Bianca la neve
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Bianca la neve

  1. 216 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Bianca la neve

Informazioni su questo libro

Lumikki Andersson parte per Praga, dove intende godersi una vacanza in pace e solitudine, lontana dalle oscure vicende in cui è rimasta coinvolta in Finlandia, la sua madrepatria.

Il viaggio però si rivela tutt'altro che rilassante: infatti poco dopo il suo arrivo viene avvicinata da una ragazza, Lenka, che afferma di essere sua sorella. Pur sembrandole sincera, Lumikki percepisce che la giovane donna nasconde qualcosa: un segreto più grande di lei, radicato nella sua "sacra" famiglia adottiva.

Nel tentativo di fare luce sul mistero, la protagonista entra in contatto con una strana setta religiosa che, a poco a poco, si rivela più pericolosa di quanto potesse immaginare... Ma per fortuna Lumikki non è l'unica a voler indagare, e presto la sua strada incrocia quella di Jiři, giovane e brillante giornalista in cerca di scoop che si trova già da tempo sulle tracce della setta.

Una immane tragedia incombe su di loro e qualcuno intende anche lucrarci una grossa somma. Lenka corre un pericolo mortale, e così Lumikki, che ormai sa molto più di quello che dovrebbe sapere. Nell'impietosa calura che imprigiona la capitale ceca, Lumikki sarà costretta, a ogni passo, a valutare di chi fidarsi, poiché nessuno è puro e bianco come la neve.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2015
Print ISBN
9788804652236
eBook ISBN
9788852067525

