Sipario, l'ultima avventura di Poirot
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Sipario, l'ultima avventura di Poirot

  1. 210 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Sipario, l'ultima avventura di Poirot

Informazioni su questo libro

Sipario, l'ultima avventura di Poirot Dopo cinquantacinque anni l'anziano Hercule Poirot torna a Styles Court, il luogo in cui aveva risolto il suo primo famoso caso di omicidio, ora trasformato in una raffinata pensione. E qui incontra il vecchio amico, il capitano Hastings, per rivelargli che tra gli ospiti si nasconde un assassino. Infatti, a dimostrare la tesi di Poirot, Styles Court viene funestata da un nuovo delitto, un omicidio così misterioso da far sospettare di tutti, persino della figlia di Hastings. Ancora una volta però il principe degli investigatori, nonostante una grave malattia, riesce a risolvere il caso. Sarà la sua ultima indagine.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2015
eBook ISBN
9788852066283

1

A chi non è capitato qualche volta di sentire un tuffo al cuore, rivivendo un’esperienza, un sentimento o un’emozione?
“Non è la prima volta che mi capita questo…”
Perché queste parole colpiscono tanto profondamente?
Era la domanda che mi ponevo mentre, seduto in treno, vedevo passare davanti ai miei occhi il piatto paesaggio dell’Essex.
Quanto tempo era trascorso dalla prima volta in cui avevo compiuto quello stesso viaggio? Allora, ero convinto che la vita non mi riservasse più niente di bello. Una convinzione assurda. Ero stato ferito in quella guerra che chiamerò sempre “la guerra”, benché ne sia seguita un’altra, ancora più dolorosa.
Nel 1916, il giovane Arthur Hastings pensava di essere già vecchio. Non mi rendevo conto che la vita era appena incominciata per me.
Al termine di quel viaggio, avrei incontrato l’uomo la cui influenza avrebbe plasmato la mia vita. Questo ancora non lo sapevo. In realtà ero partito per andare a trovare un amico, John Cavendish, la cui madre, risposatasi da poco, possedeva una casa di campagna a Styles. Credevo che mi sarei limitato a rivedere un caro amico, e non immaginavo certo che invece mi sarei trovato invischiato nelle oscure trame di un misterioso delitto.
Fu a Styles che incontrai di nuovo quello strano ometto, Hercule Poirot, che avevo conosciuto in Belgio.
Ricordavo perfettamente, senza alcuna fatica, quel primo incontro, lo stupore che avevo provato quando l’avevo visto arrivare zoppicando per la strada del paese.
Hercule Poirot! Da quel giorno, era diventato il mio miglior amico, aveva plasmato la mia vita. In sua compagnia, mentre davo la caccia a un altro assassino, avevo conosciuto la donna che sarebbe poi diventata mia moglie, la compagna più cara e più dolce che un uomo possa mai avere.
Ora mia moglie era sepolta in terra argentina. Era morta come aveva desiderato, senza soffrire e senza invecchiare; ma aveva lasciato dietro di sé un uomo molto solo e infelice.
Ah, se fossi potuto tornare a rivivere la mia vita in modo diverso! Se fossi potuto tornare a quel lontano giorno del 1916, quando mi dirigevo a Styles per la prima volta… Quanti cambiamenti erano avvenuti da allora! Quanti assenti, tra le persone che conoscevo! Persino Styles non apparteneva più ai Cavendish. John era morto. Sua moglie Mary, donna affascinante ed enigmatica, si era trasferita nel Devonshire. Lawrence viveva con la moglie e i figli in Sudafrica. Dappertutto c’erano stati cambiamenti.
Ma una cosa, stranamente, non era cambiata: io mi recavo a Styles per rivedere Hercule Poirot.
Ero rimasto stupefatto quando avevo ricevuto la sua lettera con l’intestazione “Styles Court, Styles, Essex”.
Era trascorso quasi un anno dall’ultima volta che avevo visto il mio amico, e quell’incontro era stato un trauma per me. Poirot era diventato vecchio ed era quasi storpio per l’artrite. Era andato in Egitto, nella speranza che la salute migliorasse, ma era tornato, mi diceva nella sua lettera, addirittura peggiorato. Eppure, il suo tono era vivace.
Non ti stupisce, amico mio, l’indirizzo da cui ti scrivo? Riporta alla mente molti ricordi, vero? Sì, mi trovo qui a Styles. Figurati che la casa è diventata una pensione. Il proprietario è un vecchio colonnello, molto inglese. Ma è sua moglie, bien entendu, che la manda avanti. È un’amministratrice in gamba, quella donna, ma ha una lingua pungente, e il povero colonnello ne soffre molto. Se fossi in lui, non ci penserei due volte a farla fuori.
