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Disponibile fino al giorno 5 Dec |Scopri di più
Un duca tutto mio
- 304 pagine
- Italian
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Un duca tutto mio
Informazioni su questo libro
Leopold Dautry, duca di Villiers, deve sposarsi bene e in fretta, ma purtroppo le possibilità sono molto limitate. La figlia del duca di Montague, Eleanor, è bellissima e intelligente, e Leopold senza pensarci troppo si fidanza con lei. Tanto più che l'altra candidata, Lisette, figlia del duca di Gilner, non bada al decoro e non le importa niente dei titoli nobiliari. In più, sono in molti a pensare che sia matta e lui è incline a credervi. Ancora combattuto fra logica e passione, Leopold si ritrova coinvolto in uno scandalo e trascinato in un duello all'ultimo sangue. Solo a un passo dalla morte, comprenderà davvero quale delle due sia la donna destinata a essere sua per sempre.
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Informazioni
eBook ISBN
97888520666721
14 giugno 1784
Londra, terme romane
Ballo di beneficenza della duchessa di Beaumont
per la ristrutturazione delle terme
— Il duca dev’essere qui, da qualche parte — disse Mrs Bouchon, nata lady Anne Lindel, tirandosi dietro la sorella maggiore come un bimbo trascina un giocattolo con le ruote.
— Ed è per questo che dobbiamo fare i segugi? — fu la replica, a denti stretti, di lady Eleanor.
— Non vorrei che Villiers se ne andasse prima che possiamo trovarlo. Non intendo farti perdere un’altra serata a chiacchierare con i vedovi.
— A lord Killigrew non piacerebbe essere definito così — protestò Eleanor. — Insomma, Anne, vuoi o no andare più piano?
— Killigrew non è papabile dal punto di vista matrimoniale, giusto? Sua figlia deve avere all’incirca la tua età. — La sorella girò un angolo e scorse un gruppo di nobiluomini. — No. Di certo non troveremo Villiers in quella combriccola di Whig. Non mi sembra il tipo. — Virò nella direzione opposta.
Lord Thrush le chiamò, ma Anne non si fermò neppure. Eleanor salutò con la mano.
— Sanno tutti che Villiers ha partecipato alla serata solo per incontrarti — replicò Anne. — L’ho sentito dire da almeno tre persone, nell’ultima mezzora. Perciò, sarebbe stato carino da parte sua restare all’aperto, in modo da poter essere individuato più facilmente.
— Così facendo, avrebbe negato a mezza Londra il piacere di vedere quanto la sottoscritta muoia dalla voglia d’incontrarlo — rispose Eleanor, piccata.
— Nessuno lo penserà, soprattutto se osserverà come sei vestita — disse la sorella da sopra una spalla.
Eleanor ritrasse la mano. — Se non ti piace il mio abbigliamento, dillo chiaro e tondo, ma non essere così acida.
Anne si girò con impeto, le mani sui fianchi. — Ho solo detto la verità. Sarei acida se dicessi che, a prima vista, ogni gentiluomo dotato di raziocinio ti definirebbe una megera invece che una dama in età da marito.
Eleanor serrò i pugni. — Mentre tu — ribatté — sembreresti una cortigiana, se non fosse per le limitazioni che t’impone nostra madre.
— Posso farti notare che il mio matrimonio è la dimostrazione migliore del fatto che uno stile un po’ meno morigerato non guasterebbe affatto? Porti le maniche a tre quarti... con tanto di balze — aggiunse Anne, con palese disgusto. — Sono almeno quattro anni che nessuno le usa più. Senza parlare del fatto che le toghe sono de rigueur, considerato che la nostra ospite ha dato una festa in costume.
— Non sono un cane ammaestrato, ecco perché non mi sono mascherata — replicò Eleanor. — E se credi che il tuo vestito con una spallina sola sia più attraente delle mie maniche con le balze, lasciami dire che ti sbagli di grosso.
— Qui non si tratta di me, ma di te. Di te e di un interrogativo fondamentale: trascorrerai il resto della tua vita con questi abiti fuori moda solo perché ti ostini a rifiutare l’amore? E se questa frase ti sembra un cliché, mia cara Eleanor, è solo perché la tua esistenza lo sta diventando.
— La mia vita sarebbe un cliché? — Suo malgrado, la giovane avvertì un groppo in gola, foriero di lacrime. Per anni lei e la sorella si erano divertite con le loro schermaglie verbali, ma ormai Eleanor sembrava averne perso l’abitudine. Anne era sposata da due settimane e, considerato che la sorella minore era ancora nella nursery, non c’era più nessuno a tormentarla.
