Le indagini di Miss Marple
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Le indagini di Miss Marple

  1. 240 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Le indagini di Miss Marple

Informazioni su questo libro

La prima esperienza con Miss Marple non partì sotto i migliori auspici. Avevo la febbre e, quando mia madre era uscita, le avevo chiesto di portarmi un Asterix; quindi mi aspettavo un fumetto. Appena lo vidi, con sospetto, chiesi che libro fosse. «Un giallo di Agatha Christie» rispose lei «di quelli che piacciono tanto a tuo fratello.» Di bene in meglio. «Sai, il protagonista non è un poliziotto, e nemmeno un investigatore privato. È una vecchietta che risolve i casi mentre lavora a maglia.» E mi lasciò il libro sul comodino.

Dalla prefazione di Marco Malvaldi

Una selezione di racconti di Agatha Christie scelti da Marco Malvadi.

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Informazioni

Editore
Mondadori
Anno
2015
Print ISBN
9788804654667
eBook ISBN
9788852065392

LA FOLLIA DI GREENSHAW

I due uomini aggirarono il fitto dei cespugli.
«Bene, eccoci qui!» disse Raymond West. «Guarda.»
Horace Bindler diede un’attenta occhiata di valutazione.
«Ma, mio caro» esclamò «è una meraviglia!» La sua voce assunse una nota stridula nell’entusiasmo dell’apprezzamento estetico, quindi ebbe un tono basso di stupore reverente. «È incredibile. Fuori del mondo! Un pezzo d’epoca tra i migliori.»
«Lo pensavo che ti sarebbe piaciuta» commentò Raymond West con soddisfazione.
«Piacermi? Mio caro…» A Horace mancavano le parole. Sfilò la tracolla della macchina fotografica e si mise al lavoro. «Questa sarà una delle perle della mia collezione» disse, felice. «Non trovi anche tu che sia piuttosto divertente possedere una collezione di mostruosità? L’idea mi è venuta nella vasca da bagno, una sera di sette anni fa. La mia ultima vera perla l’ho trovata a Genova, al Campo Santo, ma credo proprio che questa la superi. Come si chiama?»
«Non ne ho la minima idea» rispose Raymond West.
«Suppongo abbia un nome, no?»
«L’avrà senz’altro. Il fatto è che tutti da queste parti l’hanno sempre chiamata La Follia di Greenshaw.»
«Greenshaw è l’uomo che l’ha costruita?»
«Sì. Nel 1860 o ’70, o giù di lì. All’epoca qui si faceva un gran parlare della folgorante carriera del ragazzino scalzo che era riuscito a diventare enormemente ricco. L’opinione locale riguardo alle ragioni per cui egli costruì questa casa è controversa. C’è chi sostiene che si trattò di pura e semplice sovrabbondanza di denaro, altri affermano che fu costruita per sbalordire i creditori. Se quest’ultima ipotesi è valida, non li sbalordì affatto. Greenshaw finì per fare bancarotta o qualcosa del genere. Donde il nome di Follia di Greenshaw.»
Horace faceva scattare la macchina fotografica. «Ecco fatto!» disse con voce soddisfatta. «Rammentami di mostrarti il numero trecentodieci della mia collezione. La mensola di marmo di un caminetto in stile italiano veramente pazzesca.» Guardando la casa soggiunse: «Non riesco a concepire come sia potuta venire in testa un’idea simile al signor Greenshaw».
«Per certi versi è piuttosto ovvio» rispose Raymond. «Aveva visitato i castelli della Loira, non pensi? Quelle torrette… E poi, malauguratamente, sembra che abbia fatto viaggi in Oriente. L’influsso del Taj Mahal è incontestabile. Mi piacciono abbastanza l’ala moresca e» concluse «le linee che ricordano un palazzo veneziano.»
«Mi stupisco che abbia trovato un architetto disposto a realizzare queste idee.»
Raymond scrollò le spalle.
«Oh, non ci saranno stati problemi per questo, presumo. Probabilmente» disse «l’architetto si è ritirato a vita privata, con un buon reddito vita natural durante, mentre il povero Greenshaw si è rovinato.»
«Potremmo dare un’occhiata anche all’altra parte?» chiese Horace «oppure è violazione di proprietà?»
