Solo con un cane
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Solo con un cane

Un uomo, una ex e un cane bruttino

  1. 180 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Solo con un cane

Un uomo, una ex e un cane bruttino

Informazioni su questo libro

Me ne sto andando molto molto lontano, è meglio così. Quello che voglio dire è che così è meglio per me, non per te, anche se sono convinta che saprai reagire perché sei forte, saggio e un po' insensibile.

Doggo mi ha guardato con una sorta di disprezzo mentre preparavo i bagagli, come se sapesse quello che stavo facendo. Naturalmente non lo sapeva, è solo un cane, un cane piccolo e brutto. No, non è proprio brutto, ma sai cosa intendo: non è un campione di fascino, poverino.

Sto commettendo l'errore più grande della mia vita? Forse no. Penso che fossimo arrivati a un punto in cui stavamo per prendere una decisione sbagliata per noi, sicuramente sbagliata per me, e forse anche per te. Non odiarmi, Daniel.

Tra di noi è finita, almeno per il momento, che sospetto significhi per sempre, ma chi lo sa? Mai dire mai, giusto? Con queste parole Clara da un momento all'altro sparisce dalla vita di Dan dopo quattro anni di una relazione che sembrava andasse piuttosto bene. Almeno per lui.

Dan è uno di quegli uomini che amano guidare piano, giocare a sudoku sull'iPhone e passare da un vecchio maglione di lana all'altro. E nel giro di un attimo si ritrova tra le rovine della sua vita: single e in compagnia solo di un mostriciattolo a quattro zampe, Doggo, il cane di Clara. Il piano è di liberarsene il più in fretta possibile per restare completamente solo e crogiolarsi nel suo dolore. E invece sarà proprio questo imprevisto peloso, con la sua allegria e il suo disordine canino a ricostruire, tra una leccata e l'altra, il cuore di Dan.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2016
Print ISBN
9788804652335
eBook ISBN
9788852075087

