Uomini e insetti
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Uomini e insetti

  1. 348 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Uomini e insetti

Informazioni su questo libro

Andrea è un artista singolare, nelle sue opere reinterpreta i classici dell'arte – come il San Sebastiano di Mattia Preti – attraverso un raffinatissimo montaggio di fotografie d'insetti: ne possiede a migliaia, coleotteri, lepidotteri, esapodi di ogni specie, conservati in speciali teche o ritratti in uno sterminato archivio iconografico. Ma il perfetto ordine con cui cataloga e impiega i suoi insetti come fossero coloratissimi tocchi di pennello, non basta; Andrea è inseguito da un bisogno di fine, che non lo abbandona soprattutto dopo che Mike, il suo ultimo amore, è scomparso improvvisamente. Andrea non sa più se avrà forza per amare ancora, vorrebbe cancellare la propria memoria sentimentale, è stanco. E si dà un anno di tempo: sfida la vita a mostrargli qualcosa per cui valga la pena restare al mondo. Con una lucida disperazione mascherata da cinismo, Andrea si immerge nel frenetico universo gay di Milano. Tra palestre, cruising bar e chat, affastella corpi su corpi. Tutti gli amanti di Andrea – che pare collezionare specie rare di uomini come colleziona insetti – soddisfano un bisogno estetico, ma non riempiono il suo vuoto, non riescono a radicarlo a qualcosa. Nemmeno gli affetti più cari sono in grado di distrarlo: il Balena, che fa del sesso una forma d'arte, e Becca che ci rinuncia deliberatamente, incapace di sostituire l'immagine della compagna Lele che, dopo quindici anni, l'ha lasciata per un'altra. Anche suo padre Armando è una figura distante: il lavoro di ambasciatore l'ha sempre portato lontano, i rapporti tra di loro rasentano la formalità. Ma il giorno del suo compleanno, proprio da Armando, Andrea riceve in dono il diario di sua madre Jules, scomparsa quando lui aveva appena sedici anni durante una vacanza insieme a Maiorca. Con la voce di Jules inizia a ricomporsi un dialogo struggente e più che mai necessario, e capace di riportare alla luce segreti sepolti...

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2015
Print ISBN
9788804650416
eBook ISBN
9788852063909

