
- 476 pagine
- Italian
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eBook - ePub
Ingenuo e sentimentale amante
Informazioni su questo libro
La vita di Aldo Cassidy, un tranquillo uomo d'affari, e di sua moglie Sandra è sempre trascorsa senza sorprese, fino a quando i due non hanno incontrato il sedicente scrittore Shamus e la sua affascinante moglie Helen. Da quel momento l'esistenza di Aldo si è trasformata in un'avventura pericolosa, piena di intrighi e di misteri.
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Informazioni
Print ISBN
9788804390831eBook ISBN
9788852066566Ingenuo e sentimentale amante
A John Miller
e Michael Truscott,
con affetto
Haverdown
1
Cassidy guidava soddisfatto nella luce della sera, il volto vicino al parabrezza per quanto glielo permetteva la cintura di sicurezza, agendo cauto ora sull’acceleratore ora sul freno, e intanto sondando con lo sguardo la strada angusta, in cerca di pericoli nascosti. Accanto a lui, sul sedile, accuratamente ripiegata nell’involucro di plastica, stava una carta militare del Somerset centrale. Una bussola a olio di tipo recentissimo era applicata con una ventosa sul cruscotto di noce. In un angolo del parabrezza, in modo da non ostruire la visuale, le informazioni degli agenti immobiliari, la spettabile ditta Grimble e Outhwaite di Mount Street W., erano fissate a un supporto di alluminio di sua invenzione. Come al solito, Cassidy guidava con la massima concentrazione, di tanto in tanto canticchiando tra sé col furtivo abbandono degli stonati.
Stava attraversando una palude. Una nebbiolina impalpabile si levava dal terreno, fluttuava al di sopra di rivoli e salici, scivolava in piccoli sbuffi sul cofano lucente dell’automobile; ma, al di là, il cielo era luminoso e privo di nubi e il sole primaverile rendeva di smeraldo le colline sempre più prossime. Cassidy toccò un interruttore, il finestrino a comando elettrico si abbassò ed egli offerse il volto alla corrente d’aria che entrò, accompagnata da densi odori di torba e fieno che gli riempirono le narici. Al di sopra del ronfare sommesso del motore, percepì dei muggiti e il grido di un bovaro che bonariamente insultava le vacche.
«Ma è un idillio» affermò Cassidy ad alta voce. «Un vero e proprio idillio!»
Per meglio dire, un idillio in esclusiva: perché, in tutto il vasto, splendido mondo, Aldo Cassidy era il solo a sapere dove si trovava in quel momento.
Al di là del suo udito cosciente, in un segreto ricettacolo della memoria c’era l’eco dei goffi accordi di un’aspirante pianista: Sandra, moglie di Aldo, intenta ad allargare i suoi orizzonti artistici.
«Buone notizie da Bristol» disse Cassidy con voce più forte della musica. «Forse hanno un terreno che fa per noi. Naturalmente, ci toccherà farci dei lavori.»
«Bene» disse Sandra, e con attenta cura tornò a posare le mani sulla tastiera.
«È a quattrocento metri dalla principale scuola elementare e a neppure ottocento dalle medie. La società dice che, se noi sbanchiamo il terreno e facciamo costruire a nostre spese gli spogliatoi, è assai probabile che loro costruiscano un ponte pedonale sopra la circonvallazione.»
Sandra suonò una nota stridula.
«Non sarebbe una cattiva soluzione, penso. La sistemazione urbanistica è una cosa della massima importanza, Aldo.»
«Eh, sì.»
«Posso venire con te?»
«Be’, veramente tu hai la tua clinica» le ricordò Aldo con aria grave.
Altro accordo.
«Già, ho la clinica» ammise Sandra, la voce un po’ troppo acuta. «E così dovrai andarci da solo, vero? Povero Pailthorpe.»
Pailthorpe era il nomignolo che gli aveva affibbiato, Aldo non ricordava più perché. Per via di Pailthorpe l’orsetto, probabilmente; i plantigradi erano la loro fauna preferita.
«Mi dispiace» disse Cassidy.
«Non è colpa tua» fece Sandra. «Tutta colpa del sindaco, no?»
«Brutto cattivo d’un sindaco» commentò Cassidy.
