Io prima di te
eBook - ePub

Io prima di te

Jojo Moyes, Maria Carla Dallavalle

  1. 396 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Io prima di te

Jojo Moyes, Maria Carla Dallavalle

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Informazioni sul libro

A ventisei anni Louisa Clark sa tante cose.Sa esattamente quanti passi ci sono tra la fermata dell'autobus e casa sua. Sa che le piace fare la cameriera in un locale senza troppe pretese nella piccola località turistica dove è nata e da cui non si è mai mossa, e probabilmente, nel profondo del suo cuore, sa anche di non essere davvero innamorata di Patrick, il ragazzo con cui è fidanzata da quasi sette anni. Quello che invece ignora è che sta per perdere il lavoro e che, per la prima volta, tutte le sue certezze saranno messe in discussione.A trentacinque anni Will Traynor sa che il terribile incidente di cui è rimasto vittima e che l'ha inchiodato su una sedia a rotelle gli ha tolto la voglia di vivere. Sa che niente può più essere come prima, e sa esattamente come porre fine a questa sofferenza. Quello che invece ignora è che Lou sta per irrompere prepotentemente nella sua vita portando con sé un'esplosione di giovinezza, stravaganza e abiti variopinti.Nessuno dei due, comunque, sa che la propria vita sta per cambiare per sempre.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2015
ISBN
9788852066641