19 GIUGNO DOMENICA

16

Nella sua vita Lumikki aveva imparato tante parole curiose, ma senza dubbio “funicolare” era la più divertente. “Funikulaari, funicular, funiculaire, funicolare”: si divertiva a ripeterlo ad alta voce al ritmo del convoglio. Il termine tecnico finlandese “impianto terrestre a fune”, invece, non stimolava affatto la sua fantasia. Ignara del luogo, Lumikki aveva pensato di raggiungere a piedi la collina di Petřín, ma quando la mattina aveva chiesto a Jiři cosa ne pensasse, lui aveva ribattuto che per una volta conveniva prendere la funicolare, visto che c’era. E poi costava come un normale biglietto dell’autobus.
Quella mattina lei e Jiři si erano accordati così: lui avrebbe continuato le sue ricerche, lei avrebbe tentato di intervistare Lenka e di farsi dire quali erano i programmi della setta. Si sarebbero rivisti nel pomeriggio a casa di Jiři, per aggiornarsi. Il giornalista era decisamente del parere che per la sua incolumità Lumikki dovesse alloggiare a casa sua. Lei lo aveva assecondato.
Mentre la funicolare saliva lenta e regolare, Lumikki vagava con lo sguardo lungo i versanti boscosi della collina. Era rapita dalle forme del paesaggio, tanto diverse rispetto a quelle del suo Paese. Vallate, colline, pendii, scale e tetti. Un paesaggio variegato, rasserenante. Gli altri passeggeri erano quasi tutti turisti e ogni tanto si alzavano in piedi, indicavano un dettaglio del panorama e gridavano eccitati. Qualche residente se ne stava seduto con il muso lungo, proprio come i finlandesi a novembre sull’autobus. Ormai Lumikki aveva imparato che i praghesi non erano per nulla loquaci né tanto meno allegri. A lei non dispiaceva, anzi: se la cassiera di un negozio non sorrideva, neanche lei era costretta a esibirsi in una smorfia forzata.
Pane al pane, vino al vino.
Non erano ancora le dieci, ma la temperatura si era già impennata oltre i venticinque gradi. Sulle pendici della collina, comunque, soffiava un venticello piacevole, che entrava nella funicolare dai finestrini aperti. A Lumikki sembrò per un istante di essere impegnata a fare esattamente quello per cui era venuta: la turista solitaria, sconosciuta a tutti e che non conosceva nessuno. Tranquilla e sola con i suoi pensieri. Voleva dimenticare che era diretta a un appuntamento con Lenka.
Sulla panca di fronte a lei era seduto un papà con due bambine. Avevano circa tre e cinque anni, ed era evidente che erano sorelle. Avevano tutte e due le trecce. La più piccola le teneva arrotolate come girelle sulle orecchie, la grande alzate sulla testa a formare una corona. Come le portava Lenka. Il ginocchio sinistro della piccola, su cui campeggiava un cerotto di Hello Kitty, era attaccato al destro della grande.
Di colpo Lumikki si ricordò di due mani paffute e maldestre, ma affettuose, che le applicavano sul ginocchio un cerotto con l’immagine di Topolino.
Una voce che sussurrava: «Ora la tua sorella maggiore ti fa passare la bua».
E poi uno sbuffo di fiato potente, che aveva trasportato un paio di goccioline di saliva sulla sua pelle. Le era venuto da ridere.
Non poteva essere vero. Forse qualcuno le aveva messo effettivamente un cerotto. Forse un’amichetta o una cugina un po’ più grande. Ma non una sorella maggiore. Lei e Lenka non si erano mai incontrate prima. Forse la vista delle sorelline aveva rievocato un ricordo d’infanzia dimenticato e la sua mente sovrapponeva elementi che non ne facevano parte. È così che funziona la mente umana. Tanto che è possibile manipolarla e inculcare nelle persone ricordi di cose che non hanno vissuto. Alcuni rievocano un’infanzia di violenze e abusi, anche se questi fatti non sono mai realmente avvenuti.
Un’immagine ancora più fastidiosa le insidiava i pensieri. La visione di un incubo, che avrebbe preferito non guardare. Lei che cercava di mettersi un cerotto, ma il fiotto di sangue era così abbondante che il cerotto diventava subito rosso e umido. Il sangue era troppo. Le veniva da piangere. Non capiva. Perché la bua non migliorava mettendoci il cerotto?
La funicolare arrivò a destinazione sferragliando. Lo scossone scacciò dalla mente di Lumikki quelle immagini incongrue e inutili. Nello stesso tempo le fece balenare un ricordo così nitido che non poteva essere frutto della sua immaginazione.
Le figure sfuocate del padre e della madre chini sopra di lei, probabilmente sul suo letto. Lei era distesa sul materasso e si sentiva pesante, come un elefante raggomitolato su se stesso. Così le sembrava di aver pensato. Un gomitolo pesante, che non percepiva il suo corpo. I volti dei suoi genitori erano grigi, stanchi e addolorati.
«Tua sorella...» dicevano.
Ognuno dei due aveva parlato per conto proprio, ma la voce era uscita all’unisono. Per oscure ragioni non erano riusciti a dire altro.
La folla si accalcava per uscire dalla vettura, oltrepassandola. Anche lei si costrinse a muovere le gambe, per quanto appesantite da quel ricordo. La situazione che aveva rivissuto era reale, lo percepì subito, una verità netta e lampante.
Aveva una sorella maggiore.
L’albero genealogico sul foglio dava l’idea di essere stato potato con una sega, con zelo eccessivo.
«Davvero non sai nient’altro?» l’apostrofò Lumikki.
Lenka scrollò il capo.
Sul foglio comparivano lei, sua madre Hana Havlová, i suoi nonni materni Maria Havlová e Franz Havel, il fratello di Franz, Klaus Havel, e il figlio di quest’ultimo, Adam Havel.
«Quindi Adam sarebbe il capo della vostra famiglia?» si accertò Lumikki, evitando di riferirsi a loro come a una setta. Sentiva che, se avesse usato quel termine, Lenka si sarebbe messa sulla difensiva.
«Adam è...» Lenka si interruppe, pensierosa. «Adam è il “Padre”. Lo chiamiamo tutti così, anche i più anziani, perché si prende cura di noi come un padre. E per me lo è stato davvero, visto che non ne ho mai avuto uno.»
«Quanti anni ha?»
«Non ne sono sicura. Sulla sessantina, direi. Perché?» si stupì la ragazza.