«Brutto cattivo d’un sindaco» confermò Sandra.
«Bisognerebbe sculacciarlo» propose Cassidy.
«Sì, dargli tanti sculaccioni» confermò garrula Sandra, l’espressione del volto in totale disaccordo con l’allegria.
Cassidy era sui trentotto, biondo e davvero bello, almeno da un certo punto di vista. Al pari della sua automobile, era tirato a lustro con amorosa eleganza. Tra l’asola del risvolto sinistro e il taschino della giacca immacolata, era sospesa una catenella d’oro palesemente inutile, le cui funzioni erano, ciononostante, molteplici. Sotto il profilo estetico rispondeva in pieno alla discreta gessatura della stoffa; come elemento meccanico, univa la testa al cuore di Cassidy, benché fosse impossibile dire quale delle due parti avesse il predominio. Sia per la struttura fisica sia per l’aspetto esteriore Cassidy avrebbe potuto essere considerato il prototipo architettonico dell’inglese della classe media educato in scuole private tra le due guerre: uno che aveva sentito il vento della battaglia senza che mai gli fosse toccato il battesimo del fuoco. Pesante in vita, di gamba un po’ corta, gentiluomo di campagna già nel fisico, Cassidy aveva quei tratti pervicacemente infantili, maturi e ritardati insieme, in cui si legge ancora un residuo della speranza che a pagare per i suoi piaceri possano essere i genitori. Non che fosse effeminato. Vero, la bocca sporgeva un po’ troppo e sotto il labbro inferiore l’incavo era ben disegnato. Vero anche che, guidando, Cassidy si rendeva colpevole di certe affettazioni un po’ femminee, come scostarsi il ciuffo dalla fronte o piegare la testa all’indietro strizzando gli occhi, quasi che un’improvvisa emicrania fosse intervenuta a interrompere il corso di chissà che profondi pensieri. Ma, se mai quei manierismi significavano qualcosa, con tutta probabilità erano il riflesso di una bonaria ipersensibilità nei confronti di un mondo a volte un po’ troppo rumoroso, di una partecipazione paterna e infantile insieme, anziché di deprecabili tendenze residue del college.
Chiaro che non si faceva mancare niente. Redditi esenti da imposte erano denunciati dal rigonfio del panciotto (per maggior sicurezza e comodità Cassidy aveva slacciato il bottone superiore dei pantaloni) e dall’ampiezza dei candidi polsini, baluardo tra le mani e i lavori manuali: e c’era, ad alonarne collo e volto, già in quella stagione, una morbida, agiata semiabbronzatura, flambé più che frutto di esposizione al sole, di quelle che soltanto i bicchieri da cognac, i becchi Bunsen e il fumo delle crêpes suzettes sanno fedelmente imitare. Nonostante quest’evidenza di benessere fisico, o forse in contrasto con essa, il Cassidy esteriore possedeva, in un suo modo contorto, il potere, anzi l’autorità di indurre gli altri a preoccuparsi per lui. Benché non fosse minimamente patetico, aveva qualcosa che attirava lo sguardo e chiedeva aiuto. Chissà come, riusciva a dare l’impressione che gli abusi della carne non avessero ancora ucciso la magia dello spirito.
Quasi a riprova del ruolo protettivo che, inconsciamente, Cassidy imponeva a quanti lo circondavano, l’interno dell’auto era dotato di una serie di congegni destinati a evitargli le spiacevoli conseguenze di eventuali incidenti. Non soltanto pareti, soffitto e portiere erano stati generosamente provvisti di supplementari imbottiture, ma il volante, le maniglie delle portiere ad apertura di sicurezza, già profondamente incassate in morbide cavità, lo scomparto per i guanti, il freno a mano, persino l’estintore discretamente mimetizzato erano stati avvolti in cuoio cucito a mano e ricoperti di una sostanza simile a carne, piacevole al tatto, capace di ridurre il più violento urto a semplice carezza. Il lunotto posteriore era difeso da una tendina parasole, a comando elettrico e bordata di palline di seta in funzione di contrappeso, in modo da garantire che la nuca del guidatore fosse perennemente difesa dai raggi indiscreti del sole e i suoi occhi protetti dal pericoloso abbagliamento di fari altrui. Quanto al cruscotto, era un vero e proprio armadietto di misure preventive: dalle spie a intermittenza al segnalaghiaccio, dall’interruttore per la batteria di soccorso a quello della riserva d’olio di emergenza, dal comando del serbatoio di benzina per safari al sistema di raffreddamento ausiliario, gli strumenti applicativi costituivano la risposta a qualsiasi catastrofe nota alla natura e all’industria automobilistica. Quella di Cassidy era una vettura che portava in grembo più che trasportare: la si sarebbe detta un utero, destinato a impedire all’occupante del suo morbido, lubrificato interno di dover compiere il proprio ingresso nello spietato mondo.
