
- 42 pagine
- Italian
- ePUB (disponibile sull'app)
- Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub
Radio1 Plot Machine
Informazioni su questo libro
"Radio1 Plot Machine" e la storia che non c'era, è la storia di un vuoto colmato e riempito con la fantasia, la passione, i sogni di chi ama scrivere per il puro piacere di farlo o per lasciare qualcosa di sé, un'impronta, una traccia, un segno, o ancora - con più pragmatismo - il desiderio di una professione. Questo libro raccoglie i racconti inediti del concorso della trasmissione radiofonica di scrittura creativa "Radio1 Plot Machine": un mosaico di nuove voci in uno spazio creativo fecondo di spunti e rimandi sorprendenti.
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Informazioni
eBook ISBN
9788852065422EDIZIONE INVERNALE 2015

MENZIONE DELLA GIURIA
Chi è la protagonista del racconto di Manuela Barban e dove sta andando? L’autrice riesce sin dalle prime righe a suscitare la curiosità del lettore, senza mai appagarla fino in fondo. È attraverso la valigia, tema dei racconti, – e il modo in cui la guarda, la prepara, la riempie – che rivelerà lentamente le risposte, precise eppure ricche di suggestioni diverse.
Con grande abilità e raffinata delicatezza, Manuela Barban riesce a guidare l’immaginazione del lettore e poi a spostarla di colpo verso una svolta inaspettata. Con uno svelamento improvviso ci regala un personaggio pieno, sulla linea di confine, pronto a entrare in un nuovo, piccolo mondo che quasi ci commuove.
Sara Lorenzini
(Madrina della Giuria di esperti che ha proclamato il racconto La valigia vincitore dell’edizione invernale del Concorso letterario di Rai Radio1 per racconti inediti, e pertanto primo in ordine di pubblicazione)

LA VALIGIA
(Racconto vincitore dell’edizione invernale 2015)
di Manuela Barban
La casa l’aveva già salutata, tutto quel tempo passato ad accudire, nutrire, confortare. Ma si era giurata che non avrebbe pianto e lasciò stare il fazzoletto pulito in tasca. Si avvicinò alla libreria e fece scorrere la punta delle dita sui dorsi dei libri. Ne tirò fuori un paio e li soppesò, poi uno lo rimise a posto. L’altro lo tenne stretto al petto come uno scudo ed entrò in camera da letto. Girò lo sguardo tutto intorno alla stanza, sfiorò il cassettone antico, si soffermò un attimo sullo spicchio di panorama che spuntava dalla tenda scostata e infine si costrinse a guardare la valigia aperta sul letto. Ci pensava da mesi e spesso si era immaginata mentre la riempiva: le cose pesanti in basso, quelle delicate in alto, slip e reggiseni ben piegati e infilati lungo i bordi, ma il passaggio dall’immaginare al fare si era rivelato spossante. Non è semplice chiudere così tanti anni in poco spazio, scegliere che cosa traghettare verso una nuova vita. Nuova? Si era imposta praticità: nessuna foto e tra i gioielli aveva preso solo la spilla con le perle di sua mamma, chiusa al sicuro nel velluto blu della scatoletta. Si avvicinò alla valigia e con dolcezza infilò il libro tra le pieghe di un cardigan morbido. Sentì girare la chiave nella serratura e il vuoto allo stomaco lasciò posto a una fitta dolorosa. Prese fiato, chiuse la valigia e lo aspettò a testa alta, in piedi di fianco al letto. «Mamma, andiamo?» le disse lui con dolcezza «La direttrice ci aspetta per pranzo.»

