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Promessa di primavera
- 240 pagine
- Italian
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Promessa di primavera
Informazioni su questo libro
Per l'Inghilterra dei primi Ottocento Grace ha un passato che brucia, e che le ha ridotto il cuore in cenere. E ora che suo fratello è morto, lei è davvero sola e senza protezione. A trentasei anni e con i suoi precedenti, il matrimonio con il giovane sir Perry Lampman sembra perciò il meglio che Grace possa chiedere: un'esistenza tranquilla. Ma non è mai troppo tardi per innamorarsi...
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Informazioni
eBook ISBN
97888520667401
Quando il reverendo Paul Howard, parroco del villaggio di Abbotsford nello Hampshire, morì all’età di trentadue anni, la sua morte causò molto più tumulto di quanto il reverendo non avesse mai suscitato in vita. Era stato un uomo gentile e studioso, riverito quasi come un santo, onorato come ospite, rinomato per il bene che faceva ai poveri e agli ammalati e per lo più ignorato come predicatore. Ma questo era il minore dei mali, aveva confidato una volta la maggiore delle signorine Stanhope alla signora Cartwright, poiché ogni domenica, durante tutto il sermone, bastava solo dare un’occhiata al volto del reverendo per capire che l’Onnipotente aveva inviato sulla terra uno dei suoi angeli sotto false spoglie.
Anche nella morte il parroco venne innalzato al di sopra dell’ordinario. La signora Cartwright confessò spaventata che le parole della signorina Stanhope erano state profetiche. Il reverendo Howard si stava incamminando verso casa dopo aver fatto visita in una delle villette del vicinato, immerso come al solito nella lettura di un libro, quando le urla di alcuni bambini avevano interrotto la sua concentrazione. Alzati gli occhi aveva visto un bambinetto che, entrato in un campo recintato, era stato attaccato da un toro evidentemente infastidito.
Il reverendo aveva lasciato cadere il libro nella polvere e, ruggendo con una ferocia di cui nessuno l’avrebbe creduto capace, si era lanciato verso il campo. Scavalcata agilmente la staccionata e dopo aver sollevato di peso il bambino e averlo deposto al di là del recinto, si era voltato a fronteggiare il toro. Sembrava in tutto e per tutto Davide che affrontava il gigante Golia, avrebbe detto in seguito il signor Watson, il poeta contadino, per quanto non avesse assistito di persona all’incidente. Gli unici testimoni erano stati i bambini.
Sfortunatamente, però, il reverendo Howard non possedeva una fionda come Davide. Morì probabilmente ancor prima che i bambini terrorizzati riuscissero a raggiungere il villaggio in cerca di aiuto. Divenne istantaneamente un martire, un uomo che aveva dato la vita per un bambino. Il povero toro gli sopravvisse solo poche ore.
Ma la gente di Abbotsford e della campagna circostante non fu lasciata a lungo alla commemorazione di tale gloriosa impresa, poiché un problema molto più pratico aspettava una soluzione. Il reverendo aveva lasciato una sorella nubile. Una sorella povera, per quanto ne sapevano loro. Si era trasferita alla canonica cinque anni prima e da allora era vissuta con il fratello come governante e tuttofare. Nessuno dei due aveva mai accennato all’esistenza di una famiglia, perciò si supponeva che non ce ne fosse più alcuna. E il reverendo non era certo un uomo ricco. Aveva l’abitudine di donare più di quanto possedesse, tant’è vero che la signora Courtney e la signora Cartwright consideravano un miracolo il fatto che la signorina Howard riuscisse ad avere qualcosa da cucinare. Forse i due erano davvero angeli e vivevano d’aria.
Nei giorni successivi alla morte del fratello, Grace Howard sembrò inconsapevole dell’inevitabile posizione in cui l’eroismo del fratello l’aveva messa. Di solito tranquilla e dignitosa, sembrava ora essere divenuta di marmo. Paul era tutto ciò che le era rimasto. Ora non aveva più nulla. E nessuno. Non riusciva ad andare al di là del fatto specifico della morte e a considerare che non aveva un posto dove andare e dei mezzi di sostentamento per vivere.
