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Il rifiuto di Jane
- 240 pagine
- Italian
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Il rifiuto di Jane
Informazioni su questo libro
Jane Matthews non ci può credere. Michael Templeton, visconte di Fairfax, bellissimo e ricchissimo vedovo, l'uomo più corteggiato dalle ragazze da marito, le ha proposto di sposarla. Proprio lei, e non la sua bellissima cugina, come tutti si sarebbero aspettati. E, soprattutto, Jane non può credere alla risposta che lei gli ha dato. Perché, nonostante la bellezza del visconte, la sua ricchezza e il suo fascino, e nonostante lei sia pazzamente innamorata di lui, è riuscita respingerlo...
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Informazioni
eBook ISBN
97888520667711
Joseph Sedgeworth sbadigliò e alzò il bicchiere di cognac per osservare il dito di liquore che vi rimaneva. — Devo essere impazzito ad averti accompagnato qui, Fairfax — disse. — Due settimane a Londra mi faranno sentire come un leone in gabbia. E ho accettato di passare qui due mesi con te.
Lo sbadiglio era contagioso. Michael Templeton, visconte di Fairfax, aspettò che gli fosse passato prima di rispondere. — Non ne sono affatto entusiasta, Sedge — disse. — È stata tua l’idea che mi avrebbe giovato passarci la Stagione. A me non sarebbe neppure venuto in mente. E se mi tocca star qui per un paio di mesi, amico mio, allora dovrai soffrire con me. — Sorrise e levò il bicchiere in un brindisi scherzoso all’uomo seduto di fronte a lui.
— Che cosa non si fa per l’amicizia! — si lamentò Sedgeworth. — Sai benissimo che divento insofferente quando rimango troppo a lungo nello stesso posto, Fairfax. Be’, per te è diverso. Prima di sposare Susan ti eri sempre sentito nel tuo elemento qui. Hai sempre avuto tutte le donne ai tuoi piedi. Non è affatto giusto, sai, che un uomo possa essere dotato di tanto fascino.
— Oh, suvvia — rise l’amico. — Non mi dirai che soffri di complessi di inferiorità , Sedge. Non hai esattamente l’aspetto del didietro di una carrozza o qualcosa del genere.
— Buon Dio! — esclamò il compagno, restando col bicchiere a mezz’aria. — Dove l’hai scovato un paragone simile, Fairfax! La verità è che non mi interessano le sottane, né alcuna compagnia femminile, se è per questo. Non mi entusiasma affatto dover chiacchierare di cappellini o degli ultimi pettegolezzi o di altri argomenti femminili. Voglio soltanto un’esistenza da scapolo; niente legami, e la libertà di fare ciò che mi aggrada.
— Potresti scoprire che qualche madre sarà di diverso parere nei prossimi mesi — replicò il visconte.
— Con te in giro? È difficile. Saranno tanto impegnate a cercare di intrappolarti che non si accorgeranno neppure della mia esistenza. E chi può biasimarle? Un bell’aspetto, un fisico per cui molti di noi uomini ucciderebbero, ricchezza, una bella casa, una proprietà , un titolo.
— E due bambine piccole — aggiunse Fairfax con un sorriso. — Non te ne dimenticare, Sedge. Fanno parte del bagaglio.
Sedgeworth fece un gesto sbrigativo. — Quasi tutte le donne adorano i bambini, purché non siano costrette a occuparsene per tutto il tempo. In ogni caso, che genere di donna cerchi, Fairfax?
— È stata tua l’idea che venissi qui in cerca di una nuova moglie — fece osservare il visconte. — Come progetto mi sembra piuttosto unico. Susan è morta da poco più di un anno. E c’è qualcosa di disgustoso nel venire fin qui a procurarmi una moglie. Quasi fosse un mobile o un cavallo.
