Chi ha paura non è libero
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Chi ha paura non è libero

La nostra guerra contro il terrore

  1. 192 pagine
  2. Italian
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  4. Disponibile su iOS e Android
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Chi ha paura non è libero

La nostra guerra contro il terrore

Informazioni su questo libro

Il 7 gennaio 2015 la strage terroristica nella sede del settimanale satirico «Charlie Hebdo» ha traumatizzato la Francia e scosso l'Europa. Pochi giorni dopo, il ministro dell'Interno Angelino Alfano era accanto ai suoi colleghi europei nel corteo che ha percorso le vie di Parigi per dire no alla violenza e rivendicare il diritto alla libertà di opinione e a non avere paura. La risposta delle istituzioni non poteva farsi attendere, ed era necessario che alle emozioni si sostituisse l'azione legislativa, sempre nel rispetto di un principio cardine esemplarmente espresso dall'arcivescovo di Parigi: «Nessuno identifichi qualche fanatico con una religione intera». Sotto accusa, infatti, non sono né l'Islam né le sue centinaia di milioni di fedeli, bensì quegli ideologi e adepti del terrore islamista che, per giustificare il sangue versato e le teste mozzate, si fanno scudo del nome di Dio.

In queste pagine Alfano traccia la «mappa del terrore» (dalla genesi dell'autoproclamato «Stato islamico», che da mesi sconvolge l'opinione pubblica mondiale con la brutalità dei suoi attacchi militari e la macabra esecuzione di ostaggi inermi, all'attività dei nuclei di al-Qaeda, all'addestramento dei mujaheddin in Afghanistan, all'esplosiva situazione in Israele), arricchita da un prezioso glossario in cui compaiono tutti i personaggi, le organizzazioni e i concetti che alimentano la minaccia jihadista. E racconta le sfide che le nostre forze di intelligence e di polizia affrontano ogni giorno, dall'espulsione dei «missionari dell'odio» al costante presidio degli «obiettivi sensibili», alla caccia ai foreign fighters con passaporto italiano.

Questa guerra contro la civiltà liberale e la democrazia richiede da parte dell'Occidente e dell'Islam moderato una risposta risoluta, ferma restando la netta distinzione tra chi prega e chi spara: se ai primi vanno aperte le porte del dialogo, verso i secondi non deve esserci alcuna tolleranza. All'impegno profuso per sconfiggere chi teorizza e pratica la barbarie, anche il nostro Paese non può sottrarsi, e la scelta sarà più forte se sostenuta da una solida certezza: «Resteremo vigili e lo faremo per i nostri figli, per consegnare loro un'Italia ancor più libera e sicura nella quale vivere. Il nemico è forte; i nostri valori democratici e i nostri princìpi liberali lo sono di più. Molto di più. Per questo vinceremo».

Domande frequenti

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Glossario del terrore

Questo glossario nasce per caso, dai miei appunti e dalla curiosità di conoscere la storia e il significato delle parole che via via incontravo lungo il mio percorso. Molte parole erano note, altre meno, alcune per me completamente nuove. Le parole sono la segnaletica per orientarsi e a volte ci si avventura per impervi sentieri storici, culturali, militari, senza conoscerla, la segnaletica. Ecco, questa vorrei fosse la funzione del glossario: un modo per capirne di più; perché la conoscenza ci rende più forti.

