
- 272 pagine
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eBook - ePub
Agnes Grey
Informazioni su questo libro
La giovane Agnes, io narrante e protagonista, abbandona la casa paterna per poter dare prova di sé e conoscere il mondo. Vivrà una storia d'amore, ma soprattutto avrà la possibilità di osservare la vacuità e la corruzione della buona società, smascherando, lucidamente e spietatamente, il lato oscuro delle persone "rispettabili". Un romanzo ironico e penetrante di Anne (1820-49), l'ultima delle tre sorelle Brontë.
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Informazioni
Print ISBN
9788804471783eBook ISBN
9788852063848Introduzionea
di Janet H. Freeman
Quando Agnes Grey di Acton Bell fu pubblicato per la prima volta, il mondo sembrò accorgersene ben poco, forse perché il romanzo uscì in volume insieme a Cime Tempestose di Ellis Bell, una storia tanto più interessante, o forse perché il mondo era ancora tutto preso dal “caso” Jane Eyre di Currer Bell. Fra i tre, Agnes Grey arrivava ultimo, e a molta distanza.1 E tale è rimasto: il sommario resoconto della Brontë delle sommarie avventure di Agnes ha suscitato assai scarso interesse, benché l’autrice stessa dichiari che il suo racconto «avrebbe potuto rivelarsi utile per alcuni e gradevole per altri».
Comunque, continua con decisione Agnes Grey, «sarà la gente a giudicare da sola». Va detto però che il giudizio della gente non coincide esattamente con l’indifferenza della gente. In questo saggio io mi propongo proprio di far diminuire quell’indifferenza e di lasciare che a pronunciare la sentenza su Agnes Grey sia George Moore, che lo riteneva un romanzo «perfetto». D’altra parte, durante la lettura di Agnes Grey ci si rende conto che la gente non giudica, ma viene piuttosto sottoposta a giudizio. L’esperienza che Agnes Grey fa del mondo – il suo entrarvi e il suo allontanarsene – modella il suo giudizio, e la protagonista emette giudizi dal principio alla fine.2
Le vicende di Agnes Grey si possono facilmente (e forse utilmente?) riassumere. Agnes, la minore di due sorelle, lascia il suo solitario villaggio natale, dove il denaro scarseggia, per diventare istitutrice. La sua destinazione è Wellwood House, la residenza di recente costruzione dei Bloomfield, una famiglia di arricchiti i cui figli si rivelano indisciplinati e incontrollabili. Alla fine Agnes viene licenziata. Dopo un periodo di riposo a casa dei suoi, riparte per sistemarsi questa volta presso i Murray di Horton Lodge, una famiglia di ceto superiore ai Bloomfield. Qui Agnes riesce ad avere più fortuna, nonostante i suoi allievi e la stessa signora Murray la mettano duramente alla prova. Qui inoltre Agnes fa la conoscenza del signor Weston, il coadiutore locale, i cui principi morali coincidono con i suoi. A causa della morte del padre, Agnes ritorna a casa e si unisce alla madre in una nuova impresa. Madre e figlia insieme (intanto la sorella maggiore di Agnes si è sposata con un rispettabile vicario) aprono una scuola in una cittadina di mare. Agnes si prende una breve vacanza per far visita alla sua ex alunna Rosalie Murray, che nel frattempo ha sposato Lord Ashby di Ashby Hall, dimora persino più imponente di Horton Lodge.3 Agnes e la madre sono riuscite a ottenere un certo successo quando rientra in scena il signor Weston. Ora anche lui è diventato vicario di un villaggio a sole due miglia di distanza. Quando Agnes accetta di sposare Weston si conclude quella parte di storia della sua vita cui il lettore può avere accesso.
Anche se l’esperienza di Agnes conosce ai suoi occhi alti e bassi, in questa semplice narrazione c’è spazio per poche sorprese. Tuttavia io vorrei adesso ri-raccontare Agnes Grey, dividendo la mia personale versione del primo romanzo di Acton Bell in quattro parti disuguali che non sempre si susseguono come nel libro. Il mio intento è di disturbare l’apparente equilibrio del romanzo, per avere così la possibilità di esporre quella che io ritengo la “vera storia” di Agnes Grey (e di Acton Bell, e di Anne Brontë). A mio avviso, si tratta davvero di una storia di parole, che parla attraverso le parole e delle parole, attenta al modo in cui vengono usate o abusate, ascoltate o inascoltate, dette o non dette, ripetute o perdute, rubate o ritrovate; una storia di silenzio forzato (di Agnes, che è un’istitutrice nubile) contrapposto a chiacchiere vuote e ingannevoli (dei padroni di Agnes e dei loro figli), raccontata una seconda volta al contrario quando Agnes, che ha ormai acquisito facilità di parola, si rivolge ai suoi lettori, le cui parole (fatta eccezione per le mie) rimangono inespresse.