— Sciocchezze! — fu il commento dell’amico. — Hai intenzione di offrirmi dell’altro cognac, Fairfax, oppure no? Perché in questo caso mi servirò da solo. — Si alzò malvolentieri e attraversò la biblioteca fino allo scrittoio, su cui c’era una bottiglia di cognac piena a metà . — Così vanno le cose nella nostra società , come ben sai. Perché non dire pane al pane e vino al vino? Perché credi che tutte le giovani donne arrivino a frotte a Londra ogni primavera? Per essere presentate a corte? Per divertirsi? Niente affatto. Vengono per trovare marito. E perché tutti gli uomini lasciano le loro tenute alle dubbie cure degli amministratori proprio nel periodo della semina? Per trovare moglie, naturalmente, o per lo meno per guardarsi attorno e vedere se c’è una donna a cui valga la pena di legarsi.
— La Fiera del Matrimonio! — commentò Fairfax. — Naturalmente hai ragione, Sedge. Ti esprimi senza peli sulla lingua. Ma in fondo, forse è per questo che sopporto da tanto tempo un amico che mi strappa fra le proteste alla mia casa e alle mie figlie e si accinge a bersi tutta la riserva di cognac della mia residenza di città . Che genere di moglie sto cercando? Non saprei. Che cosa cerca ogni uomo? Bellezza, fascino, un bel corpo, un buon lignaggio, gioventù. Non troppo ciarliera. Pulizia. Bei denti. Sono a corto di idee, Sedge. Si è fatto troppo tardi per riuscire a pensare. — Sbadigliò di nuovo.
— Amore? — suggerì l’amico. — Non hai nominato l’amore, Fairfax. Quel dolce nonnulla che sognano tutte le donne. Non speri di trovare l’anima gemella?
Fairfax fece una smorfia. — Ho scelto così la mia prima moglie, Sedge. Sono cose che capitano una sola volta nella vita. No, se mi sposerò di nuovo, non sarà per amore. E se mi risposerò veramente, amico mio, dovrà essere con qualcuna che incontrerò nei prossimi mesi oppure con qualcuna che sta dalle mie parti. Non importa com’ero cinque anni fa quando incontrai Susan; adesso sono un uomo tutto casa e famiglia. E sento già la mancanza di Amy e di Claire, anche se siamo partiti solo da tre giorni. Non credo che Londra mi vedrà molto spesso dopo questa Stagione finché non verrà il momento di condurre Amy alla fiera. Che pensiero orribile. Ci vuole dell’altro cognac. — Balzò in piedi e si diede da fare con la bottiglia.
— Dovresti riuscire a fare la tua scelta nel giro di una settimana, se lo desideri. — Sedgeworth fece ruotare il cognac nel bicchiere e ne prese un sorso. — Quella signorinella che abbiamo incontrato a casa della tua madrina questo pomeriggio è rimasta letteralmente intontita quando ti ha visto. Ho temuto che gli occhi le uscissero dalle orbite.
— La signorina Crawley? — domandò Fairfax alquanto sorpreso. — È solo una collegiale, Sedge. Anche se immagino abbia già lasciato il collegio, o non farebbe visite pomeridiane con la madre. Buon Dio! Sto diventando vecchio. Non ho quasi notato la ragazzina. Era graziosa?
— Passabile, suppongo — rispose l’amico. — Non l’ho osservata troppo attentamente neppure io. Che giornata noiosa. Nient’altro che visite e ancora visite. Pensi che i prossimi mesi saranno sempre così, Fairfax!
L’amico rise. — Te la sei andata a cercare, Sedge — disse. — Inoltre, non credo che tu detesti i rapporti sociali quanto vuoi far credere. Dopotutto, devi averne parecchi con tutto il viaggiare che fai. Hai affascinato terribilmente la mia madrina e mia zia.
— Sono donne notevoli — commentò Sedgeworth. — E poi c’è stata la visita a Joy. Io e mia sorella eravamo molto uniti da ragazzi, ma ora la vedo raramente. Buon Dio! Ha già tre bambini. Mi pare impossibile.
— In ogni caso, abbiamo già compiuto le nostre visite di cortesia, Sedge. Non ci rimane che divertirci per i prossimi due mesi. A cominciare dal ballo di zia Hazel dopodomani sera. Niente di meglio che cominciare in bellezza, no?