1

2009
Ci sono centocinquantotto passi tra la fermata dell’autobus e casa mia, ma possono diventare centottanta se non hai fretta e magari indossi un paio di scarpe con la zeppa oppure acquistate in un mercatino di beneficenza, con le farfalle sulle dita e che non calzano mai bene sul tallone, il che spiega perché erano in vendita al prezzo stracciato di una sterlina e novantanove. Girai l’angolo, svoltando nella nostra via (sessantotto passi), e intravidi la mia casa, una delle tante villette bifamiliari allineate lungo la strada. L’auto di papà era fuori, segno che non era ancora uscito per andare al lavoro.
Alle mie spalle il sole stava tramontando dietro il castello di Stortfold, la cui ombra scura scivolava giù dalla collina come cera sciolta per superarmi. Quando ero piccola, immaginavamo scontri a fuoco tra le nostre ombre allungate, trasformando la strada nell’O.K. Corral. In altre circostanze avrei potuto raccontarvi tutte le cose che mi erano accadute in questa via: quando papà mi aveva insegnato ad andare in bicicletta senza rotelle; quando Mrs Doherty con la sua parrucca sbilenca ci preparava i dolcetti gallesi; quando a undici anni Treena aveva infilato la mano in un cespuglio disturbando le vespe in un nido ed eravamo fuggite di corsa al castello, urlando per tutto il tragitto.
Vidi il triciclo di Thomas rovesciato sul vialetto e lo trascinai sotto il portico dopo essermi chiusa il cancello alle spalle. Aprii la porta. Il caldo mi colpì con la violenza di un airbag: mia madre soffre il freddo e tiene i termosifoni accesi tutto l’anno. Papà passa il suo tempo ad aprire le finestre, lamentandosi che lei ci manderà tutti in rovina. Sostiene che le nostre bollette del riscaldamento sono più alte del PIL di uno staterello africano.
«Tesoro?»
«Sono io.» Appesi la giacca all’attaccapanni, lasciandola a contendersi lo spazio con quelle degli altri.
«Io chi? Lou? Treena?»
«Lou.»
Mi affacciai alla porta del soggiorno. Papà era a faccia in giù sul divano, con il braccio affondato in mezzo ai cuscini, come se fosse stato inghiottito. Thomas, il mio nipotino di cinque anni, era accovacciato e lo fissava intensamente.
«Lego.» Papà si girò verso di me, paonazzo per lo sforzo. «Perché devono fare questi pezzi così piccoli non lo capisco proprio, accidenti. Hai visto il braccio sinistro di Obi-Wan Kenobi?»
«Era sopra il lettore DVD. Penso che abbia scambiato le braccia di Obi con quelle di Indiana Jones.»
«Be’, mi pare evidente che Obi non può avere le braccia chiare. Dobbiamo trovare quelle nere.»
«Io non mi preoccuperei. Darth Vader non gli mozza il braccio nell’episodio due?» Mi indicai la guancia per farmi dare un bacio da Thomas. «Dov’è la mamma?»
«Di sopra. E questa? Una moneta da due sterline!»
Alzai lo sguardo e riconobbi appena il cigolio familiare dell’asse da stiro. Josie Clark, mia madre, non si sedeva mai. Era una questione d’onore. Tutti ricordavano la volta in cui era rimasta a verniciare le finestre su una scala esterna, interrompendosi di tanto in tanto per salutarci con la mano, mentre noi eravamo a tavola davanti a un piatto di arrosto.
«Mi aiuti a trovare questo maledetto braccio? È mezz’ora che me lo fa cercare e devo prepararmi per andare al lavoro.»
«Fai la notte?»
«Sì. E sono le cinque e mezzo.»
Diedi un’occhiata all’orologio. «Veramente sono le quattro e mezzo.»
Papà tirò fuori il braccio dai cuscini e guardò l’ora strizzando gli occhi. «Allora cosa ci fai a casa così presto?»
Feci un movimento vago con la testa, come se avessi frainteso la domanda, e andai in cucina.
Il nonno era seduto sulla sua sedia vicino alla finestra, intento a fare un sudoku. L’assistente domiciliare ci aveva detto che gli avrebbe fatto bene per la concentrazione e che l’avrebbe aiutato a tenere allenata la mente dopo l’ictus. Probabilmente ero l’unica a notare che si limitava a riempire le caselle con il primo numero che gli passava per la testa.
«Ehi, nonno.»
Alzò lo sguardo e sorrise.
«Vuoi una tazza di tè?»
Scosse la testa e aprì leggermente la bocca.
«Qualcosa di fresco?»
Annuì.
Aprii il frigorifero. «Il succo di mela non c’è.» Il succo di mela, ora mi venne in mente, costava troppo. «Un po’ di Ribena?»
Fece cenno di no con il capo.
«Acqua?»
Annuì, mormorando qualcosa di simile a un “grazie” mentre gli porgevo il bicchiere.
Mia madre entrò nella stanza con un’enorme cesta di biancheria ben piegata. «Sono tuoi?» chiese, sventagliando un paio di calzini.
«Di Treena, credo.»
«Come pensavo. Un colore assurdo, devono essere finiti dentro la lavatrice insieme al pigiama bordeaux di papà. Sei tornata presto. Vai da qualche parte?»
«No.» Presi un bicchiere d’acqua del rubinetto.
«Patrick farà un salto più tardi. Ha chiamato prima. Avevi il cellulare spento?»
«Mmh.»
«Ha detto che sta prenotando le vacanze. Tuo padre ha visto qualcosa in televisione al riguardo. Dov’è che volevate andare? Ipsos? Kalypsos?»
«Skiathos.»
«Ecco, sì. Bisogna controllare bene l’albergo su Internet. Patrick e papà ne hanno sentito parlare al notiziario di mezzogiorno. A quanto pare ci sono strutture ancora in costruzione, offrono soggiorni a prezzi stracciati, ma non saprete se sono un buon affare finché non sarete sul posto. Papà, vuoi una tazza di tè? Lou non te l’ha chiesto?» Accese il fuoco sotto il bollitore e mi lanciò un’occhiata. Forse si era finalmente accorta che non dicevo nulla. «Tutto bene, tesoro? Sei pallida come un cencio.»
Allungò una mano e mi sentì la fronte come se avessi molto meno dei miei ventisei anni.
«Non credo che andremo in vacanza.»
La mano di mia madre si fermò. Nei suoi occhi balenarono quei raggi X che metteva in funzione da quando ero piccola. «Tu e Pat avete qualche problema?»