Il parallelo tra il lettore e l’insieme Bloomfield-Murray-Ashby – rispettivamente le parti quattro e due della formula cui alludevo in precedenza – è stabilito in modo molto esplicito. Ha il suo cardine nella natura che il mondo, in cui il lettore e l’insieme Bloomfield-Murray-Ashby si trovano entrambi, finirà per rivelare: domanda alla quale la giovane Agnes, ancora reclusa nella canonica, desidera fortemente dare una sua risposta. E il mondo visto di là sembra davvero grande, nonostante la famigliola viva «nel più assoluto isolamento». La madre di Agnes, per esempio, ha rinunciato alla propria ricca (cioè mondana) famiglia per sposare il padre di Agnes, che a sua volta si affligge continuamente per il sacrificio della moglie. Mentre la madre di Agnes, quando non si occupa dell’educazione privata delle figlie, racconta loro storie della sua fanciullezza, il padre decide di rischiare il suo modesto patrimonio “fuori”, nel mondo, mettendolo nelle mani di un «amico cortese», un mercante la cui nave, sfortunatamente, fa naufragio. Entrambe le azioni, i racconti materni e la speculazione paterna, risvegliano in Agnes «il segreto desiderio di conoscere un po’ il mondo», i racconti della madre per la loro patina mondana, la speculazione paterna perché Agnes, ripercorrendo involontariamente le orme del padre, pensa che fuori, nel mondo, riuscirà a far fruttare in qualche modo il suo piccolo tesoro.
Fino a questo punto, il mondo si presenta come un luogo del quale si raccontano storie, nel quale il denaro può essere goduto e/o perduto per sempre, e che vale la pena di perdere per amore. Agnes, per venire in aiuto al recente tracollo economico della famiglia, desidera provare a rischiare fuori, nel mondo, i beni che possiede: la sua inclinazione per la gioventù, la sua saggezza e la sua prudenza – peraltro mai messe alla prova –, e il suo carattere ambizioso. In altre parole, Agnes desidera istruire i bambini del mondo.
Ma che dire delle sue effettive capacità di assolvere un compito tanto degno? «Tieni la bocca chiusa, bambina cattiva», è la risposta della signora Grey al progetto; ma col tempo Agnes, abituata a tenere la bocca chiusa, ottiene l’approvazione della famiglia e parte alla scoperta del mondo. Da questo momento, al termine del capitolo I, il ritmo della narrazione di Agnes – fino a ora un agile riassunto meramente informativo – rallenta considerevolmente per seguire la partenza della giovane eroina in ogni dettaglio, compresa la sua ultima conversazione “premondana”. Agnes è a bordo di un calesse preso in affitto e guidato da Smith, il merciaio, droghiere e venditore di tè del suo villaggio natale:
«Mattina fredda, signorina Agnes» osservò Smith. «E buia pure; magari però arriviamo a destinazione prima che si metta a piovere sul serio.»«Sì, lo spero» risposi, cercando di restare calma.«Ha fatto una bella bagnata ieri sera.»«Sì.»«Ma il vento freddo che tira magari la terrà buona.»«Forse.»
La conversazione non è facile per la povera Agnes, ma per il suo lettore le parole sono irrilevanti, poiché nel momento in cui Agnes lascia la sua casa e si accosta al mondo («Il calesse si avviò; mi guardai indietro; la cara mamma e mia sorella erano ancora sulla porta, a guardarmi e a salutarmi con la mano»), si accosta anche a me lettore. In effetti, la sintonia che si stabilisce tra Agnes e il lettore è il culmine del capitolo, la meta a cui tutto il capitolo tende. Questa sintonia è fondata sulla solitudine di Agnes, su quella che diventerà la sua alienazione quotidiana. Agnes Grey è sul punto di imparare qualcosa del mondo, così come il lettore, leggendo quel che lei scrive, impara qualcosa di lei.