Lumikki alzò le spalle, senza rispondere. Avrebbe voluto sapere altro di Adam, ma dai movimenti bruschi di Lenka e dalla tensione nella sua voce si accorse che la conversazione si era spinta troppo in avanti. Lenka l’avrebbe interrotta da un momento all’altro.
Sedute sulla cima della collina di Petřín, le due ragazze osservavano gli sciami di turisti che passavano per ammirare la torre, molto simile alla torre Eiffel anche se più piccola e graziosa. Di tanto in tanto Lumikki indugiava con lo sguardo sulle dita sottili della ragazza. “Mi hanno davvero applicato un cerotto sul ginocchio?” si chiedeva. “E se ci fossimo incontrate ma Lenka non lo ricordasse? O se mentisse, dicendo di avermi vista solo in fotografia? Ma perché poi? Non ha nessun senso. Siamo sedute una accanto all’altra, così vicine che le nostre ginocchia potrebbero toccarsi, eppure tra noi c’è una barriera di segreti.” Lumikki aveva taciuto su Jiři, sul killer che le avevano messo alle costole, su tutto ciò che le aveva riferito il giornalista. E allo stesso modo era convinta che anche Lenka le nascondesse qualcosa.
C’era una volta una bambina che aveva un segreto.
C’erano una volta due bambine che avevano dei segreti che non si erano rivelate.
La stessa famiglia dei segreti. Le scappò quasi da ridere.
«E insomma tua madre non ti ha mai parlato di Adam?» tornò all’attacco.
«No, te l’ho già detto. Non ho mai visto nessuno dei miei parenti. I miei nonni materni sono morti prima che io nascessi. Non sapevo neanche che mio nonno avesse un fratello e che questo avesse un figlio. Non capisco perché la mamma non me ne abbia mai parlato. Eppure aveva vissuto con loro.»
Lumikki sussultò.
«Tua madre abitava con la Famiglia? Prima che tu nascessi?»
«Sì. Ma poi se ne andò. Non sono riuscita a trovare nessuna spiegazione al suo gesto, se non il fatto che l’oscurità si fosse insediata dentro di lei. Altrimenti, perché avrebbe lasciato delle così brave persone?»
Lenka guardò Lumikki con gli occhi sgranati, come se lei potesse darle una risposta. Lumikki fu percorsa da un brivido. Se la madre di Lenka aveva abbandonato la setta e interrotto tutti i rapporti con i membri, doveva avere una buona ragione. E poi, quando era morta, i seguaci si erano premurati di andare a prendersi la figlia, cogliendola dall’albero come una mela matura.
«L’ho chiesto qualche volta anche a Adam, ma lui mi ha detto soltanto che il passato è passato e che dovrei dimenticarmi di mia madre. Ha ragione. La mamma appartiene alla mia vita precedente. Quello che conta ora non è il passato, è il futuro.»
Lenka rivolse il viso in direzione del sole, chiudendo gli occhi e sorridendo. Aveva di nuovo quell’espressione estasiata che faceva sentire Lumikki a disagio, completamente estranea a quello che ardeva nel cuore della ragazza.
«Avete in programma qualcosa di speciale per il futuro?» provò a domandarle, cauta. «Magari nel breve termine?»
Lenka aprì gli occhi e la fissò con uno sguardo penetrante.
«Solo chi fa parte della Famiglia, e crede, conosce la verità. Tu non credi ancora. Non credi di essere mia sorella e comunque non hai la fede.»
Lumikki ponderò la risposta per un secondo. Poi per un altro. E per un terzo, ritornando sui suoi propositi. Aveva deciso di non raccontare nulla, per lo meno non direttamente, ma in quel momento le sembrò che la ragazza si sarebbe potuta alzare per poi uscire dalla sua vita senza voltarsi indietro. Non poteva permetterlo. Le era già successo troppe volte.
La voce di Lenka fu come una doccia fredda in quell’afa.
«Penso che sia meglio se non ci vediamo più. Tu te ne tornerai presto a casa, da tua madre. E da tuo padre. Il tuo. Sono stata una sciocca a pensare che potesse essere anche il mio. E poi io ho già un padre: Adam. Ho già tutto. Non ho bisogno di nulla.»
“No, no, no, no!” stava urlando Lumikki dentro di sé. “Non può finire così! Non deve!” Non poteva lasciare che le persone importanti della sua vita sparissero un’altra volta, dileguandosi nel nulla.
Fece un gesto che non era da lei. Prese la mano di Lenka e la strinse fra le sue. La guardò negli occhi, e la distanza e il gelo di poco prima si sciolsero all’istante.
«Tu sei mia sorella. Ci credo.»
Vide le sue parole penetrare nella coscienza di Lenka. La mano della ragazza fu scossa da un tremito, gli occhi le si riempirono di lacrime. Anche lei fu costretta a deglutire un paio di volte. Come se il fardello nero e pesante che le gravava sul petto fosse scomparso. Finalmente. La risposta. La verità. Era lì.
I turisti allegri passavano senza accorgersi di loro. L’afa e il sudore avevano bagnato e arricciato a entrambe i capelli sulla nuca, ma nessuna delle due sentiva il caldo del sole. Erano immerse in un mondo privato, un mondo che apparteneva a loro due soltanto.
Lenka la abbracciò con forza. Lei ricambiò con lo stesso impeto. Sentiva sulle spalle le lacrime salate della ragazza che si mischiavano con il salato del sudore. Fu invasa da una felicità inattesa. L’ultima volta che aveva provato una sensazione simile era stato con Liekki.
Venire a Praga e trovare una sorella. Era un miracolo. Un dono. Doveva accettarlo, perché difficilmente avrebbe avuto un’altra opportunità.
Quando Lenka si scostò, Lumikki senza rendersene conto si mise ad asciugarle le lacrime con la mano, con dolcezza e in modo naturale. Ebbe ancora la strana sensazione di averlo già fatto, anche se sapeva che era impossibile. Forse, nonostante tutto, gli stessi geni, lo stesso sangue nelle vene trasmettevano una percezione di familiarità. Non aveva mai creduto a queste cose, ma valutò che probabilmente era giunto il momento di riesaminare quello in cui credeva. Erano successe tante cose. Cose grandi.
«Voglio che tu venga a conoscere la Famiglia» dichiarò Lenka.
Era quello che voleva anche Lumikki. Non per la Famiglia, ma per la ragazza, per assicurar...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. BIANCA LA NEVE
  4. 16 GIUGNO GIOVEDÌ
  5. 17 GIUGNO VENERDÌ NOTTE FONDA
  6. 17 GIUGNO VENERDÌ
  7. 18 GIUGNO SABATO NOTTE FONDA
  8. 18 GIUGNO SABATO
  9. 19 GIUGNO DOMENICA NOTTE FONDA
  10. 19 GIUGNO DOMENICA
  11. 20 GIUGNO LUNEDÌ
  12. 23 GIUGNO GIOVEDÌ
  13. Copyright