Ma la gente attorno a lei non ne era così inconsapevole e tanto meno insensibile. Il fratello della signorina Howard era morto per salvare uno dei loro bambini. Era loro preciso dovere prendersi cura di sua sorella.
— Potrebbe venire a vivere con noi — comunicò la signorina Stanhope di fronte a una piccola congrega di signore nel suo salottino il giorno dopo il funerale. — Letitia e io siamo tutte sole da quando papà e mamma sono morti e il caro Bertie si è trasferito. Di posto ve n’è in abbondanza per tutte e tre. Ma acconsentirà a venire qui? O non la prenderà piuttosto come un’offerta di carità?
Molte signore annuirono come a indicare che, in effetti, la signorina Howard sarebbe potuta essere troppo orgogliosa per accettare un’offerta così generosa.
— Ed è una così cara ragazza — aggiunse Letitia Stanhope in appoggio alla sorella. — Sono certa che non sconvolgerebbe affatto le nostre abitudini.
— Il signor Courtney proponeva di chiederle di venire da noi come governante per la nostra Susan — intervenne la signora Courtney. — Ma Susan ha già quindici anni e tra poco non avrà più bisogno di una governante. Cosa ne sarà allora della signorina Howard? Gli altri quattro sono maschi — aggiunse poi in tono distratto. — E comunque sono tutti maggiori di Susan.
I poveri abitanti del villaggio, coloro che lavoravano per il conte di Amberley, fecero una colletta di cibo e denaro, con l’intenzione di donarla alla signorina Howard dopo il funerale. Ma sapevano benissimo che quel pensiero, per quanto fosse costato loro molti sacrifici, avrebbe risolto il problema della ragazza soltanto per una settimana o due.
La contessa di Amberley sollevò il problema con il conte suo figlio che, di ritorno dalla parrocchia, sedeva con lei nella serra.
— Quella povera ragazza — disse la contessa. — Si vede chiaramente, Edmund, che non ha ancora afferrato completamente quel che le è accaduto e quel che l’attende. È come sotto shock. Il dottor Hanson giura che non ha nemmeno pianto. Sono molto lieta, caro, che tu abbia pensato di offrirle l’aiuto della signora Oats e degli altri domestici quando arriverà il vescovo per i funerali.
Il conte di Amberley sospirò. — Siamo davvero privilegiati, vero, mamma? Almeno sappiamo che, qualunque disgrazia ci possa colpire, materialmente potremo sempre continuare a vivere con tutti i conforti. Devo trovare un’occupazione per la signorina Howard. Non credo che accetterebbe un sussidio da me, che ne dite?
— Molto improbabile — replicò sua madre. — Forse il nuovo parroco ordinato dal vescovo avrà bisogno di una governante. Ma forse sarà lei stessa a non voler rimanere alla canonica senza suo fratello. Avevo pensato di offrirle il posto di dama di compagnia, che ne dici, Edmund?
— Dama di compagnia? — fece lui con la fronte aggrottata. — Volete dire per voi, mamma? Ma è una cosa che detestate.
— Oh, mio caro, temo di sì, ma che altro potrei fare? Mi dispiace molto per la signorina Howard. So cosa vuol dire perdere qualcuno che rappresenta per te il mondo intero. Penso sempre a papà in momenti come questo.
Il conte di Amberley si sporse in avanti e le strinse la mano. — Lasciate prima che le parli io, mamma. Forse ha già qualche idea. E magari non dovremo caricarvi del fardello di una dama di compagnia.
— Non sarebbe un fardello, Edmund — rispose la signora. — La signorina Howard è una donna molto sensibile.
Il conte le sorrise. — Perry sta prendendo la morte di Paul molto duramente. Erano molto amici. Sono stato persino geloso della loro amicizia prima di capire che si può essere amici di più persone senza per questo escludere nessuno. Io e Perry siamo amici da tempo immemore.
