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Baciami, Annabel
- 304 pagine
- Italian
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Baciami, Annabel
Informazioni su questo libro
Annabel Essex ha sempre desiderato come marito un inglese ricco e nobile, capace di farle dimenticare la Scozia e le ristrettezze patite nella fanciullezza insieme alle sue sorelle. Ma il destino è beffardo e Annabel si ritrova a dover sposare Ewan Poley, un conte scozzese privo di mezzi, che la riporta nelle Highlands. Tenerezza, passione e amore non difettano certo a Ewan, ma saranno sufficienti a regalare ad Annabel l'agognata felicità?
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Informazioni
eBook ISBN
97888520667021
Londra
Aprile 1817
La sera in cui lo scozzese si presentò al ballo di lady Feddrington, la sorella di Annabel decise di offrirgli la sua virtù e Annabel di negargli la propria mano.
Lo scozzese, dal canto suo, non aveva dimostrato particolare interesse all’idea di intraprendere tali intime attività con una delle sorelle Essex, anche se la sua partecipazione era scontata. Naturalmente, entrambe le scelte erano state fatte nella stanza che le signore usavano per rinfrescarsi durante il ballo, la camera in cui, durante una festa, avvenivano le cose più importanti.
Tutto accadde nelle ore centrali della serata, quando l’eccitazione iniziale è già scemata e le donne hanno la terribile sensazione di avere il naso lucido e le labbra pallide. Annabel si affacciò nella stanza e vide che era deserta. Si sedette davanti allo specchio di una toletta e tentò di sistemare le forcine tra i riccioli ribelli in modo che non le cadessero sulle spalle durante il seguito del ricevimento. Sua sorella Imogen, lady Maitland, si abbandonò, esausta, su una sedia accanto a lei.
— Questo ballo è un terreno adatto solo per i parassiti — borbottò Imogen con una smorfia in direzione della propria immagine riflessa. — Lord Beekman mi ha chiesto per due volte di ballare con lui. Come se desiderassi danzare con quella specie di rospo grasso. Dovrebbe mirare più in basso… forse nelle cucine.
Aveva un aspetto meraviglioso. Alcuni boccoli, scuri e lucenti, le erano ricaduti sulle spalle mentre il resto dei suoi bellissimi capelli era raccolto in cima alla testa. Gli occhi le brillavano per il dispiacere di aver ricevuto troppe attenzioni: aveva la rabbia magnifica di una giovane Elena di Troia, rapita dai Greci e portata via dalla sua patria.
Deve essere seccante, pensò Annabel con una certa ironia, non avere nulla su cui focalizzare le proprie emozioni se non quelle suscitate da gentiluomini che non facevano nulla di più deprecabile che chiederle di ballare. — Esiste sempre la possibilità che nessuno abbia riferito a quel rospo grasso che lady Maitland è una persona di grande importanza — replicò in tono leggero, visto che il lutto aveva trasformato la sorella in una donna che nessuno di loro comprendeva come un tempo.
Imogen le scoccò un’occhiata impaziente e prese uno dei boccoli che le pendeva su una spalla per appoggiarlo in modo seducente sulla scollatura. — Non essere sciocca, Annabel. Beekman è interessato unicamente ai miei soldi.
Annabel inarcò un sopracciglio osservando il corpetto quasi inesistente della sorella. — E basta, dici?
Un leggero sorriso incurvò le labbra della donna, uno dei pochi che Annabel le aveva visto fare negli ultimi tempi. Era rimasta vedova a settembre e solo dopo sei mesi di lutto stretto l’aveva raggiunta a Londra per la Stagione. Adesso si stava divertendo a sconvolgere le rispettabili matrone dell’alta società esibendo un intero guardaroba di abiti molto osé che lasciavano ben poco all’immaginazione.
— Tu ti aspetti di essere notata — sottolineò Annabel. — Dopotutto ti vesti così apposta — aggiunse con un pizzico di sarcasmo.
— Credi che dovrei comprare un altro di questi vestiti? — chiese Imogen. Si guardò allo specchio, mosse in senso circolare e seducente le spalle e scoprì ancora di più il décolleté. Era vestita di faille nero, un tessuto del tutto rispettabile per una vedova. La sarta però, aveva risparmiato sulla stoffa visto che il corpetto era ridotto al minimo e aderiva a ogni sua curva. Il pezzo forte era un bordo di piume bianche intorno allo scollo che le nascondeva il seno facendo in modo che gli uomini lo guardassero a ogni soffio d’aria.