1

Caro Daniel,
accidenti, così è proprio formale. Non voglio che sembri formale, oppure sì. Come per molte altre cose, non lo so più (mi viene il dubbio che ci voglia l’accento sulla “o” di “so”. E sono sicura che tu lo scriveresti corretto). Cazzo, ricomincerei questa lettera daccapo, ma l’ho già fatto tre volte e sono in ritardo per l’aereo.
Me ne sto andando molto molto lontano. Non posso dirti dove. Una parte di me vorrebbe farlo, ma non ha senso perché non so quanto ci resterò. Comunque, è meglio così. Questa è una stronzata, ovviamente. Quello che voglio dire è che così è meglio per me, non per te, anche se sono convinta che saprai reagire perché sei forte, saggio e un po’ insensibile.
Parleremo come si deve presto, quando me la sentirò, cioè non adesso. Ovvio che adesso non me la sento, altrimenti non starei scappando in Austral… Ops! (Scherzo. Lo vedi, non ho perso il senso dell’umorismo, a differenza di quanto mi hai detto l’altra sera.) Okay, viste le circostanze non è divertente. Riesco a immaginarti seduto al tavolo mentre leggi questa lettera. Mi dispiace, mio caro, carissimo Daniel. Sono una vigliacca. Almeno questo l’ho capito. E mi dispiace per Doggo. È tutta colpa mia. Chissà che cavolo mi girava per la testa. No, davvero, che cavolo mi girava? Pensavo che avrebbe cambiato le cose tra di noi, addirittura che ci avrebbe guarito. Detesterai questa parola, come detesti quando parlo di cammini, di energie e sì, di angeli.
Il fatto è che IO CI CREDO. E tu no. È questo il problema? Forse. Prima mi piaceva la tua educata tolleranza, il tuo sorriso scettico, ma adesso mi fa solo incazzare. Adesso mi sembra un atteggiamento cinico e altezzoso, come se tu avessi tutte le risposte. Be’, non ce le hai. Chi può dire di averle? Forse è questo che devi capire di te stesso, come io ho capito di essere una vigliacca. Forse posso stare soltanto con un uomo che crede negli angeli. Non preoccuparti, questo non significa che sono scappata con Brendon. Brendon è un coglione. Preferisco mille volte te a lui (e dimmi sinceramente se questo non è un complimento!?). No, sono da sola, viaggio leggera, mi lascio guidare dal mio istinto. Non c’è nessun altro, solo io e chi-sai-tu, l’“Innominabile”, come lo definisci per scherzo. So che lo consideri frutto della mia fantasia contorta, ma io credo che adesso sia qui insieme a me, che stia vegliando su di me, e non puoi negare che questa sensazione sia reale (anche se tu avessi ragione sugli angeli, e non è assolutamente così!).
Riporta Doggo dov’era. Qualcosa mi dice che otterrai quel lavoro e non puoi lasciarlo chiuso in casa tutto il giorno. Non sarebbe giusto nei suoi confronti e, a dirla tutta, non è che voi due andiate d’amore e d’accordo. Adesso è lì, che ti scruta con quei suoi occhi strani? Ti giuro che prima mi ha guardato con una sorta di disprezzo mentre preparavo i bagagli, come se sapesse quello che stavo facendo. Naturalmente non lo sapeva, è solo un cane, un cane piccolo e brutto. No, non è proprio brutto, ma sai cosa intendo: non è un campione di fascino, poverino. Credo che la prima volta che l’ho visto mi abbia fatto pena. Mi sento in colpa per avergli incasinato la vita, ma almeno ha cambiato aria per un po’, si è fatto una minivacanza. Lo avrei riportato io dov’era prima, ma non c’è stato il tempo. Vedi, non avevo pianificato questa cosa, mi è venuta in mente all’improvviso. Ho capito quello che dovevo fare e ora lo sto facendo.
Sto commettendo l’errore più grande della mia vita? Forse no. Penso che fossimo arrivati a un punto in cui stavamo per prendere una decisione sbagliata per noi, sicuramente sbagliata per me, e forse anche per te. Non odiarmi, Daniel. Ti sentirai umiliato, lo capisco, ma sarebbe potuta andare molto peggio. In fondo non ti sto piantando all’altare e poi tutti penseranno che la stronza sia io e questo ti renderà le cose più facili. Ti prego, non mi cercare. Ed è inutile che mi chiami adesso perché quando leggerai questa lettera sarò già in volo.
Luce e amore,
Clara XXXXXXXXX
P.S. Ho appena riletto quello che ho scritto e mi rendo conto di non essermi spiegata. Tra di noi è finita, almeno per il momento, che sospetto significhi per sempre, ma chi lo sa? Mai dire mai, giusto? Ho bisogno di sentirmi aperta ad altre opportunità (sì, va bene, altri uomini). Non posso impedirti di fare quello che vuoi, ma se vai a letto con Polly ti uccido. È giovane, vulnerabile e nutre una specie di timore reverenziale nei tuoi confronti, ma è anche la mia sorellina, perciò “non toccare”, come dicono in Italia (e questo mi ricorda quel negozio di souvenir a Lucca dove mi hai comprato un’orrida statuina di porcellana della Madonna perché pensavi che assomigliasse a mio padre travestito da donna). X
Appoggio cautamente la lettera sul tavolo, con la mano che mi trema. Insensibile? Davvero? Cinico e altezzoso?
Non mi sono mai sentito superiore a lei. Era il nostro piccolo scherzo condiviso. Abbiamo deciso le regole insieme. Astrologia, vite precedenti, angeli custodi eccetera: Clara ci perdeva la testa e io mettevo un freno. Eravamo d’accordo a essere in disaccordo e ci ridevamo su insieme perché quello che c’era tra di noi era più grande di tutto questo. Quello che c’era tra di noi era amore. Ci trovavamo d’accordo. Lei non può cambiare le regole di punto in bianco, salire su un aereo e sparire dopo quattro anni. È anche la mia vita.
Vorrei essere arrabbiato, ma non ci riesco. Colpito dalle accuse che mi sono state rivolte, sono anche intorpidito dalla fredda e strisciante sensazione che potrei essere davvero colpevole di ciò che mi si rinfaccia.
Abbasso lo sguardo. Prima Doggo era ai miei piedi; adesso è sul divano. Sa che non ha il permesso di stare sul divano, ma non sembra troppo preoccupato per la mia reazione. A dire il vero non mi sta neanche guardando. Con il muso appoggiato sulle zampe guarda assorto fuori dalla finestra, come se le nuvole di passaggio contenessero la chiave per la risoluzione di un dilemma metafisico su cui si sta arrovellando.
«Doggo.»
Non si gira, ma in fondo non ha mai risposto a questo nome, forse perché sa che non è veramente un nome, solo il modo in cui lo stiamo chiamando finché non decideremo come chiamarlo davvero.
Abbiamo provato di tutto, abbiamo addirittura spulciato siti di nomi per neonati, ma chissà perché sembrava che nessuno fosse adatto. Per un po’ abbiamo pensato che “Eustace” potesse andare bene. Non è durato neanche un giorno. Secondo Wikipedia, sant’Eustachio era un generale romano convertito al cristianesimo solo per subire una fosca sequela di tormenti e di disgrazie, tra cui essere arrostito vivo, insieme ai figli, dentro una statua di bronzo a forma di toro. Bisogna dare atto all’imperatore Adriano che non sapeva soltanto come si costruisce un vallo, ma aveva anche una fantasia perversa quando si trattava di sbarazzarsi dei nemici. Sant’Eustachio, adesso lo so, è il patrono dei pompieri (quelli che non riuscirono a spegnere le fiamme che lo arrostirono) e, più in generale, di chiunque fronteggi un’avversità.
«Eustace» dico. «Sto fronteggiando un’avversità.»
Doggo piega l’orecchio, solo uno, il sinistro, ma è poco più di un tic momentaneo. Il suo sguardo resta fisso sulle nuvole che solcano il cielo.
Prendo il cellulare dalla tasca. So che il suo numero è in rubrica perché ad aprile ci siamo sentiti varie volte per organizzare la festa a sorpresa per Clara. Lavora come coordinatrice per un’associazione che gestisce attività per ragazzini e, a quanto pare, trascorre quasi tutto il suo tempo facendo rafting nel Galles. Per questo e per il fatto che è periodo di vacanze scolastiche, mi aspetto di dover lasciare un messaggio in segreteria.
Risponde al quarto squillo. «Daniel…»
Solo una parola, ma contiene in sé un allettante miscuglio di piacere, sorpresa e trepidazione.
«Ehi, Polly.» Un altro movimento dell’orecchio di Doggo, il destro stavolta. «Come va?»
Clara può prendersela solo con se stessa, mi dico, quasi credendoci. Non mi sarebbe mai venuto in mente se non lo avesse tirato fuori lei.
«Alla grande» cinguetta Polly. «Anche se al lavoro faccio una fatica da cani.»
Guardo Doggo spaparanzato sul divano, quasi un tutt’uno col cuscino, e mi chiedo da dove diavolo venga questo modo di dire.