Che Agnes Grey parli assai poco è già stato stabilito con chiarezza. A casa le parole non sono necessarie. L’ultima notte in cui le due sorelle dividono il loro «lettino», per esempio, Agnes vi si inginocchia accanto e invoca una benedizione sulla sua famiglia:
Per celare la mia emozione, mi nascosi il viso tra le mani, e presto le trovai bagnate di lacrime. Vidi, alzandomi, che anche lei aveva pianto; ma nessuna di noi parlò; e ci coricammo in silenzio, stringendoci più forte l’una all’altra per la consapevolezza che ci saremo presto separate.
Alla fine del capitolo I questa silenziosa comprensione reciproca è stata lasciata per sempre alle spalle. Agnes non rimane molto a lungo a Wellwood, la prima stazione del suo viaggio per il mondo, ma il tempo che vi trascorre viene impiegato con profitto – un corso di studio intensivo il cui titolo potrebbe essere “Le parole del mondo”.
Ad Agnes «davvero non riusciva possibile conversare» quando giunge per la prima volta a Wellwood; ma Mary Ann Bloomfield è «molto loquace» sui pregi della sua bambola e il signorino Tom parla continuamente «come un conferenziere». Solo in seguito Agnes comprende che cosa davvero significhi la loro prontezza, e precisamente quando i suoi ardenti argomenti, ordini e suppliche si rivelano del tutto inefficaci. Le «alte grida e i tristi lamenti» emessi da Tom «per simulare il pianto», per esempio, sono «senza lacrime». Le parole della nonna di Tom, che Agnes considerava una «vecchietta simpatica, chiacchierona e di buon cuore», sono in realtà «ipocrite e false». Le parole di Papà Bloomfield, pronunciate con toni «aspri», «penetranti» o «acuti e dispettosi», sono essenzialmente violente minacce contro i suoi figli o allusioni a quanto stiano diventando indisciplinati quei bambini.
Ma le parole di Mamma Bloomfield sono le più istruttive. Sin dall’inizio ad Agnes viene ordinato di non punire i bambini che sono stati a lei affidati. «Pazienza, Fermezza, e Perseveranza», decide, sono le sue uniche armi – scritte con la maiuscola, molto probabilmente, per valorizzare la loro apparente autorità. Le ragioni del licenziamento di Agnes, tuttavia, sono giustificate dalla signora Bloomfield con la sua mancanza «di sufficiente fermezza e di attenzione diligente e perseverante». È come se Agnes, con i suoi «vestiti casalinghi, la sua faccia di tutti i giorni e le sue parole franche», fosse stata derubata: le sue parole cariche di valori le sono state strappate e rovinate, convertite in un rimprovero. Si noti come Agnes ripete ed enfatizza le parole usate contro di lei; in realtà vuole riprendersele:
Incrollabile fermezza, assoluta diligenza, instancabile perseveranza, continua attenzione erano proprio le qualità di cui andavo segretamente fiera; grazie alle quali avevo sperato con il tempo di superare tutte le difficoltà e ottenere infine successo. Avrei voluto dire qualcosa per giustificarmi, ma quando cercai di parlare mi mancò la voce; e preferii restare in silenzio e sopportare come un’imputata che si riconosce colpevole, pur di non dare prova di emozione e di non abbandonarmi alle lacrime che già mi riempivano gli occhi.
Quel silenzio, che non durerà per sempre, costa caro. Agnes Grey ritorna a casa consapevole del fatto che le sue parole sarebbero state inutili contro la verbosità del mondo, vuota, o ipocrita, o falsa, oppure egoista. Ma consapevole anche che al mondo esiste qualcosa di più di Wellwood.
Horton Lodge, che è la casa della famiglia Murray, è diversa e al tempo stesso esattamente identica a Wellwood. Anche lì, le parole sono ambigue, mutevoli, infide. Anche lì, le parole pronunciate da una bocca subiscono un inquietante cambiamento quando vengono ripetute da un’altra. Anche lì, il silenzio di Agnes la avvilisce, le fa mettere ancora una volta in dubbio il suo rispetto per se stessa. E a Horton Lodge è ancora più evidente che il modo di parlare delle persone è spia della loro natura morale, e che stare ad ascoltare le chiacchiere del mondo, la completa vacuità delle parole, potrebbe non portare a niente di buono.