— Nessuno ha bisogno di un altro abito creato su quel modello — rispose Annabel.
— Madame Barbet ha detto che me ne farà ancora uno. Dice che deve venderne due per giustificare il posto del disegno. Non mi piace l’idea di vedere un’altra portarlo.
— Che assurdità! Sono molte le signore che hanno una mise simile. Nessuno lo noterà. Vogliamo tornare da lady Griselda? — chiese. Si alzò e gettò un’ultima occhiata allo specchio.
Tutto a un tratto Imogen fu alle sue spalle, sorridente. — Guardaci! Tu brilli e io assomiglio a un vecchio corvo!
Annabel ridacchiò. — Non sei certo un corvo! — V’era una certa somiglianza fra loro: entrambe avevano occhi bellissimi e zigomi alti, però i capelli di Imogen erano neri, mentre quelli di Annabel avevano il colore del miele. Gli occhi di Imogen mandavano bagliori, Annabel invece aveva imparato che il suo fascino più sottile risiedeva nello sguardo invitante al quale nessun uomo era capace di resistere.
— Ho deciso di prendermi un cicisbeo — annunciò Imogen improvvisamente. — Non fosse altro che per tenere Beekman a distanza.
— Un cosa? — chiese Annabel. — Un cosa?
— Un cavalier servente — rispose l’altra spazientita. — Un uomo che mi stia accanto.
— Vuoi risposarti? — Annabel era davvero stupefatta. Per quanto ne sapeva, Imogen si scioglieva ancora ogni notte in lacrime per il dolore della perdita del marito.
— Mai. E lo sai. — I loro sguardi s’incontrarono nello specchio. — Voglio prendermi Mayne. E non sto affatto parlando di matrimonio.
— Mayne! — gridò Annabel. — Non puoi!
— Certo che posso — rispose l’altra con aria divertita. — Non c’è nulla che possa fermarmi quando desidero qualcosa. Inoltre, credo che il conte di Mayne mi piacerebbe…
— Come puoi soltanto prendere in considerazione l’idea? Ha lasciato nostra sorella… praticamente sull’altare!
— Stai forse insinuando che Tess si sarebbe trovata meglio con Mayne che con Felton? Adora suo marito… — le fece notare Imogen.
— Assolutamente no. Questo però non cambia nulla al fatto che Mayne l’abbia abbandonata!
— Non l’ho dimenticato.
— E allora perché, sant’Iddio?
Imogen le lanciò uno sguardo seccato. — Me lo devi proprio domandare?
— Per punizione — tirò a indovinare Annabel. — Non farlo, Imogen.
— Perché no? — La sorella si mise di fianco e ammirò la propria silhouette, squisita in ogni curva e perfettamente esposta agli sguardi altrui. — Sto morendo di noia.
Annabel scorse un bagliore di crudeltà negli occhi di Imogen. L’afferrò per un braccio. — Non farlo. Non dubito affatto che tu possa fare innamorare Mayne.
Quando sorrise, i denti di Imogen furono simili a un lampo candido. — Neppure io.
— Però anche tu potresti innamorarti di lui.
— Impossibile.
Annabel non credeva che la sorella si sarebbe potuta innamorare di nuovo. Si era come rinchiusa in una lastra di ghiaccio dopo la morte del marito e ci sarebbe voluto del tempo per scioglierla.
— Per favore. Ti prego di non farlo, Imogen. Non me ne importa nulla di Mayne, ma per te non sarebbe affatto una buona cosa.
— Ma sei ancora vergine — ribatté la sorella con un nuovo, amaro sorriso. — Non hai idea di ciò che andrebbe bene per me, specie quando si tratta di uomini. Potremo riprendere questo tipo di discussione una volta che avrai sperimentato cosa significa essere una donna.
Imogen stava chiaramente cercando di litigare, proprio come faceva quando erano bambine. Annabel aveva appena aperto la bocca per darle una risposta delle sue, quando la porta si aprì ed entrò la loro accompagnatrice, lady Griselda Willoughby. — Carissime! — cinguettò. — Vi ho cercate ovunque! È arrivato il duca di Clarence e…
Le parole le morirono in gola alla vista del volto furioso di Annabel e di quello teso della sorella. — Ah. — Si sedette e aggiustò l’elegante scialle intorno alle spalle. — State litigando di nuovo. Non sapete quanto sia felice di avere solo un fratello che mi tormenta!