«È senz’altro violazione di proprietà, ma non credo ci succederà nulla.»
Si voltò per portarsi sull’angolo della costruzione, con Horace che gli saltellava appresso.
«Ma chi ci abita, mio caro? Orfani o turisti in vacanza? Non può essere una scuola. Non ci sono campi da gioco, non si riscontra alcuna attività.»
«Oh, c’è ancora qualcuno della famiglia Greenshaw che ci abita» disse Raymond girando il capo sopra la spalla. «La casa non è stata inghiottita dalla bancarotta. L’ha ereditata il figlio del vecchio Greenshaw. Un tipo avaro che viveva in un solo angolo della casa. Non ha mai speso un centesimo. Probabilmente non ha mai avuto un centesimo da spendere. Ora ci vive sua figlia. Un’anziana signorina… molto strana.»
Mentre parlava, Raymond si congratulava con se stesso di aver pensato alla Follia di Greenshaw per far divertire il suo ospite. Questi critici letterari si dichiaravano sempre smaniosi di trascorrere un fine settimana in campagna e poi, quando ci arrivavano, trovavano la campagna molto noiosa. Il giorno dopo ci sarebbero stati i quotidiani della domenica ma, per la giornata, Raymond era soddisfatto di aver proposto una visita alla Follia di Greenshaw al fine di arricchire la famosa collezione di mostruosità di Horace Bindler.
Svoltarono l’angolo e sbucarono su un prato trascurato. In fondo c’era un giardino roccioso artificiale, sul quale era china una persona, alla cui vista Horace afferrò Raymond per un braccio con aria eccitata.
«Mio caro!» esclamò «vedi che cosa indossa? Un vestito di cotonina a fiori. Proprio come una cameriera… quando esistevano le cameriere. Uno dei miei ricordi più preziosi è un soggiorno in una casa di campagna, quando ero ragazzino. Una vera cameriera veniva a svegliarmi al mattino, tutta un fruscio nell’abito di cotonina, con la cuffietta in testa. Sì, caro ragazzo mio, davvero, una cuffietta. Di mussola con i nastrini. No, forse i nastrini li aveva la cameriera che serviva in tavola. Comunque, si trattava di una vera cameriera, che entrava nella stanza portando un’enorme brocca di rame piena di acqua bollente. Che giornata fantastica!».
La persona con il vestito di cotonina si era raddrizzata e si era voltata verso di loro, tenendo in mano una paletta da giardinaggio. Era una figura piuttosto sbalorditiva. Riccioli spettinati color grigio acciaio le cadevano a ciocche sulle spalle e, ben premuto sul capo, aveva un cappello di paglia, abbastanza simile a quelli che si usano per i cavalli in Italia. L’abito stampato le scendeva quasi alle caviglie. Nel volto, segnato dalle intemperie e non troppo pulito, spiccavano due occhietti furbi che studiavano i due uomini, valutandoli.
«Devo scusarmi per aver sconfinato, signorina Greenshaw» disse Raymond West, avanzando verso di lei. «Ma il signor Horace Bindler, che è mio ospite…»
Horace chinò il capo e si tolse il cappello.
«… è molto interessato alla storia antica… e ai begli edifici.»
Raymond West parlava con la disinvoltura del celebre scrittore che sa di essere famoso e di potersi avventurare laddove gli altri non possono.
La signorina Greenshaw si girò a guardare la caotica esuberanza architettonica alle proprie spalle.
«È una bella casa» dichiarò in tono di apprezzamento. «L’ha costruita mio nonno… prima che io nascessi, naturalmente. A quanto riferiscono, sembra abbia affermato di averlo fatto per sbalordire la gente del posto.»
«Direi che ci è proprio riuscito, signorina!» commentò Horace Bindler.
«Il signor Bindler è un critico letterario molto noto» spiegò Raymond West.
Era evidente che la signorina Greenshaw non stravedeva per i critici letterari. La notizia non le fece alcun effetto.