ESTATE

Giugno 2012

Becca è consapevole che è stata una catena di abbracci a fugare la paura quando, dopo quaranta giorni di reclusione, ottiene di poter tornare a casa.
Sulla panchina a ridosso della statua della Vergine, l’hanno abbracciata in tanti. Dottori dalle vite intercambiabili dietro il loro camice bianco. Il paziente piromane con cui ha diviso la stanza per due settimane (un ipoglicemico impotente curato con un cocktail di inibitori selettivi del riassorbimento della serotonina). Un’infermiera con una cicatrice sul viso (il marito, un sociopatico di Mestre, le ha aperto una guancia il giorno in cui lei ha deciso di abortire). Sua madre e la sua sorellastra (entrambe sotto Prozac in dosaggi differenti). E Andrea (che intanto sperimenta sesso e droghe sintetiche con Mucca).
Quando Andrea le chiede come sta, Becca dal divano senape di casa sua risponde di sentirsi fragile. I medici la sorvegliano a distanza, come un’omicida in libertà vigilata.
La palude cittadina comincia ad ansare sotto un cielo che pare farsi ogni giorno più grasso e pesante. Dalle finestre aperte gli arriva in casa la monotonia olfattiva dell’asfalto che lentamente si liquefa e le zaffate urticanti delle prime disinfestazioni da zanzara tigre al Sempione.
In capo a tre giorni, la sorellastra le trova un nuovo dottore. Uno giovane con una barbetta rada sul mento che titilla fra pollice e indice di continuo. Quello, racconta ad Andrea, sbatte i pugni sulla scrivania quando legge il bombardamento chimico cui Becca è stata sottoposta. Grida allo scandalo. Psicofarmaci che avevano come controindicazione un sensibile aumento degli istinti suicidari. Il nuovo dottore cambia la cura. Gli effetti sono evidenti in appena una settimana.
Becca si rimette. Il tremore delle mani si attenua. Un pixel di presenza s’accende nel suo sguardo.
Con Andrea riesce a fare qualche discorso più lucido. Perfino qualche risata. Le sembra di tornare a vivere, dice. Quando parla del suo matrimonio fallito con Lele, Becca ribadisce la convinzione che non si possa tornare indietro.
«Lele era Dio ed era l’Eden. Si ha sempre nostalgia di Dio. Ma la consapevolezza di noi ci tiene lontani dal paradiso, ed è a prezzo di questa consapevolezza che non ce lo meritiamo più il paradiso, no?»
E poi arriva il giorno del compleanno di Lele.
Becca chiede ad Andrea di accompagnarla a comprarle un regalo. Lo porta da Merù, in via Solferino. Alla ricerca di un gioiello.
«È dai giorni della clinica spagnola che non ci scambiamo più un regalo. Natali, compleanni: nulla. È comunque la donna più importante della mia vita, Andrea.»
Scartano orecchini di corallo, troppo da ragazzina. Orecchini di perle, troppo da signora. Orecchini con simboli ovvi, la pace, la chiave di violino, banale per una musicista.
Poi, Andrea nota due minuscole pecore. Una bianca e una nera.
«Devi prenderli questi» fa deciso.
«Non lo so, sono un po’ infantili» biascica lei, distratta dall’apparecchiatura di monili che la commessa dotata d’incrollabile pazienza illustra a uno a uno.
«Ma sono perfetti, invece. Lei è la tua pecora bianca e la tua pecora nera.» Becca si volta lenta a indagare il senso di quelle parole. «Adesso ne prendo uno anche per me. Voglio solo la pecora nera. Mi faccio fare il buco apposta, guarda...» blatera Andrea per farla sorridere.
Becca mette a fuoco le due pecorelle.
«Ma si capisce che sono pecore?» chiede. «Sono talmente piccole; o sono io che sto invecchiando e non ci vedo più?»
«Le indosso io per lei, signora, così può vedere l’effetto che fanno» propone svelta la commessa.
La ragazza è radiosa, ha movenze eleganti e misurate. Adatte a chi si muove in una gioielleria.
Il negozio ha conservato gli arredi di un tempo. Solo la commessa e il suo sorriso a contrastare l’apparente immobilità che li circonda. Quello sforzo strenuo del gioiello di voler vincere il tempo. L’oro con la sua incorruttibilità. Il diamante, come un dinosauro del regno minerale. Alle pareti vecchie foto di volti noti del cinema e del teatro in posa davanti alle vetrine. Monica Vitti. Claudia Cardinale. Gina Lollobrigida. Tutte a comprare qui i loro gioielli. Fossili esposti come preziosi fra altri preziosi. La commessa sorride. Andrea cerca di indovinare la biografia di quella ragazza. Una studentessa? La figlia del proprietario?
Dal retrobottega un ragazzotto compassato, dai folti capelli ricci, abbraccia e bacia una coetanea che ha appena comprato un bracciale.
«E quando passi da New York, vieni a trovarmi. Devo assolutamente presentarvi. Lì, è tutta un’altra cosa. Il mercato è ancora frizzante» dice quella che pare poco più di una bambina, con una autorità da trader internazionale.
Tornano in macchina, Andrea, Becca, la bassotta Silver e le due pecorelle.
Becca sta per accendere il motore ma si ferma con la mano sulle chiavi già inserite. Gli parla, o almeno Andrea crede che parli a lui, eppure non lo guarda.