— Vostro fratello — replicò secca Imogen — è una persona che certamente non vorrei mai facesse parte della famiglia. Stavamo, infatti, discutendo delle sue numerose virtù. O meglio, della mancanza di esse.
— Non dubito che le vostre affermazioni siano corrette — rispose Griselda, serena. — Tuttavia, si è trattato di un commento poco piacevole, mia cara. Ho notato che quando siete arrabbiata, il naso vi si assottiglia… Pensateci.
Imogen dilatò le narici. — Considerato che scorgo anche in voi il desiderio di rimproverarmi, sappiate allora che ho deciso di prendermi un cicisbeo!
— Eccellente proponimento, mia cara. — Griselda aprì il suo piccolo ventaglio e lo agitò, pigra, davanti al viso. — Gli uomini sono utili. Con addosso un vestito aderente come quello che indossate stasera, difficilmente si riesce a camminare con una certa comodità. Forse potreste scegliere un cicisbeo molto robusto in modo che vi possa trasportare per tutta Londra.
Annabel trattenne un sorriso.
— Potete prendermi in giro quanto vi pare — sibilò Imogen tra i denti. — Sappiate però che sono determinata a prendermi un amante, non una specie di valletto. Vostro fratello Mayne è il candidato principale.
— Ah! — esclamò Griselda. — È cosa saggia iniziare con qualcuno che ha esperienza in questo genere di situazioni. Mayne però è più incline alle donne sposate che alle vedove. Mio fratello è un genio nell’evitare qualsiasi donna libera per un probabile matrimonio. Forse però, voi riuscirete a persuaderlo del contrario.
— Credo di poterci riuscire — fu il commento di Imogen.
Griselda agitò il ventaglio con aria pensierosa. — Vi attende una scelta interessante. Se, per esempio, fossi io a dovermi prendere un amante, mi piacerebbe avere una storia che duri più di un paio di settimane. Il mio caro fratello ha di certo molte signore con cui fare pratica, ma, invariabilmente, le lascia dopo una quindicina di giorni. Personalmente, poi, l’idea di essere paragonata a tutte le bellezze che mi hanno preceduta, mi snerverebbe, ma forse io sono troppo schizzinosa.
Annabel ridacchiò. Griselda sembrava una signora molto dolce e femminile, eppure…
Imogen parve riflettere qualche istante prima di rispondere: — Benissimo. Mi prenderò il conte di Ardmore, allora. Considerato che si trova a Londra da circa una settimana, è improbabile che possa fare dei paragoni.
Annabel spalancò gli occhi. — Il conte scozzese?
— Proprio lui. — La sorella raccolse lo scialle e la borsetta da sera. — Non ha un penny. In questo caso, però, il suo viso potrà essere anche la sua fortuna. — Si accorse dell’espressione accigliata di Annabel. — Non fare quella faccia da sciocca, mia cara. Stai tranquilla. Il conte non soffrirà alcun danno.
— Concordo — s’intromise Griselda. — Quell’uomo è circondato da un’aura palpabile di pericolosità. Lui non soffrirà alcun danno, Imogen. Voi sì.
— Sciocchezze — rispose questa. — State solo cercando di dissuadermi da una decisione già presa. Non intendo stare seduta in un angolo a spettegolare per altri dieci anni con le vedove come me. — Questo era un insulto diretto a Griselda che aveva perso il marito molto tempo prima e, per quanto ne sapeva Annabel, non era mai stata sfiorata dall’idea di trovarsi né un amante né un nuovo consorte.
Griselda sorrise dolcemente. — Noto che voi siete una donna completamente diversa, mia cara.
Annabel trasalì, ma Imogen non se ne accorse neppure. — Adesso che ci penso, Ardmore è una scelta migliore di Mayne. Dopotutto siamo conterranei, sapete?
— Questo non è un buon motivo per distrarlo — intervenne Annabel. — Sappiamo benissimo cosa significa vivere in un’antica dimora scozzese senza un penny per poterla mandare avanti. Quell’uomo è venuto a Londra per trovare una moglie ricca, non per avere una relazione con te.
— Sei una sentimentale — disse seccamente Imogen. — Ardmore sa prendersi cura di sé. Non gli impedirò certo di corteggiare qualche stupida fanciulla, se lo desidera. Con un cavalier servente al mio fianco, i cacciatori di dote mi lasceranno in pace. Lo prenderò in prestito solo per un ...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- Baciami, Annabel
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- 32
- Nota sulle bisbetiche, i “coniglietti” e la lettura per i bambini di sei anni
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