Sir Peregrine Lampman non si consultò con nessuno sul da farsi riguardo la sorella del suo amico. La mattina dopo il funerale, non appena partito il vescovo, le fece visita e, prima che i vicini e gli amici potessero mettere in pratica le loro offerte di aiuto, la chiese in moglie.
Alla morte di suo padre, avvenuta tre anni prima, sir Peregrine Lampman era divenuto proprietario di Reardon Park, una modesta tenuta se paragonata alla distesa sconfinata di terre degli Amberley, ma non di meno abbastanza estesa e ricca da porlo sul piedistallo della vita sociale della contea. Viveva in una dimora di pietra grigia risalente al XVIII secolo, costruita da suo nonno; la casa poteva apparire poco imponente rispetto ad Amberley Court, situata in una valle pittoresca vicino al mare, ma contava non meno di dieci camere per gli ospiti.
Sir Peregrine era un uomo solare e di notevole fascino che sembrava sorridere sempre. Non era particolarmente alto, ma sottile e ben fatto, e i suoi amici lo consideravano anche bello. Eppure non v’era nulla in lui che lo facesse risaltare al di sopra della media. I capelli né biondi né scuri, né ricci né lisci, né corti né lunghi. Gli occhi né blu né grigi né verdi, ma un misto di tutti e tre i colori. Vestiva alla moda, ma senza alcun accenno di dandismo.
Probabilmente erano il suo fascino e la sua gentilezza a farlo sembrare più bello. Le donne in particolare sembravano avere da sempre un debole per lui. Egli aveva sempre una parola scherzosa, a volte persino accompagnata da una strizzatina d’occhi per le più anziane. La signorina Stanhope arrivava a definire il suo comportamento “oltraggioso”. Pure si sentiva molto lusingata dalle attenzioni del giovane. La signorina Letitia Stanhope si schermiva leziosamente quando il caro sir Perry osservava quanto le donasse il nuovo cappellino. Credeva sempre, o per lo meno faceva sempre finta di credere, che il cappellino fosse nuovo.
Amava flirtare con le più giovani, ma senza mai eccedere e in modo tale che nessuna di loro potesse considerare serie le sue intenzioni. Poiché Peregrine non si era mai innamorato, malgrado i suoi venticinque anni, neanche ci aveva mai pensato. Era così piacevole lasciar vagare liberamente lo sguardo e vedere una gota arrossire o degli occhi scintillare pieni di aspettative. Quanto ai suoi bisogni naturali, aveva modo di soddisfarli pienamente durante le sue frequenti visite a Londra.
Amava particolarmente flirtare con lady Madeline Raine, sorella del conte di Amberley, che aveva cinque anni meno di lui. L’aveva stuzzicata per tutta l’adolescenza quando la ragazza tentava disperatamente di tenere dietro alle scorribande pericolose di lord Eden, suo gemello. Ma negli ultimi due anni, da quando aveva fatto il debutto in società, aveva preso a flirtare con lei. La ragazza conosceva le regole del gioco ed era abile quanto lui. Con Madeline si poteva sorridere guardandola fissa negli occhi, farle i complimenti più sfacciati, baciarle la punta delle dita con la certezza che l’attimo dopo la ragazza avrebbe battuto con civetteria il ventaglio sul braccio di qualcun altro, ridendo, civettando e allontanandosi poi volteggiando al braccio dell’altro ammiratore.
Con gli uomini Peregrine aveva un atteggiamento più serio. Cercava qualcosa di più del mero divertimento dai suoi amici maschi. Leggeva molto, rifletteva molto e nulla lo dilettava di più dell’avere un compagno con cui confrontare le proprie opinioni.
