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Disponibile fino al giorno 5 Dec |Scopri di più
Duchessa del mio cuore
- 304 pagine
- Italian
- ePUB (disponibile sull'app)
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Duchessa del mio cuore
Informazioni su questo libro
Sono trascorsi solo pochi giorni dal matrimonio con l'imperturbabile Elijah, duca di Beaumont, quando Jemma fa una scoperta scioccante. Sconvolta e ferita fugge all'estero, dove vive per nove anni passando da un'avventura all'altra e collezionando deliziosissimi scandali. Finché, all'improvviso, Elijah la richiama a casa perché ha bisogno di un erede. Jemma deride la freddezza che lui le dimostra, ma dentro di sé scopre di non ricambiarla e di non aver mai smesso di amarlo. E ora che Elijah ha fatto il primo passo, lei pretende l'impossibile: conquistare davvero il cuore di suo marito.
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Informazioni
eBook ISBN
97888520666651
Residenza londinese del duca di Beaumont 26 marzo 1784
Nessuno si vestiva per compiacere il proprio marito. Almeno non nella cerchia della duchessa di Beaumont. Di solito lo si faceva per affascinare o stupire le amiche. O, se ci si sentiva inclini, per invitare alla seduzione... per dar vita a un affaire.
I mariti... be’, loro c’erano, un po’ come il carbone nelle miniere del Newcastle e i maiali nella porcilaia.
Questa realtà di fatto rendeva più difficile per Jemma, la nobildonna in questione, decidere l’abbigliamento adatto a sedurre il proprio consorte. In fin dei conti, lei ed Elijah erano sposati da anni. Certo, avevano vissuto separati per un bel po’, ma di recente si erano accordati, in maniera del tutto simile a una transazione d’affari, che non appena lui fosse rientrato da un soggiorno d’un paio di settimane nella dimora del primo ministro...
Avrebbero avuto un bambino. Avrebbero messo al mondo un erede o, perlomeno, si sarebbero dedicati ad attività che nel giro di nove mesi ne avrebbero prodotto uno.
Sarebbero andati a letto insieme.
La coppia ducale era giunta a questa decisione un anno prima. All’inizio, appena rientrata da Parigi, Jemma era ancora troppo adirata per abbandonarsi a intimità coniugali, ma poi, piano piano, la rabbia era andata scemando, anche se lei e il marito continuavano a dormire in camere separate. L’umiliante verità era che, in effetti, Elijah non sembrava molto interessato alla faccenda.
Prima aveva affermato che non sarebbe successo niente finché lei non avesse concluso la sfida a scacchi in atto con il duca di Villiers, considerato che le partite, secondo la convinzione generale, erano solo la copertura d’una liaison amorosa tra i due. In seguito, quando lei vi aveva rinunciato, lasciando la vittoria all’avversario, Elijah le aveva comunicato che sarebbe andato in campagna con il ministro Pitt per alcune settimane.
Quale altro uomo si sarebbe dichiarato troppo impegnato per portarsela a letto? Chi avrebbe mai detto di avere tanto da fare da non poter sedurre la duchessa di Beaumont?
Nessuno, certamente.
Si trattava forse d’un eccesso di vanità da parte sua? No. Era solo una realistica constatazione dei fatti. L’esperienza le diceva che gli uomini si lasciavano guidare più dalla bramosia sessuale che dal senso del dovere. E lei, sin dall’età di sedici anni, sapeva di essere il tipo di donna che ogni uomo avrebbe gradito trovare tra le lenzuola.
Jemma aveva gli occhi azzurri, i capelli color dell’oro, un naso molto elegante, di cui andare fieri, e labbra cremisi. Certo, la sfumatura accesa della bocca era il risultato di generose applicazioni di belletto, ma se si era abbastanza fortunate da non avere labbra sottili e dal taglio duro, non era difficile metterle in risalto.