Il volto di Anne si ammorbidì. — Guardati, Eleanor. Sei bella. O almeno lo eri, prima che...
— No — la interruppe lei. — Non dirlo.
— Ti sei guardata bene i capelli, stasera?
Certo che l’aveva fatto. Be’, mentre la domestica glieli acconciava, si era messa a leggere, ma si era data un’occhiata allo specchio prima di uscire dalla camera. — Rackford ha lavorato molto sui riccioli — replicò Eleanor mentre, cauta, si toccava i boccoli che le coprivano le orecchie.
— Quei riccioli ti rendono il viso troppo paffuto. Addirittura grassoccio.
— Non sono grassoccia — replicò Eleanor, inspirando a fondo per calmarsi. — Un attimo fa mi hai definito “fuori moda”, ma i boccoli sono l’ultimo grido in fatto di eleganza.
— Sì, è vero — concesse Anne, tirandone uno. — Però Rackfort non li ha incipriati a dovere, il che li rende scialbi. Per amor di Dio, non hai notato che ti ha messo una cipria nocciola chiaro, nonostante i tuoi capelli siano castani? Dove la cipria è andata via, si vedono delle strane chiazze. Sembra quasi che tu abbia la tigna. Nessuno penserebbe mai che tra noi due la più bella sei tu. O che sei molto più avvenente di quanto sia mai stata nostra madre.
— Non è vero!
— Sì che è vero — replicò, indomita, la sorella. — È parecchio che mi chiedo perché mai la mamma ti permetta di vestire come una vedova.
— Questa tua acidità è per caso un effetto collaterale del matrimonio? — Eleanor fissò Anne. — Eppure sei sposata solo da un paio di settimane. Se queste sono le conseguenze dei vincoli nuziali, farò meglio a evitarli.
— Il matrimonio mi dà il tempo di pensare. — Anne ridacchiò. — A letto.
— Mi spiace immensamente se le tue attività coniugali ti fanno pensare al mio guardaroba, o all’inettitudine di Rackford — fu la replica, brusca, di Eleanor.
Anne scoppiò a ridere. — È solo che non capisco perché ti vesti come una vedova perbenista quando, sotto sotto, sei esattamente l’opposto.
— Non sono... — Eleanor si dominò a stento. — E non comprendo perché tu stia qui a perdere tempo con me, quando il bellissimo Mr Jeremy Bouchon reclama la tua attenzione.
— In effetti, Jeremy e io abbiamo parlato di te. In un momento di tranquillità.
— Non dirai sul serio?
— E abbiamo entrambi convenuto che gli uomini notano il modo in cui ti vesti. Jeremy mi ha persino confessato di non aver mai neppure preso in considerazione la possibilità di corteggiarti. Ti reputava un’eccentrica, troppo pia e altezzosa per interessarti a lui. Pensa, Eleanor! Credeva questo di te. Che ridicolaggine!
Eleanor riuscì a non esprimere l’opinione che aveva sul cognato. — Siamo nel bel mezzo di un ballo — fece notare alla sorella. — Non sarebbe meglio informarmi dei gentili commenti di tuo marito più tardi, in privato?
— Nessuna delle donne qui presenti ha gli occhi come i tuoi, Eleanor — continuò Anne, ignorando le parole della sorella. — Quell’azzurro scuro è molto insolito. Vorrei averlo io. E che dire, poi, del taglio leggermente rialzato agli angoli? Ricordi tutte le poesie assurde che Gideon scriveva e nelle quali paragonava i tuoi occhi al mare in tempesta e ai ranuncoli?
— Non erano ranuncoli, ma campanelle, anche se non vedo che importanza possa avere.
— Le tue labbra sono deliziose come prima che il re delle campanelle si defilasse in cerca di pascoli più verdi.
— Non voglio parlare di Gideon.
— Ti ho ubbidito per tre, quasi quattro anni, ma adesso mi sono stancata — replicò Anne, alzando di nuovo il tono. — Sono una donna sposata, ora, e tu non puoi dirmi cosa devo o non devo fare. Certo, ti sei innamorata...
— Per favore — implorò Eleanor. — Abbassa la voce!
— Ti sei innamorata di un uomo che ha dimostrato di essere una mela marcia — seguitò la sorella, pur se con maggior pacatezza. — Quello che non capisco è perché il rifiuto di Gideon ti abbia trasformato in una vecchia zitella. Davvero vuoi appassire sino alla morte per quell’uomo? Non desideri dei figli, un matrimonio, una casa tutta tua? Davvero non ti interessa più nulla solo perché lui ti ha lasciato?
