro colore nel suo quadro.
– La religione ci ammette solo per cornice, siamo delle uditrici e niente altro, delle comparse.
– Converrete che è una sorte troppo dura quella di ascoltare.
– Ascoltare sempre, ascoltare soltanto.
– Uffa! Che barba.
– Non possiamo celebrare.
– La scienza non ci consente fiducia alcuna e l’arte... se non è quella del canto... I signori uomini ci riserbano che facciamo tesoro e traiamo profitto sì e no da un po’ d’amore che ci richiedono per loro sollazzo e a tempo avanzato o, peggio ancora, come una brutale necessità del loro volgarissimo corpo.
– Zoe dirà per la prima. Ad essa spetta la precedenza. Come potete osservare, signor Perelà, ella ci supera tutte e di gran lunga in bellezza, è giudicata la donna più bella del nostro regno. Avanti Zoe, incomincia il tuo racconto.
La Duchessa Zoe Bolo Filzo.
– Ha fatto girar la testa a tutti gli uomini del gran mondo.
– E gli ha posti in ridicolo dal primo all’ultimo.
– S’è risa di tutti quanti.
– E non s’è concessa ad alcuno.
– C’è chi dice non si sia concessa nemmeno a suo marito.
– È di una freddezza che incute spavento.
– Quattro o cinque si uccisero per lei.
– Cinque? Almeno una dozzina.
– Ha fatto morir di crepacuore un barone di settant’anni!
– Milionario.
– Scapolo.
– Pieno di nipoti.
– Uno di quegli uomini, signor Perelà, che neppure il nostro venerato Signore è capace di toglierci dai piedi.
– Ha fruttato alla società delle ferrovie quanto i pellegrini del Santo Padre.
– Un giovane marchese le promise d’uccidersi dopo un bacio soltanto. Ella non volle concedere il bacio e lui... si uccise lo stesso.
– Doveva essere un gran cretino.
– Mia cara, quella volta tu fosti d’una perfidia infernale.
– Li attira nella rete per farli ganghire.
– Non concedere all’uomo che muore per noi di morire col nostro bacio sulle labbra.
– E tu sei malata di romanticheria. Il marchesino dopo il mio bacio non si sarebbe ucciso più, nella viva speranza d’ottenere il resto, o sarebbe andato cianciando che i baci della donna più bella, in fondo, han lo stesso sapore di quelli d’ogni altra donna. Vedete, signor Perelà, queste mie buone amiche nella foga di concedersi a questo e a quello, non si serbano un istante per studiare il ...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- Aldo Palazzeschi
- Bibliografia
- Il Codice di Perelà
- L’Utero nero
- Il Thè
- Dio
- Il Ballo
- Visita a Suor Mariannina Fonte. Suor Colomba Mezzerino...
- Ala
- Il Prato dell’Amore
- Iba
- Villa Rosa
- Delfo e Dori
- Villino Colibrì
- La Fine di Alloro
- Il Consiglio di Stato
- Perché?
- L’Indisposizione di Perelà
- Il Processo di Perelà
- Il Codice di Perelà
- Sua Leggerezza Perelà
- Copyright