«Io la considero» disse, riferendosi alla casa «un monumento al genio di mio nonno. Ci sono degli sciocchi che vengono qui e mi chiedono perché non la vendo e non vado ad abitare in appartamento! Che cosa ci farei io in un appartamento? Questa è casa mia e qui sto» disse la signorina Greenshaw. «Ho sempre vissuto qui.» Rifletté, rimuginando sul passato. «Eravamo in tre. Laura ha sposato il curato. Papà non le ha dato un centesimo, sosteneva che i preti non dovevano interessarsi delle cose mondane. Lei è morta dando alla luce un figlio. Che è morto a sua volta di lì a poco. Nettie è scappata con il maestro di equitazione. Papà l’ha tagliata fuori dal testamento, naturalmente. Harry Fletcher era un bell’uomo, ma inetto. Non credo che Nettie sia stata felice con lui. Comunque, non è vissuta a lungo. Hanno avuto un figlio, che, ogni tanto, mi scrive. Ma certo non è un Greenshaw. L’ultima dei Greenshaw sono io.» Raddrizzò le spalle con un certo orgoglio e riassestò l’angolazione sghemba del cappello di paglia. Poi voltandosi disse bruscamente: «Sì, signora Cresswell, che cosa c’è?».
Dalla casa si stava avvicinando una persona che, vista a fianco della signorina Greenshaw, appariva buffamente diversa. La signora Cresswell aveva una testa pettinata in modo stupendo, con una massa di capelli azzurrini che svettavano in una elaborata e meticolosa sistemazione di ricci e boccoli. Era come se si fosse acconciata nello stile di una nobildonna francese in procinto di recarsi a un ballo in maschera. Il resto della sua figura di donna di mezza età era fasciato da un vestito che avrebbe dovuto essere di frusciante raso nero ma, in effetti, era di un lustro tessuto nero sintetico. Pur non essendo una donna grassa, aveva un seno oltremodo sviluppato e sporgente. Quando parlò, la voce si rivelò singolarmente profonda. La dizione era squisita – soltanto una lieve esitazione sulle parole che iniziavano con la “p”, e la pronuncia finale con una aspirazione esagerata portava a sospettare che, in un lontano periodo della sua gioventù, potesse aver avuto qualche difficoltà nel pronunciare la “r”.
«Il pesce, signorina» disse la signora Cresswell «il pezzo di merluzzo. Non è arrivato. Ho chiesto ad Alfred di scendere in paese a prenderlo ma lui si rifiuta di andare.»
Piuttosto inaspettatamente, alla signorina Greenshaw sfuggì una risatina soffocata.
«Si rifiuta, eh?»
«Alfred, signorina, è diventato piuttosto sgarbato.»
La signorina Greenshaw portò due dita sporche di terriccio alle labbra, d’improvviso emise un fischio lacerante e poi urlò: «Alfred, Alfred, vieni qui».
In risposta alla chiamata, comparve da dietro l’angolo della casa un giovanotto con una vanga in mano. Aveva un viso bello e sfrontato e, mentre si avvicinava, lanciò un’occhiata manifestamente malevola in direzione della signora Cresswell.
«Mi volevate, signorina?»
«Sì, Alfred. Ho sentito che ti sei rifiutato di andare in paese a prendere il pesce. Cos’è questa storia, eh?»
Alfred rispose con voce sgarbata: «Ci vado se lo volete voi, signorina. Basta che lo diciate».
«Lo voglio. È per la mia cena.»
«D’accordo, signorina, ci vado subito.»
Rivolse un’occhiata insolente alla signora Cresswell che avvampò e mormorò qualcosa a bassa voce.
«Adesso che ci penso» disse la signorina Greenshaw «un paio di ospiti estranei sono proprio quello che ci serve, vero signora Cresswell?»
La governante pareva sconcertata.
«Scusate, signorina…»
«Sapete-per-che-cosa» ribadì l’altra, facendo un cenno con il capo. «Il beneficiario di un testamento non può fungere da testimone. È giusto, vero?» chiese, rivolgendosi a Raymond West.
«Giustissimo» rispose Raymond.
«Me ne intendo abbastanza ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Prefazione di Marco Malvaldi
  4. LE INDAGINI DI MISS MARPLE
  5. Lingotti d’oro
  6. Sangue sul lastricato
  7. L’impronta del pollice di san Pietro
  8. Il geranio azzurro
  9. Uno scherzo arguto
  10. Omicidio su misura
  11. Il caso della domestica perfetta
  12. La follia di Greenshaw
  13. Copyright