L’amico fece una smorfia. — Allora hai deciso di andarci? — chiese con voce tetra. — Non hai dato una risposta definitiva a tua zia.
— Perché aspettare? — Fairfax si strinse nelle spalle. — La fiera è già aperta da qualche settimana, Sedge. Dobbiamo cominciare a guardarci attorno, altrimenti ci resteranno solo gli avanzi degli altri.
Sedgeworth mise giù il bicchiere vuoto. — Sei cambiato, Fairfax — disse, scrutando l’amico con un cipiglio leggermente alticcio. — Non ti facevo così cinico.
— Cinque anni sono lunghi — ribatté Fairfax. — Ricorda che non ci vediamo da un sacco di tempo, Sedge, se si esclude il mese scorso. Ma durante quel mese mi hai visto soltanto nel mio ambiente familiare. Ormai ho ventinove anni e non sono più il ragazzo trepidante di quando conobbi Susan. Sposarsi e mettere al mondo figli sono faccende serie, e noiose. Chissà , forse mi converrebbe continuare a fare il vedovo. Ma in fin dei conti le bambine hanno bisogno di una madre. Maledizione. Sedge! Perché dovevi arrivare tu a scuotermi dalla mia comoda tetraggine e a costringermi a ricominciare a vivere? Ero soddisfatto della mia situazione.
— Non ne avevi proprio l’aspetto! — lo canzonò Sedgeworth. — Durante le prime due settimane del mio soggiorno a Templeton Hall non ti ho visto sorridere una volta. Non ti interessavi a nulla all’infuori delle tue figlie. È ora di ricominciare a vivere, amico mio, anche se la vita è dolorosa. E si vive una volta sola.
— Parole sagge, davvero! — osservò il visconte con un sorriso. — Quando cominci a diventare riflessivo, Sedge, capisco che è giunto il momento di andare a dormire. Che ore sono, a proposito? Da quanto è passata la mezzanotte? Uh! Non sono più abituato a tirar tardi la sera.
— Allora sarebbe il caso che tu facessi un po’ di pratica. Per i balli e altri eventi del genere, Fairfax. Si comincia dopodomani.
Fairfax fece una smorfia e si alzò in piedi. — A letto, Sedge — disse. — Altrimenti, se vorrai restare alzato, dovrai accontentarti della compagnia della bottiglia di cognac. Io me ne vado.
Sedgeworth sbadigliò. — Sembra una buona idea. Andare a letto, voglio dire. Un giorno è passato; quanti ne restano? No, non rispondere, Fairfax. Non sono certo di voler conoscere quella deprimente risposta.
Il pomeriggio seguente quattro giovani donne si riparavano dal caldo inconsueto per il mese di maggio. C’era un ricevimento all’aperto e parecchi ospiti si crogiolavano al sole splendente sui prati, conversando, sorbendo bevande fresche, passeggiando nell’ombra ristoratrice della terrazza antistante la casa. Tre giovanotti, che erano stati in compagnia delle quattro signorine, erano appena tornati verso la casa per unirsi ad alcuni altri ospiti che si riparavano dal bagliore del sole.
Le quattro donne erano tutte sedute all’ombra di due grandi querce, i leggeri abiti di mussola sistemati con cura attorno a loro. Honor Jamieson teneva in mano un parasole azzurro adorno di gale, del tutto inutile come protezione contro il sole. Il suo uso dipendeva forse più dal fatto che s’intonava perfettamente con la tinta delle scarpine e della fascia e faceva da complemento alla tonalità più chiara di azzurro dell’abito di mussola e del cappellino. Era chiaramente la più graziosa delle quattro, dato che madre natura l’aveva fornita di una figura minuta ma armoniosa, lucenti riccioli scuri e un visino dai lineamenti perfetti.
— Quando mi sposerò — disse, continuando una discussione che durava da alcuni minuti — sarà con l’uomo più bello di Londra. Credo che potrei tollerare qualunque stravaganza e anche qualche piccolo vizio, ma non penso proprio che potrei sopportare un uomo brutto.
