Camille
eBook - ePub

Camille

  1. 300 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Informazioni su questo libro

Un evento è considerato decisivo quando sconvolge completamente la nostra vita. Per esempio, tre scariche di fucile a pompa contro la donna che ami. Anne Forestier sta entrando in una gioielleria in pieno centro a Parigi, quando improvvisamente fanno irruzione dei rapinatori che la picchiano selvaggiamente e la sfigurano. La donna riesce miracolosamente a sfuggire alla follia assassina e viene trasportata d'urgenza in ospedale. È l'unica testimone e ha visto in faccia il suo aggressore. Anne Forestier non è una donna qualunque: è l'amante di Camille Verhoeven. Sconvolto, il commissario si getta anima e corpo in questa nuova indagine che è per lui a tutti gli effetti una questione personale. La caccia al colpevole si fa sempre più drammatica soprattutto perché Anne è in pericolo: il rapinatore, uomo di rara ferocia, è deciso a trovarla e a ucciderla per non essere arrestato. Verhoeven capisce subito di chi si tratta, conosce bene le sue abitudini e le sue malefatte, ma di Anne ignora molte cose... Ciò che segue è un faccia a faccia drammatico tra i due, e Anne è la posta in gioco. Toccato profondamente nel suo intimo, Verhoeven diventa un uomo violento e implacabile, fino a sacrificare tutti i suoi principi. Ma in realtà in questa storia chi è il cacciatore e chi la preda? Atmosfere agghiaccianti, scrittura asciutta e meccanismo narrativo implacabile: ancora una volta Pierre Lemaitre impone il suo stile unico nel panorama del noir contemporaneo.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2015
Print ISBN
9788804650232
eBook ISBN
9788852064203