2

Mi viene in mente soltanto mentre stiamo salendo sull’autobus.
«È permesso viaggiare con un cane?»
«A discrezione del conducente, bello.»
Al giorno d’oggi gli autisti di autobus se ne stanno chiusi in una gabbia trasparente, per la loro sicurezza, e questo tizio deve premere il naso contro il divisorio di plexiglas per vedere meglio Doggo ai miei piedi.
«Gesù» bisbiglia, non particolarmente colpito. «Dovrai tenerlo in braccio.»
«Non posso. Se provo a prenderlo in braccio mi morde.»
«Cosa? È aggressivo? Pericolo pubblico?»
«No, no, è solo che…» balbetto pateticamente. Cosa posso dire? È vero: se lo prendo in braccio mi morde.
«Scusa, bello, le regole sono regole.» “Ti prego, non lo dire” penso, ma lui lo dice. «Rischierei il lavoro se non le rispettassi.»
Normalmente perorerei la mia causa, esploderei addirittura in una scenata, ma oggi non me la sento. Sono riuscito a stento a prepararmi un uovo sodo per colazione. «E va bene. Scusi per il disturbo. Buona giornata.»
Sto scendendo dall’autobus quando l’autista dice: «Se fosse un cane guida, diciamo, uno di quelli che prevedono le crisi epilettiche o un cane da compagnia per persone con problemi psichici…».
«Non lo è.»
L’autista alza gli occhi al cielo e scandisce lentamente come se si stesse rivolgendo a un idiota: «Perché con quelle tipologie di cane la discrezione del conducente non vale».
«Oh sì, è un cane che prevede crisi epilettiche.» Mi batto il petto per far capire che è un’affermazione irrefutabile.
«Problemi di cuore alla tua età?» sbuffa lui. «Mi stai prendendo in giro.»
Ma è lui che si sta facendo quattro risate a mie spese. Mi fa l’occhiolino e con un cenno m’invita a prendere posto. Passo il biglietto elettronico sul lettore e lo ringrazio.
«Nascondilo. Non vogliamo che spaventi i passeggeri, vero?»
Questa volta non sta scherzando.
La Battersea Dogs & Cats Home è incastrata fra una vecchia officina del gas e il terreno incolto e desolato che circonda la defunta Centrale Elettrica di Battersea. È difficile immaginare un luogo più infelice per ospitare animali domestici indesiderati. Lo stretto triangolo è delimitato su due lati dai binari della ferrovia e sul terzo da una strada trafficata. L’area è stata rimessa a nuovo dall’ultima volta in cui ci sono passato, qualche anno fa. (Vengo di rado a sud del fiume; la parte nordoccidentale di Londra è sempre stata la mia zona preferita per il solo fatto che è dove sono finito non appena arrivato nella capitale.) Adesso un edificio con una facciata di vetro ricurva mostra alla strada la sua superficie scintillante. L’architettura imponente risulta un po’ eccessiva, una crudele presa in giro nei confronti di tutti quei parenti ansiosi che si sono ritrovati senza il becco d’un quattrino quando l’avvocato ha letto il testamento contenente le ultime volontà della prozia Mabel. A differenza della Francia o dell’Italia, dove si stabiliscono regole e percentuali eque per i discendenti, in Inghilterra si è liberi di fregare la propria famiglia perfino dalla tomba, e gli animali da compagnia sono spesso i vincitori nella battaglia per l’eredità.
Doggo non sembra riconoscere il posto. Trotterella tutto contento all’interno, apparentemente ignaro dei leggeri ma distinti guaiti dei cani sopra lo sferragliare di un treno.
Spiego la mia difficile situazione a una donna della reception. È vivace e luminosa come la sala in cui trascorre la sua giornata, anche q...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. SOLO CON UN CANE
  4. 1
  5. 2
  6. 3
  7. 4
  8. 5
  9. 6
  10. 7
  11. 8
  12. 9
  13. 10
  14. 11
  15. 12
  16. 13
  17. 14
  18. 15
  19. 16
  20. 17
  21. 18
  22. 19
  23. 20
  24. 21
  25. 22
  26. 23
  27. 24
  28. 25
  29. 26
  30. 27
  31. Copyright