Prudence Crawley si tolse dei fili d’erba dalla gonna. — Oh, ma l’amore è tanto più importante, Honor — dichiarò. — Delle belle fattezze non durano a lungo, lo sai, soprattutto se l’uomo indulge troppo agli alcolici o eccede nel mangiare. Ma l’amore dura fino alla tomba e anche oltre.
— Be’, naturalmente l’amore è importante, Prue — convenne Honor. — Ma sono convinta di poter amare soltanto un uomo bellissimo.
— Io non ho molta scelta sull’uomo che sposerò — intervenne Alexandra Vye con un sospiro rassegnato. — È inutile che io sogni l’amore o un bell’aspetto. Papà sostiene che dovrò sposare un gentiluomo titolato e mamma che dovrò sposare qualcuno delle nostre parti. Avete idea di quanto siano scarsi i gentiluomini titolati che vivono nella regione occidentale? E si dà il caso che siano ancora meno quelli venuti a Londra per questa Stagione. A volte dispero persino di trovare un marito.
Honor rabbrividì e fece roteare il parasole. — Grazie al cielo mamma e papà sono più illuminati — esclamò. — La mia dote è sufficiente e non ho bisogno di cercare solo la ricchezza. Hanno detto che posso scegliere chi voglio purché non si tratti di uno spazzacamino.
Le quattro giovani scoppiarono a ridere.
— E tu, Jane? — domandò Honor rivolta alla cugina, Jane Matthews.
— Io non pretendo ricchezza, né bellezza, né amore — rispose Jane. — Desidero soltanto un gentiluomo con cui possa sentirmi tranquilla e a mio agio.
Honor fece una smorfia. — E terribilmente noioso! Di certo non accetterai di sposare chiunque, Jane.
— Certo che no — convenne la cugina. — Gli uomini gentili non abbondano, lo sai, e anche quelli non vengono necessariamente a frotte a propormi di sposarli. Non ho la tua bellezza, Honor, e neppure la freschezza della gioventù di tutte voi. Ho ventitré anni. Sono quasi una zitella. — Sorrise allegramente.
— Dev’essere terribile non essere ancora sposata alla tua età — intervenne Alexandra, con una deprecabile mancanza di tatto. — Non hai mai desiderato sposarti, Jane?
— Certo che l’ho desiderato — rispose Jane. — Fin da quando avevo 18 anni e mi hanno condotta qui per la mia prima Stagione. Purtroppo desiderare e ottenere non sono la stessa cosa. Ho ricevuto una proposta durante quella Stagione, ma l’ho rifiutata. Ma a quel tempo ero come voi tre ora. Sognavo di fare uno splendido matrimonio con un uomo bellissimo di cui fossi innamorata alla follia. Sono tornata nello Yorkshire ancora con quel sogno ed è lì che sono rimasta da allora, finché zia Cynthia e zio Alfred non mi hanno invitato qui per il debutto in società di Honor.
— È terribile! — esclamò Prudence a occhi sgranati.
Jane sorrise. — Non sono stati anni sprecati. Sono cresciuta da quell’ultima volta e adesso mi rendo conto che la gentilezza è la qualità più importante in un uomo. La bellezza, come hai detto tu, Prudence, sfiorisce in fretta, e sono certa che lo stesso succede all’amore romantico. Ma il carattere dura più a lungo e su questo si può costruire un buon matrimonio. Il rispetto e l’affetto possono crescere in un matrimonio se marito e moglie si piacciono e si rispettano a vicenda.
— Be’, se l’età porta a pensare in questo modo — disse con calore Honor — allora spero di non avere mai ventitré anni, Jane. Datemi un uomo affascinante e prometto di vivere felice per sempre. È vero, però, che ce ne sono ben pochi del genere a Londra. Sono mortalmente delusa. Devono essersi arruolati tutti e adesso si sta...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Frontespizio
- IL RIFIUTO DI JANE
- 1
- 2
- 3
- 4
- 5
- 6
- 7
- 8
- 9
- 10
- 11
- 12
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- 14
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- 16
- 17
- Copyright