«In questi giorni di dolore e soprattutto nelle ore vuote in ospedale, ho creduto di avere messo a fuoco qualcosa.» Becca aspetta di percepire su di sé l’attenzione di Andrea e poi prosegue senza mollare la presa delle chiavi, come un maratoneta in attesa dello sparo. «Ci siamo allontanati dalla nostra umanità, secolo dopo secolo, come ci si allontana da un fuoco, finché non si sente più calore, finché non si vede più la sua luce, finché è solo freddo.» Per un attimo i loro sguardi si incontrano. «Che è rimasto di noi? Noi siamo quelli dopo la fine dell’umanità. Quelli nati dopo l’apocalisse dei popoli. Quelli che hanno alle spalle il rumore dello schianto al suolo, una caduta che è iniziata millenni fa e che non è mai finita. Siamo quelli ancora assordati dal frastuono delle ossa che si frangono. E sai che c’è dopo? Dopo la distruzione delle masse compiuta nei campi, c’è la distruzione dell’individuo. Noi siamo quelli che hanno visto l’umanità dei popoli farsi fumo da camino e che, sopravvissuti, assistono alla sistematica polverizzazione dell’umanità del singolo. La storia non è progresso. Ma caduta. Ci siamo sganciati dall’orbita solare e siamo condannati a vagare nello spazio siderale, sempre più lontani e spersi. Non c’è rimasto niente di quel fuoco antico. E io adesso ho terribilmente freddo, amico mio.»
Una macchina accosta. Dall’interno una signora con un caschetto biondo chiede se stanno andando via. Becca si volta a sorriderle e appoggiandosi alle chiavi, come se accendere la macchina le richiedesse uno sforzo fisico, avvia il motore. Prima di ingranare la marcia con ancora indosso il sorriso che ha riservato alla signora bionda e che adesso pare sinistro e stonato, si affretta a concludere.
«La storia dell’umanità è la storia del Male. Del suo progresso, quello sì. Io sospetto che, dietro le mie vicende biografiche, ci sia un disegno. Il Male che ha svelto i miei parenti e con loro l’idea stessa di famiglia e di popolo adesso bussa alla mia porta e continuerà a farlo finché non gli consegnerò la mia singola umanità.»
Più tardi, Becca scrive un biglietto di accompagnamento che allega al pacco regalo. Lo fa in macchina. Il biglietto lisciato sulle cosce. La grafia stentata trattiene memorie di eleganza. Chiede ad Andrea di consegnare pacco e biglietto non appena avrà occasione di vedere Lele. Andrea non può fare a meno di leggere la dedica mentre Becca la compone accanto a lui:
Sei stata tutto il bene e tutto il male.
Tua,
Becca
*
«Cerchi di smettere di fumare?»
«No, perché?»
«Hai un cerotto sulla spalla.»
«Quello è fentanyl» dice Mucca, ancora mezzo addormentato. Si volta dall’altra parte e riprende a ronfare.
La mattina seguente Andrea fa qualche ricerca. Chiede informazioni al Balena, contatta una vecchia conoscenza che lavora alla facoltà di farmacia e a fine giornata tira le somme. Mucca è dipendente da painkiller.
Glielo dice. Quello, candido, conferma. Remissivo come solo un culturista sa essere.
E si racconta.
Tutto era cominciato con un intervento plastico al viso che gli aveva causato parecchio dolore. Riduzione del setto nasale. Un suo cliente americano, che fino ad allora lo aveva aiutato a vendere carlini a New York, gli aveva trovato del Vicodin, un oppiaceo antidolorifico detto anche idrocodone. Una sostanza vietata in Italia ma che in America viene venduta senza ricetta e usata dai culturisti in combinazione con paracetamolo e codeina.
Sam non è nuovo a droghe, soprattutto da discoteca. Ha usato il suo corpo come gli Stati Uniti le Marshall. Tatuaggi alla spalla, alla schiena, su una natica, piercing al capezzolo sinistro, botulino alla fronte, chirurgia estetica, correzione del setto nasale, blefaroplastica. Non si è certo lasciato spaventare dal Vicodin. Il passo successivo è stato l’OxyContin, poi il Percodan. E alla fine i cerotti di fentanyl, che cambia ogni quattro giorni. Il principio attivo regala i suoi effetti oppiacei dopo soli dieci minuti e Mucca, per le successive novantasei ore, può abbandonarsi a qualunque eccesso. Sopporta il dolore con stoicismo chimico visto che il fentanyl è prescritto ai malati terminali di cancro. Trova varianti del principio attivo in commercio, si specializza. I prodotti che non scova in rete li fa arrivare dall’amico americano. A volte, insieme al carlino di turno, «su per il buco del culo del cane» confessa durante una serata alcolica, salvo poi ritrattare. «Io mai farei del male ai miei figlioletti pelosi» sbraita appena sobrio.
«Ma me lo hai confidato tu ieri sera.»
«Chissà che hai capito. Quando si parla di buchi di culo ti si annebbia il cervello.»
Mucca è un nativo digitale. Non si dopa per fare sesso, meno ancora per aspirazioni carrieristiche come negli anni Ottanta e Novanta. Lui si droga perché si può “scaricare”. Qualunque cosa si possa scaricare, lui la vuole per sé.
“Download” è la sua parola preferita. Downloada tutto, musica, file, contatti di clienti, soggiorni all’estero, drog...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Uomini e insetti
  4. Un giorno, i primi di marzo del 2012
  5. PRIMAVERA
  6. ESTATE
  7. AUTUNNO
  8. INVERNO
  9. PRIMAVERA
  10. Nota dell’autore
  11. Copyright