Nella famiglia Murray vi sono due figlie: Matilda, il maschiaccio, le cui continue imprecazioni – imparate dal padre e dal cocchiere di famiglia – sembrano incorreggibili, e Rosalie, la civetta, la cui bellezza e “naturale” buon carattere conquistano Agnes a dispetto dei suoi modi frivoli. Rosalie ha sedici anni, tre o quattro meno della sua istitutrice. Progressivamente, Rosalie impara a riporre la propria fiducia in Agnes «la sola in casa a professare costantemente buoni principi, a dire abitualmente la verità, e in generale a cercare di piegare gli impulsi e le inclinazioni al dovere», con il risultato che la sua conversazione diventa a suo modo sincera. I discorsi di Rosalie all’istitutrice vengono riportati nei particolari e per esteso. Non andiamo al ballo – il ballo ci viene raccontato. Inconsapevole del fatto che le sue parole rivelano molto più di quanto lei pensi, e che quanto dice viene registrato con cura nella memoria della sua ascoltatrice, Rosalie è, con perfetta innocenza, un libro aperto. Dice tutto.
La storia che racconta è fondamentale per la narrazione che la sua ascoltatrice alla fine rende pubblica. Rosalie, graziosa figlia di un ricco proprietario terriero, è in realtà la controfigura mondana di Agnes Grey. La sua esperienza della parola avviene in parallelo a quella dell’istitutrice, l’una ironica ombra dell’altra, l’una piena di parole, l’altra che rimanda di continuo la rivelazione della parola. Agnes Grey si trattiene a Horton Lodge tanto a lungo da essere testimone oculare della storia che ha per argomento la formale presentazione della sua pupilla in società – e cioè il mercato del matrimonio, il suo flirtare con qualsiasi uomo si interessi a lei, il suo acconsentire a sposare il partito migliore (il più ricco e di più nobile famiglia) e infine la celebrazione delle nozze. Non appena ritorna dalla chiesa Rosalie vola letteralmente nella sala da studio dove la sua ascoltatrice la sta aspettando:
«Ora, signorina Grey, sono Lady Ashby» esclamò. «È fatta! il mio destino è segnato… non è più possibile tornare indietro. Sono venuta a ricevere le vostre congratulazioni e a congedarmi da voi; e subito partirò… per Parigi, Roma, Napoli, la Svizzera, Londra… Oh, quante cose vedrò e sentirò prima di tornare! Ma non dimenticatemi; io non vi dimenticherò, anche se sono stata cattiva. Via, perché non vi congratulate con me?»
Agnes Grey augura cautamente alla sua ex allieva autentica felicità e ogni benedizione, restando in disparte mentre la giovane sposa lascia la casa della sua fanciullezza per andare alla scoperta del mondo – un viaggio con una meta assai più lontana di quello che Agnes aveva un tempo pensato di intraprendere. Ma per Rosalie, come lei stessa teme, non c’è possibilità di voltarsi indietro: una volta entrato nel mondo degli aristocratici, il viaggiatore non ritorna mai più.
L’ultimo capitolo della storia di Rosalie, così come ci viene raccontato dalla sua istitutrice di un tempo, è forse il più interessante. Agnes ormai non è più al servizio dei Murray, ma, come sottolinea Rosalie con il suo invito insistente ad Ashby Hall – dove ora vive con il marito e la suocera –, «dovete venire e verrete; morirò se non venite. Voglio che veniate in visita come un’amica, e vi fermiate a lungo». Agnes rimane solo per pochi giorni, un periodo non abbastanza lungo per soddisfare la povera Rosalie, ma sufficiente per farsi un’idea chiara della nuova esistenza della sua pupilla, idea indispensabile a tracciare le coordinate morali della vita che la stessa Agnes vorrebbe condurre un giorno.
Le due giovani donne non si reincontreranno mai più. Quando si separano, Agnes ha completato il suo pers...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- Introduzione
- Cronologia
- Bibliografia
- Agnes Grey
- I. La canonica
- II. Prime lezioni nell’arte di insegnare
- III. Qualche altra lezione
- IV. La nonna
- V. Lo zio
- VI. Di nuovo la canonica
- VII. Horton Lodge
- VIII. Il “debutto in società”
- IX. Il ballo
- X. La chiesa
- XI. Gli affittuari
- XII. L’acquazzone
- XIII. Le primule
- XIV. Il rettore
- XV. La passeggiata
- XVI. La sostituzione
- XVII. Confessioni
- XVIII. Gioia e lutto
- XIX. La lettera
- XX. Il congedo
- XXI. La scuola
- XXII. La visita
- XXIII. Il parco
- XXIV. La spiaggia
- XXV. Conclusione
- Nota biografica su Ellis e Acton Bell
- Copyright