Il vecchio saggio Exelon si stira, apre gli occhi velati e si alza in piedi sulla roccia del vecchio saggio oratore, detta così perché è da là che il vecchio saggio Exelon racconta le sue storie al popolo. Con baldanza avanza verso il popolo che lo acclama, e con baldanza si schianta subito contro una formazione rocciosa che sta là da milioni di anni ma lui non se lo ricorda mai, altrimenti forse sarebbe meno baldanzoso.
Il vecchio saggio Exelon raccoglie per terra i molari caduti nell’impatto, ma siccome è cieco si tira in bocca un paio di sassi che gli fratturano anche gli incisivi, però fa finta di niente per non preoccupare il popolo che segue con apprensione ogni sua mossa.
«Maestro, eravamo arrivati al 2020, quando successe qualcosa con la tempera, o forse con la temperamatite, non abbiamo capito bene!» lo esorta il solito Nurofen.
Per fortuna il vecchio saggio Exelon oltre che cieco è anche sordo e quindi non sente.
«Vi stavo raccontando di quando, nel 2020, successe una cosa terribile, perché la temperatura media della Terra passò da 15 a 16 gradi, quindi un grado in più rispetto ai livelli preindustriali.
A quel punto gli scienziati che studiavano i cambiamenti climatici ebbero la conferma della responsabilità delle attività umane sull’aumento del riscaldamento globale e avvisarono: per bloccare il fenomeno bisognava assolutamente ridurre i gas serra!
Ma Sapiens non ascoltò, perché l’aumento della temperatura del pianeta gli sembrava un problema ridicolo, rispetto ai grandi sconvolgimenti politici che accadevano dappertutto.
In Italia in quel periodo venne abolito il Renzellum in favore dell’Amicellum, nuova legge elettorale grazie alla quale il voto fu sostituito dal televoto durante le trasmissioni di Maria De Filippi.
E in diretta TV, in prima serata, nacque la sesta Repubblica, ma con qualche problema, perché dopo la P1, la P2, la P3, la P4 e la P5 tornò inevitabilmente la P38! Presidente del Consiglio fu eletta una certa Belén Rodriguez, che aveva sbaragliato la concorrenza con lo slogan: “I governi precedenti ci hanno messo in mutande. Leviamoci le mutande!”.
Nel frattempo Renzi aveva assunto le cariche di sindaco, segretario del PD, presidente della Repubblica, medico di base, gelataio, istruttore di scuola guida e maniscalco. Renzi era come Padre Pio, riusciva ad apparire anche in tre, quattro posti contemporaneamente; quando apparve a Medjugorje vicino alla Madonna gli fecero l’antidoping e fu trovato positivo al prosciutto di cinta.
Sempre in quel periodo, Renzi decise che era il momento di rilanciare la sinistra italiana, e la deportò per intero nell’“Isola dei Famosi”, dove tutti, da Himmler a Trotsky, furono sottoposti alla prova leader. Ognuno doveva inventare un modo per farsi il più male possibile, e avrebbe vinto quello più originale: ci fu chi indossò il cilicio, chi mangiò i chiodi e chi cacò per mesi in campi d’ortica, ma fu eletto a furor di popolo Vendola, dopo che si era sposato con Casini e insieme avevano avuto un figlio che avevano chiamato Angelino.
Intanto Berlusconi, novello Ulisse, continuava la sua triste Odissea giudiziaria: dopo anni passati a Troia, cercò di fondare un nuovo partito chiamato “Forza Itaca”, ma suo figlio, dirigente della TV nazionale Telemaco, lo fece interdire e non se ne seppe più niente.
Grillo invece continuava a guidare i 5 Stelle, o quello che era rimasto del Movimento, al grido: “Uno conta uno ma chi conta sono io” con cui teorizzava la morte della casta e la nascita della setta.
Le sue direttive erano semplici e democratiche:
1. Tutti i cittadini del Movimento 5 Stelle che dicono qualcosa di intelligente verranno fucilati.
2. Tutti i cittadini del Movimento 5 Stelle che dicono qualcosa verranno fucilati.
3. Tutti i cittadini del Movimento 5 Stelle che pensano di dire qualcosa verranno fucilati.
4. Prima o poi tutti i cittadini del Movimento 5 Stelle verranno fucilati.
Quando questo accadde, Grillo non si perse d’animo e, con 34 voti sul Web, si proclamò imperatore d’Europa. Quando poi scoprì che uno di questi 34 votanti era oriundo americano, si dichiarò anche presidente della Repubblica americana.
Nel frattempo i verdi erano riusciti a far approvare la liberalizzazione della marijuana, e i proibizionisti, per protesta, accesero un falò di 400 chili d’erba in Parlamento: fu il più bel giorno per la democrazia italiana, e i parlamentari, fra una risata e l’altra, redassero anche due o tre leggi niente male.