Ho letto l’inserzione sul giornale, e così mi è venuta voglia di tornare in questo posto, dove un tempo ho abitato. Alla mia età, fa piacere rivivere il passato.
Qui ho incontrato un tale, un baronetto che è amico del datore di lavoro di tua figlia. (Questa frase suona un po’ come un esercizio di francese, vero?)
Non appena l’ho saputo, mi sono affrettato a congegnare un piano. Questo baronetto voleva indurre i Franklin a trascorrere qui le vacanze. A mia volta, cercherò di convincere te, così staremo tutti insieme, en famille. Sarà piacevolissimo. Perciò, mon cher Hastings, dépêche toi, parti al più presto. Ti ho prenotato una camera con bagno. La vecchia casa, come vedrai, è stata rimodernata. Ho discusso sul prezzo con la signora Luttrell, la moglie del colonnello, e vedrai che è à très bon marché.
I Franklin e la tua adorabile Judith sono qui da qualche giorno. È tutto sistemato, perciò non fare storie.
À bientôt.
Hercule Poirot
Il programma era allettante, e decisi senza la minima esitazione di accontentare il mio amico. Non avevo legami, né una casa fissa. Dei miei figli, uno era in Marina, l’altro si era sposato e dirigeva un ranch in Argentina. Anche mia figlia Grace si era sposata. Suo marito era un ufficiale di carriera e si trovava in India. La mia ultimogenita, Judith, era quella che, segretamente, avevo sempre amato di più, benché non fossi mai riuscito a capirla. Era una ragazza strana, introversa, che aveva la mania di fare sempre di testa sua, cosa che a volte mi aveva offeso e rattristato. Mia moglie si era dimostrata più comprensiva nei suoi confronti. Secondo lei, quello spirito d’indipendenza non dimostrava una mancanza di fiducia in noi da parte di Judith, ma era un tratto dominante del suo carattere. Ma anche mia moglie, come me, era stata spesso in ansia per lei. I sentimenti di Judith, diceva, erano troppo intensi, troppo violenti, e il suo istintivo riserbo le toglieva una valvola di sicurezza. Judith alternava lunghi, ostinati silenzi con violente esplosioni del suo spirito combattivo. Poiché era di gran lunga la più intelligente della famiglia, ci aveva trovati concordi nell’assecondare il suo desiderio di farsi una cultura universitaria. Un anno prima, si era laureata in scienze, ed era stata assunta da un medico impegnato in un lavoro di ricerca su una malattia tropicale. La moglie di questo medico era di salute cagionevole.
Mi ero chiesto più volte se l’attaccamento al lavoro di Judith e la sua devozione verso il medico non fossero sintomi di un sentimento pericoloso, ma l’atteggiamento distaccato dei loro rapporti mi aveva rassicurato.
Judith mi voleva bene, ma era poco espansiva per natura, e spesso si spazientiva con me per quelli che definiva i miei sentimentalismi antiquati. Francamente, mia figlia mi metteva quasi soggezione.
Ero a questo punto delle mie meditazioni, quando il treno si fermò a Styles St Mary. La stazione non era cambiata. Il tempo le era passato accanto senza toccarla. Era sempre appollaiata in mezzo ai campi, senza nessuna apparente ragione di esistere.
Quando però il mio taxi attraversò il paese, notai i cambiamenti avvenuti in quegli anni. Styles St Mary era irriconoscibile. C’erano stazioni di rifornimento di benzina, un cinema, due pensioni nuove e molte file di casette, tutte uguali.
Finalmente arrivammo al cancello della casa. Lì, si aveva di nuovo l’impressione di tornare indietro nel tempo. Il parco era rimasto come lo ricordavo, ma il viale d’accesso era mal tenuto, e sulla ghiaia crescevano le erbacce. Dopo una curva, apparve la casa. Esternamente era rimasta immutata, ma avrebbe avuto urgente bisogno di una nuova mano di pittura.
Come molti anni prima, in occasione del mio primo arrivo, anche questa volta c’era una figura femminile china su una delle aiuole. Per un attimo, il mio cuore cessò di battere. Poi la donna si raddrizzò e mi venne incontro, e io risi di me stesso. Quella donna non avrebbe potuto essere più diversa dalla robusta Evelyn Howard.
