
- 280 pagine
- Italian
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eBook - ePub
Le fatiche di Hercule
Informazioni su questo libro
Un bel giorno Hercule Poirot scopre che un eroe della mitologia classica ha avuto non solo l'impertinenza di portare il suo stesso nome, ma anche l'ardire di compiere imprese che un professore universitario sembra giudicare superiori a quelle compiute da lui. Ma chi è questo mitico Ercole, se non un omone tutto muscoli, privo di eleganza e buone maniere? E come è possibile paragonare le imprese di Poirot, frutto dell'impeccabile funzionamento delle sue «cellule grigie», alle fatiche di Ercole, che ha affrontato mostri di varia natura servendosi solo della sua forza bruta? Ecco dunque Poirot emulare il muscoloso semidio greco e risolvere con la forza della mente i suoi dodici casi.
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Informazioni
Il toro cretese
I
Hercule Poirot osservò pensieroso la visitatrice.
Vide una faccia pallida dal mento piuttosto deciso, occhi più grigi che azzurri e quei capelli corvini dai riflessi azzurri che si vedono così di rado – i riccioli di ametista dell’antica Grecia.
Notò l’abito in tweed di buon taglio, ma anche piuttosto sgualcito, la borsetta un po’ sciupata e l’arroganza istintiva di modi che si nascondeva dietro l’evidente nervosismo della ragazza. Pensò tra sé: “Ah sì: nobiltà di provincia… senza il becco d’un quattrino! Dev’essere proprio una questione straordinaria che l’ha spinta a venire da me”.
Diana Maberly disse con la voce che le tremava leggermente: «Io… io non so se siete in grado di aiutarmi, Monsieur Poirot. È… è una situazione assolutamente fuori dal comune».
Poirot chiese: «Ah, sì? Volete raccontarmela?».
Diana Maberly disse: «Sono venuta da voi perché non so che cosa fare! Non so neanche se c’è qualcosa da fare!».
«Permettete che sia io a giudicarlo?»
La ragazza diventò rossa di colpo. E disse, parlando rapidamente, un po’ ansante: «Sono venuta da voi perché l’uomo con cui ero fidanzata da più di un anno ha rotto il fidanzamento». Tacque e lo guardò con aria di sfida.
«Dovete pensare» aggiunse «che mi abbia dato completamente di volta il cervello.»
Lentamente, Hercule Poirot scosse la testa.
«Al contrario, mademoiselle, non ho alcun dubbio che siate molto intelligente. Non è certo il mio métier nella vita quello di mettere rimedio ai litigi fra fidanzati e so benissimo che ne siete perfettamente al corrente. Quindi ci dev’essere qualcosa di insolito in questa rottura di fidanzamento. È così, o sbaglio?»
La ragazza annuì. Poi disse a voce chiara e limpida: «Hugh ha rotto il nostro fidanzamento perché è convinto di diventare pazzo. E, secondo lui, chi è pazzo non deve sposarsi».
Le sopracciglia di Hercule Poirot si sollevarono leggermente.
«E voi non siete d’accordo?»
«Non lo so… Che cosa significa essere pazzo, in fondo? Lo siamo un po’ tutti.»
«Così dicono» convenne Poirot con cautela.
«È soltanto quando uno comincia a pensare di essere un uovo affogato o qualcosa del genere che devono chiuderti in manicomio.»
«E il vostro fidanzato non ha raggiunto questo stadio?»
Diana Maberly disse: «Io non riesco a trovare niente che non vada in Hugh. È… la persona mentalmente più sana che io conosca. Sicuro… un uomo su cui si può fare affidamento…».
«E allora perché lui crede di star diventando pazzo?» Poirot si interruppe un momento prima di proseguire. «C’è forse un ramo di pazzia nella sua famiglia?»
Con riluttanza, Diana annuì. Disse: «Suo nonno era malato di mente, credo… anche una prozia. Ma quello che sostengo è che in ogni famiglia c’è qualcuno un po’ strambo. Un po’ corto di cervello, o esageratamente intelligente o qualcosa del genere!».
I suoi occhi erano supplichevoli.
Hercule Poirot scosse la testa con tristezza e disse: «Sono molto spiacente per voi, mademoiselle».
La ragazza alzò di scatto il mento ed esclamò: «Non voglio che siate spiacente per me! Voglio che facciate qualcosa!».
«E cosa vorreste che facessi?»
«Non lo so… ma c’è qualcosa che non mi suona giusto.»
«Volete dirmi tutto quello che sapete sul vostro fidanzato, mademoiselle?»
Diana cominciò a parlare con foga: «Si chiama Hugh Chandler. Ha ventiquattro anni. Suo padre è l’ammiraglio Chandler. Vivono a Lyde Manor, che appartiene alla famiglia dall’epoca di Elisabetta I. Hugh è figlio unico. È entrato in Marina… come tutti i Chandler… è una specie di tradizione… fin da quando Sir Gilbert Chandler è salpato con Sir Walter Raleigh nel millecinquecento-e-qualcosa… Hugh è entrato in Marina perché così doveva essere. Suo padre non avrebbe voluto sentirgli proporre nient’altro. Eppure… eppure è stato proprio suo padre a insistere per farlo congedare!».
«Quando è successo?»
«Pressappoco un anno fa. Del tutto all’improvviso.»
«Hugh Chandler era contento della sua professione?»
«Contentissimo.»
«Non c’è stato, per caso, qualche scandalo in cui è stato coinvolto?»
«Chi? Hugh? Nessuno, assolutamente. Stava facendo una splendida carriera. Lui… lui non è riuscito a capire suo padre.»
