Scelera
eBook - ePub

Scelera

  1. 252 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Informazioni su questo libro

Baiae, fine estate del 46 d.C.: un'esclusiva stazione termale, il cuore della «dolce vita» romana, un luogo dedito a feste, banchetti, al culto della bellezza e a piaceri segreti. Ma la dolcezza del mese di settembre viene turbata da un brutale omicidio. E Publio Aurelio Stazio, che sperava di trovare finalmente un po' di pace e di poter archiviare delitti e indagini, si ritrova implicato in una nuova inchiesta… Non sarà l'unica a tenerlo impegnato durante la sua permanenza nella splendida Baiae. Prima che la stagione della villeggiatura termini, infatti, Publio Aurelio dovrà scovare l'autore di un delitto commesso nel sudatorium delle terme e collegato all'ambiente dei portuali di Puteoli, e risolvere un caso di pedofilia che coinvolge due fanciulle di quattordici anni diversissime tra loro: la figlia del prefetto della flotta imperiale e una povera ragazza dei bassifondi.

Domande frequenti

Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
  • Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
  • Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Entrambi i piani sono disponibili con cicli di fatturazione mensili, ogni 4 mesi o annuali.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a Scelera di Danila Comastri Montanari in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Letteratura e Letteratura storica. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2015
Print ISBN
9788804652007
Parte terza

IL CASO DELLA FANCIULLA SCOMPARSA

Baiae, anno 799 ab Urbe condita (anno 46 dopo Cristo, autunno) Sesto giorno prima delle None di ottobre