I leghisti, disgustati, dichiararono: “Da oggi la Padania fa parte della Svizzera!”.
Gli svizzeri risposero: “Ma vaffanculo!” e la Padania rimase da sola, anche a causa di insanabili disaccordi sulla politica dell’immigrazione. Infatti, quando Calderoli aveva saputo che i clandestini continuavano a sbarcare in Italia pagando 2600 euro a traversata, scandalizzato aveva obiettato: “Per quella cifra li portavo io!”.
Tale drammatica situazione politica si ripercuoteva pesantemente sulla già tragica situazione economica dell’Italia, per cui la pressione fiscale schizzò a vette altissime, mentre il PIL si inabissò e lasciò definitivamente il posto al CONTROPIL.
Lo Stato cercò di rimediare a tale disastro in tutti i modi: vendita on line dei prodotti della terra dei fuochi, come mozzarelle fosforescenti, friarielli al neon e bufale a testata nucleare; rilancio del turismo di Pompei, che per contenere i costi di manutenzione fu abbattuta e al suo posto fu costruita Milano 7, a soli due passi dal centro di Castellammare di Stabia; privatizzazione di tutto il possibile, perfino del carcere di Poggioreale, che fu comprato da Dell’Utri, così faceva casa e bottega.
Ma fu tutto inutile: l’Italia fece bancarotta e lo Stato fu costretto a svendere i suoi beni. Per primi, come al solito, ne approfittarono gli americani: comprarono il Colosseo e ci fecero uno stadio di baseball.
Poi arrivarono i cinesi: si comprarono la Sardegna e ci fecero un parcheggio.
I giapponesi si aggiudicarono il Ponte Vecchio a Firenze e lo restaurarono, creando 120 miniappartamenti con 2500 posti letto, quasi tutti con vista sull’Arno.
La Germania invece si accontentò della Torre di Pisa: se la portò a Bonn e la raddrizzò perfettamente, perché ai tedeschi le cose piacciono fatte per bene.
Quel poco che restò dalle razzie degli investitori stranieri fu usato per pagare la cassa integrazione, i sussidi, ma soprattutto le pensioni... A un povero professore di latino capitò il terzo battaglione degli alpini: non sapendo che farne, il pensionato mise gli alpini in frigorifero, ma quelli purtroppo si mangiarono tutta la frittata di maccheroni.
La situazione era tale per cui fu eliminato il prepensionamento e sostituito con la premortalità: all’INPS c’era un killer che per 740 euro ti sparava. Per strada si cominciarono a vedere pensionati a piedi scippare teppisti in motocicletta.
Un pensionato di Torino, particolarmente sfortunato, con i risparmi comprò un furgone per andare a rubare di notte, ma purtroppo altri pensionati gli rubarono il furgone.
I pensionati meno aggressivi continuarono invece a passare il tempo sulle panchine dei giardinetti, solo che invece di dare da mangiare ai piccioni, se li mangiavano direttamente.
Per fortuna i disoccupati intanto calavano: quasi 13 chili di meno a testa all’anno!
I disoccupati comunisti, presi dai morsi della fame, ricominciarono a mangiare i bambini.
Gli altri si ingegnavano come potevano per mettere insieme il pranzo con la cena: vendere un rene o una cornea era ormai prassi abituale, e per vincere la concorrenza bisognava offrirne due al prezzo di uno; anche vendere il proprio corpo era ormai pratica diffusissima, per cui bisognava differenziare l’offerta, ad esempio tingersi di blu e darsi un nome d’arte intrigante, tipo “Il Puffo”.
Insomma, la situazione era drammatica, ma non per tutti: infatti è proprio durante le grandi crisi, o durante le guerre, che chi ha i soldi può specularci su.
Quando c’è chi svende per sopravvivere, c’è chi compra per diventare ancora più ricco, perché i ricchi non si accontentano mai. Infatti c’era un vecchio proverbio che di loro diceva: “Il ricco perde il PIL ma non il VIZ”.
Pensate che quando fu varata la legge anticorruzione e antievasione i ricchi organizzarono uno sciopero generale al grido di “L’evasione è un diritto”, come diceva Vallanzasca!
Ricchi di tutti i tipi scesero in piazza portando cartelli su cui era scritto:
“Non ce la facciamo a mantenere ville e yacht e a pagare contemporaneamente le tasse!”
“Se volete che paghi le tasse, dovete passare sul corpo del mio commercialista!”
“Pagare meno, pagare tutti!”
“Che volete da noi? Meno di così non possiamo pagare! Ridateci la buonanima di Berlusconi; quando c’era lui i treni arrivavano in ritardo, ma almeno non si pagava il biglietto!”
“Se sono...