Inoltre Jemma, a ventotto anni, aveva una mente brillante e sofisticata quale nessuna sedicenne avrebbe mai potuto possedere.
I denti poi, se proprio si doveva ridurre la faccenda a una mera questione di bestiame, erano tutti al loro posto.
Il problema era uno e uno soltanto: per Elijah, lei era la moglie.
Non c’era nulla di sensuale in quella parola. Jemma fu attraversata da un brivido. Le mogli erano seccanti e lamentose. Indossavano delle cuffiette sulle chiome che il tempo sbiadiva e avevano i fianchi larghi a causa delle maternità .
Era mortificante essere una di loro e soprattutto essere la consorte d’un uomo che non intendeva avere rapporti fisici con lei.
Per Jemma, quella era una sensazione nuova e sconcertante. Lei, infatti, era sempre stata desiderata. Negli anni trascorsi a Versailles, i gentiluomini le avevano fatto una corte spietata, considerato che il consorte viveva in Inghilterra. Si pavoneggiavano innanzi a lei per mettere in mostra le loro gambe muscolose, le giacche ricamate o le tabacchiere di smalto e le lasciavano sulla soglia di casa rose, frutta e poesie.
Lei si compiaceva, rideva e lasciava perdere. Si vestiva per adulare se stessa e per abbagliare la corte, per mostrare potere e suscitare ammirazione. Non lo faceva certo per incantare gli uomini: quella era una cosa che dava per scontata.
Quella sera, però, lo scopo del suo abbigliamento era diverso.
Jemma voleva risvegliare l’energia che il consorte dedicava alla Camera dei lord e al destino dell’Inghilterra. Voleva che lui la guardasse con la medesima passione che mostrava per una nuova legge da approvare in Parlamento. Desiderava che Elijah si prostrasse ai suoi piedi.
Bramava quello che probabilmente non avrebbe potuto avere. Che nessuna moglie aveva.
Brigitte, la sua femme de chambre, fece capolino con una manciata di biglietti da visita tra le dita. — Dabbasso ci sono tutti i vostri spasimanti in attesa d’assistere alla toilette — annunciò. — Lord Corbin, naturalmente, il visconte St. Albans, Delacroix e lord Piddleton.
Jemma arricciò il naso. — Penso che stasera non dovrei ammettere nessuno.
— Intendete vestirvi da sola, Vostra Grazia? — L’espressione sul volto della cameriera era quasi comica.
— Non sono mai sola — precisò Jemma. — Ho te, Mariette e Lucinda. Una donna con tre domestiche, ognuna con le proprie opinioni irremovibili, difficilmente può lamentarsi di non avere assistenza adeguata!
Brigitte strinse le palpebre per un breve istante. — Certo, Vostra Grazia. Forse avete in mente una toilette speciale, per questa sera. Devo informare i gentiluomini che declinate il loro consiglio?
Jemma però aveva già cambiato idea proprio a causa di quel bagliore impercettibile scorto nelle iridi della cameriera, la quale sapeva che il duca si sarebbe recato direttamente al ricevimento reale. I domestici parlavano... ed erano al corrente di tutto.
Jemma sospettava che tutta la servitù sapesse della sua infatuazione imbarazzante nei confronti del marito. Da circa un mese, aveva preso l’abitudine di sedersi davanti alla scacchiera, in biblioteca, e attendere il ritorno di Elijah dalla Camera dei lord. Aveva, inoltre, iniziato a leggere i giornali, in particolare quelli che riportavano i discorsi politici del consorte. Era...
Era una stupida. Doveva comportarsi come se quella sera non fosse diversa dalle altre. Il duca era in campagna da un paio di settimane; un fatto, per lei, senza importanza alcuna. Una moglie non avrebbe mai notato la presenza, o l’assenza, di qualcuno tanto insignificante come un marito.
— Il fatto è che ho mal di testa — replicò, con una leggera intonazione di sofferenza. — E Corbin e Delacroix sono così banali. Se solo ci fosse Villiers.