Eleanor sentì l’aria bruciarle nei polmoni. — Forse dovrei...
— Quando intendi sposarti? A venticinque anni? A trenta? Chi ti sposerà a quel punto, Eleanor? Sei bella, sì, ma se non farai qualcosa per valorizzarti, non se ne accorgerà nessuno. Gli uomini, secondo la mia esperienza, non sono molto perspicaci. — Anne si sporse in avanti e la scrutò con attenzione. — Non hai neppure un filo di trucco, vero?
— Infatti. — Certo che Eleanor desiderava dei bambini. E un marito. Però voleva che i figli fossero di Gideon. Era folle, lo sapeva, e siccome Gideon non le apparteneva, non ci sarebbero stati neppure bambini. Come aveva fatto, il tempo, a scorrere tanto in fretta?
— Non ho ancora finito — aggiunse Anne. — Non si vede neppure un centimetro del tuo décolleté, e l’orlo dell’abito è così lungo da essere tutto inzaccherato. Quello che però importa davvero è il tuo atteggiamento. Hai l’aspetto di una puritana, ti prendi gioco degli uomini e li attacchi. Il sesso forte non lo apprezza, Eleanor, e scappa. Del resto, perché non dovrebbero?
— Sì. Ne hanno tutte le ragioni. — Eleanor iniziò a pregare che la sorella la smettesse, ma quella non accennava a farlo.
— Tutti pensano che tu sia snob — insistette invece Anne, inflessibile. — L’intera Londra sa che hai giurato di non sposare nessuno che non sia almeno un duca... ed è per questo che non sei vista di buon occhio. Almeno da parte degli uomini. Con una mossa soltanto, ti sei fatta considerare una moralista boriosa da ogni buon partito della città.
— Io intendevo solo dire che...
— Adesso, però, sul mercato c’è un duca — seguitò la sorella, sovrastandola con la voce. — Nientemeno che il duca di Villiers. Ricco come Creso e, a quel che si dice, più altezzoso di te, considerato che vuole sposare solo una duchessina. Sei tu, quella, Eleanor. Sei tu. Io sono già maritata, Elizabeth è troppo piccola, e in tutta Londra non c’è nessun’altra dama del tuo rango.
— Lo so.
— Ti sei scavata la fossa con le tue stesse mani — continuò Anne, senza quasi fermarsi per riprendere fiato. — Eri convinta che non ci fosse nemmeno un duca in cerca di moglie, ed ecco che, come per magia, ne appare uno e tutti dicono che stia pensando di chiedere la tua mano...
— Non vedo alcun motivo per festeggiare — replicò Eleanor. — Ti rammento che quelle stesse persone definiscono Villiers un tipo quasi sgradevole.
— Sei stata tu ad affermare di non volere altri che un duca — ripeté, testarda, la sorella — e adesso uno ti è caduto sul palmo della mano come una prugna matura. Non importa, dunque, se, come dici sempre tu, è un carro rotto.
Eleanor schiuse le labbra e si accorse, con sommo orrore, che il duca di Villiers era appena apparso alle spalle della sorella che, ignara, continuò la sua predica.
— Ricordi la cena della Dodicesima Notte? Hai detto a zia Petunia che avresti sposato un uomo che sapeva di urina e pelo di cane, purché fosse in possesso del titolo giusto.
Eleanor non aveva mai incontrato il duca di Villiers e non l’aveva mai neppure visto, ma era certa che si trattasse proprio di lui. Era esattamente come lo descrivevano tutti, con la mascella e gli zigomi in bilico tra l’avvenenza e la brutalità. Si diceva che non portasse mai la parrucca, e difatti quell’uomo non aveva neppure una spolverata di cipria sui capelli. La chioma nera era attraversata da alcune striature di un bianco brillante ed era trattenuta dietro la nuca da un nastro corvino. Non poteva essere che lui.
La sorella seguitava a parlare, come in un incubo. — Hai detto che avresti sposato un duca anche se fosse stato stupido come Ostrica o grasso come la scrof...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- UN DUCA TUTTO MIO
- 1
- 2
- 3
- 4
- 5
- 6
- 7
- 8
- 9
- 10
- 11
- 12
- 13
- 14
- 15
- 16
- 17
- 18
- 19
- 20
- 21
- 22
- 23
- 24
- 25
- 26
- 27
- 28
- 29
- 30
- 31
- 32
- Epilogo
- Note storiche
- Ringraziamenti
- Copyright