Lui ed Edmund Raine, conte di Amberley, erano amici da tempo immemore. Lo erano tutt’ora, malgrado la crescente tendenza di Amberley a rinchiudersi in se stesso da quando aveva ereditato il titolo. Amberley era stato caricato troppo presto di responsabilità enormi: suo padre era morto quando il ragazzo aveva appena diciannove anni, i suoi fratelli gemelli dodici e sua madre era rimasta sull’orlo di un tracollo nervoso per più di un anno. Amberley passava diversi mesi all’anno a Londra con la famiglia. L’amicizia tra i due uomini era ancora molto forte, ma non erano più inseparabili come da ragazzi.
Il reverendo Paul Howard aveva riempito il vuoto lasciato da Amberley nella vita di Peregrine. Calmo e beato come appariva ai suoi parrocchiani, era in realtà persona dal vivace intelletto, se messo a confronto con qualcuno di pari cultura e sensibilità. Insieme i due uomini avevano affrontato argomenti di letteratura, scienze, arte, religione, filosofia e politica, il più delle volte in disaccordo, spesso alzando la voce, ma senza mai giungere a un vero alterco. Avevano imparato a rispettare l’opinione dell’altro.
Peregrine era un frequentatore assiduo della parrocchia. Molto spesso rimaneva alcuni minuti in compagnia di Grace Howard, ma raramente scambiavano qualche parola, perché la ragazza era sempre indaffarata. Sembrava felice di vivere all’ombra del fratello, senza mai farsi avanti. I suoi immensi occhi grigi sembravano guardare il mondo con una grande calma. Eppure v’era qualcosa in quel viso, una certa tensione, riscontrabile soprattutto nella piega delle labbra, che aveva fatto meditare spesso Peregrine sulla vita della donna e chiedersi cosa si nascondesse dietro quella apparente calma.
Di certo era capace di creare oggetti di straordinaria bellezza. Amava stare a osservarla mentre ricamava. I fiori e gli altri disegni che nascevano da sotto le sue dita sembravano talmente vitali da dargli la sensazione di sentirne la fragranza. E il giardino sul retro della parrocchia, dove lei si affaccendava a volte per ore, brulicava di colori e di profumi dai primi giorni di primavera fino ad autunno inoltrato.
Peregrine era rimasto sbigottito alla morte improvvisa dell’amico. Per un intero giorno non riuscì a pensare ad altro che alla sua perdita e al dolore che gli causava. Fu solo recandosi alla parrocchia per porgere le condoglianze alla signorina Howard che si rese conto dello strazio di quest’ultima. V’erano altri sei visitatori stipati nel salottino, che parlavano tutti a bassa voce come per tema di svegliare il reverendo nella bara in sala da pranzo.
La signorina Howard sedeva in mezzo agli ospiti e sembrava la stessa di sempre. Ma a Peregrine, che oramai la vedeva tutti i giorni da cinque anni, non sfuggirono la smorfia di tensione della bocca e lo sguardo vacuo. Sedeva calma e composta nell’abito a lutto con le mani, di solito affaccendate, posate in grembo. Gli occhi si spostavano da un visitatore all’altro senza mai perdere il controllo.
Cos’avrebbe fatto? Dove sarebbe andata? Stranamente, malgrado l’amicizia che lo legava al parroco, non avevano mai parlato di faccende personali. Peregrine sapeva quasi tutto della sua mente, ma nulla di lui come uomo. E ancora meno di sua sorella.
Di certo non poteva rimanere alla parrocchia. E non aveva dei mezzi propri. A quanto ne sapeva il reverendo e la sorella non avevano altri introiti oltre al suo stipendio. E Paul era stato fin troppo generoso con il suo denaro. Di certo non ne era rimasto molto per la signorina Howard.
Rimase seduto a fissarla mentre gli altri visitatori le parlavano. E vide una donna coraggiosa e sola il cui viso denotava dignità e fermezza di carattere. Vide una giovane donna attraente che aveva reso la vita piacevole al suo amico, trasformandogli la casa in un luogo di bellezza....
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- PROMESSA DI PRIMAVERA
- 1
- 2
- 3
- 4
- 5
- 6
- 7
- 8
- 9
- 10
- 11
- 12
- 13
- 14
- 15
- 16
- Copyright