Giorno 1

Ore 10.00

Un evento è considerato decisivo quando sconvolge completamente la nostra vita. Camille Verhœven l’ha letto qualche mese prima in un articolo: L’accelerazione della storia. Questo evento decisivo, sorprendente, inatteso, capace di elettrizzarti il sistema nervoso, lo distingui subito dalle comuni disavventure dell’esistenza perché irrompe con un’energia e una densità particolari. Appena sopraggiunge, capisci che le conseguenze saranno enormi, che sta accadendo qualcosa di irreversibile.
Per esempio, tre scariche di fucile a pompa contro la donna che ami.
È quello che sta per succedere a Camille.
E poco importa se quel giorno stai andando, come lui, al funerale del tuo migliore amico e hai l’impressione di avere già ricevuto la tua dose quotidiana. Il destino non è tipo da accontentarsi di una banalità simile, anzi, è perfettamente capace di manifestarsi sotto forma di un killer armato di Mossberg 500 calibro 12 a canna mozza.
Resta da sapere come reagirai.
È proprio questo il problema.
Perché a quel punto sarai così scioccato che molto spesso seguirai l’istinto. Tanto più se, per esempio, prima dei tre spari la donna che ami viene pestata a sangue e tu vedi chiaramente l’assassino imbracciare il fucile dopo averlo caricato con un colpo secco.
Dev’essere in momenti come questo che emergono gli uomini eccezionali, quelli che sanno prendere le decisioni giuste nelle circostanze più avverse.
Ma se invece sei una persona normale, ti difendi come puoi. E molto spesso, di fronte a uno sconquasso simile, sei condannato all’approssimazione o all’errore, o addirittura all’impotenza.
Quando hai vissuto abbastanza, o eventi del genere ti hanno già sconvolto la vita, pensi di essere diventato immune. È il caso di Camille. La prima moglie è stata assassinata, una tragedia, ci ha messo anni a riprendersi. Quando passi per una prova simile, ti convinci che ormai non potrà succederti più nulla.
È una trappola.
Perché abbassi la guardia.
Per il destino, che è sempre all’erta, è il momento migliore per colpirti.
E per ricordarti l’infallibile puntualità del caso.
Anne Forestier entra nella galleria Monier poco dopo l’orario di apertura. Il corridoio principale è quasi vuoto, aleggia ancora un odore di prodotti detergenti che dà un po’ alla testa, i negozi aprono con calma, vengono sistemati i banchi con i libri, i gioielli, gli espositori.
Questa galleria costruita nell’Ottocento, all’inizio degli Champs-Élysées, ospita negozi di lusso, cartolerie, pelletterie, antiquari. È coperta di vetrate e, alzando gli occhi, il passante attento può scoprire parecchi dettagli art déco: maioliche, cornici, piccole vetrate decorate. Anne potrebbe ammirarle, se ne avesse voglia, ma non è un tipo mattiniero, lo ammette tranquillamente. A quell’ora lì, le altezze, i particolari e i soffitti sono l’ultimo dei suoi pensieri.
Prima di tutto, ha bisogno di un caffè. Bello forte.
Perché oggi, neanche a farlo apposta, Camille è rimasto a poltrire a letto. Lui, al contrario di lei, sarebbe piuttosto mattiniero. Ma Anne non se la sentiva. Quindi, il tempo di respingere gentilmente le avance di Camille – ha le mani molto calde, non è sempre facile resistere – ed è filata sotto la doccia dimenticando il caffè che aveva messo su, è tornata in cucina asciugandosi i capelli e si è ritrovata con il caffè già freddo, ha recuperato una delle sue lenti a contatto a qualche millimetro dallo scarico del lavandino...
Dopodiché si era fatta l’ora, doveva uscire. A stomaco vuoto.
Appena arrivata al passage Monier, qualche minuto dopo le dieci, si siede a un tavolino della piccola brasserie che si trova all’entrata: è la prima cliente. La macchina del caffè si sta ancora scaldando, deve pazientare per farsi servire, e se guarda più volte l’orologio non è perché abbia fretta. È per via del cameriere. Per cercare di scoraggiarlo. Siccome lui non ha granché da fare mentre aspetta che la macchina sia pronta, ne approfitta per provare a imbastire una conversazione. Pulisce i tavolini intorno guardandola di sottecchi e, con aria distratta, si avvicina per cerchi concentrici. È un ragazzo alto, magro, spavaldo, biondo con i capelli grassi, il classico tipo che si incontra spesso nelle zone turistiche. Alla fine del giro, le si piazza accanto con la mano sui fianchi, fa un sospiro ammirato guardando verso l’esterno e svela il suo pensiero meteorologico del giorno, di una mediocrità desolante.
Il cameriere è un imbecille, ma il buon gusto non gli manca perché, a quarant’anni, Anne è ancora incantevole. Bruna e delicata, un bello sguardo verde chiaro, un sorriso sensazionale... È davvero una donna radiosa. Con le fossette. E gesti lenti, flessuosi... viene una voglia irresistibile di toccarla, perché in lei tutto sembra tondo e sodo: il seno, il sedere, la pancia, le cosce, e in effetti è proprio così, tutto tondo e sodo, roba da urlo.
Ogni volta che ci pensa, Camille si chiede cosa ci faccia lei con uno come lui. Ha cinquant’anni, è quasi calvo, ma soprattutto, soprattutto, è alto un metro e quarantacinque. Per dare l’idea, grossomodo la statura di un ragazzino di tredici anni. Meglio precisarlo subito per evitare commenti: Anne non è alta, ma lo sovrasta comunque di ventidue centimetri. Quasi una testa in più.
Anne risponde alle avance del cameriere con un sorriso affascinante, molto espressivo: vai a farti fottere (il giovanotto fa segno che ha capito, ma non rinuncerà a fare il simpatico) e, mandato giù il caffè, imbocca il passage Monier in direzione di rue Georges-Flandrin. Arriva quasi all’estremità opposta, infila la mano nella borsa, forse per prendere il portafoglio, e sente qualcosa di umido. Ha le dita piene di inchiostro. Accidenti, la sua stilografica!
Per Camille, è con quella penna che la storia comincia veramente. O con il fatto che Anne abbia deciso di andare in quella galleria e non in un’altra, e proprio quella mattina e non un’altra eccetera eccetera. La somma di coincidenze necessarie a scatenare una catastrofe è assolutamente sconcertante. Ma è anche alla stessa somma di coincidenze che Camille deve il suo incontro con Anne, non ci si può sempre lamentare di tutto.