Il sole era calato da un pezzo, quando Castore si presentò nel tablino dove Publio Aurelio Stazio era chino sul grande ripiano di marmo ingombro di candele e bugie. Alcuni listelli di legno, dei grumi di cera pressati e il papiro con l’impronta di Decimo, il nipote assassino del vecchio Tiberio Perpenna, testimoniavano l’inconsueta attività del senatore.
«Tutti stanno tornando a Roma, domine. L’estate è finita, tra breve la costa sarà deserta e tu non ti decidi a fare i bagagli!» si lamentò il liberto.
«Questo è proprio il momento più piacevole per soggiornare a Baiae» ribatté il patrizio. «Gli stabilimenti sono meno affollati e la compagnia migliore. Anche Pomponia si tratterrà qualche tempo ancora, perché il cavaliere Tito Servilio desidera assistere al processo del giovane Decimo. A proposito, che impressione ti ha prodotto il ragazzo durante la visita che gli hai reso in carcere?»
«È meno stupido di quanto supponessi, domine. Legge bene, anche se un po’ lentamente, e sa sommare, moltiplicare e dividere i numeri più semplici. Oltre non arriva, però possiede una buona manualità ed è abilissimo nell’intagliare il legno» riferì il segretario.
«Che iattura, per lui, far parte di una famiglia di illustri studiosi» considerò Aurelio. «Se fosse nato nella Suburra o nei quartieri popolari di Neapolis, ora sarebbe un ottimo carpentiere e godrebbe della stima di tutti. Costringendolo a confrontarsi ogni giorno con uno stuolo di fratelli fin troppo egregi, il Fato ne ha invece sottolineato impietosamente l’inferiorità intellettuale.»
«A dire il vero non è del tutto normale, domine. Non mi ha nemmeno chiesto chi fossi, né perché gli impiastricciassi le dita con l’inchiostro, preferendo addottrinarmi a lungo su come si costruisce una buona trottola... ne ha un’intera collezione e la sua sola paura è che gliene sottraggano qualcuna mentre si trova in carcere, anche se si è premurato di metterle tutte sottochiave. Non si rende conto di essere in guai grossi; insiste a proclamare la sua innocenza ed è ingenuamente convinto che i fratelli verranno presto a liberarlo.»
«Dubito che la famiglia si mobiliterà a suo favore: è stata una bella fortuna, per la tribù dei giovani Perpenna, quella di sbarazzarsi in un colpo solo del nonno ricco e del fratello impresentabile!»
«Il patrocinatore che hanno assunto insisterà sulla debolezza mentale del ragazzo, pur sapendo che tale attenuante non serve a mitigare la sentenza.»
«Altro sarebbe se la difesa potesse presentare delle prove a discarico... stavo proprio occupandomi delle sue impronte. Osservane il disegno con attenzione, Castore...»
«Ebbene?»
«La cicatrice sul pollice accusa Decimo in modo schiacciante, perché i testimoni hanno dichiarato che l’orma dell’assassino presentava una cesura verticale. Ma non sempre le caratteristiche della pelle risaltano dall’impronta relativa, soprattutto in un materiale deformabile come la cera» spiegò il senatore, additando il listello di legno su cui aveva eseguito svariati esperimenti.
Subito dopo si chinava a esaminare metodicamente il foglio di papiro: nel disegno a inchiostro ottenuto dalla pressione del pollice di Decimo, il taglio fendeva l’epidermide del polpastrello dall’alto fino al centro e culminava in un piccolo triangolo nel punto dove la ferita infantile del ragazzo era stata più profonda.
«Trovato qualcosa?» chiese distrattamente il segretario.
«Forse... Le testimonianze descrivevano un taglio molto lungo, mentre nell’impronta che hai preso a Decimo, in carcere, la cesura si ferma a metà del dito.»
«Probabilmente la cera si era solidificata in modo non uniforme, domine, o il polpastrello l’aveva toccata con un’angolazione diversa.»
«Questo giustificherebbe la mancanza di alcuni particolari, non un segno in eccesso. E se non è stato Decimo a imbrattarsi con la candela, nella stanza doveva esserci qualcun altro.»
«Per tutti i Numi» si spazientì l’alessandrino «che cosa credi di ottenere? Pensi forse che i giudici starebbero ad ascoltare una ricostruzione così farraginosa, basata su un indizio che qualcuno ha appena intravisto?»
Aurelio tacque, perplesso. Dopo qualche istante di riflessione, si impadronì del calamaio e sporcò il suo stesso pollice, cominciando a premerlo più volte sul foglio. Poi confrontò le impronte ottenute con quella di Decimo, ingrandendone i particolari con l’ausilio della gemma apposita.
«La cute dei polpastrelli forma sempre delle complesse circonvoluzioni, però quelle di Decimo non somigliano affatto alle mie» osservò. «Vediamo le tue dita, Castore...»
«Ho appena preso il bagno!» protestò il liberto.
«Sciocchezze, per ripulirti basterà la pietra pomice» minimizzò il padrone e, afferrata la mano di Castore, la intinse nell’inchiostro ignorando le accorate proteste del greco.
«Adesso confrontiamo i tracciati» fece il senatore, dopo aver asciugato rapidamente il papiro. «Ecco, proprio come immaginavo: le tue impronte sono ancora diverse!»
«E con questo?» interloquì il liberto, esasperato. «Al mondo ci saranno certamente migliaia e migliaia di persone con gli identici segni sui polpastrelli.»
«Che ci importa? Qui stiamo cercando una prova in negativo: se noi potessimo sostenere in tribunale che l’orma relativa non può essere stata lasciata da Decimo, avremmo un ottimo argomento da addurre in sua difesa!»
«Quel famoso pezzo di cera è stato buttato via da un pezzo, domine, quindi faresti meglio a smettere di imbrattare le dita di tutti quelli che ti capitano a tiro» consigliò il greco, sventolando in aria una mano più nera di quelle dei portatori nubiani.