DINOSAURI
(Racconto finalista edizione invernale 2015)
di Francesco Marcelli
«Mi ha fatto chiamare, signor Direttore?»
Dietro la scrivania, il Direttore era irritato. «Sì, Basetti. Per ricordarle che qui non è pagato per sognare. Questa azienda non vive di sogni, ma di robuste valige che produciamo da prima che lei venisse al mondo.»
«Sì, signor Direttore.»
«Ora, l’ufficio Sviluppo mi ha detto di un suo bizzarro progetto.»
«Ma, signor Direttore…»
«Niente ma, Basetti. In questo progetto, pare, lei propone…» il Direttore fece una pausa, come per raccogliere l’energia necessaria, «… di mettere le ruote alle valige.»
«Sì, signor Direttore.»
«Valige rimpicciolite e con il manico allungabile.»
«Sì, signor Direttore, credo che funzionerà: è comodo e…»
«Basetti, non interrompa. Lei ce la fa a sollevare una valigia?»
«Sì, signor Direttore.»
«E se lei può farlo, perché dovrebbe essere un problema per tutti gli altri uomini? Perché mai dovrebbero tirarsi indietro questo suo ridicolo valigino come tanti bambini che trascinano la paperella? Le sembra virile?»
Basetti deglutì. «No, signor Direttore.»
«Certo che no! E che diciamo alle signore? Le donne adorano i gentiluomini che portano sorridendo le loro grandi e pesantissime valige, piene zeppe di vestiti!»
Basetti non aveva più la forza di rispondere.
«Basetti, è il 1969: il mondo sta cambiando. La gente viaggia sempre di più e noi dobbiamo cogliere prima degli altri i nuovi bisogni, le nuove tendenze. Ora vada, Basetti, non perda tempo e si ricordi: le tendenze.»
«Le tendenze. Sì, signor Direttore.»

LA VALIGIA
di Luigi Bascetta
Una miriade di gambe, frotte di braccia in movimento, migliaia di occhi in un baluginio sfavillante, un sole carezzevole e rispettoso finanche delle epidermidi più delicate e sensibili, una caterva di progetti e di desideri edificati giorno per giorno per un intero anno. Quante valigie in quel grande salone “brucavano e pascolavano” ordinate, così vivamente inerti, appendici sagomate del corpo degli astanti che sembravano presi da una lenta fretta e da una febbrile pazienza, agli ordini ineseguibili di una tanto scomposta quanto inquieta serenità. In queste occasioni il concetto dominante è l’abbinamento tra persona e valigia, l’accoppiamento tra individuo e il suo carico di mistero e di invisibili contenuti. Un binomio visivo, meccanico, logico, concettuale. E in questo contesto di confusione, di marinettiano vigore dinamico, di carontea trasposizione meccanica di volti e di gesti, chi vuoi che possa accorgersi di una valigia ribelle, solitaria, cupamente assorta, scura come le cose che contiene, tetra come le sequenze che presagisce, viscida come le mani che l’hanno collocata, mostruosa come le menti che l’hanno offesa e snaturata. Maledetti! Bologna, 02 agosto 1980.

LA VALIGIA
di Conchita Tironi
L’ultimo cliente uscì mentre finivo di ritirare bicchieri e tazzine dai tavolini. Non so come notai quella valigia il cui colore marrone era simile alle tende della vetrina dietro alle quali era nascosta. Chi poteva averla dimenticata? Era una valigia molto vecchia, senza alcun indirizzo o targhetta di riconoscimento. Mi portò alla memoria file di persone smarrite in attesa di essere caricate su treni destinati ai campi di concentramento. Dopo aver abbassato e chiuso la serranda, mi avviai alla fermata dell’autobus portando con me la pesante valigia. Non riuscivo a ricordare chi potesse esserne il proprietario. Salii sul mezzo. Poche persone assonnate si facevano cullare dalla flemmatica guida dell’autista. Mi sedetti vicino alle porte centrali con la valigia tra le caviglie. Mancava qualche fermata al capolinea quando una giovane donna si alzò e premette il pulsante della fermata. Aveva i capelli scarmigliati e gli occhi vitrei. Lei notò la valigia; i nostri sguardi s’incrociarono un istante. La riconobbi mentre l’autobus si fermava, le portine si aprivano e lei...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- RADIO1 PLOT MACHINE
- Prefazione
- EDIZIONE AUTUNNALE 2014
- EDIZIONE INVERNALE 2015
- Postfazione
- Copyright