«Mamma, io...»
«Non voglio immischiarmi. È solo che state insieme da tanto tempo. Non ci sarebbe niente di male se le cose si complicassero un po’ ogni tanto. Voglio dire, tuo padre e io, noi...»
«Ho perso il lavoro.»
La mia voce cadde nel silenzio. Le parole rimasero sospese, lasciando un’impronta nella piccola stanza molto tempo dopo che il loro suono era svanito.
«Tu cosa?»
«Frank chiude il locale. Da domani.» Allungai la mano con la busta leggermente umida che avevo tenuto stretta, in preda allo sconforto, per tutto il tragitto verso casa. Per tutti i centottanta passi dalla fermata dell’autobus. «Mi ha pagato i tre mesi.»
La giornata era iniziata come tutte le altre. Tutti quelli che conoscevo odiavano il lunedì mattina, ma io non ero mai stata della stessa idea. Mi piaceva arrivare presto al The Buttered Bun, accendere l’enorme bollitore nell’angolo, portare dentro dal cortile le cassette del latte e del pane e chiacchierare con Frank mentre ci preparavamo ad aprire.
Mi piaceva l’atmosfera calda del locale impregnato dell’odore di bacon, le leggere folate d’aria fresca ogni volta che la porta si apriva e si chiudeva, il discreto chiacchiericcio dei clienti e, quando c’era silenzio, la voce metallica della radio di Frank che cantava solitaria nell’angolo. Non era un locale alla moda: le pareti erano rivestite di vedute del castello in cima alla collina, i tavoli sfoggiavano ancora piani d’appoggio in formica e il menu era sempre lo stesso da quando avevo iniziato, tranne qualche cambiamento nell’assortimento di barrette di cioccolato e l’aggiunta di brownies e muffin al vassoio delle ciambelline glassate.
Ma soprattutto mi piacevano i clienti. Mi piacevano Kev e Angelo, gli idraulici, che venivano da noi quasi tutte le mattine e prendevano in giro Frank scherzando sulla dubbia origine delle sue bistecche. Mi piaceva Lady Soffione, così soprannominata per la sua massa di capelli bianchi, che mangiava un uovo con patatine fritte dal lunedì al giovedì e se ne stava seduta a leggere i giornali del bar finché non finiva di bere le sue due solite tazze di tè. Mi sforzavo sempre di fare quattro chiacchiere con lei. Avevo il sospetto che quella fosse l’unica conversazione dell’anziana signora in tutta la giornata.
Mi piacevano i turisti che entravano per fare una sosta mentre andavano o tornavano dal castello, gli scolari schiamazzanti che si trattenevano un po’ dopo la scuola, i clienti abituali che uscivano dagli uffici dall’altra parte della strada, e Nina e Cherie, le parrucchiere, che conoscevano l’apporto calorico di ogni singolo prodotto servito al The Buttered Bun. Non mi dispiacevano neppure i clienti più fastidiosi, come la donna con i capelli ramati che gestiva il negozio di giocattoli e aveva da ridire sugli spiccioli di resto almeno una volta a settimana.
Fra quei tavoli vedevo relazioni nascere e finire, figli di coppie divorziate sballottati tra mamma e papà, il sollievo misto al senso di colpa dei genitori che non sapevano cucinare e il segreto piacere dei pensionati davanti a una colazione completa. Nel locale sfilavano esemplari di varia umanità, e molti di loro scambiavano qualche parola con me, scherzando o facendo commenti davanti a una tazza di tè fumante. Papà diceva sempre che non si poteva mai prevedere cosa sarebbe uscito dalla mia bocca, ma qui questo non importava.
Frank aveva un debole per me. Era tranquillo per natura e diceva che la mia presenza ravvivava l’ambiente. Era un po’ come essere una barista, ma senza la seccatura degli ubriachi.
E poi quel pomeriggio, terminata la ressa dell’ora di pranzo, approfittando di un momento di calma, Frank era spuntato da dietro la piastra elettrica asciugandosi le mani nel grembiule e aveva girato il cartello con la scritta CHIUSO verso la strada.
“Calma, calma, Frank. Te l’ho già detto. Gli straordinari non sono compresi nel salario minimo.” Frank era bizzarro come uno gnu blu, per usare le parole di papà. Lo guardai.
Non stava sorridendo.
“Oh-oh. Non avrò di nuovo messo il sale nelle zuccheriere, vero?”
Stava tormentando uno strofinaccio fra le mani ed era a disagio come non l’avevo mai visto. Mi domandai per un istante se qualcuno si fosse lamentato di me. E poi mi fece segno di sedermi.
“Mi dispiace, Louisa” disse dopo avermi comunicato la notizia. “Ma sto per tornare in Australia. Mio padre non sta troppo bene e pare che il castello abbia intenzione di gestire direttamente un punto di ristoro. La notizia è nell’aria.”
Credo di essere rimasta letteralmente a bocca aperta. Poi Frank mi consegnò la busta e rispose alla domanda che stavo per fargli prima ancora che mi uscisse dalle labbra. “So che non abbiamo mai firmato, come dire, un contratto formale o cose del genere, ma volevo fare qualcosa per te. Qui dentro ci sono tre mesi di paga. Chiudiamo domani.”
«Tre mesi» sbottò papà, mentre mia madre mi metteva una tazza di tè zuccherato ...

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Stili delle citazioni per Io prima di te

APA 6 Citation

Moyes, J., & Dallavalle, M. C. (2015). Io prima di te ([edition unavailable]). Mondadori. Retrieved from https://www.perlego.com/book/3296974 (Original work published 2015)

Chicago Citation

Moyes, Jojo, and Maria Carla Dallavalle. (2015) 2015. Io Prima Di Te. [Edition unavailable]. Mondadori. https://www.perlego.com/book/3296974.

Harvard Citation

Moyes, J. and Dallavalle, M. C. (2015) Io prima di te. [edition unavailable]. Mondadori. Available at: https://www.perlego.com/book/3296974 (Accessed: 16 June 2024).

MLA 7 Citation

Moyes, Jojo, and Maria Carla Dallavalle. Io Prima Di Te. [edition unavailable]. Mondadori, 2015. Web. 16 June 2024.