Era una signora anziana, fragile, con i capelli bianchi folti e ricciuti, e le guance rosee. Gli occhi di un freddo azzurro chiaro contrastavano nettamente con la disinvolta giovialità dei suoi modi, un po’ troppo esuberanti per i miei gusti.
«Siete il capitano Hastings, vero?» mi domandò. «E io vi ricevo sporca di terra, e non posso neanche stringervi la mano. Siamo felici di avervi qui con noi. Abbiamo sentito parlare molto di voi. Ma permettete che mi presenti: sono la signora Luttrell. Mio marito e io abbiamo comperato questo posto in un momento di follia, e stiamo cercando di farlo fruttare. Non avrei mai immaginato che un giorno sarei diventata un’albergatrice. Vi avverto, capitano Hastings, che sono una donna molto pratica, e ho la mano pesante con le spese extra.»
Ridemmo entrambi, come se la sua fosse stata una battuta di spirito, ma mi venne il sospetto che probabilmente la signora Luttrell aveva detto la pura verità. Dietro quella facciata di cordialità vecchio stile, avevo intravisto una volontà inflessibile.
Nonostante l’accento che ostentava ogni tanto, la signora Luttrell non aveva neanche una goccia di sangue irlandese nelle vene. La sua era soltanto una posa.
Le domandai notizie del mio amico.
«Ah, quel povero piccolo monsieur Poirot! Se sapeste con quanta ansia ha aspettato il vostro arrivo! Avrebbe intenerito un cuore di pietra. Mi dispiace terribilmente per lui, che debba soffrire così tanto.»
Ci eravamo incamminati verso casa. La signora Luttrell si tolse i guanti da giardiniere.
«E com’è carina vostra figlia!» continuò. «Noi tutti l’ammiriamo moltissimo. Io però sono di vecchio stampo, sapete, e mi sembra un peccato che una ragazza come lei, invece di andare alle feste e a ballare con qualche giovanotto, passi il tempo sezionando conigli e guardando attraverso un microscopio. Queste cose bisognerebbe lasciarle fare alle zitelle, secondo me.»
«Dov’è Judith?» le domandai. «Da queste parti?»
La signora Luttrell fece una smorfia.
«Ah, poverina! Se ne sta segregata nel laboratorio in fondo al parco. Il dottor Franklin mi ha chiesto di affittargli la casetta e l’ha attrezzata per il suo lavoro. Ci tiene un mucchio di cavie, povere bestiole, e topi e conigli. Non approvo queste ricerche scientifiche, capitano Hastings. Ah, ecco mio marito!»
Il colonnello Luttrell aveva appena svoltato l’angolo della casa. Era alto e magro, pallidissimo, con gli occhi azzurri, e aveva la mania di tormentarsi i baffetti bianchi.
Il suo modo di fare tradiva un certo nervosismo.
«Ah, George, è arrivato il capitano Hastings.»
Il colonnello Luttrell mi strinse la mano.
«Siete arrivato con il treno delle diciassette e quaranta, vero?»
«Con quale treno sarebbe dovuto arrivare, secondo te?» gli domandò la signora Luttrell, brusca. «E che importanza ha? Accompagnalo di sopra e mostragli la sua stanza, George. Forse, vorrà andare subito a trovare monsieur Poirot. Oppure preferite bere prima una tazza di tè?»
L’assicurai che non desideravo il tè e che preferivo andare a salutare il mio amico.
«Bene» mormorò il colonnello. «Venite. Immagino che avranno già portato su il bagaglio del capitano, vero Daisy?»
«Questo è compito tuo, George» sbottò la signora Luttrell. «Io ho dovuto badare al giardino. Non posso fare proprio tutto, ti pare?»
«Sì, certo. Me ne occupo subito, cara.»
Lo seguii su per i gradini. Sulla porta incontrammo un uomo magro, dai capelli grigi, che correva fuori con un binocolo in mano. Disse, balbettando leggermente: «Vicino al sicomoro c’è un nido con due uccellini».
Mentre entravamo in casa, Luttrell disse: «Quello era Norton. Brava persona. Va matto per gli uccelli».
Nell’atrio, in piedi vicino a un tavolo, c’era un tizio alto e imponente, che doveva avere appena finito di telefonare. Alzò la testa ed esclamò: «Che cosa non darei per impiccare e tagliare a fette gli impresari edili! Maledizione, non si riesce mai a fargliene fare una giusta».
La sua collera era comica, e fece ridere entrambi. Provai un’istintiva simpatia per quell’uomo. Era di bell’aspetto, giovanile benché avesse superato la cinquanti...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. SIPARIO, L’ULTIMA AVVENTURA DI POIROT
  4. PERSONAGGI PRINCIPALI
  5. 1
  6. 2
  7. 3
  8. 4
  9. 5
  10. 6
  11. 7
  12. 8
  13. 9
  14. 10
  15. 11
  16. 12
  17. 13
  18. 14
  19. 15
  20. 16
  21. 17
  22. 18
  23. 19
  24. POSCRITTO
  25. Copyright