LE BIOGRAFIE

Abd al-Wahhab, Muhammad: religioso arabo del XVIII secolo, fondatore del movimento riformista che da lui prese il nome di «wahhabismo». La sua dottrina predicava un ritorno all’Islam delle origini, epurato da tutte le innovazioni affermatesi successivamente alla prima generazione dei discepoli del Profeta, noti come al-salaf al-salihin (i puri antenati). Nei suoi insegnamenti si scagliò con grande veemenza contro le scuole di pensiero e le sette che riteneva eretiche, in particolare contro il sufismo.
Al-Adnani, Abu Mohammad: portavoce dello Stato islamico, di origine siriana. È lui ad avere annunciato, il 29 giugno 2014, la «restaurazione» del Califfato.
Al-Asiri, Ibrahim: esperto di esplosivi, di origine saudita, organico al gruppo denominato «al-Qaeda nella Penisola arabica» (AQAP), ritenuto il probabile ideatore di giocattoli esplosivi la cui commercializzazione fu paventata durante le festività natalizie del 2010. Sarebbe anche l’ispiratore della progettualità terroristica che intendeva colpire alcuni obiettivi ebraici negli USA con ordigni celati all’interno di comuni stampanti per computer inviate per posta aerea.
Al Awlaki, Anwar: cittadino statunitense di origine yemenita, ideologo dell’organizzazione denominata «al-Qaeda nella Penisola arabica» e mentore del magazine online «Inspire». Il suo testo più famoso è I 44 modi di sostenere il jihad, a cui si ispirano spesso le nuove generazioni di jihadisti. È stato ucciso nel 2011 nello Yemen in un raid eseguito dai droni americani.
Al-Baghdadi, Abu Bakr: teologo jihadista iracheno, già emiro del gruppo terroristico denominato «al-Qaeda in Iraq» (AQI), autoproclamatosi Califfo dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante.
Al-Baghdadi, Abu Omar: terrorista iracheno succeduto ad Abu Musab al-Zarqawi alla guida dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante, è deceduto nel 2010 durante un raid statunitense.
Al-Banna, Hasan: fondatore e guida suprema della Fratellanza Musulmana, fu assassinato nel 1949 dalle autorità egiziane.
Al-Fadhli, Muhsin: terrorista kuwaitiano, probabile leader della formazione qaedista denominata «Khorasan», nonché fedelissimo di bin Laden prima e di al-Zawahiri dopo. Nell’ottobre 2012, il Dipartimento di Stato americano offrì un premio di 7 milioni di dollari a chi avesse fornito informazioni sul suo conto. Sarebbe stato ucciso nel luglio 2015, in Siria, in un attacco aereo statunitense.
Al-Sadr, Moqtada: leader sciita iracheno.
Al-Zarqawi, Abu Musab: jihadista giordano, esperto nell’impiego di armi chimico-batteriologiche. Leader del gruppo terroristico denominato «Jama’at al-Tawhid wa al-Jihad» (Movimento per l’Unità di Dio e il Jihad), che dal 2004 ha operato prevalentemente in Iraq adottando la denominazione di «Tanzim Qaidat al-Jihad fi Bilad al-Rafidayn» (Organizzazione della base del Jihad nella Terra dei Due Fiumi), meglio nota come «al-Qaeda in Iraq». Il 7 giugno 2006 è rimasto ucciso nel corso di un raid aereo alleato nei pressi di Baquba, località situata circa 50 chilometri a nordest di Baghdad.
Al-Zawahiri, Ayman: medico pediatra egiziano, ideologo del gruppo terroristico denominato «al Jihad», processato e condannato in Egitto per la sua presunta partecipazione al complotto islamista che costò la vita ad Anwar Sadat. Nel 1998 fece confluire il suo gruppo all’interno del «Fronte islamico internazionale per il Jihad contro gli ebrei e i crociati». Già vice di bin Laden, è divenuto leader di al-Qaeda all’indomani della morte dello sceicco saudita.
Arafat, Yasser: pseudonimo del politico palestinese Mohammed Abd ar-Ra’uf al-Husayni (Gerusalemme 1929 - Clamart, Parigi, 2004). Leader di Fatah e presidente dal 1969 del Comitato esecutivo dell’OLP, nel 1994 divenne presidente e ministro dell’Interno dell’Autorità nazionale palestinese. Insieme a Yitzhak Rabin e Shimon Peres, ricevette il premio Nobel per la pace (1994). Portavoce e rappresentante della causa palestinese nel difficile processo negoziale con Israele, Arafat continuò sulla via del dialogo fino al fallimento dei negoziati di Camp David (2000). L’esplosione di nuove violenze e i numerosi attacchi terroristici compiuti dai gruppi estremisti palestinesi portarono a una progressiva emarginazione di Arafat quale interlocutore nei processi di pace da parte del governo israeliano.
Azzam, Abdullah: carismatico teologo palestinese, maestro di Osama bin Laden e fondatore dell’Ufficio dei servizi, il primo nucleo di al-Qaeda. Fu ucciso a Peshawar il 24 novembre 1989.
Bin Laden, Osama: Osama bin Muhammad bin Awad bin Laden, terrorista saudita fondatore di al-Qaeda che guidò fino alla sua uccisione, avvenuta nella notte fra il 1° e il 2 maggio 2011 nel rifugio di Abbottabad, in Pakistan, a opera delle Forze speciali statunitensi. Con la diffusione, nel febbraio 1998, del documento programmatico dal titolo «Fronte islamico internazionale per il Jihad contro gli ebrei e i crociati», bin Laden ha avviato la stagione del Jihad globale. In realtà, i suoi obiettivi primari – perseguiti quasi con ossessione – sono sempre gli Stati Uniti d’America (potenza occidentale egemone colpevole, fra l’altro, di avere allestito basi militari sul suolo saudita, violandone la sacralità) e la Casa regnante dei Saud (ritenuti i «servi» degli USA).
Droukdel, Abdelmalek: jihadista algerino, membro dei «Gruppi islamici armati» e, dal 2004, emiro del «Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento». Nel 2006 ha annunciato l’alleanza di quest’ultimo con al-Qaeda e, nel 2007, la sua trasformazione nel movimento denominato «Organizzazione di al-Qaeda nei Paesi del Maghreb islamico».
Jihadi John: soprannome che la stampa britannica ha attribuito al «boia» dello Stato islamico, comparso nel video dell’esecuzione del giornalista statunitense James Foley (19 agosto 2014) e in successivi filmati nei quali è stata mostrata la decapitazione di altri ostaggi occidentali. La sua identità è stata svelata: si tratta del ventisettenne Mohammed Emwazi, cittadino londinese di origini kuwaitiane.
Khomeini, Ruhollah: Grande Ayatollah sciita protagonista della rivoluzione islamica iraniana del 1979. In aperta rottura con la tradizione quietista del clero iraniano nei confronti della monarchia dei Pahlavi, fu il catalizzatore del malcontento popolare contro il regime di Teheran, accusato di servilismo verso gli USA. Capo spirituale e politico dell’Iran, instaurò uno Stato teocratico che resiste tutt’oggi.
Mullah Omar: il mullah Mohammed Omar è stato la guida spirituale e politica dei talebani afghani. Negli anni Ottanta ha combattuto contro i sovietici nella formazione denominata «Harakat-i Inqilab-i Islami» (Movimento rivoluzionario islamico). Nella guerra civile afghana seguita al ritiro dei sovietici, nel 1989, si pose a capo di un gruppo di afghani di etnia pashtun detti «talebani» (studenti coranici), formatisi nelle madrase pakistane. Vincitore del conflitto – grazie anche al supporto militare del Pakistan e di al-Qaeda e al sostegno finanziario dell’Arabia Saudita –, divenne nel 1996 capo dell’Emirato islamico dell’Afghanistan, Stato confessionale riconosciuto solo dal Pakistan, dall’Arabia Saudita e dagli Emirati Arabi Uniti, con il titolo di Amir al-Muminin (Comandante dei credenti). Il governo afghano ha di recente confermato, in via ufficiale, la notizia della morte del Mullah Omar, avvenuta nell’aprile 2013 in «circostanze misteriose». La Shura (Consiglio) dei talebani ha nominato quale suo successore Akhtar Mohammad Mansour.
Qutb, Sayyid: scrittore e pedagogista islamista, scrisse Pietre miliari e altre importanti opere. Divenuto esponente di spicco della Fratellanza Musulmana dopo la morte di Hasan al-Banna, fu fatto impiccare da Nasser nel 1966. È l’ideologo e il punto di riferimento fondamentale dell’Islam politico-radicale.
Rabin, Yitzhak: militare, ambasciatore e politico israeliano. Nel 1974 divenne primo ministro dello Stato di Israele. Fautore dello sviluppo del processo di pace palestinese, fu insignito del premio Nobel per la Pace nel 1994. Fu assassinato il 4 novembre 1995 a Tel Aviv da un colono ebreo estremista.
Shariati, Alì: sociologo iraniano, ritenuto l’ideologo della rivoluzione scoppiata nel suo Paese nel 1979. Fiero oppositore dei regimi secolari persiani, fu più volte arrestato e morì in esilio in Inghilterra nel 1977. Sviluppò un nuovo approccio allo sciismo di impronta salvifica e socio-rivoluzionaria (detto «sciismo rosso») in contrapposizione a quello dei clerici quietisti (detto «sciismo nero»).
Yassin, Ahmed: attivista palestinese, uno dei fondatori e guida spirituale del gruppo islamista Hamas. Fu ucciso a Gaza nel 2004 in un attacco condotto da un elicottero israeliano.