«Scusi, quanto ci vuole ancora per Haverdown?»
«Eh?»
«Haverdown.» Che dovesse sillabarglielo? Con ogni probabilità, l’uomo era analfabeta. «Haverdown. Sa, dove c’è quella grande casa? Il castello.»
La bocca molle si aprì e si richiuse solo in parte, mimando in silenzio il nome; un braccio ricoperto di sudicia stoffa si levò a indicare la collina. «Sempre diritto.»
«E ci vuol molto, secondo lei?» Cassidy aveva fatto la domanda a voce alta, come se parlasse con un sordo.
«Non più di cinque minuti.»
«Grazie mille. Questo è per lei, buon uomo.»
Nel retrovisore restò per un pezzo il volto cotto del bifolco, immobilizzato in un’espressione di comica incredulità, intento a seguire l’auto che s’allontanava. Be’, si disse Cassidy, quello zoticone aveva visto qualcosa del mondo moderno e non si sarebbe certo sbronzato, con due scellini.
L’intera natura, a quanto sembrava, si era schierata al suo passaggio. Nei giardini delle casupole contadinelli ruzzanti abbandonavano i loro antichi giochi per guardarlo passare. Com’era pastorale tutto questo, si disse Cassidy: com’era rude, com’era vitale! Dagli alberi e dalle siepi, gemme di varie gradazioni di verde si gonfiavano con primaverile energia, e nei campi i narcisi si confondevano tra altri fiori di cui Cassidy ignorava il nome. Uscito dal villaggio, attaccò un pendio. Gli erti terrapieni cedettero il posto a declivi alberati. Sotto di lui, fattorie, campi, chiese e corsi d’acqua si smarrivano in lontani orizzonti. Cullato da così incantevoli panorami, Cassidy si abbandonò alla contemplazione dell’oggetto della sua ricerca.
“La mia deliziosa ricerca,” per usare gli aggettivi del suo annunciatore serale preferito “la mia deliziosissima ricerca.”
“Una ricerca di che?” chiese, dentro di lui, una voce severa. “Un andare verso qualcosa, o una fuga da qualcosa?”
Con una lieve scrollata del capo, Cassidy si sbarazzò di quei bizantinismi. “Stupidaggini,” disse al suo uditorio interno “sono venuto per acquistare una casa. Esaminarla, valutarla, comprarla. E se non l’ho detto a mia moglie, bene, affari miei.”
«Starai via anche la notte?» chiese Sandra con tono indifferente. Interrotti momentaneamente gli esercizi di pianoforte, stavano finendo di cenare.
«Può darsi che non si cominci prima delle cinque o giù di lì» disse Cassidy, evitando una risposta diretta. «Dipende da quando il sindaco sarà libero.» Poi, balsamo sulla piaga: «Ho pensato di portarmi un libro da leggere. Se me ne trovi tu uno...».
Lentamente, la mano nella mano del suo consigliere culturale, l’aspirante lettore Cassidy passò in rassegna gli scaffali della biblioteca di Sandra.
«Vediamo un po’» rifletté lei tutta seria. «Che cosa vogliono leggere i Pailthorpe quando se ne vanno a zonzo per Bristol?»
«Dev’essere qualcosa che mi riesca di seguire anche se sono un po’ teso» ricordò lui. Risero entrambi. «E non...» (ricordo di una scelta precedente) «... non Jane...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- INGENUO E SENTIMENTALE AMANTE
- Dossier. Vita da spia. a cura di Paolo Bertinetti
- Copyright