«Qual è stata la ragione che l’ammiraglio Chandler ha fornito per questa sua decisione?»
Diana disse lentamente: «Non l’ha mai data, in realtà. Oh! Ha detto che Hugh doveva assolutamente imparare ad amministrare le proprietà di famiglia… ma… ma era solo un pretesto. Perfino George Frobisher l’ha capito».
«E chi sarebbe George Frobisher?»
«Il colonnello Frobisher. Il più vecchio amico dell’ammiraglio Chandler, il padrino di Hugh. Passa quasi tutto il tempo giù a Lyde Manor.»
«E cos’ha pensato il colonnello Frobisher della decisione dell’ammiraglio Chandler che suo figlio dovesse lasciare la Marina?»
«È rimasto di stucco. Non è riuscito a capirci niente. Nessuno ci è riuscito.»
«Neanche Hugh Chandler in persona?»
Diana non rispose subito. Poirot attese un minuto, poi continuò: «Al momento anche lui, forse, sarà rimasto sbalordito. Ma adesso? Non ha detto niente… proprio niente?».
Diana mormorò con riluttanza: «Ha detto… pressappoco una settimana fa… che suo padre aveva ragione… che era l’unica cosa da fare».
«Gli avete chiesto il perché?»
«Certo! Ma non me lo ha voluto dire.»
Hercule Poirot rifletté per un minuto o due e poi disse: «Non è successo qualcosa di fuori dall’ordinario nella località dove abitate? Che potrebbe essere cominciato, magari, un anno fa o giù di lì? Qualche cosa che ha fatto nascere un mucchio di chiacchiere e di supposizioni fra gli abitanti locali?».
Lei ribatté tagliente: «Non so a che cosa volete alludere!».
Poirot disse a voce bassa, ma con una sfumatura di autorità: «Fareste meglio a dirmelo».
«Non c’è stato niente… assolutamente niente di quello che pensate voi!»
«Di qualche altro genere, allora?»
«Vi trovo semplicemente insopportabile! Nelle fattorie di campagna succedono cose strane. Si tratta di una vendetta… oppure c’è di mezzo lo scemo del villaggio o roba simile.»
«Che cosa è successo?»
Lei rispose, riluttante: «C’è stato un grande scalpore per qualche pecora… le hanno trovate sgozzate. Oh, è stata una cosa orrenda! Però erano tutte di un solo contadino, che è un uomo molto rude. La polizia ha pensato che fosse una specie di ripicca nei suoi confronti».
«Ma non hanno preso la persona che l’aveva fatto?»
«No.» E aggiunse con aria focosa: «Ma se credete…».
Poirot alzò una mano: «Voi non sapete affatto cosa credo». Poi aggiunse: «Piuttosto, ditemi, il vostro fidanzato ha consultato un medico?».
«No, ne sono sicura.»
«Non sarebbe stata la cosa più semplice da fare?»
Diana disse lentamente: «Non lo farà. Lui… detesta i dottori».
«E suo padre?»
«Non credo che l’ammiraglio abbia molta fiducia nei dottori. Dice che sono un branco di venditori di fumo.»
«E l’ammiraglio, che aspetto ha? Sta bene, lui? È sereno?»
Diana disse a bassa voce: «È invecchiato terribilmente in… in…».
«In quest’ultimo anno?»
«Esatto. È un rudere… l’ombra di quello che era.»
Poirot annuì pensieroso, poi chiese: «Aveva approvato il fidanzamento del figlio?».
«Oh, sì. Vedete, i possedimenti terrieri dei miei confinano con quelli dei Chandler. Sono generazioni che la mia famiglia risiede lì. È stato felicissimo quando Hugh e io abbiamo deciso di fidanzarci.»
«E adesso? Che cosa dice del fidanzamento andato a monte?»
La voce della ragazza ebbe un tremito quando disse: «L’ho incontrato ieri. Aveva un aspetto spaventoso. Mi ha preso una mano fra le sue. Ha detto: “È dura per te, figliola mia. Però il ragazzo sta facendo la cosa giusta – l’unica cosa che può fare”».
«E così,» disse Hercule Poirot «siete venuta da me?»
Lei annuì. E domandò: «Potete fare qualcosa?».
Hercule Poirot rispose: «Non lo so. Perlomeno posso venire giù a vedere di persona quel che sta succedendo».
II
Hercule Poirot restò impressionato dal magnifico aspetto di Hugh Chandler. Alto, proporzionato, un fisico stupendo, petto e spalle poderosi, una gran testa piena di capelli fulvi: dalla sua persona emanava una tremenda sensazione di forza e virilità.
Appena arrivati a casa di Diana, questa aveva telefonato all’ammiraglio Chandler ed erano ripartiti subito per Lyde Manor dove avevano trovato il tè ad aspettarli sulla lunga terrazza. C’erano anche i tre uomini. L’ammiraglio Chandler, con i capelli bianchi, l’aspetto molto più vecchio dei suoi anni, le spalle curve come se fossero gravate da un peso eccessivo, gli occhi cupi e pensierosi. Il suo amico, colonnello Frobisher, che in netto contrasto con l’ammiraglio era un uomo secco, vigoroso, con i capelli rossicci che stavano diventando grigi...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- Le fatiche di Hercule
- Premessa
- Il leone nemeo
- L’idra di Lerna
- La cerva dalle corna d’oro
- Il cinghiale d’Erimanto
- Le stalle di Augia
- Gli uccelli stinfali
- Il toro cretese
- Le cavalle di Diomede
- La cintura di Ippolita
- Il gregge di Gerione
- I pomi delle Esperidi
- La cattura di Cerbero
- Copyright