Il sospetto svanì dagli occhi della domestica. — Sarebbe un toccasana per la vostra mente, Vostra Grazia. E... — Brigitte sorrise e due fossette le apparvero in mezzo alle guance. — Lui non è affatto banale.
Nonostante non desiderasse farlo, Jemma ricambiò il sorriso. — Villiers, però, non si abbasserebbe mai ad ammirare una signora che si sta vestendo, soprattutto perché credo che impieghi addirittura più tempo della sottoscritta ad abbigliarsi. Suppongo di dover ricevere almeno Corbin. Che aspetto ho?
Indossava un corsetto color miele chiaro adornato da un audace nastro nero. Nel sentirsi porre quella domanda, Brigitte avanzò, rapida, d’un passo, le poggiò una ciocca arricciata su una spalla per enfatizzare il candore della pelle e le mise un po’ di cipria sul naso.
Le chiome della duchessa, ovviamente, erano già state raccolte in un’acconciatura elegante e attendevano solo di essere abbellite da qualche ornamento e incipriate a loro volta. Una delle tre domestiche francesi, Mariette, era un genio in quella specialità e nel pomeriggio aveva impiegato due ore per creare una pettinatura degna d’un convito reale.
Jemma si rimirò nuovamente nello specchio e pensò che nulla le donava più dell’essere mezza svestita, truccata ma con i capelli liberi da belletti e le gambe che s’intravedevano attraverso la sottana impalpabile. Se solo Elijah fosse andato a trovarla a quell’ora del pomeriggio... purtroppo, non lo faceva mai.
Soltanto gli estranei, o nel migliore dei casi, delle conoscenze, affollavano il soggiorno sottostante, pregandola della cortesia di poter presenziare alla scelta di un neo o di un abito.
Forse ai mariti non interessava assistere alla vestizione delle proprie consorti; conoscevano già i loro segreti e avevano perduto il brivido del mistero. Tuttavia, considerato che lei ed Elijah non avevano un momento d’intimità da nove anni, suo marito avrebbe avuto tutte le ragioni per essere curioso. L’ultima volta che avevano dormito insieme lei era una goffa ventenne dal seno ancora piatto.
— Se Villiers fosse dabbasso, lo ricevereste? — chiese Brigitte, rovesciando una scatola di nastri sulla toilette come se stesse allestendo una scena teatrale. Sollevò poi lo specchio bordato d’argento e l’appoggiò, cauta, tra le strisce di stoffa multicolori.
— Villiers è pericoloso — affermò la duchessa. Il nobiluomo era tutto ciò che Corbin e Delacroix non erano. Per prima cosa era un temibile giocatore di scacchi. La sua mente era agile come quella di Jemma, le sue macchinazioni per nulla banali e...
E la voleva.
Il desiderio che animava Villiers non era scialbo come le emozioni che provavano gli uomini radunati, in attesa, al piano sottostante. No. La sua bramosia era una risacca oscura e la trascinava con tutto il fascino che emanava da lui, la maliziosa bellezza del suo sorriso, gli occhi deliziosi ereditati dalla madre francese...
Brigitte trasse un sospiro più eloquente di mille parole. — Certo. È francese e questo cambia tutto.
— Solo da parte di madre.
— Assez! Assez! C’est assez!
La domestica aveva ragione. Il sangue francese ereditato dalla genitrice era sufficiente... unito alla forza e alla virilità inglesi. Era davvero pericoloso per la pace mentale d’una...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- DUCHESSA DEL MIO CUORE
- 1
- 2
- 3
- 4
- 5
- 6
- 7
- 8
- 9
- 10
- 11
- 12
- 13
- 14
- 15
- 16
- 17
- 18
- 19
- 20
- 21
- 22
- 23
- 24
- 25
- 26
- 27
- 28
- 29
- 30
- 31
- Epilogo
- Note storiche
- Ringraziamenti
- Copyright