Una stilografica, quindi, una normalissima stilografica che perde. Blu scuro e molto piccola. Camille la rivede perfettamente. Anne è mancina, quando scrive la posizione della mano è molto particolare, non si capisce come faccia, e poi con quelle sue lettere enormi sembra che allinei rabbiosa una serie di firme, e stranamente sceglie sempre penne minuscole, il che rende la scena ancora più singolare.
Quando estrae la mano sporca di inchiostro dalla borsa, Anne si preoccupa subito dei danni. E cerca una soluzione, la trova sulla destra: una fioriera. Appoggia la borsa sul bordo di legno e inizia a tirare fuori tutto.
È piuttosto irritata, sì, ma più che altro per lo spavento. Del resto, basta conoscerla un po’ per sapere che non c’è ragione di preoccuparsi: Anne non possiede nulla. Nella borsa come nella vita. Quello che ha con sé, potrebbe permetterselo chiunque. Non ha un appartamento né una macchina, spende quello che guadagna, niente di più ma neanche di meno. Non mette un euro da parte perché non rientra nella sua cultura: suo padre era commerciante. Subito prima di dichiarare fallimento è scappato con la cassa di una quarantina di associazioni di cui si era recentemente fatto eleggere tesoriere ed è sparito dalla circolazione. Il che potrebbe spiegare il rapporto abbastanza distaccato di Anne con il denaro. Le sue ultime preoccupazioni finanziarie risalgono all’epoca in cui cresceva da sola sua figlia, Agathe, ma è ormai acqua passata.
Anne butta subito la penna nel cestino e infila il cellulare nella tasca della giacca. Il portafoglio si è macchiato, dovrà gettare anche quello, ma i documenti all’interno sono intatti. Quanto alla borsa, la fodera è umida ma l’inchiostro non è filtrato. Anne si ripromette forse di comprarne un’altra in mattinata, una galleria commerciale è il luogo ideale, ma non lo sapremo mai perché succederà qualcosa che le impedirà di fare progetti. Intanto, tappezza alla meglio il fondo della borsa con dei fazzolettini. Conclusa l’operazione, quello che la preoccupa sono le dita piene di inchiostro, ormai di entrambe le mani.
Potrebbe tornare alla brasserie, ma rivedere il cameriere è una prospettiva poco allettante. Si è quasi rassegnata a farlo quando si imbatte in un cartello che indica le toilette, cosa non proprio frequente in posti del genere. Si trovano subito dopo la pasticceria Cardon e la gioielleria Desfossés.
Da questo momento le cose iniziano a precipitare.
Anne percorre i trenta metri che la separano dai bagni, spinge la porta e si trova di fronte i due uomini.
Sono entrati dall’uscita di sicurezza che dà su rue Damiani e si dirigono verso l’interno della galleria.
Una questione di secondi... Sì, è ridicolo, ma è un dato di fatto: se lei fosse entrata cinque secondi dopo, loro si sarebbero già abbassati i passamontagna e sarebbe stato tutto diverso.
Invece è andata così: Anne entra e i due, colti di sorpresa, si immobilizzano.
Anne li guarda uno dopo l’altro, stupita a sua volta dalla loro presenza e dal loro aspetto, soprattutto dalle tute nere.
E dalle armi. Fucili a pompa. Anche per chi non se ne intende, fa una certa impressione.
A uno dei due, il più basso, sfugge un mugugno, o forse un grido. Anne lo guarda, lui è spiazzato. Lei si gira verso l’altro. È più alto, con un viso spigoloso, rettangolare. La scena dura solo qualche secondo, ma restano tutti e tre muti, immobili, ugualmente stupefatti, presi in contropiede. I due uomini si abbassano in fretta e furia i passamontagna. Il più alto solleva l’arma, si gira per metà e, come se volesse abbattere una quercia con un’ascia, centra Anne in pieno volto con il calcio del fucile.
Con tutta la forza.
Le fa letteralmente esplodere la testa. Emette anche un “aah” che viene dalle viscere, come i tennisti quando colpiscono forte la palla.
Anne vacilla all’indietro, tenta di aggrapparsi a qualcosa ma non trova appigli. Il colpo è stato così improvviso e violento da darle l’impressione che le abbiano staccato la testa. Arretra di un buon metro, batte il cranio contro la porta, allarga le braccia e si accascia a terra.
Il calcio di legno le ha squarciato quasi metà del viso, dalla mascella alla tempia, pestando lo zigomo sinistro che si è spaccato come un frutto, sfregiando la guancia per una decina di centimetri, coprendola subito di sangue. Dall’esterno il rumore è parso quello di un guanto da boxe contro un sacco da allenamento. Per Anne, invece, è stato come ricevere una martellata con un arnese largo una ventina di centimetri e impugnato a due mani.
L’altro si mette a urlare furibondo. Anne lo sente, ma in modo assai confuso, tramortita com’è.
Con la massima naturalezza, il più alto si avvicina ad Anne, le punta la canna del fucile verso la testa e si appresta a sparare quando il suo complice urla di nuovo. Molto più forte, stavolta. Forse lo afferra anche per la manica. Anne, stordita, non riesce ad aprire gli occhi, agita solo le mani, che si aprono e si chiudono nel vuoto, in un movimento spasmodico e meccanico.
L’uomo con il fucile a pompa si ferma, si gira, esita: sa benissimo che sparare è il modo migliore per far piombare lì gli sbirri ancora prima di avere iniziato. Per un attimo è incerto su come procedere, finché si decide, si volta di nuovo verso Anne e le sferra una serie di calci. Al viso e al ventre. Lei tenta di schivarli, ma se anche trovasse la forza resterebbe schiacciata sulla porta. Nessuna via d’uscita. Da un lato la porta, dall’altro l’uomo in equilibrio sul piede sinistro, che la colpisce violentemente con la punta della scarpa destra. Tra un colpo e l’altro Anne rifiata per un attimo, il tizio si ferma per un secondo e, forse, visto che non ottiene alcun risultato, decide di passare a un metodo più radicale: capovolge ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Camille
  4. Giorno 1
  5. Giorno 2
  6. Giorno 3
  7. Copyright