Aurelio interruppe il suo solerte lavoro: era ostinato, sì, ma anche pronto a far tesoro delle obiezioni altrui, se espresse in modo pacato e rispettoso.
«Voglio che tu sia del tutto sincero con me, Castore. Accetto volentieri le critiche costruttive, quindi se hai qualche dubbio sull’efficacia e l’utilità del mio metodo, non esitare a espormelo.»
«In greco ci sono molte espressioni per definire quello che stai facendo, domine» cominciò il liberto. «Noi diciamo: attingere acqua con un setaccio, seminare sulle pietre, insegnare a nuotare a un delfino, lavare un etiope, cacciare il vento con la rete, scavare il pozzo in riva al fiume, mungere un capro, portare una civetta ad Atene...» E Castore sarebbe andato avanti per un pezzo se il padrone non lo avesse bruscamente interrotto.
«Basta, hai dato spessore al concetto! La mia era solo un’idea...»
«La più stupida che abbia mai sentito» fu il drastico giudizio dell’alessandrino. «Figuriamoci se è possibile identificare qualcuno con un sistema così idiota!»
Il senatore non si perse d’animo.
«A questo punto è necessario esaminare di nuovo l’appunto di Perpenna, per vedere se possiamo trarne qualcosa di utile» decise, mentre spazzava via dal tavolo gli inutili papiri macchiati di inchiostro.
«Pensaci tu, domine, mentre io mi concederò un nuovo bagno nelle tue terme private, per togliermi di dosso le tracce di un’iniziativa tanto balorda da poter essere concepita soltanto da un insano quirite: tutti quei matrimoni tra consanguinei patrizi devono avervi rovinato la razza!» sbraitò il segretario, voltandogli le spalle.
«Castore!» tuonò Aurelio, fosco. «Ti piace il sale?»
Il liberto, che già stava per oltrepassare la soglia, fermò il piede a mezz’aria: qualcosa, nel tono in cui lo stava apostrofando il suo signore e padrone, gli rammentava l’ira funesta del Pelide Achille. Ma lui non aveva nessuna voglia di accollarsi la serie di infiniti lutti addotti agli achei, quindi era meglio far marcia indietro.
«Se mi piace il sale, domine? Ehm... non al punto di desiderare di estrarlo dalle miniere per il resto della mia vita.»
«Occupiamoci dunque di quegli strani numeri; è meglio che te li annoti anche tu sui pugillares. Ora te li detto: Sex, tres. Octo, quattuor. Decem, quinque. Viginti. Quattuor, octo.»
Rassegnato, Castore incise rapidamente le tavolette con l’apposito stilo.
«Come mai scrivi i numeri per esteso, anziché abbreviarli come di consueto con le lettere?» domandò Aurelio, dando un’occhiata alla nota.
«Sono greco, domine, e in quanto tale è mia abitudine fare i conti con le lettere del mio alfabeto. Ma poiché tu pronunciavi i numeri in latino...»
Il senatore balzò dallo scranno, gli strappò di mano i pugillares e lesse a voce alta: «Sex, tres... ma certo, è chiarissimo!» esclamò, eccitato.
Castore scrutò il padrone come se, appena disceso dalla vetta del Monte Olimpo, avesse raccontato di avervi visto Zeus e gli altri Immortali seduti a cavalcioni delle nuvole con enormi calici di ambrosia in mano.
«Domani ti recherai a casa di Perpenna a cercare un rotolo di corda uguale a quella usata per far girare le trottole. L’assassino vi ha attinto nel tentativo di compromettere Decimo e sono certo che non si è preoccupato di disfarsene, tanto si sente al sicuro!» dichiarò il patrizio, mentre cominciava a scrivere un messaggio. «Adesso si tratta soltanto di suggerire la soluzione del caso a quel magistrato permaloso, facendogli credere che sia farina del suo sacco... ma forse sto eccedendo negli scrupoli, basterà che lasci a lui tutto il merito! Ecco fatto: gli ho consigliato di svolgere indagini approfondite sulla situazione finanziaria di uno degli eredi.»
Il senatore chiuse la missiva con la ceralacca e l’affidò a Castore, pregustando il momento in cui l’alessandrino gli avrebbe chiesto lumi.
«Ai tuoi ordini, domine» rispose invece il segretario, alieno da ogni curiosità. Se Publio Aurelio era giunto a svelare il mistero, poteva benissimo arrivarci anche lui, senza bisogno di dare al padrone il modo di pavoneggiarsi esponendogli le sue brillanti deduzioni: c’era forse qualcosa che un romano sapesse fare meglio di un greco, salvo forse conquistare il mondo?
Preso in consegna il rotolo, il servo arretrò silenziosamente verso la porta producendosi in un rispettoso inchino.
Un po’ deluso dalla mancata richiesta di spiegazioni, Publio Aurelio gli ordinò bruscamente: «Mandami le schiave. Ti raccomando di lasciarmi dormire a lungo, domani mattina: sono stanco morto!».
Dopo un bel po’ che bussava inutilmente, Castore penetrò di forza nel cubicolo del suo signore e padrone, e aprì le imposte inondando la stanza di luce. «Sveglia, domine!» disse con voce ferma.
Dal giaciglio provenne un grugnito scomposto, mentre Publio Aurelio si voltava dall’altra parte.
«Alzati, domine, c’è una visita importante!» insistette il segretario.
«Come ti viene in mente di buttarmi giù dal letto ancor prima del sorgere del sole?» bofonchiò il patrizio.
«Prima di tutto è quasi mezzogiorno e poi il viceprefetto della flotta imperiale di capo Misenum ch...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Scelera
  4. Personaggi
  5. Prologo. IL MESSAGGIO SEGRETO
  6. Parte prima. IL CASO DELLE TRE PARCHE
  7. Parte seconda. IL CASO DEL TRIBUNO
  8. Parte terza. IL CASO DELLA FANCIULLA SCOMPARSA
  9. Epilogo. I NUMERI DI PERPENNA
  10. GLOSSARI
  11. Copyright