LE ORGANIZZAZIONI

Abu Sayyaf: costituito nel 1991, è il più radicale tra i gruppi islamo-separatisti che si prefiggono lo scopo di creare uno Stato islamico indipendente nel Sud delle Filippine.
Ahrar al-Sham: «Uomini liberi della Grande Siria». È un gruppo armato di impronta salafita, attivo nel conflitto siriano per abbattere il governo di Bashar al-Assad. È la più importante delle sette formazioni combattenti in Siria (sempre di orientamento salafita o emanazione della Fratellanza Musulmana) unitesi nel novembre 2013 per dare luogo alla coalizione che ha assunto il nome di «Fronte islamico». Tale coalizione è sorta anche per contrastare più efficacemente l’ascesa nel contesto siriano dell’ISIS, con cui spesso si è scontrata.
Al-Fatah: organizzazione politica e paramilitare palestinese, fondata sul finire degli anni Cinquanta, facente parte dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (OLP), in aperto...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. L’autore
  3. Frontespizio
  4. Chi ha paura non è libero
  5. Nota dell’autore
  6. Premessa
  7. I. Parigi: una marcia per la storia
  8. II. L’Islamic State
  9. III. Uccidere con il pretesto di Dio: il terrorismo di matrice religiosa
  10. IV. C’è chi dice no: uomini di fede e leader di governo. La risposta del mondo musulmano
  11. V. Nessun Paese a rischio zero. L’Italia
  12. VI. La paura e la fuga: i rifugiati
  13. Conclusione
  14. Per approfondire
  15. Glossario del terrore
  16. Ringraziamenti
  17. Copyright